UNA LETTERA DALLA BOEMIA
Se aveste
chiesto a qualsiasi persona, ad un famigliare, ad un amico o ad un semplice
passante che sensazioni e termini associasse alla parola “obitorio”, con
moltissima probabilità avrebbe risposto con “buio”, “freddo”, “da brivido”,
“triste” e più drasticamente -ma non a torto- con “morte”.
Insomma,
un luogo scomodo, perché le persone, anzi, i corpi racchiusi in questo luogo
sono –per l’appunto- solo corpi, da analizzare e classificare con un numero,
per poi affidarli ai parenti che possono ridar loro il nome con cui erano
chiamati in vita.
Un luogo da
evitare per il maggior tempo possibile, in cui di certo non si vorrebbe fare
l’ingresso, nemmeno da vivi.
Ma
se aveste chiesto a Molly Hooper cosa ne pensava dell’obitorio, vi avrebbe
risposto diversamente.
Per
lei, ragazza introversa e con la testa fra le nuvole, non era facile
relazionarsi con la gente, con i vivi…ma i morti, i morti sì che li conosceva
bene!
Fin
da piccola era rimasta affascinata dagli studi di medicina, ma nessuno avrebbe
scommesso mezzo centesimo che una giovane donna così fragile ce l’avrebbe fatta
ad intraprendere con successo lo studio di una scienza che prevedeva così tanta
attenzione e controllo delle emozioni.
Eppure,
quella stessa ragazza, spesso distratta, con troppa fantasia e pochi amici,
quando si concentrava sui suoi studi riusciva senza difficoltà a rimanere con i
piedi ben piantati a terra e a dare il meglio di sé. La stessa Molly che si era
sempre sentita fuori posto, perfino nella sua stessa famiglia, aveva trovato
nella medicina la sua dimensione di vita
ideale.
Inizialmente,
l’idea di lavorare in un obitorio l’aveva lasciata un po’ perplessa, ma
ripensandoci si era resa conto che un lavoro del genere prevedeva non meno
attenzione e impegno di un medico che aveva a che fare con un paziente ancora
in vita, perché un corpo poteva dire così tanto di sé, non solo di come era
avvenuto il decesso, ma come aveva vissuto.
Proprio
così: non un corpo, bensì una persona, con la sua storia da raccontare
attraverso il suo fisico. Per questo Molly non riusciva a vedere l’obitorio con
gli stessi occhi della gente: così, una donna incapace di relazionarsi con i
vivi, era bravissima a capire i morti.
Se
da un lato aver trovato il suo posto nella società –rimanendone fuori- era
stato un evento positivo per lei, un po’ meno lo erano i conseguenti effetti
collaterali: sua sorella minore si stava per sposare, mentre lei aveva superato
da poco i trent’anni e i genitori la guardavano con il solito sguardo perplesso
ed erano sempre più impazienti di vederla con un compagno e costruirsi una vita
come la sorella.
Molly
chiuse l’ultimo sacco nero della giornata, sospirò e tolse il camice bianco.
Era finito il suo turno e all’entrata del Sant Bartolomew l’aspettava sua
sorella Claire che aveva insistito affinché Molly l’accompagnasse a scegliere
gli inviti per le nozze.
Si
tolse l’imballaggio protettivo dalle scarpe, si sciolse i capelli, prese un bel
respiro profondo e si avviò all’uscita dell’obitorio.
“A
domani ragazzi…” e si chiuse la porta alle spalle.
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Il
negozio era, come dire…pittoresco: i colori dominanti erano il rosa, il bianco,
l’azzurro…tutti colori pallidi che coprivano pareti addobbate con nastrini,
fiori e lo spazio per camminare era limitato, poiché su tanti piccoli scaffali
ed armadietti lavorati con la tecnica del decoupage erano esposte bomboniere di
tutte le forme e dimensioni.
“Molly,
cosa ne dici di questo?Mmh…no troppo pacchiano! Oh e questo come ti sembra?”
indicando una busta con due pastorelli che si tenevano la mano.
“No
neanche questo, è troppo…bucolico!”
Molly
si limitava ad annuire o scuotere la testa negativamente perché come sempre sua
sorella riusciva a mantenere un monologo per ore; probabilmente era stata loro
madre ad insistere affinché Claire le chiedesse di partecipare agli acquisti
matrimoniali.
La
futura sposa si fece consigliare da una commessa, così Molly ne approfittò per
gironzolare liberamente nel negozio.
Fu
subito attirata dal settore dedicato ai gatti, l’unica passione che aveva
all’infuori del suo lavoro e di…Sherlock.
C’erano
carte con stampe di gattini in tutte le versioni possibili e il suo volto, fin
da poco prima annoiato, si illuminò di entusiasmo, ma i suoi occhi furono ben
presto catturati da delle buste molto più semplici, eppure così eleganti.
“Ah,
vedo che lei è una vera intenditrice!”
Molly
sobbalzò spaventata: una commessa si era avvicinata silenziosamente alle sue
spalle e l’aveva colta alla sprovvista.
“Veramente
non me ne intendo per niente, ma queste hanno…un certo non so che!” rispose.
“E’
così signorina. Vede, queste lettere provengono dalla Boemia, e come tali hanno
una caratteristica filigrana molto particolare. E’ sorprendente come una carta
così semplice possa sprigionare tanta eleganza e raffinatezza; nessuna, tra le
buste e le lettere di questo negozio riescono a pareggiarle e le consiglio di
approfittarne perché disponiamo di un numero limitato di pezzi.”
A
sentire ciò, Molly fu colpita da un pensiero che la sorprese e la fece arrossire:
“Una semplice carta, che all’apparenza sembra nulla di interessante è riuscita
a trarre la mia attenzione, chissà se Sherlock riuscirà ad apprezzarla!”
“Allora
cosa ne pensa?”
“Oh
scusi, mi ero incantata per un attimo! Sì, dunque…la prendo!”
Qualche
momento dopo tornò sua sorella, raggiante e soddisfatta della sua scelta,
invece Molly stava provando un turbinio di emozioni: l’adrenalina si mescolava
con l’ansia di dover consegnare una lettera, anzi, La Lettera a Sherlock.
Quando
l’avrebbe recapitata? Ancora non lo sapeva, ma nel frattempo avrebbe conservato
gelosamente la sua speciale missiva.
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“Hey Molly
cara!”
Molly
non fece in tempo a girarsi che si trovò circondata dalle braccia del suo nuovo
fidanzato. Proprio così! Fidanzato, ancora non riusciva a crederci!
“Jim
amore, aspetta almeno che mi tolgo il camice!”
Jim
era un tale tesoro e ancora non riusciva a spiegarsi come lui avesse potuto
innamorarsi proprio di lei!
Si
erano incontrati per caso: lei era corsa al distributore di caffè perché
Sherlock le aveva chiesto di portargliene uno e lei non voleva certo far
aspettare il suo amato genio. Molly sapeva bene che lei non era “abbastanza”
per un uomo così intelligente; Sherlock era qualcosa di irraggiungibile, ma
quando lo vedeva non poteva fare a meno di sperare che un giorno potesse
vederla con occhi diversi. Così sopportava i suoi modi bruschi, le sue frasi
fuori luogo e il rifiuto alle sue timide avanches, come in questo caso, in cui
l’invito a bere un caffè insieme l’aveva trasformata in una cameriera.
Probabilmente
la sua frustrazione non solo era ben visibile, ma l’aveva coinvolta
completamente perché non si era resa conto che non era più sola davanti al
distributore, ma dietro di lei c’era un giovane uomo che stava aspettando il
suo turno.
“Scusa
se ti disturbo ma…fulminare con lo sguardo il distributore non basterà a far
scendere il caffè!”
“Oh
scusa! Scusami tanto ero distratta!”
“Tranquilla,
non fa niente! Anzi chiedo scusa per averti distolto dai tuoi pensieri,
sembravi davvero concentrata…ah…”
“Molly,
mi chiamo Molly!”
“Jim,
piacere di conoscerti! Posso offrirti un caffè?”
“Grazie
ma non è per me, devo portarlo ad un…amico…no, intendo dire…beh diciamo che è
un detective, è una storia piuttosto lunga!”
“Nessun
problema, ma se è questo detective la causa dei tuoi pensieri, direi che può
aspettare per il suo caffè, così possiamo fare una chiacchierata. Cosa ne
dici?”
Molly,
combattuta si morse il labbro inferiore. Da un lato temeva di irritare Sherlock
non portandogli subito il caffè, dall’altro aveva davanti a sé Jim, un ragazzo
così disponibile…e pure carino! Per una volta Molly diede corda alla curiosità
che le suscitava l’uomo e alle aspettative della sua famiglia.
-
Ma sì, perché non buttarmi per una volta?- pensò.
“Va
bene, beviamoci questo caffè!” rispose sorridente.
“Magnifico!”
esclamò entusiasta Jim.
E
così, da quel momento aveva cominciato a frequentare Jim, e con che rapidità si
era evoluto il loro rapporto! Dopo pochi appuntamenti si erano già fidanzati,
Molly non riusciva ancora a crederci!
-Al
diavolo Sherlock!- pensò risoluta.
Una
sera si diedero appuntamento a casa di lei.
“Vado
a preparare qualche stuzzichino Jimmy caro! Tu accomodati pure in soggiorno”
Invece
Jim aspettò che Molly si affaccendasse in cucina e, data la sua immensa
curiosità, cominciò a gironzolare per l’appartamento, “giocando” a dedurre
quanto più possibile su quella donna così semplice, quanto utile ai suoi scopi.
Giunse
in camera da letto. Il comodino posto accanto al letto aveva uno scomparto
quasi completamente aperto.
Jim,
senza alcuno scrupolo per la privacy di Molly frugò al suo interno e la sua
attenzione fu subito catturata da una busta.
Non
fu la particolare filigrana a colpirlo per primo, ma il nome scritto con una stilografica
blu proprio al centro della lettera.
L’aprì,
ma all’interno c’era solo un foglio di carta bianco, nessuna scritta: Molly non
era mai stata una ragazza coraggiosa e per questo molto spesso i suoi sogni
rimanevano…solo sogni. E lo stesso era successo per quella lettera d’amore mai
scritta; solo un’intestazione, come a rappresentare tutte le sue iniziative mai
portate a termine per la paura di essere giudicata.
“Ah…ma
è perfetta!” sussurrò tra sé e sé.
Jim
non ci pensò due volte: nascose la busta nella tasca della sua giacca, richiuse
il cassetto e tornò in salotto, dove poco dopo tornò Molly con un sorriso
spensierato, inconsapevole degli schemi dell’uomo che aveva accolto nella sua
vita.
Molly
era felice, lo era davvero, ma sapeva anche che non aveva ancora superato la
sua colossale cotta per Sherlock: infatti ogni sera prima di addormentarsi
riprendeva in mano quella fantomatica busta con scritto solo il nome del
destinatario.
La
guardava per un po’, la premeva al petto, poi la richiudeva nel cassetto e
spegneva le luci, nella speranza che ogni giorno che passava le portasse via
una parte di quella strana malinconia che sentiva in fondo al cuore, data dalla
consapevolezza che non avrebbe mai potuto conquistare il suo amato detective.
Quella
notte però l’avrebbe passata con Jim; la loro prima notte insieme, perciò era
decisa ad ignorare il contenuto di quel cassetto e focalizzare tutta la sua
attenzione –e forse un giorno anche il suo cuore- su Jim, l’unico uomo che
l’aveva accettata per quello che era.
Quello
che la tenera, innocente Molly non poteva sapere era che c’avrebbe pensato lui
a spedire quella lettera.