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Autore: DanP    15/08/2011    1 recensioni
[Teen Wolf - StilesxDerek - spoiler!]
Derek Hale sa bene che avere a che fare con un licantropo teenager può dare alcuni grattacapi, ma quando si tratta di un normalissimo adolescente la situazione può definirsi disastrosa.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Love. Be afraid.'
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NdA: Un pochetto angst in alcuni tratti, forse, e con un grande spoiler relativo all'ultimo episodio.Domani (stanotte) la fine ragazze/i mie/i!Ma non penso di fermarmi per così poco!T_T
Ps: Ho scordato una cosa riguardo al capitolo precedente!*si fustiga*
Questo, è l'abito di Derry: Dress Formal Il porco rosso (cit.)
Enjoy! <3

 

 

3. Do you want the bite?

 

“Quindi non mi ucciderai?”
Peter si voltò verso di lui, gli occhi che erano come braci ardenti.
“Non sono io il cattivo qui.”

Stiles & Peter_ 1x12 Code Breaker_Teen Wolf

 

Era il suo sogno ricorrente, Laura e i loro pomeriggi casalinghi, quando lei si rifiutava di alzarsi dal letto perchè troppo pigra e lui da inflessibile fratello minore la obbligava a scendervi, tirandola per le coperte. Era un rapporto impari, che comunque lei fosse destinata a diventare un Alpha e lui un misero sottoposto, ma col tempo aveva capito che più di chiunque altro era la persona migliore. Sorridendo, con i capelli scarmigliati e quel profumo di vaniglia che non rinunciava mai a portarsi dietro, ancora stretta al calore della trapunta lo attirava per un braccio con la sua forza poco umana e lui si trovava stretto al suo petto, sotto una cascata di fluenti capelli scuri e le sue labbra si impadronivano delle guance, della fronte, di ogni lembo di pelle disponibile trovassero sul loro cammino. Era imbarazzante, essere alla stregua di un pupazzetto di peluches per Laura, ma dentro di sé si sentiva orgoglioso per essere l'oggetto di tanta attenzione da parte della sua ammiratissima sorellona.
La routine casalinga non era mutata di tanto, nemmeno dopo l'incendio che aveva devastato le loro vite, quando loro due avevano ricevuto quella fatale chiamata a scuola, e poi, davanti al fatto compiuto, lei non aveva versato una lacrima, stringendogli però così forte la mano da farlo sobbalzare. Ora era un Alpha, ora avrebbe portato a compimento la vendetta, per chiunque avesse osato dividerli dalla loro famiglia, per qualche oscuro motivo.
E Derek sentiva ancora il profilo scuro del tatuaggio pulsare, bruciando di un dolore sinistro, ricordandogli che aveva fatto qualcosa di orribile, aveva tradito, per seguire quella donna -ragazza all'epoca, dagli occhi che erano come un incanto ma che poi si erano tramutati in una sorta di maschera di perfidia e oscenità- che l'aveva portato a commettere il più imperdonabile degli errori.
Tradire il branco, per egoismo.
E in quel momento, la pena che provava per se stesso non era inferiore a quella che aveva provato davanti al cielo scarlatto della sua casa in fiamme, mentre sua sorella si stringeva a lui ed era viva, calda, un punto fermo nella sua vita che poi era stata fatta a pezzi proprio per seguire quello, l'istinto del branco e che ora, per qualche strano scherzo del destino, avrebbe ammazzato anche lui.
Per un qualcosa che non era nemmeno solido o insostituibile, un paio di ragazzi -un lupo che non era stato lui a cambiare, un altro che vedeva la sua vita come l'insignificante strada senza uscita di un comunissimo adolescente, e un umano...che era l'unico raggio luminoso che quella nuova vita gli aveva concesso- costituivano un insieme disuguale, un'aggregazione precaria e scostante, sempre in bilico, sempre dipendente da lui e mai in sintonia.
Aveva dato cenno di mancare alla promessa fatta a Scott, tradendo lui e soprattutto Stiles, ma era solo una facciata che valeva la pena di mostrare a quello zio che un tempo idolatrava e che ora voleva solo trasformare in cibo per Cacciatori.
Sentì con chiarezza spaventosa il sangue pompargli nelle vene, come lava bollente, respirò un paio di volte calmandosi e aumentando la stretta ai pugni chiusi, muovendo le braccia in un tintinnio di catene che non aveva nulla di confortante.
Con uno sforzo che gli costò delle fitte pietose alla testa, aprì gli occhi alzando di poco la testa per scoprire che sì, era ancora prigioniero di Kate Argent in un fetido e afoso scantinato, grondante umidità e odio.
Ruotò il collo di poco, resistendo agli spasmi dolorosi, mentre i muscoli gli urlavano di essere liberati da quella stasi permanente.
Finché quella maledetta strega avesse deciso di giocare ancora con lui non poteva far altro che trattenersi e pensare a tutto fuorché alla libertà, che per lui, in quel momento, sembrava così distante e irraggiungibile. Mise a fuoco con fatica il tavolo marcio e il pavimento putrefatto, su cui facevano bella mostra di sé i fili che partivano dal suo fianco e dai polsi e quella grande scatola grigia, polverosa, che era il suo attuale strumento di tortura. Un vero spasso.
Ora come ora, i baci e le carezze di Laura erano un ricordo troppo distante e sbiadito nel tempo, ma faceva forza su quello, richiamando qualsiasi insignificante dettaglio per sostenere le ore interminabili di martirio subito dalle mani di quel disgustoso cane degli Argent.
Era l'unica scappatoia accettabile, viaggiare lontano con la mente mentre il suo corpo veniva martoriato a quel modo. Un meccanismo di difesa che aveva appreso tempi addietro dal padre, separando la sua parte animale da quella umana, lasciando che soffrisse per lui, per poi rimarginare le ferite, risanare i muscoli messi alla prova dai voltaggi sempre più alti delle scariche.
E non gli rimaneva che aspettare.

Non sapeva davvero quanto tempo fosse trascorso, settimane?Mesi?Poche ore?
Ma la voce acuta e spezzata che sentiva entrargli nei timpani, fin dentro il cervello in una cantilena altalenante era lì, e lo chiamava. Era il suo nome, quello che pronunciava con un tono di sperduta angoscia.
Derek, una volta.
Due volte.
Quattro volte.
Sei....
Iniziava ad essere persino fastidioso, voleva aprire la bocca e imporre il silenzio in cui era vissuto fino a quel momento, ma qualcosa glielo impediva. Tastò con la lingua l'interno del suo palato, il sapore metallico del sangue fece ribollire il lupo in lui.
State zitti, lasciatemi stare, tutti.
Eppure la voce non smetteva un secondo di chiamarlo, ripescandolo da qualsiasi inferno mentale fosse caduto, per un attimo, gli sembrò di continuare a sognare, con Laura che gli pizzicava le guance, dicendogli di sorridere, durante una delle tante foto di famiglia che avevano in programma.
“Sorridi Derry, o dirò a papà che non rispondi ai comandi.”
“Non sono un cane e tu non sei la mia Alpha.”
Lei incrociava le braccia, mettendo un broncio a regola d'arte, capace anche di farlo sentire in colpa e che scatenava l'ilarità della madre.
La signora Hale si avvicinava, accarezzando la testa ad entrambi e rideva con quella sua voce cristallina, allegra, come la figlia.

Derek!
Non più Derry, da nessuna parte.
Con uno scatto deciso spalancò le palpebre, trovandosi per un secondo perso in una profondità d'occhi nocciola che lo fissavano con le lacrime agli angoli, che andò a sfocarsi tra le vertigini. Si appoggiò al suolo con una mano, era seduto, finalmente e circondato dalle catene che l'avevano sostenuto per tutto quel tempo.
Anche respirare gli risultava difficile, si accasciò di più con le spalle premute contro la griglia arrugginita alle sue spalle, gli occhi ancora chiusi, cercando di raccogliere le forze per superare l'accaduto.
Li aveva riconosciuti subito quegli occhi, che si erano sovrapposti come una patina opaca ai ricordi del suo passato, mescolandoli e ricreandone di nuovi.
Ma gli riusciva comunque difficile credere che quel ragazzo fosse arrivato a tanto, perfino a trovalo in quel nascondiglio impenetrabile, circondato da cacciatori e dall'Alpha di cui sentiva l'odore anche ora...
Odore..
Con uno scatto violento si gettò su Stiles, ancora intento a sussurrare il suo nome e a scongiurarlo di svegliarsi.
L'olezzo nefando di Peter lo ricopriva in buona misura, come se avesse passato un periodo di tempo relativamente lungo, di fianco a lui, con lui, ma se fosse stato così Stiles doveva essere morto o come minimo, trasformato. Lo afferrò per le spalle, costringendolo a piovere a cavalcioni sulle sue gambe stese.
“Che..?!” con un gemito spaventato Stiles si artigliò contro il petto nudo dell'altro, pensando al peggio, che magari non l'avesse riconosciuto e ora volesse sfogare la sua rabbia su di lui.
Proprio una bella pensata, Stilinski.
Era sfuggito per un pelo all'Alpha e ora doveva affrontare il cieco furore del suo quasi-ragazzo-lupo.
“Va-va tutto bene.” gli disse leggero come una piuma, balbettando, facendo scorrere le mani su e giù per le braccia fradice di sudore e umidità.
“Sono io, non ti preoccupare, non ti troverà, Scott e mio padre se ne stanno occupando.”
Ma Derek non lo ascoltava, ancora perso nella sua trance violenta iniziò a tremare, che fosse di freddo o di semplice nervosismo Stiles non lo seppe mai, ma si avvicinò con cautela, ancora artigliato a lui, con le unghie affilate che gli entravano sottopelle.
Sarebbe morto, morto piuttosto che vederlo soffrire ancora quel tanto per farlo morire.
Già trovarlo in quel modo, appeso come un animale da macello, gli aveva fatto abbastanza male.
Stiles deglutì continuando a sfiorarlo piano, senza fare movimenti bruschi, come quando si cerca di irretire una bestia selvatica.
“Vedrai che andrà tutto bene.” gli cantilenava con una nenia infinita. Ricordando vagamente le parole che gli pronunciava sua madre, quando era preda di un incubo notturno o suo padre, quando lei non c'era più e lui correva a rifugiarsi nel suo letto, troppo grande per una sola persona, e si nascondeva tra le sue braccia, facendosi cullare per tutta la notte, mentre i segni delle crisi di panico passavano. Derek non era mai stato simile ad un bambino come in quel momento. Con la testa a penzoloni e lo sguardo vacuo, mentre cercava di darsi un contegno con le membra gelide e le iridi ridotte a due fessure sottilissime, di un azzurro accecante e inumano.
Ge....”
“Come?” era sicuro di averlo sentito parlare, ma la sua voce era talmente flebile da non poter superare le barriere dell'orecchio umano, un gorgoglio di bestia.
Derek alzò con fatica la testa verso di lui, le ciglia che tremavano come ali di farfalla.
Stiles non seppe far altro che alzare le mani e premerle sulle sue guance, quasi aiutandolo a sostenersi.
Genim...”
Non aveva mai sopportato quel nome, checché ne dicesse suo padre, lui non si riconosceva in quello, ma pronunciato da Derek, come l'ltima parola di un condannato a morte, sembrava insostenibile anche alle sue orecchie, da quanto quella parola era bella, dolce, seria.
Simile ad una dichiarazione in piena regola. Ma quel che aveva fatto era stato chiamarlo per nome, null'altro. Lo vide chiudere gli occhi e riaprirli di nuovo con fatica.
Con un lembo della camicia bianca gli asciugò il sudore che gli colava sulle palpebre chiuse, non lasciandogli andare il viso nemmeno per un secondo.
Gentile, tenero e mai irruento, come lo era di solito. Ma di solito, Derek Hale, non mostrava mai la sua parte debole, quella di un essere umano fatto e finito, per questo Stiles non aveva mai avuto bisogno di trattarlo come un bisognoso, o un bambino, come pretendeva di fare in quel momento.
Alzandosi sulle ginocchia, in un impulso che col senno di poi non si sarebbe riconosciuto, gli premette la testa sul suo collo, tenendo una mano sui suoi capelli freddi e l'altra incastrata poco al di sotto del tatuaggio.
Il suo corpo premeva come una ventata d'aria tranquilla sul sostegno dietro la schiena del lupo, dove fino a pochi secondi prima era imbrigliato.Il cuore di Stiles batteva come un uccellino spaventato in una gabbietta, e poco importava se così com'era Derek l'avrebbe sentito proprio su di lui, a contatto con la cravatta e la camicia bianca del ballo scolastico. L'ansia, il terrore che fosse morto e che non lo potesse rivedere mai più, uniti allo spavento di poco prima, quando l'aveva fissato come se volesse spezzargli le ossa.
Ma era stato un gesto ridicolo, perchè al di là delle minacce Derek mai aveva anche solo tentato di mettergli le mani addosso, in quel senso, non come Scott, nei suoi momenti di rabbia, perlomeno.
Avere paura di lui era stato sciocco ma gli avvenimenti delle ultime ore gli aveva lasciato addosso uno strato di costante terrore, che lo lasciavano ancora scosso al minimo segno di pericolo.
“Non ti farò del male.” disse Derek, come leggendogli nella mente.
“Lo so...non è quello.”
Avevo paura che te ne fossi andato, per sempre.
Non che ci fosse bisogno di parlare, ma in quel momento aveva un gran bisogno di rassicurazioni.
Dal momento in cui Peter Hale, nell'alto della sua minacciosa aura di tenebra, gli aveva chiesto se voleva essere marchiato, si era sentito del tutto impotente, ancora più di quanto non lo fosse nel suo piccolo corpo umano.
Ma la prospettiva di essere cambiato, delle meraviglie che avrebbe potuto avere dopo, di un corpo forte, abbastanza da salvare anche suo padre, o anche solo stare al fianco di Derek, in un rapporto alla pari, l'aveva fatto vacillare.
Poi gli era tornato in mente tutto, riemergendo dalla nebbia in cui l'aveva sospinto Peter, le espressioni di Scott, l'odio per il nuovo, incontrollabile, sé stesso e per il terrore di diventare come l'ultimo -per quel che si credeva- degli Hale. Le disgrazie della vita di Derek, costretto ora a fuggire, per sempre, dal suo passato e dal suo presente.
Fu proprio rafforzato da quelle certezze che aveva allontanato la mano che lo teneva in una morsa feroce e gli aveva detto che no, nemmeno sulla sua stessa vita, gli avrebbe permesso di toccarlo una volta di più. E ancora non era certo se si stesse riferendo a sé o a Derek.
Hale aveva sorriso, con quel ghigno impietoso e truce, carezzevole come una mano guantata pronta ad estrarre gli artigli e lui non aveva avuto più dubbi al riguardo.

“E' solo...dobbiamo andarcene da qui.” fuggì dai suoi pensieri e tentò di alzarsi, ma anche reggersi sulle sue stesse gambe sembrava un'impresa impossibile, in realtà il solo prendere qualche respiro lo privava di buona parte delle sue forze. Che fosse una crisi? O la tensione che se n'era andata ora l'aveva messo al tappeto, lo spavento e il senso di perdita avevano avuto la meglio su di lui e adesso ne sentiva il peso come un macigno sopra la schiena, come il suo personale universo da sorreggere.
Era stanco e spossato, ma non aveva tempo per riposarsi, sarebbe venuto il momento anche per quello, dovevano uscire e allontanarsi il più in fretta possibile, trovare anche suo padre magari, in qualche modo temeva anche per la sua vita, specie in situazioni simili.
“Ce la fai ad alzarti?”
Lo sguardo eloquente di Derek gli mozzarono il respiro. Non riusciva nemmeno a parlare, come poteva camminare?
Stiles rinsaldò l'abbraccio in cui l'aveva posto, guardandolo ora negli occhi, di quel profondo azzurro cielo, un inverno imprigionato in due pupille così sottili.
“Andrà tutto bene.” ripetè di nuovo, l'ansia che aumentava.
Derek scosse la testa, piano, come se anche quel piccolo movimento gli causasse un moto di fastidio.
“Peter...gli Argent...” sussurrò prendendo un respiro, spiegando tutto.
Non aveva idea di quanto ci volesse prima che uno dei due incubi li trovasse lì, ma mancava poco, di sicuro, Stiles aveva guidato Peter per buona parte della strada e Kate, era stata lei a portarcelo lì.
Anche se con intenti tutt'altro che amichevoli.
“Beacon Hills è diventata una polveriera, ci sono disordini ovunque e papà ha capito che c'è qualcosa di più sotto tutta la faccenda della tua fuga e degli omicidi.” riassunse Stiles, anche se era confuso tanto quanto lui sulle implicazioni di quella faccenda.
E su quanto sapeva o dovesse sapere lo Sceriffo.
Derek non rispose, ritirando finalmente le unghie che si erano conficcate nella carne del ragazzino ancora sopra di lui, abbracciato.
Con una carezza tenera lo strinse senza fargli male, circondandogli la schiena.
Il dolore stava diminuendo, anche se di poco e inspirare il profumo di menta di Stiles era un piacere inaspettato e dolce. Sicuro di quel che faceva, senza più alcuna remora, si scostò di poco, allungandosi verso l'alto, dove Stiles troneggiava su di lui col suo gracile corpo da adolescente.
Preso del tutto di sorpresa, non pensò nemmeno un secondo a tirarsi indietro e seguì con interesse e curiosità i movimenti di Derek, finchè quello, immobile a pochi millimetri, si avventò sulle sue labbra.
Con una facilità sorprendente Stiles si rese conto che quello era il loro primo bacio, in assoluto.
Ed era perfetto, in un modo placido e normalissimo, il bacio di due ragazzi che si piacevano, si amavano perfino.
Per quanto il momento fosse un po' sacrificato a loro andava bene così. Stiles gli circondò la testa con le braccia, assaporando di più quelle labbra e il suo profumo, intriso di sangue e sudore e lacrime. E il suo cuore che si accartocciava come carta bruciata mentre lo teneva stretto al petto e spostava la testa di lato, ancora senza staccarsi, senza respirare. Senza fare null'altro che baciarsi e continuare a rimanere lì, l'uno tra le braccia dell'altro in una danza lenta e delicata, appena accennata. Quando sentì Derek sporgersi ulteriormente verso di lui, facendoli aderire petto contro petto e la sua lingua insinuarsi all'interno delle labbra, un afflusso di sangue inondò per un attimo le guance di Stiles e si ritirò per primo, vinto dalla stanchezza e dall'impazienza.
Sulle sue labbra arrossate affiorò un piccolo sorriso che scaldò ulteriormente Derek. Gli afferrò di nuovo la testa, affondando nei suoi capelli radi e lo spinse ancora una volta a battagliare con la sua bocca.
Per quanto si sentisse terribilmente caldo e sconvolto dalla piega di quel salvataggio, Stiles si scostò di poco e mordicchiò un paio di volte, fugacemente le labbra dell'altro.
Derek lo ripagò con un sorriso fiacco, quasi doloroso, ma era pur sempre un buon segno. Appoggiando la fronte su quella del lycan, rimase completamente immobile, perso in chissà quali pensieri, poi, con un sussulto dichiarò senza alcun imbarazzo:
“E' come se avessi passato tutti questi anni sapendo che un giorno ti avrei incontrato, e ci saremo baciati esattamente in questo modo.”
Derek sbuffò, quella frase l'aveva messo in seria difficoltà.
Era insolito che un adolescente dicesse cose simili no? Senza nemmeno pensarci troppo, con quel tono adulto e pienamente convinto di quel che asseriva.
“Pensi stia mentendo?” gli chiese, quando ricevette in risposta solo silenzio.
Derek riflettè su quale potesse essere una degna replica. Ascoltando i battiti ritmici del ragazzo.
“No, il tuo cuore non mente mai, per me.”
Stiles sorrise a quell'affermazione seriosa e matura, degna di lui.

Improvvisamente, interrompendo l'idillio creatosi, un ruggito tagliò l'aria di netto, c'erano una miriade di voci fuori e lamenti impietosi.
Stiles si mise in piedi, erano vicini, troppo.
Puntando la porta come fosse l'imbocco verso una dimensione sconosciuta e pericolosa si ritrovò nuovamente tra le braccia di Derek, ora vicino a lui, che lo sovrastava con la sua altezza e il suo ritrovato vigore. Un guerriero pronto a combattere.
Non c'era alcun bisogno di dire nulla, ma Stiles, per ogni momento in cui si era ritrovato in quello scantinato buio, non aveva mai abbandonato il pensiero che quella potesse essere la sua ultima notte. Faceva male, pensò guardando Derek che recuperava la giacca e la maglietta scura, ma era una cosa per la quale avrebbe continuato a lottare.
Contro i cacciatori, contro i licantropi, contro i poliziotti, era un continuo affrontare le proprie paure e le avversità che quel nuovo mondo portava. Lui aveva scelto di seguire Scott e Hale. Ma, mentre Derek lo stringeva ancora una volta, pensò che tutto quel soffrire, valeva davvero la pena.

 

Continua....

 

NdA: nessun fluff stavolta!Ah-ah!O forse sì? In ogni caso, vedremo davvero come andrà questo finale d stagione...almeno Derek riuscirà a liberarsi?Perchè è lì da due puntate e se sarà Stiles a tirarlo fuori da lì, la mia fic potrebbe avere più senso! (magari!XD) Grazie per chi legge e chi commenta! Dan

Spoiler: Preview Finale & Do you want the bite?

   
 
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