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Autore: LonelyWriter    09/08/2011    1 recensioni
Una nuova tecnologia per una nuova vita.
Anche qui mi scuso per i testi che erano incomprensibili.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un bagliore metallico lo svegliò. Da una fessura della porta, un fascio di luce illuminava la sua cuccetta. Il ronzio sommesso dei macchinari, l'odore di ferro nell'aria. Sembrava una mattina come tante. Ma lui sapeva che oggi sarebbe cambiato tutto. Oggi l'avrebbe provata. Un fischio sommesso introdusse l'aroma del caffè. Era la sua ultima mattina lì, lo sapeva. Sorseggiando il caffè, riguardò i progetti. Gli sembrva ancora impossibile. Il capannone 16 era uno dei pochi rimasti in piedi per tutti quei secoli. La sua casa era quasi un reperto archeologico. Gli sarebbe mancato, quel ferrovecchio. Gli sarebbe mancato, l'odore della ruggine nell'aria fresca della mattina. Dalla vetrata sul soffitto cominciava a filtrare la luce pallida del'alba. Uno squillo ruppe il silenzio e lo distolse dai suoi pensieri. Uno schermo azzurrino e sottile quando un foglio di carta si materializzò davanti a lui. Era il momento. Posò la tazzina, per l'ultima volta, pensò. Un messaggio sull'agenda computerizzata lampeggiava sullo schermo. Si vestì e uscì in fretta. L'aria del mattino era fresca e gli risvegliò i sensi. Per la strada, le luci biocinetiche dei lampioni si spegnevano solo ora. Il cuore gli palpitava mentre si avvicinava al grande edificio cubico, la base di costruzione del centro di ricerche. La trepidazione lo spinse ad allungare il passo quasi a correre. Si fermò poi ad alcuni metri dalla porta automatica del capannone. Restò alcuni secondi immobile, senza respirare, ascoltando le palpitazioni del suo cuore. Poi entrò, e fu allora che la vide. Gli tremarono le gambe e fece fatica a camminare senza barcollare. Davanti a lui si ergeva la tuta Havoc, in tutti i suoi 30 metri di altezza. I prodigi della tecnologia avevano prodotto questa macchina perfetta. La tuta era in pratica un vero e proprio robot gigante, comandato da un uomo che veniva posto in una camera di sospensione, nella testa del robot. Quell'uomo era lui. Anni di preparazione e test non gli avevano impedito di provare un'emozione fortissima. I suoi pensieri vennero interrotti da uno scienziato in camice bianco, dall'aria stanca. 

-"Siamo pronti a procedere, quando vuole"-

Annuì e si diresse verso la scala che conduceva alla camera di sospensione. Un grande e spesso cilindro di plexiglass e reisna, antiproiettile e praticamente indistruttibile, pieno di un liquido verde-azzurro lo aspettava. La speciale sostanza liquida gli permetteva di restare sospeso come senza gravità, respirare e nutriva il suo corpo attraverso i pori della pelle. La sostanza conteneva micro-organismi che, assorbendo la luce, producevano come scarto nutrimento per l'uomo.

-"Farà un po' male"- annunciò lo scienziato, mentre controllava alcuni parametri. All'interno della camera vi era infatti una specie di schienale, con molte lamette sottili che seguivano il percorso della spina dorsale. Si spogliò ed entrò del liquido. I primi respiri erano i peggiori: sembrava di annegare, immettendo acqua nei polmoni, ma poi l'aria scompare, l'ossigeno arriva comunque in circolo e tutto torna quasi normale. La lunga preparazione gli permise di rimanere calmo. Ci era già passato. Si appoggiò allo schienale facendo aderire bene la schiena e allacciò strette tutte le cinture. Fatto ciò, le lamette fuoriuscirono velocemente, conficcandosi nella spina dorsale, e un grosso ago si impiantò in prossimità del cervelletto. Provò un grande dolore, e svenne perdendo le forze. Si svegliò dopo un tempo che a lui parve infinito. Si sentiva gonfio e gli sembrava di non respirare. Non sentiva dolore, ma un esteso formicolio. Aprì gli occhi, o così credette. Vide il mondo dall'alto, come su un tetto di una casa. I colori erano stranamente nitidi e chiari...variegati. Forse l'esperimento era fallito. Lo avevano rimosso dalla vasca?

Poi udì con chiarezza: -"Si è svegliato, passare al controllo manuale"-

Allora si accorse di essere in piedi. Mosse una mano di fronte a lui. Un grosso braccio metallico gli si pose alla vista. Incredibile. Non comandava il robot come un macchinario, ma ne faceva parte, lo era diventato. Osservò il suo corpo metallico, i pistoni e gli ingranaggi ben nascosti sotto la superficiale e spessa armatura che lo ricopriva. Il suo vero corpo non si muoveva più, il sistema della tuta assorbiva gli impulsi elettrici dei movimenti e li eseguiva. Si sentiva meglio ora, più forte, più grande. Afferrò una jeep parcheggiata nel capannone con la facilità con cui sollevava la tazza di caffè al mattino. Fece alcuni passi, mantenendo un ottima stabilità. Gli scienziati dietro di lui osservavano compiaciuti e soddisfatti il frutto del loro duro lavoro. Si girò verso di loro e subito alla sua vista apparve descrizione, stato civile e fisico del soggetto in vista. Il computer incorporato della tuta gli forniva tutte le informazioni sull'unità interessata. Ma ora arrivava la parte migliore: il collaudo. La tuta non solo era un grande robot, ma aveva la possibilità di trasformarsi in un caccia, e volare a velocità elevatissime. Usci dal capannone ad ampi passi. Man mano che si muoveva acquisiva una percezione migliore del nuovo corpo. La tuta era alimentata da due reattori a fusione sequenziale Tesla II

un nuovo prototipo di reattore nucleare, molto più duraturo e stabile. La tuta avrebbe potuto funzionare a pieno regime per secoli. Ora il collaudo aereo. Prese una piccola rincorsa, saltò e si trasformò in salto. Si sentì strano. Il suo corpo faceva movimenti impossibili ad un umano, chiudendo dietro le gambe unendole con un sistema di magneti e aprendo le braccia che si dividevano per lungo a formare le ali. Da sotto i piedi parti il getto dei motori facendolo schizzare con una accelerazione impressionante verso il cielo. Era fantastico. L'avevano costruita per ribaltare le sorti di un mondo in catastrofe, in cui da secoli si combatteva per scacciare le orde degli invasori. La tuta era anche munita infatti di armi estraibili, nascoste sotto l'armatura. Una tecnologia mai vista prima, che aveva occupato tutte le rimanenti risorse della fazione. Ora la domanda era solo se tutto ciò sarebbe stato vano. Quello che era sicuro, era che per lui ora, iniziava una nuova vita.

  
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