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Autore: Dead Master    14/08/2011    7 recensioni
"Idiota, cosa ci trovi di divertente?!"
"Rido perchè mi piaci, Gokudera" lo disse col suo solito e insopportabile sorriso da idiota, con un tono talmente naturale che se fosse stato distratto avrebbe potuto benissimo pensare che stesse parlando del tempo o dei compiti per il giorno seguente.
Solo che Gokudera non era distratto.
Non sono molto brava con le presentazioni, ma se come me amate Yamamoto e Gokudera insieme, allora questa storia fa per voi.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! ^^
Premetto che è la prima storia che scrivo su Katekyo Hitman Reborn!, ma spero di essere riuscita a cavarmela...
Essendo questo solo un prologo è abbastanza breve, ma prometto che a partire dal prossimo i capitoli saranno più lunghi, quindi don't worry :)
Non si svolge in un periodo ben preciso, ma direi che si può inserire nel periodo di tranquillità dopo l'epilogo della battaglia degli anelli e prima degli eventi del futuro.
Ovviamente 8059.
Senza di loro, il mondo non ha senso. V.V

Buona lettura!





                    INFECTED





Prologo





Come era arrivato a creare quella situazione?
Hayato Gokudera si passò una mano sul volto contratto in un'espressione sofferente mentre aspirava l'ultimo tiro della sua sigaretta, gettando poi il mozzicone con stizza e accendendone subito un'altra, imprecando a causa delle mani che tremavano per la rabbia e la disperazione.
Sospirò soddisfatto rilasciando il fumo dalle labbra; era l'unica cosa che pareva consolarlo, anche se per pochi istanti.
Era seduto nel terrazzo della scuola nonostante le lezioni fossero iniziate da tempo, ma in quel momento non gliene importava un bel niente; più che altro non voleva far preoccupare il Decimo, ma andare in classe significava che sarebbe dovuto stare nella stessa stanza insieme a lui.
Non credeva di avere ancora la forza necessaria per fingersi indifferente a tutto quello. E poi, non avrebbe potuto sopportare il suo sguardo spento, i suoi sorrisi falsi. Solo Hayato si era accorto che nei suoi occhi mancava la scintilla allegra che lo caratterizzava da sempre.
Certo che se ne era accorto. Come non poteva? Era lui la causa di tutto.
Come poteva essere stato così egoista? Così bastardo? Si era comportato da vero idiota.
Anzi, peggio.
Non poteva più guardare in faccia quello a cui affibbiava sempre quell'insulto, non era neanche più degno di chiamarlo così e soprattutto non meritava di essere il braccio destro del Decimo. Cosa avrebbe detto infatti se avesse saputo? Di certo non sarebbe stato contento di lui, l'avrebbe disprezzato e tolto dal suo ruolo di Guardiano, perché non avrebbe più potuto fare affidamento su di lui sapendo cosa la paura che celava nel suo cuore lo portava a fare, come riusciva a far soffrire le persone che gli stavano intorno, oltre che se stesso.
Come poteva distruggere le convinzioni che il Decimo aveva su di lui, dopo che proprio grazie al Decimo era riuscito a concedere nuovamente un po' di fiducia agli altri?
Ma in realtà era Hayato quello che non meritava fiducia.
Testardo e stupido al punto di diventare cieco pur di non vedere quello che non credeva vero e che, soprattutto, non voleva vedere;
sordo per non sentire quelle parole a cui non voleva, no, non poteva credere e a cui avrebbe tanto voluto rispondere nello stesso tono gentile.
Era diventato insensibile e freddo, crudele quasi - più che altro era bravo a ignorare quella voce che dentro di sé urlava senza sosta cose che non avevano senso - pur di mettere a tacere quei sentimenti così sbagliati - così giusti - da terrorizzarlo, da farlo scappare dalla verità per rintanarsi in una bugia che ormai gli era troppo familiare per poterla abbandonare. Gokudera non poteva aprire il suo cuore, chiuso a tutto e tutti per così tanto tempo, perché era sicuro che qualcuno lo avrebbe fatto a pezzi, di nuovo.
Ma come era arrivato fino a quel punto?
Avrebbe voluto annegare nella sua dinamite, avrebbe dovuto togliersi di mezzo dopo quello che aveva fatto a Yamamoto.
Soprattutto perché, nonostante sapeva benissimo di avere torto - non era un idiota del baseball, lui -, si stava ancora convincendo del contrario. Il che gli sembrava ancora più idiota.
Aspirando l'ennesima sigaretta alzò gli occhi tormentati verso il cielo sereno di Namimori, sperando di riuscire a...
Spense con rabbia la cicca sul pavimento del terrazzo, per poi allontanarla il più possibile da lui con un calcio e prendersi la testa fra mani, scuotendola come per scacciare quel pensiero molesto che gli aveva attraversato la mente giusto un attimo prima.
Quando gli sembrò di essersi calmato abbastanza si decise ad alzarsi per andare finalmente in classe. Era inutile perdere altro tempo.
Aprì la porta che dava sulle scale, ma prima di scendere si arrischiò a lanciare un ultima occhiata al cielo, quasi con timore però, come angosciato che il pensiero di poco prima potesse tornare a punzecchiarlo.

Impossibile non pensarlo.

Si voltò rassegnato e irritato al contempo e scese i primi gradini.

Sperando.


 








Bene, e con questo io ho finito! Spero che vi sia piaciuto..!
Ci vediamo alla prossima =)




   
 
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