SORRIDI! TI VOGLIO BENE!
Un mesetto dopo mi ammalai. Semplice
influenza,niente di grave,ma la notte stavo male. Zero era seduto davanti alla
porta di camera mia e quando sentì che mi lamentavo entrò senza bussare. Bagnò
un fazzoletto e lo poggiò sulla mia fronte,poi si infilò nel mio letto e questa
volta fu lui a prendermi la mano.
-Sta tranquilla.
Mi disse solo questo e subito dopo chiusi gli occhi
cercando di dormire. Lui mi guardava.
Anche otto anni dopo,ormai entrambi nel pieno
dell’adolescenza,questa scena si ripeteva ogni volta che uno di noi due era
malato. Eravamo inseparabili. Gli scherzi che facevamo a papà erano tremendi,ma
lui alla fine si divertiva e ogni tanto,con la sua polaroid,ci scattava una
foto,che poi dopo metteva nel suo album. C’era qualcosa che mancava però: Zero
non aveva mai sorriso. Era ancora triste e anche facendo le cose più stupide e
imbarazzanti lui non sorrideva. Ci raccontavamo tutto,non avevamo segreti.
Eravamo come fratello e sorella. Forse no. Eravamo entrambi al secondo anno di
liceo. Lui era bravo,io … dovevo sopravvivere in quel postaccio. Mi dava
ripetizioni e si arrabbiava se sbagliavo qualcosa o se mi lamentavo,ma so che
lo faceva per il mio bene.
Kaname,beh non chiedetemi che fine abbia fatto. Non
saprei rispondere. L’ultima volta che l’ho visto è stato poco prima che
arrivasse Zero e dopo neanche una telefonata. Mi fa talmente tanta rabbia
questa cosa che se lo incontrassi ora non lo saluterei.
Era una splendida giornata e decidemmo di andare a
fare un giro in città. Papà restò a casa doveva pulire o fare altro non so.
Dopo aver camminato per un paio d’ore,io e Zero ci fermammo in
piazzetta. Notammo un gattino nero che era seduto vicino a noi. Era
tenerissimo.
-Hai qualcosa da mangiare?
Infilai la mano nel cappotto cercando anche solo una
briciola per darla al micetto.
-L’unica cosa che ho è un salatino
-Dammelo.
Passai il cracker a Zero. Si alzò piano andando
verso il gatto,miagolava per chiamarlo a se e cercare di non farlo scappare.
-Vieni qui non voglio farti niente- trovatosi faccia
a faccia con quella piccola palla di pelo nera,lasciò il salatino e aspettò che
il piccoletto lo mangiasse – visto che è buono?
Poggiò l’indice sulla testolina di quell’essere
tenerissimo. Non so perché ma in quel momento mi ricordava papà. Li guardavo ed
erano tenerissimi.
-Yuuki vieni anche tu!
-Arrivo.
Andai verso di loro sorridendo e cominciammo a
giocare e a coccolare quel gattino. Un’ora sola e c’eravamo affezionati.
Volevamo portarlo a casa,papà sarebbe stato felicissimo dato che i gatti sono i
suoi animali preferiti,però c’era l’allergia. Non poteva non starnutire se
accarezzava un gatto,ma li amava. Alla fine non ci fu niente da fare.
Rientrammo a casa verso le 15:00 . Papà era in
giardino a pulire il vialetto e ci salutava agitando la mano e gridando.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!
Improvvisamente gli occhi diventarono lucidi quando
vide quella macchiolina nera che dormiva tra le mie braccia.
-Ma è meraviglioso- starnuto - dove l’avete trovato?
– starnuto – vieni qui dal tuo paparino! – starnuto.
- Papà ma …
-Lasciatelo a me vi prego! L’allergia non fermerà il
mio amore per questo cucciolotto!
-Come vuole lei signor Cross.
Entrò in casa e cercò una cesta per sistemare il
gatto. Era felicissimo.
-Ci sei rimasto male Zero che si è impossessato di
quel gattino?
-Naaaah. Almeno è contento.
Quella sera ero sdraiata nel mio letto e guardavo il
soffitto,non pensavo a niente però non riuscivo a dormire. Qualcuno busso alla
porta di camera mia. Mi alzai e andai ad aprire. Zero.
-Dormivi?
-No. Vieni entra- notai che aveva lo sguardo basso.
Ci sedemmo sul mio letto con le spalle contro il
muro. Il silenzio cominciò a regnare in quella stanza. Zero aveva chiuso gli
occhi e si stava rilassando. Io avevo abbracciato le mie ginocchia e chinato
leggermente il capo. Ero stata tante volte così con Zero,però avevo una strana
sensazione. Ero un po’ rossa in viso. Pensai di dover dire qualcosa per
spezzare il silenzio,una cosa che pensavo di dover dire da tempo ormai.
-Zero … - la mia voce tramava. Mi voltai cercando i
suoi occhi. Lui mi guardava- Ti voglio bene.
Anche se lui lo sapeva,non l’avevo mai detto.
Era stata breve come cosa da dire e l’ansia
che avevo volò subito via. Gli volevo davvero bene.
Restammo così,a guardarci negli occhi,quasi tutta la
notte. Avevamo entrambi le guance rosse. Non parlavamo,ma ci capivamo con lo
sguardo. Era felice e lo ero anche io. Ormai erano quasi le 4:00.
-Devo andare,sto bene ora.
Lo accompagnai alla porta e restammo ancora a
scambiarci degli sguardi. Fece un passo verso di me e mi stritolò in un
abbraccio,un dolce abbraccio,che quasi mi soffocava ma non volevo
staccarmi,anzi,ricambiai stringendolo forte(anche se la mia forza era la metà
della sua).
-Ti voglio bene anche io Yuuki!-mi sussurrò
dolcemente all’orecchio.
Liberatami dall’abbraccione ci guardammo ancora
negli occhi,eravamo più rossi di prima.
-Cerca di riposare,ci vediamo più tardi.
-Riposa anche tu.
Sorrise.
Rimasi ferma davanti alla porta della mia stanza
cercando di capire bene cosa fosse successo,poi con passo lento e quasi
barcollando tornai a letto. Mi sdraiai e ripresi a fissare il
soffitto,sorridendo.
Zero aveva finalmente sorriso,per la prima volta
aveva abbandonato quel broncio.
Non dormivo. Ora pensavo solo ad una cosa: il dolce
sorriso di Zero.