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Autore: Daifha    16/08/2011    1 recensioni
'Come prima mossa lo azzannò, letteralmente: cominciò a mordergli e masticargli il braccio lasciando le impronte dei denti e scie di bava come se volesse staccargli la pelle, tanto forte che il moro si ritrovò ad urlargli contro imprecazioni che non si possono ripetere… Quello non era assolutamente un bambino normale.' [RabiKanda]
[LaviKanda]
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Allen Walker, Lenalee Lee, Nuovo personaggio, Rabi/Lavi, Yu Kanda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Estrella de la Suerte -

 

Kanda si era sempre immaginato il mare come un luogo caldo, decisamente noioso, dove ragazzi e ragazze sfruttavano l’occasione per mettere in mostre i loro fisici perfetti (o almeno, ci provavano), ma immaginarselo, a suo parere, era sicuramente meno disgusto che viverlo: la parola ‘caldo’ non bastava a definire ciò che stava provando, perché quel sudore appiccicaticcio che gli ricopriva la pelle non poteva essere che una delle torture più atroci che gli avessero mai inflitto; il luogo era palloso, con la P maiuscola, anzi completamente maiuscolo, dato che ogni minimo movimento comportava una serie di conseguenze a suo parere disastrose, quali una maggiore sudorazione, senza contare la sabbia che sembrava divertirsi da matti a infilarsi ovunque pur di dargli fastidio; e poi c’erano tutti quei dannatissimi ragazzi che pareva proprio ci prendessero gusto ad urlare e correre e ridere come se fossero immuni al caldo, mentre i bambini più piccoli si divertivano a tirarsi la sabbia addosso e appiccicarsela ovunque battendo le manine e i genitori e i nonni li guardavano con quegli stupidi sorrisi stampati in faccia dicendogli che sì, era stato proprio bravo! Di tanto in tanto passavano pure dei venditori ambulanti che insistevano per fargli comprare l’una o l’altra cianfrusaglia (se non entrambe) ignorandolo quando diceva loro che non-gliene-poteva-fregare-di-meno-dei-loro-braccialetti-dell’-amicizia-o-cagate-varie (eh sì, per Kanda la gentilezza è sempre stata un optional): e quando finalmente riusciva a scacciarne uno, poteva star certo che sarebbe arrivato il tizio del cocco ad urlargli nelle orecchie se ne voleva uno.

Ma nessuno dei fattori fin’ora elencati poteva definirsi il peggiore, non secondo Kanda, non se accompagnati da un’orda di esseri inferiori quali la mammoletta, lo stupido coniglio, Lenalee con l’immancabile fratello Komui, Crowley e Miranda, anche se quelli ad infastidirlo erano principalmente i primi due che al momento parevano essersi miracolosamente volatilizzati, o meglio, parevano aver trovato un intrattenimento più interessante che rompergli le scatole (sì sì, proprio quelle…).

Ed era proprio per la stupida idea di quei due minorati mentali che ora si trovava all’ombra di un ombrellone, su una sdraio a gambe e braccia aperte con i capelli sparsi ovunque alla ricerca disperata di un po’ di fresco e tranquillità: avevano detto “Perché non andiamo al mare quest’Estate?!” con un entusiasmo da maniaci che aveva subito contagiato anche Komui convincendolo nell’arco di un nano secondo ad organizzare più gruppi che si sarebbero alternati per andare al mare in modo da non lasciare mai l’Ordine senza protezione. Perché poi lui fosse finito proprio nello stesso gruppo della mammoletta e dello stupido coniglio rimaneva un mistero, ma Kanda dubitava potesse essere per puro caso. Anche se ad esseri sinceri, la presenza di Lavi non era poi del tutto sgradita, poiché essendoci lui almeno la notte poteva trovare un qualche 'intrattenimento' di suo gusto (e chi vuole intendere, intenda, ma bisogna tener presente che Kanda non è esattamente quel che si definisce una 'persona pudica' come può sembrare)

A quel pensiero scosse impercettibilmente la testa tentando di scacciare qualche ciocca di capelli che gli si era appiccicata al viso per via del caldo e per assicurarsi di essere ancora vivo: erano circa le due del pomeriggio, e solo degli idioti con intenti suicida avrebbero potuto anche solo lontanamente pensare di recarsi in spiaggia con il sole che batteva a picco sulle loro teste, ed il giapponese non sapeva spiegarsi come mai quegli idioti dovessero essere proprio loro: ah si, sua maestà Lord Lenalee voleva abbronzarsi e, a detta di Komui, il suo volere è legge. Ovviamente Kanda aveva trovato comunque il modo di vendicarsi (su Komui però): una volta in spiaggia lo aveva costretto a rimanere al sole, dicendogli che non era giusto che la sua tenera ed indifesa sorellina rimanesse da sola ad abbronzarsi e che sicuramente avrebbe gradito la sua compagnia, mentre lui aveva così potuto accaparrarsi tutta l’ombra. Girò la testa verso i lettini affianco al suo dove stavano distesi un sofferente Komui e una Lenalee tranquilla e sorridente sentendo la soddisfazione invaderlo e un ghigno sadico piegargli le labbra, nascosto prontamente dalla sua solita maschera d’indifferenza. La prossima volta quel dannatissimo scienziato ci avrebbe pensato due volte prima di assecondare qualunque richiesta della sorella.

Ma non fece in tempo a compiacersi completamente della sua genialità che una vocetta stridula e odiosa gli perforò l’orecchio sinistro -Neh, Yuu-chan! Andiamo a fare il bagn… Wooooaa, ma non hai caldo?- chiese Lavi raggiungendolo di corsa sotto l’ombrellone, seguito da un Allen stravolto e col fiato corto.

-Lavi… Non correre…- sospirò l’albino con una mano sul cuore reggendosi con l’altra alla sdraio su cui si trovava Kanda: sembrava stesse per rimettere la sua stessa anima.

-Che. Mammoletta!- esordì invece il giapponese beccandosi di rimando un’occhiataccia da parte del più piccolo.

-Calma!- si mise invece in mezzo il rosso -Sul serio Yuu! Perché indossi ancora la maglietta?

-Fatti miei.- rispose prontamente Kanda.

-Io credo di saperlo…- si intromise subito Allen sfidando con lo sguardo il giapponese; quest’ultimo si limitò ad alzare un sopracciglio continuando però a mantenere un’espressione rigida e glaciale -Ci sono due possibilità:- riprese l’albino con un ghigno soddisfatto rivolgendosi a Lavi -O è ingrassato e si vergogna, o è una femmina e non vuole ammetterlo… E dato che i suoi pasti consistono in sola soba, è più probabile la seconda.

-Yuu è una donna?!- chiese sconvolto Lavi stando al gioco.

-A quanto pare... Poverina, pensa, sempre tutta sola e incompresa...- continuò Allen fingendo di essersi dimenticato della presenza del giapponese e rimarcando bene tutti gli aggettivi messi al femminile.

-E pensare che io la trovo pure carina...- Lavi mandò un'occhiata maliziosa a Kanda che lo fulminò con lo sguardo più truce che avesse in repertorio.

-Avete intenzione di continuare ancora per molto? A parte che se vi sento di nuovo parlare di me al femminile vi prendo a calci in culo (ed è un miracolo che io non l'abbia ancora fatto), se proprio volete saperlo non mi tolgo la maglietta solo perché non sono esibizionista come voi due...- esordì finalmente il giapponese incrociando le braccia al petto e sbuffando sonoramente.

-Esibizionista...? Ma Yuu, che centra? Siamo al mare, è normale girare in costum... Ahhhh! Forse ho capito!- ghignò vittorioso Lavi.

-Capito cosa?- si intromise l'albino sentendosi lasciato in disparte.

-È per il simbolo sul petto, giusto?- terminò il rosso ignorando apertamente Allen.

-Nh... No! N-non mi faccio mica certi problemi io!- Yuu girò la testa di lato tentando di nascondere un lieve rossore alle guance, con l'unico risultato di renderlo ancora più evidente. Di nuovo Lavi sorrise vittorioso: c'aveva azzeccato eccome!

-Oh Yuu, sei davvero un timidone! Ma dai, non vedi? Ci sono un sacco di ragazzi con tatuaggi qui in spiaggia, sicuramente nessuno si metterà a farsi strane domande davanti al tuo simbolo, tutt'al più penseranno che sei davvero figo!- il rosso sfoggiò il sorriso più grande che avesse mai fatto sperando di averlo ormai convinto ma dovette ricredersi quando non sentì giungere alcuna risposta. Lo fissò ancora un pò mentre il moro tornava a distendersi fingendo di non averlo sentito prima di decidersi a provare il tutto per tutto. -Ma se non ti togli la maglia come fai a fare il bagno a mare?

-Bagno?- si limitò a rispondere quello senza degnarlo di uno sguardo.

-Si, sai cos'è, no? Non è difficile, basta mettersi in costume e poi buttarsi in acqua... Si gioca e ci si diverte, non fa male!- gli rispose a tono Lavi trattandolo come un bambino, e stavolta Kanda non poté ignorarlo, fulminandolo col suo solito sguardo del tipo 'ripetilo e ti ficco Mugen su per il culo' (anche se, trattandosi di Lavi, magari ci avrebbe ficcato qualcos'altro...).

-So cos'è un bagno, cretino! Semplicemente non capisco come te possa seriamente sperare che io abbia intenzione di farne uno!- disse severo il giapponese con una venetta che gli pulsava pericolosamente in fronte.

 

-Che domande! Perché ci sono io!- il rosso alzò le braccia al cielo euforico con un sorriso a trentadue denti che gli andava da un orecchio all'altro.

-Ecco appunto, no.- infierì Kanda rifiutando malamente l'abbraccio che poco prima gli era stato offerto. Immediatamente Lavi si finse offeso mettendo su il broncio ma non fece in tempo a ribattere che una vocina fievole e tirata, come un rantolo giunse alle orecchie dei presenti...

-Vi prego... Andiamo a fare il bagno... Subito!

 

 

 

 

Alla fine loro se ne erano andati sul serio a fare il bagno lasciandolo solo e Kanda dovette appuntarsi mentalmente di ringraziare Komui per quello (si intende, un ringraziamento stile Kanda, niente che necessiti di discorsi o parole, uno sguardo e via). Diciamo che alla fine la sua vendetta verso lo scienziato maledetto aveva avuto pure dei nuovi risvolti positivi (sempre e solo per Yuu, ovvio) tanto che quando Komui aveva supplicato per andare a fare il bagno e poter così abbandonare quella sdraio bollente su cui da più di due ore stava facendo la sauna, nessuno aveva avuto il coraggio di dire di no e se ne erano tutti andati allegramente verso il mare senza curarsi più del giapponese... Beh in realtà non era andata esattamente così, o meglio, la storia continuava: subito dopo aver ricevuto una risposta affermativa alle sue suppliche, il cinese era saltato in piedi vittorioso con un entusiasmo spaventoso, forse, anzi, sicuramente esagerato tanto che in nemmeno due secondi si era trovato nuovamente sdraiato, stavolta sulla sabbia, mezzo morto. Sua sorella gli si era subito fiondata addosso chiedendogli 'Che hai Nii-san? Tutto bene? Hai forse preso troppo sole?' Nooo ti pare, è solo che gli era venuta l'improvvisa voglia di abbracciare la sabbia rovente! Comunque alla fine avevano dovuto chiamare l'ambulanza e gli infermieri appena arrivati non avevano nemmeno voluto sapere cosa fosse successo etichettando subito Komui come un'altra vittima del desiderio femminile di un'abbronzatura perfetta 'Ogni giorno ci sono almeno dieci casi del genere! Non preoccupatevi, niente di grave, solo temo che le sue vacanze siamo terminate con questo... Eheh.' aveva detto uno dei medici grattandosi la testa come se quella fosse una routine e Kanda non era riuscito a trattenere un ghigno sadico per il modo meraviglioso in cui avevano cominciato a girare le cose per lui. A quel punto Komui era stato portato via in barella e gli altri erano andati a fare un bagno per consolare Lenalee.

Certo, una persona normale si sarebbe quanto meno sentita in colpa per aver mandato in ospedale un 'caro compagno di lavoro’, ma in fondo, Kanda non è una persona normale e Komui non è un 'caro compagno di lavoro’ quindi la cosa non lo sfiorava minimamente... Non era colpa sua. No. Per niente. Affatto... Beh, forse un pò... Di nuovo il giapponese non poté evitare di sorridere nascosto sotto la tendina della sdraio: un'intera settimana di vacanza senza quel dannatissimo scienziato mezzo pazzo e mezzo scemo che si copriva gli occhi alla vista della sorella in bikini gridando 'È troppo bellaaa! Copritevi gli occhi voi miseri umani che non siete degni di tale perfezione!'… Ora mancavano solo Lenalee e la mammoletta da fare ‘accidentalmente’ fuori per una settimana e potersi così gustare una vacanza decente chiuso in albergo e libero dallo stress che gli veniva quando stava in spiaggia… Sì, qualcosa della serie ‘se proprio voglio fare del movimento, mi tengo Lavi a portata di mano…’. Per quanto riguardava invece Miranda e Mr. Invero (vedete la fantasia di Kanda nel trovare i soprannomi alla gente?) non è che gli importasse particolarmente cosa facessero: l’importante era che rimanessero ad almeno una decina di metri da lui, che non interferissero con i suoi ‘programmi’ e soprattutto che non facessero domande riguardanti le improvvise e misteriose sparizioni dei sopracitati personaggi.

Bene, tutto ora era stato sistemato e poteva finalmente rilassarsi, se non fosse che quello non era stato altro che un suo (per quanto meraviglioso) viaggio mentale e che la realtà fosse ben diversa da ciò che lui avrebbe sperato… Ovvio, sennò per quale dannatissimo motivo si trovava ancora in spiaggia, alle quattro del pomeriggio a sudare e lasciarsi tirare in faccia della maledetta sabbia appiccicosa?

Imprecò mentalmente quando un po di quella polvere gli entrò in bocca facendolo tossire e si costrinse ad alzarsi a sedere sul lettino quando sentì una risatina vittoriosa ed un battito di mani deriderlo per quello: possibile che quegli idioti avessero già finito di fare il bagno? Osservò per un attimo la figura che aveva osato prendersi gioco di lui e socchiuse gli occhi tentando di capire a chi potesse appartenere (il caldo gli rendeva la vista offuscata)… Certo che la mammoletta se la ricordava un po’ più alta…

Strizzò meglio gli occhi mettendo bene a fuoco l’oggetto del suo interesse (e sua futura vittima), prima di rendersi conto che quello altro non era che un semplice ed innocuo bambino che si divertiva a tirargli addosso la sabbia con uno strano sorriso (o forse era un ghigno?) stampato in volto, e non un volto qualsiasi, bensì uno con dei dannatissimi capelli color rosso, troppo simili a quelli dello stupido coniglio. Come primo istinto Kanda pensò di prenderlo direttamente per il costume e fargli fare un volo dritto in mare, così magari la prossima volta ci avrebbe pensato due volte prima di azzardarsi in simili azioni, ma alla fine quel minimo di coscienza che si ritrovava optò per una semplice minaccia -Gira a largo, moccioso. Odio i bambini e ancor di più quelli con i capelli rossi.

Come unica risposta ricevette un sorrisino furbo e un’altra manciata di sabbia addosso che ebbe il potere di farlo infuriare più di quanto già non fosse: strinse i pugni conficcandosi le unghie nel palmi per resistere all’impulso di mandare quell’essere direttamente al diavolo (e, si intende, nel vero senso della parola. Lo voleva morto e sepolto) -Vuoi forse morire?- chiese mentre una venetta cominciava a pulsare pericolosamente sulla sua fronte.

Solo l’attimo dopo Kanda intuì che quel bambino dovesse essere straniero e quindi non potesse comprendere una singola parola di quel che gli diceva (alias, ogni sua minaccia di morte era completamente vana), esattamente quando questo partì alla carica verso il giapponese lanciando un urlo e saltandogli direttamente addosso. Come prima mossa lo azzannò, letteralmente: cominciò a mordergli e masticargli il braccio lasciando le impronte dei denti e scie di bava come se volesse staccargli la pelle, tanto forte che il moro si ritrovò ad urlargli contro imprecazioni che non si possono ripetere… Quello non era assolutamente un bambino normale.

Scansò il braccio per liberarsi dalla morsa e miracolosamente riuscì nella sua impresa. Lanciò un’occhiataccia al ragazzino rendendosi conto che quello già lo stava fissando male con gli occhi neri socchiusi e decisamente astiosi tanto da aver quasi ottenuto lui stesso un’aura minacciosa nonostante la sua statura ridotta. -Che diavolo ti prende, moccioso?

-Grrrrrr!- Kanda non capì se quella si potesse esattamente ritenere una risposta, fatto stà che l’attimo dopo il rosso si avventò sul suo collo, poco sopra l’apertura della maglia, dove anche lì prese con lo stesso trattamento che aveva riservato al braccio poco prima, solo che con più forza stavolta.

Era abbastanza frustante essere messo sotto da un bambino, ma Yuu non era sicuro di riuscire a dosare la forza se avesse cominciato a dargli contro seriamente, e, per quanto la sua coscienza permettesse, temeva di fargli male. -Guarda che queste sono molestie sessuali, potrei denunciarti!- provò a staccarselo di dosso, ma quando finalmente ci riuscì, questo non perse tempo e velocemente gli alzò la maglietta cominciando a divertirsi con il suo ombelico: anche se Kanda non poteva vederlo in faccia, era sicuro che quell’essere insopportabile stesse ridendo.

Provò a pensare a come avrebbe reagito Lavi al suo posto e per un attimo gli balenò per la testa l’immagine dello stupido coniglio che rideva sfacciatamente come un’idiota iniziando a fare il solletico al ragazzino che a sua volta si staccava dalla sua pancia e cominciava a ridere, e solo allora si rese conto che quel bambino, per le sue fattezze fisiche, occhi neri e capelli rossi, avrebbe benissimo potuto essere loro figlio: rabbrividì all’idea e si diede mentalmente dell’imbecille per aver anche solo potuto supporre qualcosa di tanto raccapricciante.

Trovò tuttavia che l’idea del solletico non fosse poi tanto male, e ragionò se fosse possibile per uno come lui compiere un’azione tanto infantile: ovviamente la cosa non avrebbe riscosso problemi se al suo posto ci fossero stati Lavi o la mammoletta, ma lui non era né lo stupido coniglio, né tanto meno l’insopportabile inglesino, e quindi non era sicuro che potesse ugualmente funzionare… Una prova: forse, solo una semplice prova poteva permettersela.

Ci mise ancora qualche minuto a decidere, ma quando finalmente stabilì che sì, in guerra tutto è lecito, portò, anche se ancora un pò titubante, le mani all’altezza dei fianchi del bambino, sempre intento a divertirsi a giocare con la lingua con il suo ombelico, e, preso un profondo respiro, provò per la prima volta in vita sua a fare il solletico a qualcuno.

Subito ritrasse le mani spaventato quando il rumore della risata del ragazzino sulla sua pancia raggiunse le sue orecchie, quasi temendo di avergli fatto male, ma appena si rese conto che, al contrario, il rosso aveva smesso di divertirsi con il suo ombelico e continuava a ridere un enorme senso di soddisfazione lo invase facendogli inevitabilmente piegare le labbra verso l’alto in quello che avrebbe benissimo potuto essere un sorriso vittorioso -Quindi soffri il solletico, eh? Buono a sapersi.- disse, più a se stesso che altro, scrocchiandosi le dita pronto a capovolgere le sorti della battaglia.

 

 

 

La guerra (perché quello era diventata ormai, non più una semplice ed innocente battaglia) durò più a lungo di quanto fosse umanamente possibile: continuarono l’uno a mordere ogni singolo lembo di pelle scoperta nel suo raggio d’azione e l’altro a fare il solletico al primo come un forsennato per almeno un’ora, ognuno dei due del tutto intenzionato a non farsi sopraffare dall’altro, fino a quando la consapevolezza delle sue azioni non giunse al giapponese come una secchiata d’acqua fredda facendolo irrigidire immediatamente come un blocco di ghiaccio (tanto che al bambino, quando sfruttando il momento aveva cominciato a mordergli la spalla sinistra, parve quasi che la sua lingua restasse appiccicata alla pelle del moro!): il problema non stava tanto in quello che stava facendo, ossia difendendosi con tutte le regioni del mondo dall’assalto di un microscopico pel di carota, quanto nel fatto che provava gusto in quel che faceva. Anzi, provava del vero e proprio divertimento!

Era strano… Avrebbe quasi potuto dire che solo un attimo prima stesse sorridendo, cosa a lui totalmente estranea, se non in rari casi di vittoria schiacciante contro la mammoletta, ma quelli più che genuini sorrisi erano veri e propri ghigni. E, attenzione, c’è una bella differenza tra sorriso e ghigno: il primo dimostra che sei felice di qualcosa, che ti diverti o che, come minimo, provi gusto in quel che stai facendo, mentre il secondo serve solo a dimostrare che tu sei riuscito a fare qualcosa mentre lui no, che tu sei il migliore e ne vai fiero. Ecco perché Kanda era solito ghignare.

Ora però sentiva di aver sorriso: non lo ricordava, ma se lo sentiva dentro, come se avesse una macchiolina nell’anima che gli pesava dannatamente per aver fatto qualcosa che non doveva. O meglio, non è che gli fosse vietato sorridere, solo era una cosa che era sempre stata tanto distante da lui che anche solo il pensiero di poter averlo fatto lo disgustava.

Nel frattempo il bambino si era evidentemente stancato di mordere senza ricevere da parte del moro alcuna reazione e aveva cominciato a fissarlo con aria interrogativa, le labbra leggermente socchiuse e le sopracciaglia aggrottate. Kanda avrebbe giurato che stesse per parlare, ma invece quello rimase zitto ed entrambi continuarono a guardarsi negli occhi per circa un paio di minuti, il più piccolo sempre più imbronciato, l’altro che non sapeva che fare se non stare in silenzio e ricambiare il broncio. -Beh, che vuoi ancora, moccioso?- alla fine il giapponese fu costretto a cedere e parlare; qualunque cosa pur di liberarsi una volta per tutte di quell’inutile pel di carota che, anche se lo ‘conosceva’ da appena un’ora, era già riuscito a fargli avere delle crisi d’identità.

-Moci… Mocioso?- finalmente anche il ragazzino si decise a parlare, ripetendo a stento quella parola con la quale il moro era ben la terza volta che si riferiva a lui.

-Esatto. Un moccioso. E’ quello che sei!- stabilì Kanda quasi meravigliato per essere riuscito a fargli spiccicare parola.

A quell’affermazione il sorriso del bimbo si allargò occupando praticamente mezza faccia -Yo soy Rabi! Mocioso!- il giapponese quasi sbiancò a quell’affermazione: non tanto perché aveva intuito che il ragazzino fosse spagnolo, quanto per il nome con cui aveva detto di chiamarsi. Rabi.

Rabi.

Rabi.

Capelli rossi.

Molestatore.

Rabi.

Quello era praticamente Lavi versione mignon!

A quell’improvvisa intuizione ebbe quasi l’istinto di lanciare via il bambino, oltre il mare, oltre l’isola che si intravedeva all’orizzonte, oltre pure l’orizzonte stesso, come se in quel modo potesse finalmente liberarsi pure del coniglio stesso ma poi, recuperando un pò di sangue freddo, si decise a calmarsi. Quello non era Lavi. Non era nemmeno suo fratello ne tanto meno suo figlio. Non era Lavi. Era solo un dannatissimo bambino uguale spiccicato a Lavi, se non per gli occhi, molestatore e spagnolo, ma NON era Lavi. C’erano più possibilità che quel bambino fosse un Akuma livello quattro, anzi, cinque piuttosto che Lavi.

Respirò a fondo rendendosi conto che nei suoi ultimi pensieri la parola ‘Lavi’ si era ripetuta fin troppe, troppissime volte. Al diavolo lo stupido coniglio… Stupido coniglio… I conigli si riproducono in fretta… I conigli si stavano moltiplicando (o addizionando…?)!

Contegno Kanda! Calmati! Si chiama Rabi. R A B I. Non Rabbit. Non Lavi. Rabi.

Sospirò e recuperò la calma, tornando a fissare lo sguardo negli occhi del bambino per poi decidersi a parlare -Beh, moccioso, te ne vai ora?

-Sìììì, Mocioso!- per un attimo il moro sperò che questo avesse seriamente intenzione di andarsene, ma l’attimo dopo gli fu evidente che Rabi non avesse del tutto colto il significato delle sue parole perché invece che smontare dal suo lettino e tornarsene da dove era venuto, gli allacciò le braccia al collo e lo abbracciò esultando felice, continuando a ripetere ‘Mocioso! Mocioso!’ come una sorta di formula porta-fortuna.

-Rabi! Rabi! ¿Dónde estás Rabi? Tenemos que andar a casa! Rabi!- una donna particolarmente abbronzata cominciò a gridare poco lontano e la voce della salvezza raggiunse le orecchie di Kanda come un urlo liberatorio; aveva più o meno capito cosa avesse detto, ma quello che sicuramente non gli era sfuggito era il nome del ragazzino più volte ripetuto e il andar a casa: non ci voleva mica un genio a capire cose significasse.

-Mamá! Estoy aquí!- Rabi rispose immediatamente a quella che il moro suppose essere la madre -Me estoy divirtiendo con un amigo! Me puedo quedar?

-No Rabi! Ya es tarde, tenemos che andar a casa.- ripetè la donna avvicinandosi e accorgendosi solo in quel momento della presenza del giapponese -Oh, perdón! Espero que mi hijo no se ha molestado! Sabe, es un niño muy alegre!- aggiunse infatti sorridendo in evidente imbarazzo.

Kanda comprese a malapena la metà di quel che la signora gli aveva detto, e per un attimo fu tentato di risponderle ‘Mi ha molestato* eccome!’, ma, per quanto non fosse un grande fautore della gentilezza, non gli sembrò proprio il caso, quindi si limitò a sbuffare e a biascicare qualcosa di simile ad un ‘No, non mi ha molestato, abbiamo solo giocato.’ sperando di far intendere alla donna cosa potesse significare in una lingua mista di inglese, giapponese, e forse una spruzzatina di spagnolo. Quella all’inizio parve completamente disorientata dalle parole di Kanda, ma poco dopo si sforzò (molto eroicamente) di stirare le labbra in una sorta di sorriso mentre tendeva una mano verso il figlio. -Fuerza, andamos Rabi, papá nos está esperando.

Il bambino si limitò a sbuffare sonoramente prima di prendere la mano della madre e scendere dal lettino senza altre storie: l’unica cosa che fece prima di andare verso l’uscita della spiaggia fu girarsi verso il moro salutandolo con la manina libera -Hasta luego, Mocioso!- disse sorridendo e incamminandosi con la madre.

Kanda lo guardò per un attimo allontanarsi aggrottando le sopracciglia, e solo allora si pentì di non avergli detto come si chiamava, intuendo che ora il bambino pensasse che ‘Moccioso’ fosse il suo nome.

Per un attimo ragionò se fosse il caso o meno di gridargli dietro che non si chiamava così, bensì Kanda, ma non gli ci volle molto per capire che non era proprio il caso: tornò a sdraiarsi coprendosi gli occhi con un braccio: durante tutto il pomeriggio l’ombra si era spostata e ora il suo lettino si trovava praticamente completamente al sole, se non per un angolino vicino ai piedi di cui non gliene poteva fregare niente, ma era troppo stanco ed esaurito per aver la forza di alzarsi, spostare il materassino, e poi doversi pure ri-sdraiare! In fondo ormai erano praticamente le cinque del pomeriggio, il sole non era più molto forte e inoltre aveva da poco cominciato a soffiare un venticello fresco: in pratica, stava benissimo lì dov’era.

Chiuse gli occhi e abbassò il braccio poggiandolo sul torace all’altezza del cuore: come sempre, batteva a ritmo regolare senza mai stancarsi.

 

 

 

 

-Dici che è morto?

-Speriamo di no, se è morto sicuramente ci uccide!

-Ma Allen, se è morto come fa ad ucciderci?

-Ah, giusto! Allora speriamo di si!

-Allen-kun! Non dire certe cose, Kanda è un tuo compagno!

-Ma si, calma Lenalee, si dice per scherzare!

-Non mi piacciono certi scherzi!

-Ok, ok, scusa…

-Comunque direi proprio che respira…

-Quindi?

-Beh, quindi è vivo!

-Non ci vuole un Bookman per capirlo!

-Ehi! Potrei ritenermi offeso!

-Scemo-Lavi, mica è un’offesa!

-Sappi che noi Bookman siamo molto sensibili…

-Tacete, idioti!- Kanda aprì di scatto gli occhi fulminando con lo sguardo tutti i presenti: Lenalee, Lavi e Allen lo stavano fissando da un pezzo, scuotendolo ogni tanto per capire in che condizioni si trovasse dopo aver passato un intero pomeriggio steso sulla sdraio. -Io sono vivo e vegeto, al contrario di quello che potreste essere voi tra un paio di minuti se non vi allontanate subito!

-Vale anche per me?- chiese lo stupido coniglio puntandosi contro l’indice e sorridendo allegramente.

-Soprattutto per te…- lo liquidò Kanda facendolo allontanare di scatto: lo seguì per un attimo con lo sguardo quando questo prese a disegnare cerchietti sulla sabbia.

-Sei crudele, Yu-chan…- sussurrò ottenendo come unica risposta un ‘CHE.’ e un’occhiataccia da parte del giapponese.

Tra Rabi e Lavi, Kanda per quel giorno aveva già superato il suo limite di sopportazione dei conigli.

 

***

 

Kanda avrebbe fatto santo chi aveva avuto la brillante idea di inventare il condizionatore: quel coso che sputava aria fredda era una benedizione venuta dall’alto, ne era certo! Sarebbe potuto rimanere lì, sotto quel vento artificiale per ore senza mai stancarsi di lodare quella grande cosa che era la tecnologia moderna, ed era esattamente quello che da circa le sette di sera, ossia quando erano rientrati dalla spiaggia, fino a quel momento, le nove e mezza passate, stava facendo.

In albergo ovviamente aveva da subito stabilito che il suo letto era quello che si trovava esattamente sotto il getto d’aria, così da evitare eventuali fraintendimenti e successivi spargimenti di sangue, e nessuno aveva avuto il coraggio di obbiettare, non con Mugen puntata alla gola.

Ma dopo due ore e oltre passate sdraiato sul letto e le precedenti quattro invece in spiaggia sulla sdraio, si può ben intendere che la voglia di Kanda di fare ‘qualcosa di diverso’ fosse aumentata a dismisura durante tutto l’arco della giornata: se già si era svegliato con un certo ‘desiderio pazzerello’ per la testa, ora si può solo immaginare cosa la sua mente stesse architettando. Per fortuna (?) quel pomeriggio c’era stato Rabi a distrarlo un po’ da quei pensieri poco casti, sennò chissà che fine avrebbe fatto il suo autocontrollo…

Ragionò un attimo su dove potesse essersi andato a cacciare lo stupido coniglio prima di sentire la voce di lui e quella della mammoletta provenire dal giardino, caratterizzate dalla loro solita nota di infantilità.

-Uoaaah Lavi! Se non rallenti finisce che spacchiamo l’amaca!- a quelle parole Kanda sbiancò totalmente.

-Macché! Anzi, più veloci!- gridò Lavi in risposta cominciando a fare ancora più chiasso di quanto già non ne stesse facendo.

-N… No! Cado, Lav-vi! E sposta quella dannatissima sciarpa, non vedo nulla!- il giapponese corse in giardino a verificare cosa stesse succedendo… Era davvero possibile che la mammoletta e lo stupido coniglio…?

Si affacciò alla vetrata che delimitava la fine dell’appartamento che avevano in affitto e quel che vide gli fece tirare un sospiro di sollievo, per quanto lieve. Che scemo, per un attimo aveva davvero creduto che fosse possibile!

Quei due idioti erano sdraiati di traverso sull’amaca e Lavi stava spingendo sul muro che c’era affianco con i piedi per poter dondolare più velocemente mentre la mammoletta quasi sveniva per la paura coprendosi ora gli occhi con la sciarpa arancione che il rosso portava sempre con se tentando di non guardare la Luna e il cielo stellato che facevano continuamente avanti e indietro tanto da fargli venire il voltastomaco.

Il giapponese rimase ancora un po’ a guardare quella scena incerto su cosa fare: certo che Lavi pareva divertirsi insieme all’albino… Sbuffò e aprì di scatto la vetrata facendola scorrere di lato ed inchiodandola tentando di fare più rumore possibile e destare così l’attenzione dei due. Il suo piano ebbe successo e in breve il rosso puntò i piedi a terra fermando l’amaca e permettendo così anche ad Allen di aprire gli occhi. -Oh, Yuu-chan!- disse il più grande fissandolo ancora sorridente.

L’albino invece si limitò a scendere e sussurrare un ‘V-vi lascio soli…’ forse intuendo la situazione tra Kanda e Lavi o semplicemente intenzionato ad abbandonare quel luogo prima di ritrovarsi nuovamente coinvolto in un gioco pericoloso. Passando accanto al giapponese, quest’ultimo lo guardò astioso sussurrandogli qualcosa di simile al solito insulto con l’aggiunta di uno ‘Stupida’ all’inizio. Forse era davvero meglio dileguarsi in fretta.

Solo quando finalmente la mammoletta fu scomparsa dalla sua vista, Kanda si decise ad avventurarsi verso Lavi: quando gli fu vicino gli fece segno di girarsi in modo da essere verticale all’amaca e senza aggiungere parola gli si sedette a cavalcioni con le gambe che penzolavano ai lati del rosso. Rimasero un attimo così a fissarsi negli occhi, ma quando il moro intuì che l’altro stava per cominciare a parlare, magari per fare una delle sue solite battutaccie, lo precedette portando l’avambraccio destro davanti alla sua bocca -Lecca.- ordinò senza assumere alcuna espressione facciale se non d’indifferenza.

-E… Eh?- Lavi lo fissò stranito osservando prima il braccio e poi il suo proprietario chiedendosi se fosse per caso ammattito a causa di tutto il sole che aveva preso quel pomeriggio.

-Ti ho detto di leccare.- si limitò a rispondere l’altro alzando un sopracciglio.

-O-Ok…- il rosso si decise a schiudere le labbra e, anche se un po’ titubante, cominciò a leccare come gli era stato chiesto esattamente dove quel pomeriggio Rabi aveva morso e dove ora la carne del moro era leggermente rossa. Lavi semplicemente non lo notò a causa del buio. Lasciò diverse scie umide lungo tutto l’avambraccio di Kanda, sorridendo ogni tanto in modo malizioso all’indirizzo del giapponese. Chissà che razza di giochini perversi aveva architettato il suo Yuu-chan durante tutto il tempo che era rimasto sdraiato.

-Fermati.- esordì dopo un paio di minuti Kanda soddisfatto del lavoro dell’altro e ritirando il braccio. -Ora il collo.

In breve Lavi si ritrovò davanti agli occhi il bianco collo del giapponese, completamente a sua disposizione: non si sforzò nemmeno di pensare a cosa volesse ottenere l’altro, semplicemente eseguì gli ordini cominciando a passare con la lingua lungo tutta la carne che gli veniva offerta, lasciando di tanto in tanto qualche bacio lascivo. In fondo era pure divertente ed intrigante: non c’era assolutamente alcuna ragione per cui dovesse ribellarsi a quel gioco.

Poco dopo Kanda si spostò leggermente con il busto in modo da posizionare la sua spalla sinistra davanti alla bocca del rosso: vi portò una mano così da spostare la manica della maglia che indossava e lasciare spazio a Lavi di continuare come prima. Quello parve intuire e senza bisogno di parole riprese da dove aveva interrotto.

Il tutto continuò per ancora qualche minuto, passando dalla spalla alla guancia destra, a quella sinistra, al naso, per poi salire di poco all’orecchio destro ed infine scendere drasticamente all’ombelico del giapponese, e quest’ultima probabilmente fu la parte più divertente del gioco: infatti per quanto Kanda si fosse sporto, non c’era stato verso di riuscire a posizionarsi in modo tale da permettere a Lavi di raggiungere con la bocca la pancia del moro, e di conseguenza c’era stato tutto uno scambio di posizioni che aveva permesso a Lavi di dominare il campo ritrovandosi sopra al giapponese.

Senza aggiungere parola si fiondò su ventre di Kanda cominciando ad aggirare con la lingua l’ombelico, facendo cerchi sempre più stetti fino ad arrivare a quel che mirava e, dopo un’ultima occhiata al viso del moro, cominciò a giocherellarci.

Sorrise maliziosamente pensando a come Kanda stesse tentando di mantenere un’espressione indifferente nonostante la situazione senza però riuscirci completamente: aveva le guancie leggermente arrossate e le labbra dischiuse e di tanto in tanto si lasciava pure scappare qualche gemito di piacere. Lavi adorava seriamente quel lato del suo Yuu-chan: per quanto tentasse di mantenere un’espressione fredda e distaccata, si faceva sempre sopraffare facilmente dal desiderio, facendo trasparire chiaramente le sue intenzioni ed i suoi sentimenti. Sì, si poteva facilmente affermare che Lavi si divertisse un mondo a vedere Kanda completamente a sua disposizione, e c’erano tutte le ragioni del mondo perché così fosse.

Solo in quel momento gli venne l’illuminazione: se era davvero lui a condurre il gioco, in quel momento avrebbe comunque potuto fare quel che voleva con il giapponese, ma se si considerava che era stato lui stesso ad andargli incontro ed ad ordinargli di cominciare a leccarlo, nel vero senso del termine, forse poteva essere che le vere intenzioni di Kanda fossero proprio di giungere in quella determinata situazione e quindi di… Beh in breve, quello che il giapponese voleva davvero che Lavi leccasse si trovava leggermente più in basso, ancora coperto completamente dai vestiti. Quell’intuizione fece ribollire il sangue del rosso rendendolo ancora più eccitato di quanto già non fosse: ma era piuttosto ovvio, Kanda non avrebbe mai espresso i suoi desideri a parole, piuttosto avrebbe tentato di renderli il più evidenti possibile con sistemi un po’… Complicati e contorti, esattamente come in quel caso.

Sfiorò il primo bottone del cavallo dei pantaloni ma mentre stava per sbottonarlo, la voce di Kanda si fece finalmente sentire -Che stai facendo?- aveva un tono decisamente seccato.

-Io… Bhe, pensavo…- Lavi era completamente spaesata: dunque non era a quello che mirava il giapponese?

-No, non pensare. Devi fare solo quello che ti dico io.- esordì Kanda deciso -Inoltre se speri che abbia intenzione di fare ‘certe cose’ qui ti sbagli di grosso: quest’amaca mi fa venire il voltastomaco.

-E allora perché hai cominciato con certi giochini perversi?- chiese il rosso con una leggere nota di malizia nella voce fissandolo negli occhi.

-Giochini perver…?! Stupido coniglio, che centrano ora? - il giapponese lo guardò furente: possibile che quell’idiota avesse seriamente preso il tutto per un gioco? Lui era più che serio al momento!

-M… Mi hai chiesto di leccarti! Dimmi tu se questa non è perversione!- ribatte Lavi alzando la voce.

-Cretino, non urlare!- Kanda arrossì leggermente, strinse e pugni e ingoiò a vuoto girando la testa di lato -Questo pomeriggio Rabi si è messo a mordermi e… Io mi sono lavato, ma mi sentivo ancora sporco, quindi ho pensato che se proprio devo sentirmi così, preferisco che sia per colpa tua…

La mente di Lavi non aveva del tutto seguito quel che il moro aveva detto, o meglio si era fermata a ‘si è messo a mordermi’ -… Rabi? Yuu… Devo essere geloso?- chiese aggrottando leggermente la fronte.

-N… No! Rabi è solo un bambino e stava giocando… Beh, veramente mi stava molestando… Però… Argh! Fa un po’ come ti pare!- Kanda scese di scatto dall’amaca fissando con astio un punto imprecisato nell’erba: non era lì che voleva arrivare. Lavi sarà pure stato un buon Bookman, ma in quel momento non aveva capito proprio nulla, anzi peggio, aveva creduto subito che quello iniziato da lui non fosse altro che un gioco perverso.

Sospirò spostando lo sguardo sul giardino, evitando però di incrociare gli occhi di Lavi che ancora lo fissava perplesso -C-Comincia a fare freddo…- disse poco dopo portandosi le mani a toccare le braccia nude sfregando per riscaldarsi -Vado a prendere il golfino, v-vuoi che prenda anche il tuo?- esitò in quell’ultima frase chiedendosi se non era un po’ troppo gentile nei confronti di un’idiota che fino a quel momento non lo aveva nemmeno preso sul serio ma subito scosse leggermente la testa per togliersi quei pensieri inutili e asfissianti. E che diamine, un golfino, non era altro che un dannato golfino! Perché doveva sempre farsi tanti problemi inutili?

-No, tranquillo, sto bene così.- Lavi parve capire cosa passasse per la mente del giapponese e sorrise sincero osservando Kanda che rientrava in casa e si riaffacciava poco dopo venendogli incontro con indosso il suo solito golfino bianco tanto largo da coprirlo fino quasi alle ginocchia: si accorse subito che nella mano destra stringeva un altro indumento nero anche se non era certo di cosa potesse essere fin quando lo stesso giapponese non glielo tirò addosso.

-Fa freddo, copriti.- disse deciso senza mezzi termini per poi aggiungere -Non sapevo dove si trovasse il tuo perciò te ne ho preso uno dei miei, trattalo bene.-. Beh, non era proprio tipico di Kanda una simile premura nei suoi confronti ma Lavi non poté che esserne contento.

Indossò il golfino appoggiandoselo sulle spalle per poi fare segno all’altro ragazzo di venire a sedersi con lui sull’amaca e questo accettò senza dire una parola.

Ora erano entrambi sdraiati rivolti verso il cielo, Kanda appoggiato al busto di Lavi che a sua volta lo aveva circondato con le braccia: se fossero stati in una situazione normale probabilmente il moro gli avrebbe gridato dietro per ore per quel gesto, ma in quel momento nessuno dei due aveva voglia né di urlare né di scomodarsi da quella posizione. Rimasero in silenzio qualche minuto: la Luna brillava rischiarando il cielo notturno insieme a tutte le stelle che la circondavano. Era davvero uno spettacolo e Kanda per un attimo non fu nemmeno sicuro se davanti ad una scena del genere avesse più voglia di sorridere o di piangere: gli creava un’ansia pressante rendersi conto di essere davanti all’Infinito.

Ma in fondo il giapponese non aveva bisogno di porsi quel problema. Lui non avrebbe né riso, né pianto, né niente, sarebbe semplicemente rimasto lì a fissare quell’Infinito con la sua solita indifferenza. Non un sorriso, non una lacrima, non un sentimento, perché sarebbe stato troppo irreale e troppo finto che un’arma da guerra come lui, che ogni giorno uccideva i sogni della gente, i loro desideri di vita e preghiere contro la morte che li aveva portati a diventare Akuma, cominciare ad avere dei sentimenti proprio ora, sotto un semplice Infinito.

Forse era proprio per quel motivo che avrebbe dovuto piangere, ma non poteva, o forse semplicemente non voleva rendersene conto.

Sentì una mano di Lavi che si spostava per andare a sfiorargli una ciocca di capelli libera dalla coda e poi la sua voce calda che diceva -Yuu, sai che giorno è oggi?- che lo riscossero immediatamente da quei pensieri.

Voltò leggermente il capo verso il viso del rosso e dopo averlo scrutato un attimo con le sopracciglia aggrottate tornò a fissare lo sguardo verso il cielo.

-C-Certo! Mica sono scemo… Oggi è San Lorenzo, la notte delle stelle cadenti. Ma se speri che io davvero mi metta ad esprimere desideri ti sbagli di grosso!- ci tenne a precisare subito Kanda incrociando le braccia al petto.

Lavi sorrise a quell’affermazione: non si era aspettato risposta diversa da una persona come Kanda, ecco perché quello che il giapponese aggiunse poco dopo lo colpì molto: -Ma forse oggi, e solo perché è oggi, posso permettermi di esprimerne uno: Lavi…- di nuovo il moro girò il viso verso l’altro stavolta fissandolo con intensità nell’occhio sano -Guardami.- ordinò dopo poco.

Lavi fece come gli era stato chiesto, e rimase fermo, senza distogliere lo sguardo fino a quando finalmente Kanda non si decise a parlare nuovamente. -Desidero che tu capisca che per me questo non è un gioco.

Forse fu uno dei tanti segni del destino, o forse, più semplicemente, non fu altro che una casualità, fatto stà che proprio in quel momento nel cielo, solo per pochi millesimi di secondi, una stella brillò più intensamente delle altre scivolando sulla volta stellata e lasciando dietro di sé una scia argentea e l’occhio di Lavi brillò di riflesso al passaggio di quella.

Probabilmente Rabi aveva ragione: Kanda non era altro che un moccioso che a causa del suo passato traumatico aveva deciso di non vivere più, di non voler più dare altre chance alla vita e di chiudersi totalmente sparando di evitare un qualunque altro dolore. Si era convinto che la sua relazione con Lavi fosse completamente anaffettiva, ma in quel momento, per la prima volta, aveva capito che era tutto l’opposto.

Kanda si era chiuso nel passato, non era cresciuto affatto. Era rimasto lo stesso moccioso che era una volta, convinto che avesse tutte le ragioni perché così fosse. Ora però era sul serio ora di crescere, di fare un passo avanti ed entrare seriamente a vivere nel mondo che fin’ora aveva continuamente rifiutato.

E quel passo aveva deciso di farlo insieme a Lavi.

 

 

- FINE -

 

 

*’Molestare’ in spagnolo significa ‘Dare fastidio’ e non invece ‘Molestare sessualmente’ come lo intende Kanda.

Ho deciso di mettere tutte le traduzioni delle parti spagnole anche se sono piuttosto scontate giusto per sicurezza, anche perché non sono nemmeno sicura che siano proprio esattissime, non conoscendo lo spagnolo e non avendolo mai studiato ho dovuto infatti rifarmi un po’ alla memoria (avendo dei cugini messicani magari qualcosina…) e un po’ al caro vecchio Google traduttore!

Yo soy Rabi! = Io sono Rabi!

¿Dónde estás Rabi? Tenemos que andar a casa! = Dove sei Rabi? Dobbiamo andare a casa!

Mamá! Estoy aquí! Me estoy divirtiendo con un amigo! Me puedo quedar? = Mamma! Sono qui! Mi sto divertendo con un amico! Posso rimanere?

Ya es tarde, tenemos che andar a casa. = E’ tardi, dobbiamo andare a casa.

Oh, perdón! Espero que mi hijo no se ha molestado! Sabe, es un niño muy alegre! = Oh, mi scusi! Spero che mio figlio non le abbia dato fastidio! Sa, è un bambino molto vivace!

Fuerza, andamos Rabi, papá nos está esperando. = Forza, andiamo Rabi, papà ci sta aspettando.

Hasta luego = Ciao/A presto

 

Non ho molto altro da aggiungere: ho scritto questa fic per partecipare al concorse dell’Estate e mi sembra un miracolo averla finita… Mi sarebbe piaciuto pubblicarla per il compleanno di Lavi ma non ho potuto perché ero in vacanze quindi, anche se con una settimana di ritardo… Buon compleanno Lavi!

Spero che la fic vi sia piaciuta e che avrete il buon cuore di recensirla :D
 

By Ming

  
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