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Autore: Endo    10/08/2011    6 recensioni
[Non in aggiornamento, scusate *fugg*]
Tratto dal capitolo 1~
"Il primo giorno che lui era entrato in quel bar era stata una pura casualità. Si stava nascondendo dal nonno adottivo che lo stava cercando per tutta la città per pestarlo a sangue per tanti motivi assurdi come...aver dimenticato la pasta sul fuoco facendola diventare molliccia e immangiabile o aver lasciato per sbaglio uno dei suoi preziosi libri a scuola ed esserselo fatto ‘quasi rubare’ (ma, per quello che ne sapeva Lavi, chi avrebbe mai rubato un libro tutto polveroso intitolato ‘La leggenda dell’Ordine Oscuro’?) , e tanti altri motivi che non meritavano altro che una lavata di capo. Invece il Vecchio Bookman lo stava seriamente rincorrendo per fargli decisamente male. A volte Lavi si chiedeva come faceva quel vecchiaccio decrepito ad avere così tanta energia (o ad essere così sadico..)."
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Kanda
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Salve salve, non preoccupatevi dico solo due paroline e me ne vado subito *gesticola per farsi capire meglio*. Questa fic è una LaviYu e la sto pubblicando per il compleanno di Lavi (che è oggi!), alla fine del LaviYu festival, se non sbaglio *risatina nervosa*. Dato che questa è la mia prima fic su questa coppia -che ormai è  la mia preferita di d.gray-man - vorrei ricevere più commenti/critiche/consigli possibili così da potermi migliorare e scrivere ancora e ancora  (e così continuare a tormentarvi èwè).

{Disclaimer: Non possiedo i personaggi di questa storia e bla bla bla, questa storia non è a scopo di lucro etc etc etc, non voglio infrangere nessun copyright , per l’ amor del cielo(..!)}
{Attenzione Yaoi/Shounen-ai! -Non in questo capitolo di preciso ma nei prossimi sicuro, cambierò il rating al momento giusto u.u- Relazione tra uomini, se non ve gusta non leggete!}


Beh, è tutto, buona lettura..!

 


Like Gravity

Chapter 1: As two magnets
 

Il campanello attaccato alla porta suonò anche quella sera, seguito da una chioma rossa tutta spettinata che faceva il suo ingresso nella sala. “Buonasera” salutò allegramente come al solito il proprietario della suddetta capigliatura e in tutta risposta ricevette uno dei soliti sbuffi classici dell’ unica altra persona presente nel locale a quell’ ora. Ormai abituato a sentire quegli sbuffi contrariati Lavi sorrise e prese posto in uno degli sgabelli del bancone, davanti al barista, e puntò i gomiti al tavolo poggiando la testa sopra le mani chiuse a pugno.
 
Il barista non lo degnò di uno sguardo e continuò a pulire le stoviglie in silenzio nella speranza che quell’ idiota dalla testa rossa non aprisse bocca, speranza decisamente vana lo sapeva anche lui. Infatti dopo circa 30 secondi di silenzio Lavi iniziò a gongolare “Senti Yuuuu, ma non hai mai un giorno di ferieeee?” chiese col tono volutamente infantile fissandolo dritto nei suoi occhi scuri dal suo unico occhio sano color verde smeraldo, l’ altro coperto da una benda.

“CHE” sbuffò Kanda contrariato appoggiando non proprio delicatamente un bicchiere sul piano di fronte a lui “Non sono affari tuoi e quante volte ti ho detto di non chiamarmi per nome?!”, Lavi sembrò non sentire l’ ultima parte della frase e con un sorriso ancora più grande rispose guardandolo intensamente “Allora ce l’ hai!” poi agganciò meglio i piedi allo sgabello e fece un giro su se stesso, entusiasta come un bambino a cui hanno appena regalato un sacco enorme di caramelle.
 
Kanda sbuffò di nuovo, più contrariato di prima e gli diede le spalle per sistemare in una vetrinetta tutto quello che aveva appena finito di asciugare, trattenendosi dal dare un pugno nello stomaco a quell’ idiota che faceva tanto casino per niente.
Lavi smise di girare sullo sgabello appena Kanda si voltò verso le vetrine e gli scaffali smettendo così di guardarlo e continuando a sorridere si riappoggiò al bancone nella posizione iniziale. Si mise a pensare. A pensare a come avevano fatto tutti e due ad arrivare a quel tipo di relazione, se così poteva essere chiamata.
 

Il primo giorno che lui era entrato in quel bar era stata una pura casualità. Si stava nascondendo dal nonno adottivo che lo stava cercando per tutta la città per pestarlo a sangue per tanti motivi assurdi come...aver dimenticato la pasta sul fuoco facendola diventare molliccia e immangiabile o aver lasciato per sbaglio uno dei suoi preziosi libri a scuola ed esserselo fatto ‘quasi rubare’ (ma, per quello che ne sapeva Lavi, chi avrebbe mai rubato un libro tutto polveroso intitolato ‘La leggenda dell’Ordine Oscuro’?) , e tanti altri motivi che non meritavano altro che una lavata di capo. Invece il Vecchio Bookman lo stava seriamente rincorrendo per fargli decisamente male.
A volte Lavi si chiedeva come faceva quel vecchiaccio decrepito ad avere così tanta energia (o ad essere così sadico..).
 
Sta di fatto che per salvarsi da morte sicura si era infilato in un vicolo trovando così davanti ad un tizio grande e grosso vestito con una specie di smoking e due grandi cuffie nelle orecchie che si era presentato come Marie, gli aveva sorriso bonariamente e lo aveva invitato ad entrare nel bar ‘Fiore di Loto’. Dopo aver superato lo shock iniziale di essersi trovato un energumeno decisamente più alto di lui di fronte (aveva notato però che era cieco) aveva accettato volentieri scampando così  all’ ira del Vecchio Panda, come spesso Lavi si rivolgeva al nonno per via delle enormi occhiaie nere intorno agli occhi.
 
 Appena entrato aveva notato che il posto non era pieno di gente. Insomma, c’erano molte persone ma per qualche motivo il locale non sembrava strapieno. Erano quasi tutte appartate o sedute tranquillamente nei tavoli, quindi non c’erano ingombri nel passare o ubriachi da evitare che saltellavano allegramente da una parte all’ altra. Gran comodità per quei due camerieri che fanno avanti e indietro dal bancone, pensò Lavi.

C’ era un’ atmosfera particolare, veramente particolare. Il locale era ben arredato, pavimento di parquet scuro, muri pieni di quadri quasi tutti con soggetti astratti, tavolini rotondi, quadrati e rettangolari sparsi qua e là, tutti coperti da tovaglie rosse vermiglie come alcuni ornamenti che comparivano sulle sedie e sul soffitto. Lavi avanzò verso il bancone dove vi erano degli sgabelli rivestiti di stoffa nera lucida dall’ aria molto comoda, ne scelse uno a caso e ci si sedette sopra guardandosi intorno.
 
Si fermò a guardare i due camerieri, uno albino con gli occhi grigi non particolarmente alto con uno strano tatuaggio sulla parte sinistra della faccia. Portava un guanto alla mano sinistra per chissà quale arcano motivo. Avrà all’ incirca quindici anni, forse di più, ipotizzò Lavi mentre si passava una mano tra i capelli, i capelli bianchi mi confondono un po’. Sembrava affaticato, sudato e leggermente irritato, Lavi si chiese il perché per un attimo.

Poi posò lo guardo sull’ altro cameriere. Beh, sull’ altra cameriera. Era una ragazza, carina, con dei capelli neri corti fino alle spalle, anche lei sulla quindicina ma al contrario del ragazzetto coi capelli bianchi sembrava molto più allegra e piena di energie. Lavi sorrise guardandola mentre con un fare angelico quasi sospetto serviva ad un tavolo dei cocktail colorati e si domandò se sotto quel fare da brava ragazza non si nascondesse qualcos’ altro.
 
Uno schiocco di dita davanti ai suoi occhi lo riscosse dai suoi pensieri e Lavi si ritrovò davanti il barista (dato che stava dall’ altra parte del bancone doveva essere per forza il barista, si disse) con un’ espressione imbufalita sul volto. Aveva dei capelli straordinariamente lunghi e curati per essere un maschio, scuri, raccolti in una coda alta e ordinata, il viso solcato da palesi tratti orientali. Sicuramente era giapponese.

Lavi si concesse un secondo per squadrarlo mentre questo parlava.“Non fissare Linalee in quel modo, razza di idiota” disse sbuffando “Altrimenti per quel che mi riguarda puoi anche andartene” Lavi sfoggiò uno dei sorrisi più disarmanti del suo repertorio e gli rispose “Scusami, non è come pensi, non sono interessato a lei”, l’ altro, in tutta risposta, si lasciò scappare un monosillabo seccato, una specie di “CHE” e rispose con fare per niente educato “Francamente non mi frega un accidenti di chi sei interessato, basta che non sfoggi quello sguardo da pervertito in questo locale”.
 
“Sguardo da pervertito?!” rise di gusto a quell’ affermazione poi appena ripreso il controllo rivolse uno sguardo allegro al suo interlocutore “Comunque, io sono Lavi, piacere di conoscerti” disse sorridendo, il moro gli rivolse uno sguardo seccato mettendosi a pulire un bicchiere.

Quel tizio dalla testa rossa gli dava sui nervi, non capiva come avesse fatto a non colpirlo appena era entrato nel suo raggio visivo e francamente non sapeva come faceva a non andarsene dall’ altra parte del balcone senza degnarlo di una risposta. Forse era perché sentiva che quel tizio petulante lo avrebbe stressato tutta la notte se non avesse risposto così si limitò a presentarsi col suo solito tono irritato,“Kanda”.
 
“Kanda? Uh? E’ giapponese vero?” il sorriso di Lavi si allargò oltre misura nel sapere che aveva fatto centro sulla nazionalità del barista mentre quest’ultimo sbuffava per l’ennesima volta strofinando lo straccio umido sul bicchiere che teneva in mano sempre più forte per l’irritazione “Si, è giapponese, e allora? Che ti frega?”.

Il rosso poggiò i gomiti sul bancone e gli si fece più vicino “Beh,mi importa e basta. So però che ‘Kanda’ è un cognome non un nome. Non è carino presentarsi solo a metà, sai?” lo riprese con tono canzonatorio non smettendo un attimo di sorridere.
 
“Scordatelo. Nessuno può osare chiamarmi per nome, nessuno al mondo.” gli occhi di Kanda si fecero più piccoli e fulminarono Lavi ma lui non cedette nemmeno un po’, anzi sfoggiò un sorriso ancora più grande “Meglio. Sono più che contento di poter fare la differenza!” ridacchiò e inclinò la testa da un lato come un bambino.

“CHE. Come no. Tanto non sarò certo io a dirtelo. E ora lasciami lavorare in pace, idiota!” detto questo si allontanò dall’ altra parte del bancone mollando lì il bicchiere ormai consumato per via della troppa forza usata per strofinarlo. Ma l’idiota non si dava per vinto così facilmente!

Dato che non sarai tu a dirmelo, me lo farò dire da qualcun altro, pensò Lavi trasformando per un secondo quel suo sorriso in un ghigno, gli piacevano parecchio le sfide, poi si alzò dallo sgabello e camminò con le mani in tasca fino al tavolino dove erano seduti i due camerieri, apparentemente per riposarsi un po’.
 
Quando fu sufficientemente vicino estrasse una mano dalla tasca e sorrise ad entrambi “Yo” . I due si girarono nel sentire la voce avendo due reazioni abbastanza diverse fra loro. La ragazza, che Kanda aveva chiamato Linalee, sorrise di rimando e salutò con un “Ciao” molto allegro, al contrario il ragazzetto albino alzò un sopracciglio e inclinò leggermente la testa per poi salutare incerto “Ehm, ciao..?”.

Lavi si avvicinò ancora e si piegò sulle ginocchia appoggiando i gomiti, rivolti all’ infuori, sul tavolino e ci poggiò il mento sopra mostrando uno dei suoi sorrisi disarmanti a tutti e due “Io sono Lavi, Lavi Bookman, piacere di conoscervi” fece una pausa e poi riprese senza dare loro il tempo di rispondere, arrivando subito al sodo.

“Scusate la domanda insolita ma potreste dirmi il nome di Kanda?” Il suo sorriso si fece leggermente beffardo mentre pronunciava quella frase e i due camerieri si guardarono l’ un l’ altro sconvolti. Per quale motivo quello strano tizio che si fingeva un pirata voleva sapere il nome di quell’ insensibile di Kanda?, si chiese l’ albino mentre sbatteva le palpebre, apri bocca più volte ma non riuscì a dire nulla poi alla fine corrugò le sopracciglia e lo guardò negli occhi “Non ti conviene chiamare ‘quello’ per nome, sai? E’ pericoloso, è capace di spaccarti la testa solo se ci provi”.

Sembrava estremamente serio così anche Lavi si accigliò per un secondo poi il suo sorriso beffardo gli ricomparve sul volto “Correrò il rischio, non preoccuparti..ehm, posso sapere anche il tuo di nome?” l’ albino continuò a sbattere leggermente le palpebre, chiedendosi se Lavi era pazzo oppure masochista.

Vedendo che l’ amico non rispondeva Linalee ridacchiò e prese la parola “Lui è Allen Walker e io mi chiamo Linalee Lee” disse sorridendo gentilmente “Mentre Kanda si chiama Kanda Yuu” si scostò parte della frangia che le copriva la fronte dietro l’ orecchio e aggiunse “Ma se ci tieni alla tua vita penso che dovresti ascoltare Allen ed evitare di chiamare Kanda col suo nome, è veramente puntiglioso su certe cose”.
Mentre Lavi rifletteva se era veramente il caso di chiamare Yuu per nome o no, Linalee si rivolse ad Allen “Allen-kun, dobbiamo tornare a lavoro, la pausa è finita” e gli sorrise, Allen sembrò risvegliarsi dai suoi pensieri (sul fatto che Lavi fosse masochista?) e tentò di sorriderle di rimando ma era evidentemente affaticato.

Poi entrambi salutarono Lavi e quest’ ultimo tornò al bancone, sedendosi stavolta di fronte a Kanda. “Indovina un po’ chi ha scoperto il tuo nome?” cinguettò sorridendo come un idiota, il giapponese sbuffò indeciso se prenderlo a pugni o a tiragli qualcosa addosso, ma per il momento si limitò a guardarlo con uno sguardo omicida.

“Sai penso sia un gran bel nome, ti si addice. Davvero” e si accasciò sul bancone lasciando cadere la testa sulle braccia, poi si poggiò sul mento e lo guardò dritto negli occhi scuri “Yuu”.
 


 

*saltella allegramente -come un idiota- e lancia fiori addosso ai passanti, che la guardano storto* Grazie di aver lettooooo, prometto di aggiornare con regolaritàààà (se non ci riesco mi inventerò qualcosa per farmi perdonare ._.), perfavore fatemi sapere che ne pensateeeee altrimenti mi deprimooooo, al prossimo capitolo!
Endo

  
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