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Autore: MrBadCath    16/08/2011    2 recensioni
Autori: MrB feat. C (vale a dire MrBadGuy and la Cath)
Desclaimers: Niente di tutto questo è mai successo nella realtà. I Queen e le canzoni citate non ci appartengono. David è un personaggio di MrBadGuy. No infringement of copyright intended.
Note: per le note vedere Nda e Varie :D grazie.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Freddie


«Hey, Mercury!» esclamò l'uomo dall'altra parte della strada. Mi salutò con un cenno della mano, ignorando deliberatamente il fatto che urlare quelle due parole di fila poteva segnare irrimediabilmente la serata.
David era disarmante.
Dopo anni, vederlo e rendersi conto che non era cambiato per niente, che come il vino, anziché peggiorare, quando invecchiava migliorava, era quasi... triste. L'avevo sempre invidiato per essere così bello, fatalmente attraente, e per i suoi inquietanti occhi, che funzionavano per lui come calamite per incantare le prede.
Già sentirlo al telefono mi aveva spiazzato e non avevo saputo dirgli di no.
Avrei dovuto vedermi con Roger... quando lo chiamai con il mio miglior tono da cucciolo ferito per annullare il nostro appuntamento disse che non c'era problema, ma, per come lo conoscevo, c'era di certo rimasto malissimo. Le probabilità che si fosse offeso a morte erano pari a quelle di non ricevere il suo perdono neanche se gli avessi riempito la casa di fiori.
Ma io sapevo come farlo tornare da me...
Certo, se avesse saputo che avrei passato la serata con David, forse ci avrebbe pensato due o tre volte prima di rivolgermi di nuovo il saluto.
«È bello vedere che sei ancora sulla piazza, Bowie» risposi flebilmente, visto che anche il suo cognome, non era dei più impopolari. Se mai avessi fatto un featuring con l'altro David Bowie, gli avrei chiesto se anche lui l'avesse conosciuto e si fosse innamorato di lui al punto di rubargli il nome. Non rientrava nel mio stile chiamare le persone per cognome, piuttosto aggiungevo un 'mio caro', ma lui riusciva ad influenzarmi già dall'altro lato del marciapiede.
«Beh, sei solo? Credevo avresti portato qualcuno dei tuoi amichetti»
«Tu hai chiamato me, non il manager dei Queen» scandii, riuscendo perfettamente a darmi un tono, come mi riusciva piuttosto bene, da un certo periodo a quella parte.
Era un po' imbarazzante trovarsi lì da solo, in effetti, visto che in condizioni normali non avrei accettato inviti da nessun vecchio amico che non sentivo da una vita, perché io ero chi ero, e lui lo sapeva bene. Questo lo poneva già su un gradino superiore «ad ogni modo, se è per conoscere i miei amici che mi hai contattato, posso chiamarteli quando vuoi, ci sarà un telefono dentro»
«Siamo sul permaloso stasera...» ridacchiò di me «chiama chi vuoi, mi basta rientrare un po' nel giro, in alternativa posso anche accontentarmi di te, stellina» quello era davvero troppo, stava decisamente esagerando, anzi, minimizzando, che era anche peggio. Io odiavo quando si sminuiva la mia persona.
E forse era il caso che mettessi dei paletti.


Roger


Non potei credere che l'avesse fatto davvero. Non mi era mai successo, a dire il vero sì, una volta sola, ma facevo ancora le scuole superiori ed era una stupida ochetta da quattro soldi. Ma io ero Roger Meddows-Taylor, quel batterista biondo, affascinante da far paura, con quello stile un po' effeminato ed il profumo che faceva girare la testa ad ogni ragazza nel raggio di tre isolati dal luogo in cui mi trovavo.
E lui mi aveva appena dato buca.
Avrei voluto fargli una scenata al telefono, ma la mia reputazione ne avrebbe ottenuto solo un grosso smacco. In compenso, avevo guadagnato una gran voglia di piangere.
Io non ero gay, non lo sono mai stato, ma amavo Freddie. Era l'unico uomo a cui mi ero concesso e non perché provassi piacere nel mettermi... vabeh, insomma, l'avevo fatto perché c'era un vero sentimento.
L'unico uomo che io abbia mai amato.
E lui mi aveva appena dato buca inventando una scusa così su due piedi... Un vecchio amico? Che tipo di amico? Un amico di cui non mi aveva mai parlato? Impossibile. Lui mi parlava di tutto, lo doveva pur aver citato in qualche racconto di quelli deliranti che mi faceva prima di addormentarsi quando mi chiedeva:
«L'hai catturato?» oppure «Quanto manca prima di arrivare?»
La parte più dura da accettare era proprio quella: io non lo accettavo. Davvero, non era proprio possibile.
Mi alzai dalla poltrona: pazienza, se lui si vedeva con un vecchio amico, anche io potevo concedermi a qualche innocente incontro.
Anzi, avrei fatto di meglio: sarei andato a bazzicare nei suoi pub, magari l'avrei incontrato e avrei visto con chi era. Oppure avrei ripiegato su qualche bella femmina e pace.
L'aria era particolarmente fresca, fuori dal salotto di casa mia.
Mi avviai, camminando, senza dare nell'occhio sul marciapiede, ma appena mi avvicinai al primo club preferito di Freddie cercai di mettermi il più in mostra possibile: più fama, meno fila.
Passai accanto a tutta la fila di persone che attendevano per entrare con tutto lo charme possibile. Mi presentai al buttafuori, un bell'armadio 3x4 metri, come «il figo dei Queen: Roger Taylor» e lui si fece da parte:
«Buona serata, signorino» sorrise, e dopo il mio passaggio si rimise davanti all'entrata.
Mi guardai attorno, Freddie non era in pista, non era al bancone, e, seduto sui privé non l'avevo mai visto. Dietro di me le porte del bagno si aprirono di scatto:
«Come ti dicevo prima, sono stato fuori tre mesi, quasi quattro e... se non mi ascolti è inutile che ti parlo, bellezza. Suvvia, dimmi chi hai adocchiato!»
Descrivo brevemente la situazione: Freddie e un omaccione alto un metro e novanta, con il viso da marpione, erano usciti dal bagno, contemporaneamente...
Ci volle un po' prima che potessi metabolizzare quell'immagine, forse addirittura non la metabolizzerò mai.
   
 
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