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Autore: effewrites    10/08/2011    9 recensioni
«Non ce la farai mai da sola» Disse il ragazzo afferrandola per le braccia, tentando di scuoterla, di farla ragionare. «Non puoi fare l’eroina della situazione, Talia. Per una volta, sii razionale.» La supplicò guardandola negli occhi, celesti come i suoi.
Talia, Luke, Annabeth e Grover in fuga dai mostri per arrivare al Campo Mezzosangue. Il breve racconto di quello che successe quella sera mai raccontata, come l'ho immaginata io.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Annabeth Chase, Grover Underwood, Luke Castellan, Talia Grace
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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L'angolo della Malcontenta: Ossè, son tornata dal mio antro buio con una nuova *rullo di tamburi* fanfiction su Talia (e Luke) '-' Sto a diventare monotona, mi sa. Maaa non date la colpa a me çwç è tutta di un certo Mika, che ha cantato una certa Happy Ending (http://www.youtube.com/watch?v=oFkSMHle8-M&ob=av2n clicca, che non fa male alla salute ò-ò) 
Mentre leggete, ascoltatela. E' una canzone che merita :'3 Che dire? Questa è una "Thaluke" che non è una Thaluke. Non è esplicita, almeno. Boh, vedetela come volete. Questa canzone mi ispirava, e ci ho scritto sopra çç 
Le citazioni all'inizio ala fine sono il ritornello della canzone. Dai, spero di non deprimervi D: 
xoxo Eff

 




Nessun lieto fine.

E’ così che mi hai lasciato
non sto fingendo
niente speranza, niente amore, niente gloria
nessun lieto fine.

 

Stavano correndo. Con le Furie e i segugi infernali al seguito, pronti a sbranarli non appena avessero messo un piede in fallo, tanta scelta non ce l’avevano.
 
Luke era il più veloce, e stringeva la mano di Annabeth quasi trascinando la piccola figlia di Atena dietro di sé. Talia era ancora più indietro, coprendo loro le spalle con l’Egida, lo scudo donatole da suo padre. Il biondo figlio di Ermes continuava a voltarsi indietro, pregando con lo sguardo la sua migliore amica di non morire.
 
«Talia, lascia perdere! Corri!» gridò.
 
La figlia di Zeus ringhiò furiosamente, alzando lo scudo sulla sua testa e facendo arretrate una delle Furie, inorridita, guadagnando un po’ di distanza. «Tu chiudi il becco e pensa ad Annabeth!»
 
Grover, il satiro che aveva avuto il compito di portare i tre semidei sani e salvi al Campo Mezzosangue, saltellava nervoso poco più avanti, quasi frignando come un bambino nel guardare l’esercito dei mostri che era stato scatenato contro il gruppo. «Veloci, veloci!»
 
Luke affondò i denti nel labbro inferiore e sentì sulla lingua il sapore del sangue. Veloci. Li incitava. Proprio lui.
 
Era stata colpa di Grover se i mostri li avevano raggiunti. Era colpa sua se adesso stavano correndo verso il campo come verso un miraggio di salvezza. Se non avesse sbagliato strada, se non li avesse condotti nell’antro di quel ciclope…
 
Non c’era tempo per altri “se”. Mentre correva, Luke ebbe l’assurda visione di Talia che lo trafiggeva con quei suoi occhi blu cerchiati di nero, arricciando le labbra. «Non è colpa di Grover. È me che vogliono. Sono io quella che non doveva venire al mondo, razza d’idiota.»
 
Il ragazzo scacciò l’immagine dalla mente con un ringhio frustrato, strattonando Annabeth e gridandole di correre verso Grover. Non era lei che i mostri volevano, su questo Talia aveva ragione. Annabeth poteva mettersi in salvo. Lui avrebbe combattuto con Talia fino alla fine. Avrebbe combattuto con lei, per lei.
 
«No…» Esclamò Annabeth mentre Luke girava sui tacchi e come un razzo iniziava a correre verso la figlia di Zeus, che a sua volta lanciò un grido di rabbia nel vederlo arrivare.
 
«In nome di Zeus, torna indietro!» Gli intimò, mentre con la sua lancia scagliava una scarica elettrica contro uno dei segugi, facendolo rotolare via. Si accertò di averlo atterrato, poi corse verso Luke.
 
«Non ce la farai mai da sola» Disse il ragazzo afferrandola per le braccia, tentando di scuoterla, di farla ragionare. «Non puoi fare l’eroina della situazione, Talia. Per una volta, sii razionale.» La supplicò guardandola negli occhi, celesti come i suoi.
 
Talia sembrava sul punto di esplodere. Lo guardava ad occhi sgranati, con il viso arrossato dalla corsa e dai graffi, sporca, stanca, terrorizzata. Era stata ferita a un fianco e alla spalla; era un miracolo che riuscisse ancora a tenersi in piedi.
 
«Li tengo occupati,» disse glaciale, e Luke strinse le palpebre, imprecando. «Tu, Annabeth e Grover raggiungete il Campo. Io arrivo subito. Te lo prometto.»
 
Non poté continuare. Gli altri segugi infernali e le rimanenti Furie li stavano raggiungendo. Talia fece per voltarsi, ma Luke la tenne ben salda per le spalle. «Luke…» Singhiozzò, con uno sguardo folle, quasi smaniosa di scendere in battaglia contro quei mostri per concedere ai suoi amici il tempo di scappare.
 
Luke si chinò su di lei e la baciò sulla fronte. Veloce, quasi inesistente, ma pur sempre un bacio. Un bacio che, sperava, avesse la forza di un incoraggiamento e di una promessa. Provò a sorridere, ma non ci riuscì. «Ci vediamo dentro, elettroshock.»
 
Nonostante tutto, Talia ghignò. «Ci vediamo dentro.»
 
Poi Luke la lasciò andare. Lei si voltò, corse verso i mostri, mentre il suo migliore amico correva verso la salvezza. Annabeth e Grover lo aspettavano oltre quelli che dovevano essere i confini, perché sembravano certi di essere al sicuro. Un ultimo sforzo, si disse il figlio di Ermes, e correndo e incespicando vedeva sempre più vicini i volti della bionda semidea e del satiro.
 
Era quasi arrivato, ce l’aveva quasi fatta. Si voltò indietro, un sorriso speranzoso stampato sul volto, per chiamare Talia, per dirle che poteva raggiungerli, che doveva muovere il sedere e sbrigarsi, che erano tutti sani e salvi, che non c’era più bisogno di combattere!
 
E la vide. L’Egida era volata lontano, difesa inutilizzabile. Le tre Furie si libravano nel cielo, volavano in cerchio, sembravano avvoltoi. I segugi infernali ululavano. E Talia giaceva lì, immobile, a terra.
 
Ci vediamo dentro, elettroshock.
 
Ci vediamo dentro.
 

E’ così che amiamo
come se fosse per sempre
poi viviamo il resto delle nostre vite
ma non insieme.

  
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