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Autore: Uricchan    09/08/2011    3 recensioni
Ambientata proprio all'inizio della saga del futuro: Gokudera e Tsuna sono appena arrivati alla base. La storia è liberamente ispirata all’episodio 76 dell’anime. Tsuna POV.
Ho paura.
Più di tutto, ora, ho paura. [...]
Vorrei solo sdraiarmi e sentire la sicurezza di quel giaciglio.

[Leggerissimo Shonen-ai, ma ognuno può leggerlo come gli pare]
Genere: Fluff, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hayato Gokudera, Tsunayoshi Sawada
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Uhm, vediamo. Ho trovato questa vecchia storia tra i vecchi archivi del vecchio… ok, in poche parole l’avevo scritta tempo fa e faceva pena allora, come la fa adesso. Tuttavia, per qualche strana ragione ho deciso di pubblicarla, probabilmente solo per sapere che in fondo non scrivo solo GokuHaru. In effetti, la 5927 è a testa a testa con la 5986 in fatto di preferenze. Per fortuna che qui c’è tanta gente che scrive belle cose su Gokudera e Tsuna, a differenza di me… In ogni caso, bando alle ciance:
 

La storia è liberamente ispirata all’episodio 76 dell’anime. Tsuna POV.

 



*     *     *     *     *     *
 

Ho paura.
Più di tutto, ora, ho paura. Questo mondo… è spaventoso.
Non può essere vero. Questo non può essere il futuro!
 
Non è possibile, giusto? Quando penso al futuro, l’ho sempre visto ricolmo di fiduciose speranze. Perché qui è tutto così terribile?
Al solo pensiero, le mie mani tremano.
 
Mamma, Kyoko, Haru. Perché tutti devono essere vittime per colpa mia?
Yamamoto, suo padre è… per colpa mia.
Non so cosa fare.
Vorrei piangere come il Dame-Tsuna che sono. Non il Boss per cui tante vite sono state sacrificate.
 
 
Penso a questo mentre cammino per i corridoi di questa base enorme. Mentre mi avvicino alla stanza che condivido con Gokudera-kun, il mio passo accelera inconsapevolmente: un’inconscia sensazione di poter trovare sicurezza insieme al mio auto-proclamato braccio destro.
 
Posso davvero chiedergli di pensare a me, quando probabilmente anche lui condivide i miei stessi timori?
Posso davvero chiedergli tanto?
So che lui probabilmente ubbidirebbe. Sì, così lo prenderebbe, come un ordine. Io non voglio essere il boss di nessuno, io voglio essere solo un amico e…
 
Voglio che smetta di provare a uccidersi per causa mia. 
 
Allora, forse dovrei dirgli almeno questo, prima che…
 
Aspetto che la porta si apra, quando entro lo chiamo, con un filo di voce, per via della gola ancora stretta dalla paura.
“Gokudera-kun?”
La luce è spenta, forse è uscito. Invece è lì che sta dormendo sul materasso più basso del letto a castello. E dire che gli avevo chiesto di lasciarmelo. Sorrido. Se se ne ricordasse, non se lo perdonerebbe mai.
 
Ma mentre ragiono così, il mio sguardo indugia sul mio compagno, che si è mosso nel sonno. Ora il suo corpo è disteso vicino al muro, lasciando gran parte del materasso vuoto se non per un suo braccio rimasto allungato sulle lenzuola.
Le mie gambe si muovono spontaneamente verso quel letto e tutti i pensieri di poco fa mi tornano alla mente con violenza.
 
Vorrei solo sdraiarmi e sentire la sicurezza di quel giaciglio.
 


.  .  .
 


Per una volta nella mia vita ho preso il coraggio di fare quello che volevo. Ora sento il calore del suo corpo e il suono lieve del suo respiro mi riempie le orecchie. Ho gli occhi lucidi, vorrei piangere. Ho paura, non so cosa mi aspetti in questo mondo. Ma in qualche modo stare vicino a chi mi ha sempre protetto con la sua stessa vita, mi fa sentire al sicuro. E sono confuso.
 
Alzo la testa e guardo il suo viso di pelle pallida e straniera.
Quanto avrà sopportato prima di avere pace? Per quanta paura avrà tremato, lui così deciso e impulsivo che, a volte, non posso fare a meno di invidiare un po’? Quanta ingiustizia avranno visto questi occhi di smeraldo e acqua marina, che ora si stanno lentamente aprendo sulla mia figura penosa stretta vicino a lui?
Avrei voluto scappare prima che si accorgesse di me, ma è troppo tardi. Morirò sommerso di vergogna per l’unico atto coraggioso della mia giovane vita. Stranamente, in qualche modo, non mi dispiacerebbe morire così.
 
Il calore si diffonde dal suo corpo al mio, le sue braccia mi hanno avvolto e avvicinato a lui. Non so cosa pensare, vorrei svincolarmi dalla sua presa. Sono confuso. Vorrei svincolarmi dalla sua presa, ma sono paralizzato.
Poi la sua voce roca e calda mi sussurra “Juudaime” come l’ha detto tante volte, ma mai così dolcemente. La mia testa si appoggia sul suo petto. Non voglio più andar via.
 
Voglio rimanere qua, tra queste braccia. Ancora per un altro poco.
 
 
 
Non sono un boss.
Non sono un eroe.
Sono solo un egoista, per volerti qui, accanto a me.

 
 


*     *     *     *     *     *

A/N: Grazie a chi ha avuto la pazienza di arrivare in fondo. Scusate per la miseria che vi ho fatto leggere. Sono mortificata. m(_ _)m
 
   
 
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