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Autore: Atlantislux    09/08/2011    9 recensioni
Megatron si chiedeva spesso, senza che i suoi avanzati processori gli fornissero una risposta adeguata, perché non avesse ancora permanentemente disabilitato l'infedele Starscream.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Megatron, Starscream
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Generation I
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Storiellina estiva, che potrebbe situarsi da qualche parte all'interno della continuity della Generation 1 di Transformers.
Il ringraziamento, per lo spunto di scrivere per la prima volta su uno dei miei fandom preferiti, va alla bravissima Namecchan <3 http://namecchan.deviantart.com
(il resto delle note dopo la storia...)



L'apparenza è tutto



L'idea di affrontare il problema dell'approvvigionamento di Energon con un approccio un po' diverso dal solito era sorta a Megatron dopo l'ennesima batosta subita dal suo gruppo di Decepticon, scacciati da una raffineria che stavano saccheggiando dai noiosi Autobot.
Era un copione che oramai si stava ripetendo da troppi cicli stellari, da quando erano sulla Terra, bloccati su quel pianeta che Megatron detestava dalla testardaggine di Optimus Prime di difendere a tutti i costi gli umani e le loro risorse energetiche.
Per quello che gli interessava, gli Autobot potevano anche rimanerci su quella palla di fango, tutto ciò che Megatron voleva era tornarsene al più presto su Cybertron; cominciavano a mancargli i suoi panorami di asettico metallo non infestato da parassiti di carne e sangue, e vegetali di varia natura. Ma non poteva andarsene senza aver prima raccolto sufficiente Energon per sostenere le sue truppe Decepticon.

Forse perché oramai stanco di essere sbeffeggiato dagli Autobot, Megatron aveva così dato seguito ad un piano che in altri tempi avrebbe liquidato come un malfunzionamento dei suoi circuiti logici causato dall'umidità terrestre. Se il problema era rifornirsi di energia, il comandante supremo dei Decepticon si era detto, perché non provavano ad acquistarla con uno stratagemma dai terrestri, senza che i dannati Autobot lo venissero a sapere?
Sul momento, l'idea di posare le armi e di ricorrere ad un piano così subdolo aveva indispettito Megatron –soprattutto il fatto di non usare la forza per ottenere quello che voleva, per la prima volta in megacicli di esistenza-, ma poi il dolce pensiero di lasciare quel pomposo idiota di Optimus Prime con un palmo di naso aveva vinto tutti i suoi dubbi.

Una volta stabilito cosa fare, Megatron aveva messo in moto il poderoso sistema di intelligence dei Decepticon, affidando a fido Soundwave il compito di analizzare il sistema economico e finanziario terrestre, e di trovare un modo per ottenere quello che volevano nel modo più veloce possibile; nonostante l'apparente, barocca complessità, il tutto si riduceva ad avere abbastanza dollari, o euro, o yuan, per comprare quello che una persona desiderava. E visto che il denaro, sostanzialmente, non era altro che una sequenza di numeri su uno schermo, non c'era mainframe bancario che Soundwave non potesse crackare per far apparire ingenti somme dal nulla.

Avendo in mano la rete telematica terrestre i Decepticon potevano fare qualunque cosa ma, a quel punto, Megatron aveva deciso di rendere la cosa un po' più divertente e stimolante. Oltretutto, era il leader di una delle più temute armate dell'universo. Non poteva certo accontentarsi di comprare la locale azienda elettrica, sarebbe stato disdicevole.
Se dovevano acquisire qualcosa, perché non puntare veramente in alto? Così, accarezzando il cannone a fusione che portava installato sul braccio destro, Megatron aveva indicato a Soundwave, sui listini delle varie borse che stavano esaminando, il nome dell'azienda di cui si sarebbero impadroniti: una di quelle che si spartivano l'estrazione e la raffinazione del prezioso oro nero del pianeta.

La BP non navigava in buone acque. Costretta a pagare le conseguenza di un incidente avvenuto qualche anno prima nel Golfo del Messico, le sue azioni avevano ancora un valore piuttosto infimo e, ordinando a Soundwave di manipolare al ribasso le stime delle agenzie di rating sulla solidità finanziaria dell'azienda, Megatron si assicurò che scendessero ancora di più.
Gli esseri umani erano proprio degli idioti, che credevano a tutto quello che passava su uno schermo, il capo dei Decepticon si era detto notando gli indici di borsa che crollavano, piegati da investitori terrorizzati che vendevano le proprie azioni prima che perdessero del tutto il loro valore. La risata di Megatron era rimbombata in tutta la base, prima che si dedicasse metodicamente, da buon conquistatore quale era, ad impossessarsi di titoli oramai ritenuti spazzatura.
In capo a qualche giorno, e grazie a qualche altra subdola manovra finanziaria orchestrata da Soundwave, il quale sembrava divertirsi un mondo, il controllo della BP passò nelle mani dei Decepticon. Pur continuando regolarmente le sue attività terrestri, per non destare sospetti, una parte del greggio estratta nei suoi impianti sarebbe finita direttamente su Cybertron sotto forma di Energon, proprio sotto il naso degli Autobot.

L'avventura aveva aperto a Megatron un mondo. Certo, non era stato eccitante come scontrarsi in battaglia con Optimus Prime, ma per quello poteva sempre organizzare qualche sortita di poco conto alle quali gli Autobot non mancavano mai di abboccare, però il piacere che aveva ricavato nel fregare gli odiati nemici, volgendo le architetture finanziarie umane a suo vantaggio, era stato di poco inferiore a quello che provava dopo aver vinto una battaglia sul campo.

Accarezzandosi l'ampio mento, Megatron aveva deciso che avrebbe continuato per quella strada. C'erano altre aziende energetiche in difficoltà, come la giapponese Tepco, e le avrebbe portate tutte sotto il controllo dei Decepticon.

A quel punto, però, era sorto il problema. Aveva usato compiacenti prestanome per firmare i contratti, ma le società terrestri avevano qualcosa chiamato 'consiglio di amministrazione', al quale non poteva certo far partecipare qualcuno in sua vece. Megatron non si fidava a tal punto degli umani. C'era un'unica cosa che poteva fare.


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Dall'alto dei suoi venti metri di altezza il capo dei Decepticon scrutò il simulacro nel quale avrebbe scaricato le proprie memorie e la propria coscienza. Il fantoccio, un androide ricoperto di pelle sintetica, era la riproduzione perfetta di un essere umano; anche da vicino nessuno avrebbe potuto notare differenze sostanziali. Megatron annuì. L'idea di essere scambiato per una di quelle creature, disgustosamente deboli, non lo elettrizzava di certo, ma la missione sarebbe durata solo lo stretto necessario per spaventare gli altri membri di minoranza del consiglio della BP.
Nascondendo il suo vero aspetto dietro un avatar, aveva già parlato con alcuni di loro in videoconferenza, scoprendo che si dividevano equamente tra lamentose cornacchie e rapaci squali della finanza. Megatron sogghignò, divertito al pensiero di insegnare a quelle nullità chi avrebbe comandato da quel momento in avanti.

"Quindi? Il potente Megatron non si degna nemmeno di dirmi se il mio lavoro è di suo gradimento?"

Il ghigno dell'interpellato si spense in una smorfia snervata. Sarebbe stato un piano perfetto, se ad un certo punto non avesse dovuto includere Starscream nella realizzazione. Ma, e Megatron doveva purtroppo ammetterlo, né lui né Soundwave erano scienziati altrettanto brillanti dell'Air Commander.

Il leader dei Decepticon posò le ottiche scarlatte su di lui. "Se mi avesse disgustato l'avrei già disintegrato, e tu con esso. Ti basta, Starscream?"

L'altro squadrò le spalle, le braccia incrociate al di sopra dell'abitacolo da F15 che gli ornava il petto. "Sì certo. Ho imparato a mie spese che avere un riconoscimento da te è fatica sprecata."

La monumentale smorfia offesa sul volto del guerriero Decepticon, degna di un umano di cinque anni, innescò nel sintetizzatore vocale di Megatron una risata poderosa. Starscream era esasperante sotto ogni punto di vista, ma in quel momento era troppo soddisfatto del suo piano per dare retta ai piagnucolii del suo suscettibile Air Commander.

Con tutta la forza che possedeva Megatron calò una mano sulla spalla dell'altro, facendogli piegare i giunti delle gambe per ammortizzare l'urto. Raggelata sorpresa serrò la bocca di Starscream in una linea sottile. "Bene. Tra quarantotto ore terrestri trasferiremo il simulacro, e l'apparecchiatura per il download, nella nostra nuova base di Dover, in Inghilterra. Là Soundwave sta preparando tutto il necessario per consentire la perfetta mimetizzazione tra gli umani." Megatron sogghignò, gli era appena venuta un'idea geniale. "Preparane altri due" ordinò indicando il fantoccio. "Chiaramente non mi posso muovere senza il mio staff, come lo chiamano i terrestri."

"Due?"

Se i suoi audio recettori non lo stavano ingannando aveva notato un certo accento terrorizzato nella domanda di Starscream, che lo deliziò a non finire. "Per te e Soundwave. Thundercracker e Skywarp rimarranno qui con Frenzy e Rumble a guardia della base."

Megatron consentì al suo Air Commander di eludere finalmente la sua stretta. Il Decepticon gli puntò un dito contro, le bianche ali che fremevano dallo sdegno. "Sei pazzo se pensi che io mi abbassi a camuffarmi come un umano!"

"Quello era un ordine, soldato" lo liquidò Megatron. "Anzi, vedi di costruirtelo durevole. Nel caso probabile in cui io debba partecipare ad altri di questi 'consigli' tu verrai con me. Ti è andato in cortocircuito il cervello se pensi che ti lasci qui con il mio vero corpo a tua disposizione. Saresti capace di riformattarmi in un camion della spazzatura."

Forse sapendo di non avere scampo, Starscream si risolse a pregarlo. Aprì le mani, esibendo l'aria più disperata del mondo. "Gli umani puzzano, non puoi impormi questa sofferenza."

"Disattiva i sensori olfattivi del tuo simulacro, se la cosa ti fa stare meglio. E adesso mettiti al lavoro, hai già perso troppo tempo."

Con quello Megatron uscì dal laboratorio, lasciando il suo affranto Air Commander dietro di sé.


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Doveva proprio ammetterlo, si disse Megatron ravvivandosi i capelli, Starscream aveva fatto un ottimo lavoro.
Il download era stato un successo, e adesso il capo dei Decepticon scrutava nello specchio la sua nuova configurazione umana, che trovava sorprendentemente calzante alla sua personalità. Il suo simulacro dimostrava una cinquantina di anni terrestri, era alto e prestante, e i capelli neri striati di grigio gli davano un'aria austera e professionale, esattamente quella che Megatron voleva esibire. I lineamenti del volto ritenevano i tratti caratteristici delle sue fattezze cybertroniane, come aveva preteso, ma erano gli occhi il dettaglio che lo sorprendeva e sconvolgeva di più.
Aveva già notato come i terrestri riuscissero a convogliare molte emozioni attraverso i loro gruppi ottici, e lui non riusciva a capire 'come' considerato che, alla fin fine, quei bulbi oculari erano solo due sacche piene di liquido. Eppure era così, poteva constatarlo anche su se stesso, visto che il simulacro replicava lo stesso sistema, seppure con materiali sintetici.
Occhi dalle iridi color castano scuro, con particolari riflessi rossastri, lo fissarono dallo specchio, divertiti. Aggrottando le folte sopracciglia scure Megatron tentò una delle sue espressioni più spietate, e gli riuscì a meraviglia. La più ampia gamma espressiva di quel volto umano, rispetto al suo originale, cominciava a piacergli; era molto funzionale a quello che si prefigurava di fare.
Infine fece un passo indietro, ammirando l'abbigliamento elegante che Soundwave gli aveva procurato. Il completo grigio chiaro, abbinato ad un lupetto nero, si sposava perfettamente con il suo aspetto; decisamente, il Communication Officer dei Decepticon aveva messo ben a frutto le sue indagini sulla società umana.
Soddisfatto, Megatron uscì dalla sua suite e si diresse all'ascensore.



Dovendo mimetizzarsi con gli umani non avevano lasciato nulla al caso; non potevano certo indicare un punto in mezzo al mare nel caso in cui qualcuno gli avesse chiesto dove abitavano. Così, una delle uscite della loro nuova base di Dover dava ora su una imponente magione costruita per l'occasione, persa nella campagna inglese. Era registrata come di proprietà del signor Maximilian Khan, un nome che Megatron trovava calzante; aveva quasi la stessa imponenza del suo originale.
Passandosi di nuovo una mano nei capelli –gesto che trovava sorprendentemente rilassante- il leader dei Decepticon avanzò nella spaziosa sala dove aveva chiesto al suo seguito di radunarsi; Soundwave era già lì. Lui non aveva ancora visto gli altri simulacri umani, ma gli bastò una sola occhiata per capire che quello non poteva essere Starscream.

Il Communication Officer era seduto rigidamente in poltrona e teneva in grembo una cartelletta di plastica; in mano reggeva un tablet pc sul quale stava leggendo qualcosa. Si alzò immediatamente appena avvistato Megatron.
L'aspetto del simulacro era in linea con la sua forma cybertroniana. La mascella squadrata, i corti capelli neri e gli occhiali erano perfetti per Soundwave, così come l'abbigliamento: un sobrio completo blu notte abbinato ad una camicia bianca e cravatta in tinta.
Si avvicinò al suo leader, con un'andatura forse un po' troppo rigida, allungandogli il tablet. Megatron prese il computer, incuriosito.

"Qui dentro ci sono i nostri documenti terrestri" Soundwave gli spiegò alzando la cartellina che ancora reggeva. "Mentre in quei folder che vedi sullo schermo ci sono i profili miei e di Starscream. Abbiamo ancora un paio di ore terrestri prima della riunione, posso modificare quello che non è di tuo gradimento. Non è un problema ristampare i documenti."

Megatron sorrise. Se tutti i suoi soldati fossero stati efficienti ed obbedienti come Soundwave, i Decepticon avrebbero vinto la guerra con gli Autobot molti cicli stellari prima.
Diede un'occhiata al profilo umano del Communication Officer, sicuro di non trovarvi sorprese. Infatti, fin troppo prevedibilmente, Soundwave aveva deciso di farsi chiamare John Smith, uno dei nomi umani che Megatron sapeva essere più comuni. Quarantadue anni terrestri, di professione avvocato. Il leader dei Decepticon annuì. Perfetto per quello che avevano in mente.

Fu con una strana inquietudine che aprì invece il file di Starscream. Il nome fu la prima cosa che Megatron lesse. Le righe successive gli fecero sbarrare gli occhi, che puntò su Soundwave. "Che significa?" sibilò.

L'altro non fece una piega, limitandosi a sistemarsi gli occhiali sul naso. "Ho pensato che è l'unico modo per non far sorgere nei terrestri domande su di voi. Ho studiato il tipo di società con cui saremo in contatto. La struttura relazionale è un po' diversa dalla nostra e, dato per scontato che continuerete a bisticciare, quello che leggi lì è l'unico rapporto che potrebbe giustificare un simile comportamento in pubblico. A meno di non considerare un vincolo affettivo di tipo amoroso."

Megatron aggrottò le sopracciglia. Dal suo punto di vista, una relazione umana valeva l'altra, tanto quasi nessuna aveva senso per lui. "Sei tu che hai studiato estensivamente i terrestri. Qual è il tuo parere a proposito?" chiese a Soundwave.

Lo osservò toccarsi nuovamente il ponte degli occhiali, evidentemente il gesto aveva la stessa valenza antistress del suo mettersi le mani nei capelli.

"Tra gli umani che appartengono alla fascia sociale con cui avremo a che fare, le relazioni sentimentali tra individui dello stesso sesso sono tollerate, ma non esibite pubblicamente. Per cui sconsiglio di palesare l'esistenza di un simile legame tra voi. Potrebbe generare nei vostri interlocutori reazioni emotive incontrollabili."

Le labbra di Megatron si torsero in una smorfia infastidita. Al di là delle informazioni necessarie per la missione, l'interesse che provava nei confronti dei terrestri era nullo, e tantomeno voleva avere a che fare con i loro curiosi rituali sociali e i loro isterismi emozionali. Aveva già il suo Air Commander da tenere a bada. "Allora accetto la tua proposta. Starscream ne è al corrente?"

"No, ho voluto prima sottoporre il profilo al tuo giudizio."

"Va bene, lo informerò personalmente."

Megatron sospirò, paventando le rimostranze dell'altro. Sapeva che quello che aveva escogitato Soundwave non sarebbe piaciuto per niente all'impulsivo leader della brigata aerea. Poi, un dubbio deflagrò nei circuiti del simulacro. "Aspetta, non è un po' troppo…"

Soundwave non lo lasciò finire. Indicò una riga sul file, che Megatron non aveva ancora notato. "Aspetta di vedere la sua configurazione umana" gli fece poi con una vaga aria drammatica, che trapelava dal tono compassato.

Proprio in quell'istante, la voce acuta di Starscream calò su di loro. "Sono pronto, possiamo andare."

Suonava molto divertita, considerevolmente diversa dal giorno prima.

Serrando i denti, Megatron ridiede il tablet a Soundwave e si girò verso d'Air Commander, preparato al peggio. Ancora una volta, Starscream non deluse le sue più atroci aspettative.

Il simulacro che il Seeker aveva costruito per sé era alto, quasi quanto quello di Megatron, ma più longilineo e, come riportato nel profilo, molto più giovane: venticinque anni terrestri.
I capelli mogano, lisci e lucenti, incorniciavano un volto dai lineamenti perfetti, tipici di quegli umani che il capo dei Decepticon aveva visto sui siti di moda che Soundwave gli aveva mostrato nei giorni precedenti l'inizio della missione. Gli occhi di un blu quasi indaco avevano un taglio sottile, e gli davano un'aria sorniona. Infine, Megatron notò il trench che l'Air Commander indossava. Di una strana gradazione di viola, si armonizzava diabolicamente bene con i colori di Starscream, che sembrava in tutto e per tutto appena uscito da uno di quei siti.
Anche se ben lungi dall'essere un esperto di fisionomia umana, Megatron si rendeva benissimo conto che, per gli standard terrestri, Starscream era estremamente attraente.
Il Seeker si fermò davanti a Megatron. Che l'avesse fatto apposta a darsi un aspetto così poco ordinario, nonostante le raccomandazioni di Soundwave, era chiaro dal ghigno divertito che aveva in faccia.

"Come lo spieghi questo?" Megatron ruggì.

Starscream scosse le spalle in un movimento fluido, umanissimo, che fece sospettare al suo capo che fosse arrivato in ritardo perché aveva provato e riprovato davanti allo specchio come comportarsi in quel corpo.

"Questo, cosa?" Starscream rispose, accarezzandosi la mandibola con il dorso delle dita, senza nascondere quanto il suo ego sovradimensionato fosse palesemente compiaciuto delle sue sembianze. "Io, il più abile e veloce dei Seekers, l'Air Commander dei Decepticon, il vanto dell'Accademia Militare di Cybertron, mi dovevo forse abbassare ad indossare la pelle di un umano dall'aspetto banale?"

L'irritazione ribollì dentro Megatron ma la tenne a bada. D'altronde, non poteva succedere che Starscream obbedisse senza piantare grane; quando mai l'aveva fatto? "Sarebbe stato sufficiente adottare delle fattezze più anonime, e scegliere un guardaroba meno appariscente."

"Non è vistoso. È Burberry, un capo molto classico" Starscream precisò piccato, come se improvvisamente fosse diventato un esperto della moda umana. "Quanto all'aspetto, mi hai detto tu che dovevamo conservare in qualche modo le nostri sembianze cybertroniane." Uno sfrontato sorrisetto piegò le labbra del Seeker. "Non è colpa mia se i miei creatori mi hanno dato dei tratti più affascinanti e giovanili rispetto a qualcun altro."

Che Starscream lo ritenesse un modello antiquato, Megatron gliel'aveva già sentito dire milioni di volte. Allo stesso modo il Seeker gli ripeteva costantemente, davanti a tutti, con un'incurante spavalderia che rasentava la follia, che per quello era ora che si facesse da parte e lasciasse a lui il comando dei Decepticon. Questo quando Starscream non era attivamente impegnato ad architettare piani per pugnalarlo alle spalle. Megatron si chiedeva spesso, senza che i suoi avanzati processori gli fornissero una risposta adeguata, perché non avesse ancora permanentemente disabilitato il suo infedele Air Commander.

In quel frangente, però, il ghigno supponente sulla bella faccia del simulacro umano di Starscream gli sembrò più offensivo dei suoi consueti, irriverenti affronti. Per quello, pregustò ciò che gli stava per dire.

Megatron si girò verso Soundwave, alzando una mano nella quale, senza che dovesse specificarlo, il Communication Officer posò la cartellina che custodiva i loro documenti di identità terrestri.
Con calma compassata, godendosi il momento, il leader dei Decepticon estrasse la tessera plastificata appartenente a Starscream. Gliela consegnò scrutando con attenzione il viso dell'altro.
"È vero" Megatron gli disse, misurando ogni parola, e cercando di suonare bonario nonostante avesse voglia di strangolarlo. "Ma se avessi letto i rapporti di Soudwave sui terrestri, sapresti che gli umani attribuiscono universalmente grande importanza alla saggezza che deriva dall'esperienza, e che è associata ad una fisionomia matura." Ironicamente, piegò un sopracciglio verso l'altro. "Screamer, ti sei dato l'aspetto di un giovane inesperto e frivolo. Ma per quello che devi impersonare va benissimo." Megatron posò una mano sulla spalla del suo Air Commander, stringendogliela più affettuosamente che poté. "Nel tempo che ci rimane prima della riunione imparati a memoria il tuo nome terrestre e il tuo curriculum, Alexander Khan, figlio mio."

Lo sguardo atterrito sul volto di Starscream fu impagabile, la prima soddisfazione di una delle giornate più memorabili nella lunga vita del potente Megatron.



Chiaramente, a Namecchan vanno i diritti per le configurazioni umane di Megatron e Starscream. Per Soundwave mi sono presa una licenza poetica ;)
Visitate la sua pagina di Deviantart per vedere quanto sono belli!

  
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