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Autore: The Creator    09/08/2011    1 recensioni
Esistono mondi paralleli, mondi simili al nostro ma sostanzialmente diversi, mondi dove esiste un altro Dottore, diverso da quello che conosciamo. Questa è la storia di uno di essi.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doctor - Altro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La signora Kara Walker stava guardando fuori dalla finestra. Abitava in una villetta signorile, parecchio invidiata dalla maggior parte delle persone che abitavano il suo paese. C’era un enorme giardino che si estendeva per quasi un chilometro dentro le mura dell’abitazione, piena di alberi e fiori bellissimi giunti dai pianeti più vari dell’universo, la sola vista era meravigliosa, ma passeggiarci era una addirittura sublime. L’odore che emanava quella natura era indescrivibile, capace di donare una sensazione di pace che mai aveva trovato in nessun altro luogo.
L’aveva fatto costruire appena comperata la villa, piantando i semi che aveva racconto in tutti i viaggi che aveva fatto nella sua vita, collezionandoli aspettando il momento in cui si sarebbe fermata e li avrebbe fatti crescere.
Il momento era arrivato anni prima. Li aveva piantati e li aveva anche già visti crescere, assaporandone la loro bellezza che si rinnovava eternamente.
Tuttavia negl’ultimi mesi quel giardino non le diceva più nulla, non aveva bellezza, non aveva odore, era solo uno sterile campo multicolore incapace di alleviare il suo dolore.
Stava male, troppo male per poter apprezzare qualunque cosa. Sapeva che niente sarebbe stato capace di farla sentire meglio, anzi, una sola cosa, la cosa che sperava di veder comparire dalla finestra.
Passava le giornate lì, ferma davanti alla finestra di camera sua sperando di vederla comparire, di sentire il suo inconfondibile rumore. Ma i giorni passavano ed essa non compariva e lei ogni giorno era sempre più stanca e debole. Quanto ancora sarebbe riuscita ad aspettare quella cabina blu?
“ Dottore... ti prego, sei la mia unica speranza”.
 
 
“ Signor Walker, c’è un uomo alla porta, chiede di parlare con la signora”.
Ronald Walker abbassò il giornale e guardò il cameriere con aria decisamente contrariata. “ E chi diavolo sarebbe?”.
“ Ha detto di essere il dottore” rispose l’uomo, quasi spaventato nel dire quella frase.
“ Dottore? Dottor chi?”.
“ Solo Dottore, si è presentato così”.
L’uomo non disse nulla per qualche secondo, come incapace di credere alle parole che aveva appena sentito. Possibile fosse veramente quel Dottore?
“ Spero per te che questo non sia uno scherzo di pessimo gusto”.
Si alzò dalla poltrona e cominciò a camminare spedito verso la porta d’ingresso con una miriade di pensieri in testa. Quando finalmente aprì la porta d’ingresso della villa si trovò davanti un uomo.
Lo squadrò da cima a fondo. Era alto, sul metro e ottanta, capelli medio lunghi, barba e uno sguardo decisamente serio. La sua corporatura era decisamente massiccia, tanto da spaventare leggermente l’uomo. L’unica cosa che lo stupì ancora di più fu il suo abbigliamento: indossava dei jeans sgualciti, All Star, una maglietta nera e sopra una camicia a quadri aperta di dubbio gusto.
“ E voi chi sareste?” chiese il signor Walker con sguardo dubbioso.
“ Il vostro cameriere non ve l’ha detto? Sono il Dottore”.
“ Dottore? Quale Dottore? Mi dica il suo nome”.
“ Gliel’ho appena detto! Sono il Dottore. Mi faccia parlare con Kara, lei capirà”.
“ Non ce n’è bisogno, è tutto chiarissimo” rispose indignato. “ Hector” continuò rivolto al cameriere, “Vai a chiamare le guardie, a quanto pare abbia una persona con un pessimo senso dell’umorismo”.
“ Guardie?!” esclamò il Dottore stupito, “ E perché mai? Prima vengo chiamato qui e poi mi cacciate? Mi faccia parlare con Kara!”.
“ LA SMETTA IMMEDIATAMENTE!” tuonò Walker sbottando per la rabbia, “ Come osa venire in questa casa presentandosi come il Dottore? Lei non ha il minimo pudore!”.
“ Ma io sono il Dottore!” rispose l’altro con orgoglio.
“ Lei mente! È un impostore e anche dei peggiori. Non assomiglia neanche un po’ a quel Dottore, quindi abbia un po’ di decenza e se ne vada!”.
“ Aaaaaah” esclamò l’uomo, come se si fosse reso conto di qualcosa, “ la faccia! Mi scusi, ha ragione, non me lo ricordavo, l’ho cambiata. Ora può farmi la cortesia di portarmi da Kara?”.
“ Se ne vada o la faccio arrestare!” rispose ancora più duro, “ Abbia la decenza di non scherzare coi morti”.
L’uomo rimase basito, senza dire nulla, inebetito da quella rivelazione. Non si accorse nemmeno delle guardie che l’avevano preso per le spalle e stavo cercando di portarlo via di forza, senza grossi risultati.
“ Morta?” chiese poco dopo, “ Quando?”.
“ Un mese fa. Se lei è il Dottore è decisamente in ritardo”.
Il Dottore si eclissò per qualche istante, farfugliando qualcosa che somigliava a “ sono arrivato troppo tardi”, poi, con un colpo deciso si liberò dalla presa delle guardie e si avvicinò al signor Walker.
“ La prego, mi dica cosa voleva! Perché mi ha chiamato?”.
“ Non sono affari suoi!”.
“ E invece lo sono!” esclamò deciso. “ Se lei mi ha chiamato c’era un motivo, me lo dica!”.
“ Io non le dico un bel nulla!”.
Le guardie si riavvicinarono per prenderlo, ma appena lo toccarono lui le fece cadere a terra con una bracciata. “ La mia non è una richiesta, è un ordine!”.
“ Se ne vada, non mi fa paura”.
I due si guardarono negl’occhi, entrambi sperando che l’altro cedesse, ma nessuno batté ciglio. Alla fine però fu il Dottore a spostare lo sguardo, assumendo un espressione rammaricata. Non serviva a nulla fare la voce grossa, pensò.
“ Il pendente bianco” disse poi a voce bassa.
Walker sgranò gl’occhi. “ Cos’ha detto?”.
“ Il pendente bianco, quello che portava al collo, quello che le avevo regalato io, lei l’ha usato per chiamarmi, perché l’ha fatto?”.
“ Come a fa a saperlo? Nessuno sa che...”.
“ Adesso si fida?”.
 
“ Mi scusi, ma lei non assomiglia neanche un po’ alla foto che abbiamo di lei” disse Ronald mentre i due si incamminavano verso lo studio dell’uomo.
“ Lo so. Ho dovuto fare una plastica... una plastica radicale. Ho parecchi nemici in giro diciamo. Ma adesso mi dica cos’è successo”.
“ Leila, mia figlia, nostra figlia, lei fa la pilota spaziale. Qualche mese fa è stata assunta su una nave merci, un lavoro molto semplice, ma all’improvviso, tre mesi fa, la nave è scomparsa nel nulla”.
“ Cosa vuol dire scomparsa?”.
“ Esattamente quello che ho detto. Il giorno prima andava tutto bene, ci contattava dalla nave, stava bene, il giorno dopo silenzio. Non abbiamo più avuto notizie, la nave è letteralmente sparita”.
“ Non avete chiesto aiuto?”.
“ Si, lo abbiamo fatto, ma a nessuno importa. Sulla nave c’erano una decina di persone, per loro non vale la pena spendere soldi e tempo per ritrovarli”.
I due varcarono la porta dello studio. L’uomo corse alla scrivania e cominciò a tirare fuori una pila di carte.
“ Mia moglie era malata, ma la scomparsa di nostra figlia ha aggravato la sua salute. Diceva che solo il Dottore avrebbe potuto trovare Leila, l’ha aspettata, ma lei non è arrivato, o meglio, è arrivato troppo tardi”.
“ Mi dispiace” rispose lui rammaricato, “ a quanto pare ho sbagliato le coordinate... sono arrivato con mesi di ritardo”.
“ Sa, mia moglie parlava spesso di lei. A quanto pare deve essere una persona incredibile. Diceva che lei era l’unico che avrebbe potuto salvare Leila e io, sinceramente, voglio solo sapere una cosa”.
Si girò e lo guardò negl’occhi. “ Aveva ragione? Lei può trovare mia figlia?”.
Il Dottore rimase impassibile e rispose “ Assolutamente”.
Ronald sorrise, galvanizzato dalla risolutezza di quelle parole.
“ Mi dia tutti i dati che ha sull’astronave: nome, membri dell’equipaggio, rotta, luogo di partenza, luogo di arrivo, orari, ogni cosa che sa!”.
“ è tutto li!” esclamò indicando la pila di carte.
Il Dottore prese la pila di carte e cominciò a sfogliarle una per una ad una velocità impressionante.
“ Ci vorrà un po’ per visionarle, ma penso che potrà trovare tutto quello...”.
“ Finito!” esclamò sfogliando l’ultima pagina.
“ Vuole dire che ha già letto tutto?”.
“ Assolutamente si!”.
“ E mi dica, ha qualche idea su cosa fare?”.
“ Certamente!” esclamò correndo verso la porta dello studio.
“ Ma dove sta andando?”.
“ A prendere sua figlia!”.
L’uomo rimase paralizzato: possibile che fosse talmente geniale da saper già cosa fare?
“ Mi ascolti bene signor Walker. Io ho fatto una promessa a sua moglie, una promessa che non ho mantenuto, ma le giuro che io troverò Leila, a costo della mia stessa vita!”.
Cominciò a correre verso l’uscita della villa e Walker cominciò a inseguirlo, come attratto da quel misterioso uomo capace di infondergli un senso di speranza che pensava non avrebbe mai più provato.
“ Aspetti! Ma dove va? Cosa vuole fare?”.
“ Ma che domanda è? Le ho appena detto che vado a prendere sua figlia!”.
“ Ma come?”.
Il Dottore varcò la porta della villa e cominciò a correre dentro i bellissimi giardini.
“ Ma dove va? L’uscita non è di qua!”.
“ Non mi servono uscite!”.
Girò dentro una vietta del parco e finalmente comparve: la scatola blu.
Walker rimase allibito. Esisteva veramente, l’astronave a forma di cabina telefonica.
“ Ma questo è...”.
“ Si, è il Tardis!” esclamò il Dottore aprendo la porta.
“ Allora esiste veramente!”.
“ beh, è davanti a lei, quindi direi di si! Bene, ora devo andare, ci vediamo presto!”.
Entrò dentro e chiuse la porta.
“ Dottore aspetti! Dove sta andando? Dottore!”.
La porta si riaprì.
“ A proposito, cominci a chiamare i suoi amici e parenti e digli di venire a casa sua”.
“ Perché?”.
“ Perché tra poco dovrete festeggiare il ritorno di Leila Walker a casa sua!”.
La porta si richiuse e Walker rimase attonito mentre il Tardis si metteva in moto. La luce sul tetto cominciò a illuminarsi, un suono sgraziato si diffuse per tutto il parco e pochi secondi dopo la cabina era scomparsa nel nulla.
“ Incredibile... allora era tutto vero”.

  
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