Si risvegliò in mezzo a lenzuola profumate di pulito, il letto completamente sfatto.
Si risvegliò anche con un discreto mal di testa, e completamente nudo, sotto le suddette lenzuola.
Aprì un occhio. La luce del mattino filtrava dolce attraverso le persiane. Allungò una gamba fuori dal caldo giaciglio, assaporando l’aria fresca sulla pelle.

Poi, i ricordi della sera precedente cominciarono a riaffiorare; piano piano, fino a quando non si rese conto di non esserci arrivato da solo, in quella stanza. E in quel letto.
L’aria intorno a lui ghiacciò. All’istante.
Senza nemmeno pensarci, tirò fuori un braccio e lo picchiò sull’altra metà del letto, fortunatamente vuoto, se no l’ipotetico povero cristo che si sarebbe dovuto trovare lì avrebbe avuto bisogno di un nuovo stomaco.
Inghilterra tirò un sospiro di sollievo, felice di aver evitato all’ultimo uno scontro con la realtà.

Senza nessun preavviso la porta si aprì, lasciando entrare un sorridente Italia con un vassoio in mano.
“Buongiorno!”
Inghilterra lo fissò addentrarsi nel suo spazio vitale con la morte nel cuore. Indossava solo una maglia, lunga, che gli faceva un po’ da vestito, decisamente troppo grande per lui. Ci navigava in quella maglia, accidenti!
“Ti ho portato la colazione!” squittì felice l’italiano, mentre prendeva posto nell’altra metà del letto e gli poggiava in grembo il vassoio.
Inghilterra guardò allibito prima Italia, poi la tazza di tè nel vassoio, poi i biscotti, nel vassoio. Poi tornò a guardare l’italiano.
Italia gli restituì un paio di occhiate perplesse, per poi illuminarsi.
“Ah! Non ti preoccupare per i biscotti! Sono buoni! Metà panna e metà cioccolato! Si chiamano Abbracci!”
Inghilterra aprì la bocca, per dire qualcosa, ma non gli uscì che un verso strozzato.
Italia ne approfittò per infilargli un biscotto a tradimento in gola.
E il discorso post-nottata di follie venne chiuso così.