Note iniziali
Genere: Non per stomaci delicati credo, una scena un po' cruda
verso la fine. Comunque, il rating è R solo per sicurezza.
Personaggi: Lucy, Nuovo Personaggio (si fa per dire)
Avvertimenti: OOC, What if...? Spiler!
Collocazione nella storia: Il Leone, la Trga e l'Armadio, prima
della notte del sacrificio di Aslan
Disclaimer: Le Cronache di Narnia, tutti i personaggi e le
citazioni al libro sono di proprietà di C. Lewis. Nessun Copyright è
stato sfruttato a fini di lucro.
* * *
Cielo azzurro, ghiaccio latente, prati immensi su cui il vento può giocare,
perdersi in quel cielo d’inverno, con gli della stessa forma delle nuvole
ovattate.
Pace illusoria, quiete innaturale, ansiosa attesa.
Prima della battaglia, questo era ciò che vedevano gli occhi di Lucy,
riflessi come gocce d’acqua pura in quell’universo nuovo e sconosciuto,
che tuttavia sentiva già proprio.
La tenda è rosso e oro, si staglia contro l’elegante sobrietà
della natura.
Rosso, come il tramonto, rosso come una matita colorata, rosso come il vestito
più bello.
Chissà di che colore è il sangue dei centauri? E quella della
strega, forse è di ghiaccio come il suo cuore?
A Lucy piace leggere le fiabe, e là c’è sempre una strega
o un mostro orrendo. Ma non sanno mai cos’è la morte, e neanche
lei l’ha imparata, neppure sotto le bombe della guerra.
Perché nelle favole non lo dicono, perché nelle favole il cattivo
muore senza far rumore, in una parola, senza dolore o rimpianto a riempire le
righe bianche fra le frasi colme di bellezza. Nelle favole si sporcano anche
le spade? E sono così lucenti, terribili e affilate? Come quando Peter
ha trafitto il Lupo, è così che succede?
Lucy non ricorda di averlo mai letto.
La lama di Babbo Natale risplende tranquilla nel fodero, come un giocattolo,
pur essendo uno di quei regali che mai avrebbe immaginato di trovare sotto l’albero,
o di ricevere dalle mani di un sorridente e buono grande signore. Serve per
uccidere. In questo stesso momento basterebbe la pressione su un corpo caldo,
e la vita fuggirebbe dalle arterie svuotate con naturalezza, senza suono.
Prima di cena, nell’accampamento nessun rumore turba il silenzio. Loro
non sanno che da lì a poco ogni certezza verrà rotta, lo sguardo
triste di Aslan svelerà il patto con la strega bianca, e per qualche
secondo tutto sarà perduto, tutto sparirà e perdere importanza
alla possente ombra del Grande Leone.
Ma adesso non è possibile immaginarlo, e Lucy cammina tranquilla fra
l’erba soffice, muovendosi come in un sogno, illuminata da una Luna Piena
sorgente. Non sente gli ululati lontani, il frinire della foresta, i sussurri
degli alberi.
Il piccolo pugnale è nel fodero, attaccato a una cinta, e al chiarore
di quella notte lei siede per terra, per rimirarlo rapita, e guardare gli strani
riflessi che la Luna gli regala. La mano delicata ripercorre tutto il contorno,
dal lato più sottile e affilato alla punta aguzza, e soppesandolo con
le dita, con una leggera pressione dell’indice, il ferro offende la carne,
e ne esce una goccia di sangue, come una lacrima. Lucy è spaventata,
ritrae la mano e lascia cadere il coltello ingannatore, fissandolo con sorpresa
mista a paura, finché…
Una mano soffusa raccoglie il coltello, e la bambina vede una figura dai contorni
sfuocati, ora rilucenti e ora completamente bui, con un’espressione di
ambigua impassibilità sul volto umano, che ad ogni movimento rivelo una
sfaccettatura, un lato che risalta per poi scomparire, multiforme e imprevedibile…
Come la lama del coltello. Sfuggente come un ombra.
<< Bambina… Non dovresti tenere un’arma del genere. >>, dice mettendo in mostra una quantità impressionante di piccoli denti bianchissimi. Ma lei non è spaventata.
<< E’ Babbo Natale che me l’ha data. Serve per combattere. >>, mormora Lucy in tono insicuro, guardinga. Improvvisamente si accorge che la creatura non sembra intenzionata a restituirle il pugnale ma lo tiene saldamente, e guardandolo con interesse.
<< Babbo Natale… Certo, la guerra. Ti serve per uccidere, dici? >>
<< Io non voglio uccidere nessuno… >>
Lo strano essere ride senza suono e senza allegria. Poi dice, cono tono melifluo:
<< Io sono un’Ombra di Luna, bambina. Al tuo servizio. >>
<< Io… Non capisco… >>, mormorò aggrottando le sopracciglia la bimba.
<< Posso mostrarti, se vuoi… Posso farti capire cos’è la realtà, la guerra vera, non i giochi di Babbo Natale. >>, risponde subito l’ombra, pronunciato le ultime due parole con una strana espressione disgustata.
<< Come posso imparare? Io sono piccola per queste cose, lo dice sempre Susan. >>
<< E’ facile… Prova a Sanguinare. >>
<< Ma io… Io non voglio! >>, dice con voce acuta la bimba, improvvisamente infastidita.
<< Come preferisci. Allora sta a guardare. >>
E sotto gli occhi spalancati di Lucy, l’ombra impugna più vicino
alla lama il pugnale, e con un gesto abile e veloce trafigge la terra, fino
a farlo entrare in profondità, colorando il terreno color cioccolato
di una strana vena rosso cupo. Lei non capisce il senso del gesto, che comunque
la fa ritrarre inquieta, fino a che non vede…
Con la stessa l’ombra velocità ritira su il pugnale, rivelando
da sottoterra una talpa piccola e scura, grondante di sangue, trafitta alla
testa: la mascella rotta, la lingua sporgente e i denti spezzati e bagnati di
sangue, le pupille che schizzavano dalle orbite e le zampe tese nello spasmo
della morte, mentre produce un basso sibili e – Lucy ne è sicura
– le pupille all’interno dell’occhio sono legate solo da un
sottile capillare, fremendo orribilmente.
E gridò. All’inizio l’urlo non fu suo, perché era
troppo concentrata a non spalancare gli occhi, altrimenti era sicura che il
sangue, che tutto quell’orrore le sarebbero penetrati nella bocca, fra
le ciglia e nella pelle, e quelle ferite sarebbero state le sue, quel viso martoriato
e agonizzante sarebbe stato il suo. Ma qualcosa vibrò, con disgusto e
forza, e il grido riempi tutto, riempì la foresta e la luce della luna,
il sangue e i pensieri razionali, fino ad andare a coprire anche la realtà
stessa, a partire dal bosco tranquillo per finire con la pupilla rotonda e lucida
della piccola talpa, nascondendo tutto a suoi occhi lentamente, come una colata
di sangue vermiglio.
L’ombra di Luna sorrideva. Il pugnale tornava a riposare, attendendo il
giorno della follia.
Lucy si risveglio improvvisamente, nella tenda, fra le coperte leggere e intessute
riccamente, mentre il respiro regolare di Susan la induceva al sonno. Il pugnale
mandò un bagliore, ma alla Luce della Luna, nemmeno il possente Aslan
se ne sarebbe accorto.
Prima, e credo ultima, delirante storia su narnia. Non so come mi è uscita, magari se ne recensite me lo dite voi.
Suzako