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Autore: Natalja_Aljona    10/08/2011    3 recensioni
S'aggrappò con tutte le forze alla sua stella, Aiace.
Quella stella non sarebbe riuscito a farla cadere.
Proprio come era successo a suo padre.
"Ehi, papà, quella ragazza gentile...è tornata alle stelle?" gli aveva gridato dietro, costringendolo a voltarsi, a guardarlo, ad abbassare gli occhi subito dopo.
"Aiace, lei...lei era Lachesi. La Fatalità".
Possibile seguito di "Sic Volvere Parcas".
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Qualis in Eurotae ripis aut per iuga Cynthi exercet Diana choros

La vita la devi a lei


Uno

27 Febbraio 1842

Lei dov'è?


Stelle una sola ce n'è

Che mi può dare

La misura di un amore

Se per errore

Chiudi gli occhi e pensi a me

(Maledetta Primavera, Loretta Goggi)


-Coraggio, Aiace. Colpisci quella dannata stella-

Aiace Gibson strinse forte la pistola di suo padre.

La stella.

Quella stella.

La sua stella.

-Colpiscila-

E sparò.

Avvertì qualcosa di velocissimo schizzare in alto, spaccare il cielo, raggiungere le stelle.

Ma quella stella, poi, chissà se l'aveva colpita.

Era un bel bambino, Aiace Gibson.

Paul Aiace Jean-Voltaire.

"Così ti facilito le cose", gli aveva detto suo padre, "Paul Aiace sarà il tuo nome da brigante, suona bene, non trovi? Aiace era un grande, grande, grande guerriero acheo. Il cugino d'Achille, sai? Ma a me stava molto più simpatico di suo cugino, il Telamonio".

Aiace aveva ringraziato mentalmente di non chiamarsi "Telamonio", dopodiché l'aveva incitato con lo sguardo a continuare: "Jean-Voltaire sarà il tuo nome da filosofo. Jean sta per Jean-Jacques Rousseau, un ginevrino davvero, davvero illuminato, mentre Voltaire...Voltaire è stato il nostro maestro di vita".

"Nostro?" aveva domandato, i begli occhi bruni scintillanti di curiosità.

"Te la ricordi, quella piccola dea che camminava in mezzo a noi come se ci fosse la neve al posto dell'erba, il ghiaccio al posto del bosco, il cielo al posto del mare? La mia Natal'ja".

Aveva sorriso, poi, suo padre.

"Mia...bella presunzione!".

Eppure ricordava qualcosa di simile, il piccolo Aiace.

Una ragazzina bionda, con i capelli sempre intrecciati in modi strani, forse un po' troppo lunghi, un sorriso buffo e sincero e gli occhi chiari.

Nelle notti di tempesta, o durante le gite sull'Acropoli, quando tirava vento, quando si gelava, non aveva mai freddo, mai.

Aveva quindici anni, l'ultima volta che l'aveva vista, e a suo padre sorrideva sempre.

Qualche volta portava un fiore davanti alla loro tenda, ne accarezzava i petali e sussurrava piano un nome straniero, slavo, forse, un certo "Nikolen'ka" con la voce leggera come una lacrima.

Aveva quindici anni quando se n'era andata, e chi lo sapeva, poi, il perché.

Suo padre gli aveva voltato le spalle da poco, tornava all'accampamento, nonno Leonida l'aveva chiamato.

S'aggrappò con tutte le forze alla sua stella, Aiace.

Quella stella non sarebbe riuscito a farla cadere.

Proprio come era successo a suo padre.

"Ehi, papà, quella ragazza gentile...è tornata alle stelle?" gli aveva gridato dietro, costringendolo a voltarsi, a guardarlo, ad abbassare gli occhi subito dopo.

"Aiace, lei...lei era Lachesi. La Fatalità".

Era giovane, suo padre. Avrebbe compiuto ventun anni quella notte.

Lui ne aveva sei, come le Cariatidi...ma la sesta Cariatide era stata rubata.

E dov'era, adesso, la Cariatide ch'era stata rubata a suo padre?

Era un ragazzo coraggioso, suo padre.

L'impietosa città della guerra era sempre stata fiera di lui.

Ma suo padre, suo padre...non era quel genere di ragazzo che si faceva ingannare dalla Fatalità.

Non lo era mai stato.

Era stato inglese nel mare di Liverpool, era stato russo nel mare di Krasnojarsk, ma la sua vita cominciava e finiva lì.

Come su sponde dell'Eurota, o lungo i dorsali del Cinto Diana il suo stuolo sollecita.

Con l'azzurro dell'Egeo sotto i piedi e il sole di Sparta negli occhi e tra le mani.

Ma quella figurina esile, quell'intrepida, selvaggia ninfa delle steppe siberiane, era ancora più lontana da lui, era ancora più lontana da loro.

Glielo ripeteva spesso, suo padre.

"La vita la devi a lei".

Ma lei, lei...

Sparò un altro colpo, Aiace.

Era troppo piccolo per usare una pistola, ma a Sparta s'imparava presto.

Era sempre stato così, era stato così anche per suo padre.

E suo padre sparava fino all'ultimo colpo, tra le lacrime del cielo.

Serrò le palpebre, indietreggiò, sorrise, forse pianse.

Le sue mani erano ancora strette intorno alla pistola, le sue mani ancora tremavano.

Non sarebbe rimasto bambino ancora a lungo.

Il suo cuore era tra le mani di Sparta.

La sua vita era nelle mani della Fatalità.

Lachesi. Natal'ja.

Suo padre, Geórgos.

27 Febbraio 1842.

Il 1482, nel romanzo di quel Victor Hugo che suo padre tanto amava, era l'anno della Fatalità.

Fatalità. Anatkh.

Ma lei, lei...

-Lei dov'è?-


Fatalità

Ha il tuo destino in mano

Fatalità

La vita la devi a lei

(Fatalità, Riccardo Cocciante, Notre Dame de Paris)




Note


C...Cosa posso dire?

A parte che mi tremano le mani, perché sto per fare un'autentica follia, questo è un possibile seguito della mia adorata Sic Volvere Parcas -non escludo che in Sic le cose possano invece andare diversamente, anzi, ne sono praticamente certa-, che però scorrerà in contemporanea alla prima storia, ancora lungi dall'essere terminata. ;)

Era da un po' tempo che ci pensavo, ma oggi...oggi ho deciso.

Ed eccolo qui.

In questo ci troviamo nella Sparta del 1842, all'accampamento dei briganti di Leonida, ovvero i Kléftes di Spárti.

Anche il titolo di questo seguito è una citazione dell'Eneide, sono dannatamente incorreggibile.
Virgilio mi fa da musa ventiquattr'ore su ventiquattro, ormai. ;)

La traduzione è citata anche nel capitolo: Come su sponde dell'Eurota, o lungo i dorsali del Cinto Diana il suo stuolo sollecita.

L'Eurota è il fiume che attraversa Sparta, mentre il Cinto, sull'isola di Delo, è il monte su cui, secondo la mitologia greca, sono nati Apollo e Artemide (Diana).

La sorella del padre di Aiace si chiama, appunto, Cynthia - epiteto di Artemide.

Di Geórgos -Brian George Gibson, anglo-greco-, il brigante filosofo che spara alle stelle, e Natal'ja, siberiana di Krasnojarsk, la sfrontata, la Rivoluzionaria, saprete tutto nei prossimi capitoli. ;)

Presto entreranno in scena anche personaggi che in Sic ancora non sono stati presentati.

E questa era l'ultimissima nota, sì.


A presto! ;)
Marty




  
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