Libri > Alice nel paese delle meraviglie
Ricorda la storia  |      
Autore: Marselyn    14/08/2011    1 recensioni
Non si sa nulla del come e del perchè, ma Alice ancora una volta si ritrova in una delle sue avventure.
Uno stralcio di un nuovo viaggio, di una nuova storia.
Perchè chi può dirci che tutto finisce lì, nelle ultime parole a noi note? Chi può assicurarci che Alice non continuerà invece a viaggiare, a dialogare con gli abitanti del paese delle meraviglie, a incontrare regine e re dalle strane abitudini? Nessuno può. Nessuno davvero.
Cit:
Alice scorse la figura di una donna vestita di un verde opaco, come filtrato da un vetro appannato; ella sembrava in attesa, proprio in mezzo a due degli abeti. Fu giunta a qualche passo da lei, che quella la scorse pure e, sorridendole molto contenta, venne avanti di un passo. Quando le fu accanto, Alice sbirciò oltre la sua spalla e con sorpresa (e una certa delusione) vide che tra i due alberi in cui ella poco prima se ne stava non esisteva spazio per neanche il dito del più piccolo dei bambini. Si domandò, la povera Alice, come avesse fatto quella a starci, ma non ebbe tempo di provare a darsi risposta, che la donna parlò.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


La regina del campo vuoto







Alice si ritrovò in mezzo a un vastissimo prato.
Dopo l’umido della foresta nella quale era appena stata, la dolce e tiepida brezza mattutina le confortò il viso e le solleticò il collo (per dirsi la verità, non aveva la minima idea di che ora della giornata quella fosse, ma il calore del sole sulla pelle somigliava tutto a quello del mattino di mezzo).
Ma ben presto l’idillio rincuorante del nuovo clima cominciò a svanire pian piano, lasciando il posto alla sempre più ovvia evidenza che quel posto sembrava essere deserto. Alice si guardò intorno e non vide altro che verde. Un’immensa distesa di verde, un verde così bello e cristallino (qualità, quest’ultima, da attribuirsi probabilmente alla rugiada, la quale confermava, inoltre, l’ora che Alice si era figurata che fosse... sempre che effettivamente esistessero ore in quel posto, e che la rugiada, come ogni altra cosa, ne tenesse conto); così bello questo verde da far spalancare la bocca e ammaliare gli occhi.
Per quanto bello fosse, però, Alice non tardò a rendersi conto di essere sola e sperduta in mezzo a quello che, per disponibilità di risorse parlando, era poco più di un deserto.
Continuò a rigirarsi intorno, nella speranza di trovare qualcosa che non fosse erba, e qualcosa finalmente trovò. In lontananza, da un lato del campo visivo, ella vide una sottile striscia di verde un poco più scuro, appena sopra la linea d’orizzonte del prato. Non avendo nessuna intenzione di restare lì per sempre, Alice si mosse in quella direzione.
Camminò per qualche minuto senza che la linea desse segno alcuno di vicinarsi, quando finalmente quella cominciò a ingrandirsi. Nel giro di pochi minuti, Alice riconobbe le chiome e i tronchi di quelli che avevano tutta l’aria di essere gli alberi al limitare di una foresta.
Rincuorata dal mutarsi del paesaggio, camminò ancor più velocemente e dopo un po’ capì che gli unici alberi lì presenti dovevano essere proprio quelli che vedeva lì, piantati in perfetto ordine, uno accanto all’altro, una fila interminabile di verdi abeti, che si allungava a perdita d’occhio, oltre i quali non poteva dire cosa vi fosse, giacché questi si trovavano proprio al margine superiore di una vasta collina (che, la poveretta, presa com’era dalla fretta e dalla confusione, non si era neanche resa conto di aver scalato), ed erano serratamente attaccati gli uni agli altri, di modo che nemmeno un ciglio potesse oltrepassarli tra un fusto e l’altro. E dunque non c’era speranza di attraversarli.
Tutto questo, lo vide da lontano, ma appena si avvicinò un altro poco, appena prima di raggiungere la schiera di alberi, Alice scorse la figura di una donna vestita di un verde opaco, come filtrato da un vetro appannato; ella sembrava in attesa, proprio in mezzo a due degli abeti. Fu giunta a qualche passo da lei, che quella la scorse pure e, sorridendole molto contenta, venne avanti di un passo. Quando le fu accanto, Alice sbirciò oltre la sua spalla e con sorpresa (e una certa delusione) vide che tra i due alberi in cui ella poco prima se ne stava non esisteva spazio per neanche il dito del più piccolo dei bambini. Si domandò, la povera Alice, come avesse fatto quella a starci, ma non ebbe tempo di provare a darsi risposta, che la donna parlò:
- Salve, cara bambina -, disse, muovendo le mani in aria, come seguendo l’impulso di abbracciarla, e poi ritirandole goffamente.
- Salve, dama -, rispose Alice gentilmente.
La donna parve rallegrarsi in viso e disse con molta cordialità: - Io sono la regina del campo vuoto, ma sono felicissima che tu mi abbia offerto il titolo di dama! Ohi che sbadata! Non ti ho ancora offerto nulla e tu mi hai già concesso la tua gentilezza! Posso offrirti un tè? Una tazza di latte? Una limonata? Una bibita di qualunque tipo? – domandò ansiosa, muovendo le mani in modo frenetico.
Alice sbirciò oltre la spalla della regina e, come immaginava, non vide altro che una distesa di verde che correva fino a dove occhio poteva scorgere. Si chiese come la regina potesse procurarsi anche solo una zolletta di zucchero in quel posto, ma decise di rifiutare educatamente l’offerta per evitare fin in principio di porle il problema, avanzando la scusa che si era già dissetata abbastanza appena prima di arrivare lì.
- Allora posso offrirti un pasticcino? Un biscotto? Una fetta di crostata? –, insistette la regina, portandosi l’indice al mento, profondamente intenta a passare in rassegna ogni possibile dolce. –Posso offrirti un bignè? O vuoi che ti offra una torta di cioccolato?
Alice non avrebbe saputo dire se la regina parlasse a lei o a se stessa, in ogni modo, per porre fine a quell’interminabile enumerazione (nonostante non riuscisse ancora a immaginare dove mai ella avrebbe preso anche una sola squisitezza di quelle che prometteva) e visto che sarebbe stato molto scortese rifiutare ancora, Alice disse infine: - Prenderò un biscotto, mille grazie.
La regina, che fino ad allora non aveva smesso un secondo di elencare una grandissima quantità di ghiottonerie da mangiarsi in un boccone, numerando freneticamente con le dita e muovendo gli occhi a destra e a sinistra in un crescendo tutto agitato e impazzito, come se stesse cercando di dire nel minor tempo possibile ogni dolce che le venisse in mente senza farsene sfuggire una sola mollica, al sentire Alice si zittì improvvisamente (e finalmente! per la povera bambina) e, con tono altamente grato e guardando gentilmente Alice, disse: - Certamente! – E rimase lì, ferma, sempre sorridendo, senza muovere un muscolo e una piega di quel bel vestito, con le dita intrecciate sul grembo.
Alice sorrise in risposta e attese che la regina le portasse il suo biscotto, ma dopo un paio di minuti, vedendola ancora immobile come in uno strano riposo, decise che si sarebbe fatta indicare la via per uscire da quel prato e se ne sarebbe andata in fretta.
- Lei è molto gentile, ma ho una certa urgenza e non posso trattenermi più a lungo, mi dispiace. Saprebbe dirmi... -, ma non riuscì a finire la domanda che la donna riprese a parlare.
- Posso offrirti prima una bella canzone? O una poesia? O un fiore? Posso deliziarti con un raggio di sole? Oppure...  
- Grazie mille, ma non voglio nulla – rispose Alice educatamente (ci provò, c’è da ammetterlo.), ma la regina non la ascoltò neanche e continuò a offrirle ogni cosa le affacciasse alla mente, a malapena fermandosi a riprendere fiato.
- Ho detto – continuò Alice, sforzandosi di mantenere la calma, - che non voglio niente.
- Posso offrirti una nuvola? Una pentola? Un granello di polvere?
- No, grazie! – seguitò a tentare Alice tutta spazientita, perchè le pareva di stare impazzendo e di non poter più sentirla ciarlare, tanto più che la voce di lei si faceva ogni attimo più acuta e isterica. Ma quella continuava:
- Una pietra? Un’erba? Un’ora? Una L? Una Volta? Due volte?
- Per mille cappellai dei più pazzi che si trovino! – sbottò Alice, esasperata, - Stia in silenzio una buona volta e chiuda quella bocca! Mi ascolti adesso, la prego! – Al che la regina, sorpresa come mai Alice aveva visto nessuno prima, si zittì immediatamente e rimase buona e cheta ad ascoltare. Alice sospirò, ma stette attenta a non concederle un attimo di più, quindi riprese e disse così, molto chiaramente e scandendo ogni parola meglio che potette: - Non voglio quello che mi ha offerto.
- Ma allora cosa vuoi? –, fece la regina stupita e alquanto in allarme.
- Niente –, si affrettò a dire Alice. – Proprio e in assoluto niente.
- Oh -, la regina parve tranquillizzarsi. - Certo, va bene. Se questo è ciò che desideri! -. E così dicendo prese a muovere le mani molto stranamente, come ad affettare l’aria, fece così segno di prenderne un grosso pezzo (sforzatevi e parliamone come una cosa normale, giusto per non lasciar quella poveretta della regina sola nella propria convinzione, e quella pazientissima Alice a dover assistere a uno spettacolo che mai nella vita aveva sperato di contemplare, e poi per assicurarci di appropriarci bene della storia) e, questo pezzo qui, soffiandoci dentro, lo porse ad Alice.
- Tieni -, disse la regina, tra un soffio e l’altro (si faccia ora finta che al posto dei punti ci sia uno sbuffo ben assestato). - Questo... è... il... tuo... Niente..., soffiaci... e conservalo... subito... -.
Alice, che, alla domanda della regina, aveva espressamente chiesto le offrisse ‘Niente’, fece presto a comprendere che la donna proprio quello stava cercando di darle, così, reggendole il gioco come si fa con le ostinate credenze dei bambini, fece segno di afferrare quel pezzo di Niente e di reggerlo tra le mani.
– Grazie mille, ora... –
Tuttavia la regina costernata esclamò: - Ma devi soffiare! – E cominciò a soffiare febbrilmente tra le mani di Alice.
- Perchè mai dovrei soffiarci! – sbottò quella, stizzita.
E soffiando di nuovo tra una parola e l’altra, così che ad Alice per poco non venne un attacco di nervi talmente era lenta a esprimersi, la regina rispose: - Perchè... altrimenti... ci... va... a finire... l’aria...! – E ancora soffiò soffiò soffiò.
- Oh d’accordo! – Irritata, Alice si soffiò una volta tra le mani e poi fece segno di portarsi il Niente alla bocca, masticarlo e ingoiarlo.
- Oh, bravissima! -, squittì la regina, battendo le mani e saltellando sul posto. – Sei stata davvero bravissima! Tu sì che sei una bambina giudiziosa! Cara, cara bambina! Ne vuoi ancora?
- No! – rispose Alice, e nella gran foga lo disse urlando, - non voglio Niente, grazie.
Sempre raggiante la regina fece per parlare, ma l’altra questa volta la anticipò e, piuttosto bruscamente in effetti, disse: - Non voglio che lei mi offra Niente e neanche Tutto, per piacere!
La regina, la cui gentilezza non era mai stata così malamente rifiutata, in un primo momento fu sorpresa, quindi richiuse la bocca e abbassò gli occhi tristemente, infine diede le spalle ad Alice e si incamminò, con la testa bassa, costeggiando la fila d’alberi.
Alice, un po’ per senso di colpa e un po’ perchè altrimenti non avrebbe saputo a chi rivolgersi per andarsene da quel posto, la raggiunse correndo e in tono sinceramente dispiaciuto disse: - Può offrirmi la sua presenza, se vuole!
La regina smise di camminare e si voltò a guardarla. Il suo sguardo era ancora ferito, così come i tratti del suo viso, ma pareva ora più tranquilla.
- E potete offrirmi la vostra parola, se non vi dispiace.
Il viso della dama si irradiò repentinamente e con la voce un po’ acuta di prima cominciò: - Oh, sono molto contenta che tu mi abbia offerto di offrirti la mia parola, è molto gentile da parte tua. Non avrei saputo offrirlo meglio. Sei, sì... probabilmente la persona più gentile che io abbia mai conosciuto!
Alice sorrise e si vergognò un po’ per la maleducazione mostrata poco prima: la intenerì il modo in cui la regina continuava a sostenere quanto fosse gentile anche dopo la sua sfuriata, dunque decise che prima di chiederle la strada per uscire da quel luogo, avrebbe fatto un po’ di conversazione.
- Mi chiedevo... lei vive qui?
- Certo che no, vengo qui solo quando voglio stare a casa.
- Dunque è la sua casa?
- Oh, probabilmente hai ragione, certo. Sei molto gentile a dirmi questo, grazie. – E sorrise molto gentilmente.
Dopo questa risposta, ad Alice parve proprio il caso di cambiare argomento.
- Questi alberi li ha piantati lei? Sono proprio strani!
- Ti sono grata che tu ne abbia il dubbio, ma no, sono qui da prima che io li piantassi.
- Ma allora li ha piantati lei!
- Oh, sei molto gentile a pensarlo, grazie – E sorrise.
Sembrava che la regina volesse incondizionatamente attribuire ogni evento, vero e fittizio, alla gentilezza di Alice, o almeno questo alla bambina parve. In questo modo non sarebbero mai arrivate da nessuna parte! Alice azzardò quindi un ultimo tentativo di conversazione, ma sperò a questo punto che non andasse a buon fine, così avrebbe potuto chiederle come si ce ne andava da lì con la coscienza di tutto punto, ma senza intrattenersi più di tanto.
- Le offro di farmi una domanda -, disse, sperando che la regina non confondesse la parola ‘domanda’ con ‘offerta’, altrimenti... preferiva non pensarci.
- Oh –, fece la regina, portandosi le mani al petto con gli occhi meravigliati. – Posso farti una domanda?
- Certo! –
- Davvero grazie! –
- Non è nulla –, rise Alice, sinceramente lieta poiché scoprì che non le sarebbe dispiaciuto riuscire a conversare un po’ con la regina. Ma quella non si mosse e rimase con le mani intrecciate al petto, la bocca sorpresa e i grandi occhi stupiti.
Alice attese quattro o cinque minuti, e trovandolo un tempo ragionevolmente sufficiente per trovare un qualcosa da chiedere, la esortò: - Dunque?
- Come piace a te.
- Voglio dire... non ha domande da farmi? Ne sto ancora aspettando una.
- Ma te l’ho fatta.
- Certo che no, me ne sarei accorta – replicò Alice, piuttosto seccamente.
- “Posso farti una domanda?”, è questo che ti ho chiesto.
- Oh – fu l’unica cosa che ad Alice venne in mente di dire.
A quel punto era più che convinta di aver ormai fatto tutto il possibile per intrattenere la regina (o perlomeno il necessario perchè venisse a pace con la propria morale) e, sebbene le facesse molta tenerezza, altrettanto non avrebbe potuto resistere un minuto di più lì.
- Sapete come posso lasciare questo posto? -, chiese infine.
- Certo che sì.
- Sarebbe così gentile da guidarmi?
- Certo che no. – La regina si raddrizzò, portando le dita incrociate giù e si indurì in viso.
Alice, alquanto infastidita da tanta improvvisa scortesia, imporporò in volto.
- Può farmi uscire da qui, per favore? -, insistette, marcando le ultime due parole.
- Ho detto di no. Posso solo dirti come fare.
- Allora me lo dica, mille grazie.
Ora Alice era decisamente irritata, non poteva credere che dopo tutte le gentilezze che aveva mostrato alla regina (ancor di più di fronte all’insistenza e alla petulanza di lei!), adesso quella le riserbasse tanta brusca sgarbatezza. D’ora in poi l’avrebbe ripagata con la stessa moneta!
- Allora? -, la esortò, visto che quella rimaneva immobile.
- Per uscire da qui dovrai farmi un’ultima offerta. Sarai tu a decidere qual cosa offrirmi, ma sappi che dovrà essere l’offerta più gentile che tu possa trovare. Avrai una sola possibilità e non dovrai sbagliare.
- Ah, dunque dovrei essere gentile con lei! E neanche sbagliare! – In verità Alice era convinta che avesse solo pensato quest’ultima linea, ma dalla risposta della regina capì che l’aveva detto, esclamato, e pure bell’e forte!
- Esattamente -, rispose severa la regina.
- E chi deciderà se l’offerta è abbastanza gentile?
- Sarò io a decidere -, disse quella, ancora più severa.
- Ma non è leale! La decisione non sarà mai imparziale!
Ma la regina non si mosse né parlò. Semplicemente si limitò a scrutarla, nella sua posa austera.
Alice non aveva mai visto nessuno di così gentile tramutarsi di punto in bianco in un altro tanto insensibile e rude!
Sbuffò irritata, si sedette sul prato e cominciò a riflettere, ignorando alla meglio la rabbia che le ribolliva dentro, come in una pentola piena si sbuffi, e che le offuscava la mente, rendendogli pressoché sgarbata ogni possibile offerta le venisse alla testa.
- Dunque – disse fra sé, – non devo lasciarmi prendere dalla rabbia. Se non passo la prova sarà inutile fare tanto la scortese perchè posso dirmi addio io stessa! Morirò di fame e di sete in questo orribile luogo, questo è il punto. Ordunque, posso offrirle di indicarmi la via d’uscita, così risolverei il problema molto direttamente, che sia garbata o no. Dovrà pure rispondermi? Eppure... no, non ha detto mica che accetterà o rifiuterà, soltanto che mi tocca farle l’offerta più gentile che esista. Oh, questa storia mi fa ballare i nervi! E guarda lì, guarda come mi fissa. Sembra proprio una statua! Una brutta e arcigna statua di marmo verde muffa! Oh! Suvvia, Alice, calmati, ritrova le buone maniere, non mi sembri neanche più tu. Sarà questo posto, sarà questa folle prova, ma mi tocca sentirti parlare come mai avrei immaginato! Avanti, Alice, cara, hai affrontato altre di queste stramberie che ti ingannano di non aver soluzione, io mi fido di te, ma pur devi rendermene conto! Da brava, dunque, devo tirarmene fuori. Potrei dirle: “Lei è la persona più gentile che esista (sì, così è abbastanza complimentoso) e sarebbe mio grande, immenso onore offrirle un... filo d’erba! Tanto qui ce n’è a bizzeffe!” No, quest’ultima frase non la direi. E’ proprio così però... oppure le potrei offrire un albero, ce n’è troppi anche di loro ed è per colpa loro che non posso andare dall’altra parte della collina! Oppure... vediamo un po’... “Cara signora, posso donarle la mia presenza?” E poi in mente, proprio come sto facendo ora, aggiungerei: “Ti servirebbe tanto, la mia compagnia, che tanto hai trascurato, brutta strega, hai proprio bisogno di un paio di lezioni di buone maniere!" E io sarei la più indicata, perchè in questo posto sono tutti matti! E nessuno è ben educato e per bene. E quella neanche se la meriterebbe la mia presenza... Ma no, che dico! E se accettasse! Povera me, che guaio! Non ne vengo a capo! No no, meglio evitare, non resisterei un minuto di più qui. Che il mio amor proprio me ne scansi! Devo andarmene da qui. Oh, se ci fossi tu, mia bella Dinah! Troveresti la via come un signor segugio! Basta con questo sproloquio, sto perdendo tempo. Vediamo cosa ho indosso. Una bella collanina, e dei bei orecchini, e poi un cerchietto! Troppo, tutto troppo bello per lei. Ma è l’unica... -
- Va bene – concluse infine ad alta voce, alzandosi tutto d’un tratto in piedi e scrollandosi la gonna. – Ho la mia offerta.-
- Dunque – cominciò, una volta davanti la donna. Si prese un po’ di secondi per raccogliere le idee e ritenne di non poter riuscire a formulare la sua offerta meglio di come l’aveva pensata, così risolse di non indugiare altrimenti: - Le offro... -, ma in quel momento le parve di scorgere nel duro sguardo della donna una scintilla di fiducia. Era stupido a crederlo perchè adesso, osservandola bene, vedeva solo uno sguardo arcigno e cattivo, e quindi era stupido eccome, lo ritenne anche lei! Eppure quell’unico attimo le riportò alla mente il dolce viso della donna, le sue prime maniere petulanti sì, ma garbate e affettuose, e questo, per quanta contrarietà le portasse, le riscaldò il cuore.
– Io le offro di farsi offrire ciò che più desidera. –
Rimase stupita delle proprie stesse parole, perchè pronunciandole non le aveva neanche pensate. Erano fluite così, da sole, e di certo non provenivano dal cervello. Non era sicura che quella fosse l’offerta più gentile del mondo. Anzi, di certo non lo era, perchè era schietta, diretta e priva di carinerie, come invece l’aveva immaginata. Ma il guaio era bell’e fatto e adesso non le restava altro da fare che attendere! E dunque attese.
La regina dapprima non si mosse, anzi, persistette col suo sguardo severo e marmoreo, indugiando ancora più duramente su quello ansioso di Alice, ma dopo gli occhi le si sbigottirono soli soli, le si sgranarono e poi presero a sbattere, come appena ridestati da un sogno. Dopodiché tutto il corpo seguì, e si sciolse in un brevissimo tremito.
La regina allora cominciò a ridere, e rise rise rise, tanto forte, e di una risata così bella e armoniosa! Così lieta e giocosa come nessuna mai! E prima che Alice se ne potesse rendere conto e se ne potesse a buon diritto meravigliare, la cara donna le allungò le braccia attorno al collo e la strinse forte, tanto forte da sentirsi proprio parte di lei!
Quanto ad Alice, in tutto questo tempo, ossia da quando aveva finito di pronunciare la propria offerta in poi, le parve solo che una gioiosa luce le danzasse e le avvolgesse tutto davanti agli occhi, fulgida e allegra, e lei ne fu talmente travolta ed estasiata da non volersi per nulla impegnare ad udire o vedere nient’altro.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Alice nel paese delle meraviglie / Vai alla pagina dell'autore: Marselyn