*Autore: margherota
*Titolo: Le labbra di Arthur
*Fandom: Axis Powers Hetalia
*Personaggi: Arthur Kirkland (Uk), Feliciano Vargas (Nord Italia)
*Genere: Fluff, Sentimentale
*Avvertimenti: What if...?, Shonen ai, Lime
*Rating: Giallo
*Prompt: Ubriachezza molesta - I sei samurai (e un Gabbiano ninja)
*Note: Drabble nata come sfida alla mia dolcissima e amorevole Prof, che ora mi deve una UkIta assurdamente p0rn e piena di zozzerie a più non posso (L)
Anche questa, sì XD (L)


Le labbra di Arthur - non si sarebbe davvero mai detto - erano morbide. Lo era anche la sua lingua, proprio quella che ora era nella sua bocca e lo accarezzava ovunque: si capiva che aveva baciato molto, perché se anche puzzava di alcool si muoveva come se sapesse esattamente dove andare e cosa fare.
Almeno, Feliciano ebbe quella netta impressione, quando si ritrovò a non tremare più contro di lui per quel contatto talmente avvicinato da sentirlo contro il suo corpo, completamente. Forse perché lo era - sul serio - e questo aveva lo strano potere di calmarlo.
Si era ritrovato a bere con Arthur, una sera dopo un comizio.
Lo aveva visto triste, e aveva pensato di accompagnarlo ad un bar.
Lo aveva visto solo, di quella solitudine orgogliosa per cui non si deve rendere conto proprio a nessuno, e lo aveva seguito ignorando caparbiamente i suoi borbottii e qualcuna delle sue imprecazioni. Per le altre si era lagnato e aveva convinto Arthur a non farlo più, almeno per qualche altro minuto.
Aveva bevuto con lui e per lui - ma non era riuscito a bere a sua volta il quinto bicchiere di quella roba, lasciando che solo l'altro si servisse, ancora e ancora. 
Poi l'inglese aveva cominciato a ridere, e anche Feliciano era stato felice.
Poi l'inglese aveva cominciato a lagnarsi, e Feliciano aveva avuto la bruttissima idea di consolarlo.
Così, si era ritrovato contro un muro del pub, con Arthur che gli era incollato contro, mentre tutto attorno vorticava - colpa dell'alcool, colpa delle risate degli uomini, colpa di Arthur che si faceva spazio in mezzo alle sue gambe.
Aveva tremato, per paura e per riflesso della sorpresa di ritrovarsi in una situazione totalmente inaspettata; era rimasto paralizzato sotto le sue attenzioni moleste, nate dal semplice pretesto di un contatto ravvicinato che aveva reso più caldi entrambi i loro corpi.
Poi aveva sentito lui, contro di sé, e non poteva che averlo trovato piacevole, con le sue mani che lo accarezzavano ovunque e la sua bocca che leccava labbra, mento e guance.
Rise, contento.
Un lampo di lucidità attraversò gli occhi di Arthur che, ripresosi per qualche istante dalla nebbia dei propri sensi, si ritrovò senza ragione tra le braccia di quell'italiano fifone, con il sapore delle sue labbra - e non dell'alcool - sulla bocca e un'erezione appena percettibile in mezzo alle gambe.
Feliciano lo guardò senza capire, e lui ebbe davvero la tentazione di picchiarlo, urlargli contro e allontanarlo. Ma avrebbe dovuto spiegare troppe cose, dopo, ammettendo di essersi spinto di propria sponte proprio lì - perché gli era impensabile essere stato l'oggetto di un tale trasporto e non il soggetto, il ché da un certo punto di vista era anche più umiliante.
Così, come se nulla fosse, tornò a baciare Feliciano, esattamente come prima.
Sentì un suo gemito, un versetto gioioso e allegro: capì di essere totalmente sprofondato quando realizzò di esserne contento.