“Dunque…”
Lo sguardo di Inghilterra lampeggiò dal viso contrito del Capo di Stato francese, a quello del suo boss, impallidito tutto d’un colpo.
“Posso spiegare tutto”
Si passò un mano sul collo, sviando dalle loro occhiate ben poco ‘accondiscendenti’. In fondo, si era fatto solo trovare in compagnia di Francia. Mentre erano intenti in piacevoli attività. Nell’ufficio del boss di Francia. Sulla scrivania, del boss di Francia.

“Capo, si ricordi che arrabbiarsi fa male alle coronarie” bofonchiò Francia, sdraiato sotto Inghilterra, guardando il suo boss dal sottoinsù.  Monsieur S. incrociò le braccia al petto, assumendo un’espressione ancora più arcigna. Mister C, un  passo dietro di lui, scosse la testa rassegnato.

Inghilterra deglutì a vuoto.
“So che può sembrare ‘equivoco’, ma non è come sembra”
Tre paia di occhi scrutarono con rinnovata sorpresa la figura di Inghilterra, ancora appollaiata sul bacino della Nazione francese.
“C’è una storia molto interessante dietro, davvero!”
Mister C. si colpì violentemente la fronte con il palmo della mano, disperato.
“Praticamente, tanto, tanto, tempo fa, una strega ha maledetto…” in fretta e furia Inghilterra afferrò un oggetto a caso dalla scrivania. “questa penna! Ecco, adesso, dovete sapere che chiunque… ehm… sia ‘punto’ da quest’oggetto, cade in un sonno profondo. Molto profondo. Sembra quasi morto, ecco.”

Monsieur S. sbatté i palmi delle mani, producendo uno schiocco sordo.
“Ma non mi dica - cominciò con sorriso tirato stampato sulla faccia – che la mia Nazione è caduta vittima di questa ‘maledizione’, e che lei l’ha dovuto baciare perché l’unico modo per spezzare l’incantesimo!”

Sul volto di Inghilterra comparve un piccolo sorrisetto di riflesso. “Vede che se vuole ci capiamo?”
Francia e Mister C. sorrisero anche loro. Dalla disperazione.

“Certo!” continuò il boss francese, mostrando i denti. “La faremo eroe della Francia!” Avanzò al centro della stanza, con studiati, calmi passi. “Ma se ora, per cortesia, voleste farmi il favore di sparire dalla mia vista, prima che chiami i corazzieri qua fuori e vi faccia appendere a testa in giù dalla Tour Eiffel…” indicò la porta d’uscita, che fu subito inforcata dalla due Nazioni.
Mister C. le guardò sparire, attonito, dietro l’angolo del corridoio.

Il Capo di Stato francese allora tornò alla propria scrivania, facendo palesemente finta di non vedere il disordine che vi regnava sopra. Indicò all’ospite di accomodarsi sulla sedia di fronte, e da un cassetto produsse una sfilza di documenti e fogli vari.
Per quanto lo riguardava, quello spiacevole incidente non era mai successo.
“Dunque…”