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Autore: Laurentina    13/08/2011    2 recensioni
'Il sottile confine tra la vita e la morte si presentava come una linea appena tangibile sotto gli stivali della ragazza.
La linea, sottile, che stava ad indicare la divisione tra la terra e il cielo.'
Lei era esattamente a metà, a metà tra la terra e il cielo, a metà tra la vita e la morte.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Austria/Roderich Edelstein, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sottile confine tra la vita e la morte si presentava come una linea appena tangibile sotto gli stivali della ragazza.
La linea, sottile, che stava ad indicare la divisione tra la terra e il cielo.
Lei era esattamente a metà, a metà tra la terra e il cielo, a metà tra la vita e la morte.
Era stata colpa di Rodney.
Ovvio.
L'aveva capito che le cose non andavano più bene.
Ma perché non aveva preso la situazione in mano da subito?
No, lei aveva aspettato.
Era successo a una festa.
Stava intrattenendo una pigra conversazione con Rodney, con i bicchieri in mano.
Gilbert passò a salutarli, con un cenno freddo del capo.
Ricambiarono il saluto, con l'educazione riservata a quelle rare feste alle prendevano parte.
- Per domani ho sistemato tutto, amore.
Annunciò Rodney circondando le spalle d'Elizabeta con un braccio.
Il volto di Gilbert si contrasse in una leggera smorfia e lo sguardo della ragazza si spense.
Perché doveva chiamarla così davanti a Gilbert?
- A cosa ti riferisci, Rod?
Chiese trattenendo la rabbia e tentando d'usare un tono annoiato.
- Al nostro matrimonio, amore.
Il bicchiere le scivolò tra le dita frantumandosi sul pavimento, e Rodney poggiò il suo, in tutta calma.
Elizabeta credette d'aver sentito male.
La stava prendendo in giro, sicuramente.
Cercò gli occhi di Gilbert, che era sbiancato.
..L'aveva detto davvero?
-Rod, tu non me l'hai neppure chiesto!
Disse con voce rotta, guardandolo con occhi grandi.
- Ma Elizabeta, tu mi ami.
Suonavo più come un'affermazione che come una domanda.
Affermazione alla quale, comunque, Rodney aspettava una conferma, più che altro per soddisfazione personale.
Gli occhi degli invitati erano tutti su di lei.
-Sì.
Mormorò senza alcuna emozione nella voce, chinando la testa in avanti e sbirciando Gilbert tra i ciuffi di capelli castani.
Il ragazzo distolse  bruscamente lo sguardo, fracassò il bicchiere a terra e se ne andò a passo di carica, mentre Rodney stringeva Elizabeta baciandola sul collo con passione.
Aveva preparato ogni cosa.
Perfino il vestito di lei.
Lo sposo non dovrebbe mai vedere il vestito della sposa prima del matrimonio.
Quando Elizabeta venne finalmente riaccompagnata a casa dopo la festa, in piena notte, lo trovò in una scatola bianca sul letto.
Aprì la scatola ed estrasse il vestito.
Al contatto tra la sua pelle e il tulle bianco scoppiò in lacrime.
Avrebbe voluto pestare il tulle e strapparlo con le suole degli stivali.
Ma a quel punto, non poteva tornare indietro.
S'era infilata in un vicolo senza uscita, e non poteva uscirne.
Infatti.
Dovette infilare il vestito e smettere di piangere.
Si sentiva un'ipocrita.
Alla fine riuscì a frenare le lacrime.
Entrò in chiesa, leggermente barcollante, col velo sul viso, sperando che nascondesse i suoi occhi pesti di pianto.
Era lì, all'altare, in piedi di fronte a Rodney.
Rodney. Aveva un sorriso beffardo stampato in faccia.
Non solo aveva organizzato un matrimonio prima che la ragazza potesse lasciarlo.
S'era fatto dire "Ti amo" da Elizabeta di fronte a Gilbert.
Perché Rodney aveva capito.
Aveva capito ogni cosa, e aveva voluto distruggerli entrambi.
Aveva voluto spezzare il cuore sia a Gilbert che a Elizabeta.
Quando il prete domandò a Elizabeta, il tempo sembrò fermarsi.
Ricordò tanti momenti con Rodney, e altrettanti col prussiano.
- No.
Un no secco e deciso.
La stessa risposta che avrebbe dovuto dare alla domanda di Rodney la sera prima, di fronte a Gilbert.
Uscì dalla chiesa col volto asciutto, correndo impacciata e goffa nell'abito da sposa.
Correndo perse le scarpe, e il fiore che teneva tra i capelli.
Strappò il velo dai suoi capelli, lo strascico, buona parte del tessuto e del tulle.
Finchè non trovò lui: stava seduto su una partita sotto un albero verde.
- Gilbert! Gilbert!
Urlò correndo verso di lui, che non si muoveva, e non accennava a muoversi.
- Gilbert, ti prego. Gilbert parlami, ti prego!
Implorò la ragazza col viso rosso, accaldata.
Il ragazzo la guardò per un attimo con sufficienza.
- Ti ha lasciata all'altare, eh? Ahahah. Lo trovo molto divertente.
- Gilbert ascoltami!
- Non sono una seconda scelta, non sono un ripensamento!
Urlò Gilbert paonazzo.
- E poi, tu ami Rodney, giusto? 'Rodney, ti amo tanto..'
- Gilbert, ti prego!
Sbraitò Elizabeta con voce rotta.
Arrivò veloce come una saetta.
Lo schiaffo di Gilbert sulla sua guancia.
Il ragazzo rimase immobile a vederla correre via.
L'aveva picchiata.
Aveva picchiato una ragazza.
Aveva picchiato lei.
Aveva picchiato Elizabeta. Che mostro era diventato?
Voleva alzarsi, e correre da lei. Voleva chiederle perché non era in chiesa, voleva chiederle perdono e abbracciarla.
Ma qualcosa lo teneva inchiodato alla panchina.
Maledetto orgoglio.
Ecco.
Quant'ancora voleva ripensarci?
Era un vicolo senza uscita. Un'uscita in fondo c'era. Prima che Rodney la trovasse. Prima che la portasse via.
Aspettare? Non serviva a nulla. Una specie di.. principe azzurro non sarebbe saltato fuori dal nulla.
Il vento prese a soffiare, spingendola verso il cielo. Doveva essere il momento. Perfino la natura le diceva che quello era il momento.
- Elizabeta!
Una voce forte, che si avvicinava.
La ragazza si voltò e un po' di terreno franò sotto i suoi piedi.
- Cazzo, Elizabeta, no!
La ragazza precipitò nel vuoto.  
  
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