Mentre ti aspetto fuori da scuola, controllo che tutto sia a posto: la motocicletta nera appoggiata al muro sotto il tetto pi vicino, il pacchettino col fiocco rosa in tasca – sperando che non si sciolga – e tutto il coraggio che riesco a trovare.
Seto dice che devo prendere il toro – che saresti tu – per le corna e, anche se lui l’ultimo che dovrebbe dire una cosa del genere siccome credo non si deciderà mai, beh, ha ragione. Devo affrontare questa situazione, immediatamente.

Sta nevicando. Siamo alla fine della seconda settimana di febbraio, direi che è ancora possibile.
Sono belli.
Intendo i fiocchi di neve, che cadono per terra pian piano, staccandosi dolcemente e finendo sull’asfalto. Si sciolgono quasi subito. Forse se nevica così per tanto tempo si potrà andare a slittare, come l’anno scorso e l’anno prima ancora.
Mi arrivato un fiocco di neve sul naso.
Sembra un bacio tanto gelido.

Volevo sedermi sulla panchina, ma poi ho realizzato che se l’avessi fatto mi sarei bagnato tutto il didietro.
Non molto furbo.
Così mi sono appoggiato ad un albero, affondando il viso nella sciarpa e tentando di scaldarmi. Ho il solito berretto calato sugli occhi, ma tanté. Fisso il mio sguardo nel vuoto, cercando di pensare a qualcosa che possa distrarmi.
Mi viene in mente la tua canzone.

«Crow?»
La tua voce mi chiama. Sei uscita da scuola e hai concluso gli allenamenti. Finalmente.
La mia gioia contagia anche gli uccellini sull’albero che, dopo essersi librati in volo, fanno tremare tutti i rami, e in un attimo mi trovo sommerso dalla neve.
Tu ridi.
Devo sembrare un pupazzo di neve in grandezza naturale.
«Ma cosa fai?» chiedi, ti avvicini e spazzoli la neve, ridendo.
Sai, non ho più freddo.