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Autore: Cheshire Kitten    17/08/2011    5 recensioni
AU. Quando sei giovane ed innamorato, cosa puoi volere di più dalla vita? Tutto e Niente.
Tratto dal 2° capitolo:
*La odiava, la odiava dal profondo. Odiava la facilità con la quale faceva in modo che la odiasse ed amasse allo stesso tempo, i due sentimenti in costante conflitto, talmente opposti da straziarlo e troppo vicini per poterli distinguere, fusi in un unico potente qualcosa che lo manteneva vivo solo per poterlo uccidere lentamente.
Forse la odiava perchè faceva in modo tale che la amasse così inevitabilmente da renderlo schiavo dei suoi sentimenti, da renderlo debole, da renderlo capace di sentire tutto, dolorosamente tutto, e negargli così l'indolenza del cuore.
Cuore. La odiava anche per le innumerevoli acrobazie a cui sottoponeva il suo cuore, povero cuore, il cui unico compito sarebbe dovuto essere quello di pompare il sangue, ora si ritrovava a dover incrementare il battito ogni qualvolta quella creatura dalla bellezza immortale si concedeva ai suoi occhi; si ritovava a doversi spezzare con la consapevolezza di non poterla rendere felice; si ritrovava a ribellarsi alla sua gabbia toracica nel vederla preda di un altro uomo.*
"Sai che quando ti odio, è perchè ti amo con una passione tale che mi scardina l'anima."
Julie de Lespinasse
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Eleanor Waldorf, Nate Archibald, Serena Van Der Woodsen
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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                                                      2





Moonville era una piccola cittadina che si diramava intorno ai piedi di una collina.

Un placido vento era solito farsi strada tra gli arbusti e le fronde rigogliose che numerose crescevano in quell’angolo di paradiso secluso al mondo esterno.
Durante i freddi e pungenti inverni, la coltre di neve che ricopriva i tetti delle case creava un magico scenario, mentre la fitta coltre di nebbia donava alla cittadina un alone  di mistero.
Nelle calde e umide notti d'estate, il limpido cielo, ben visibile da ogni punto del villaggio, appariva come un manto di stelle vibranti che primeggiate dalla luna erano le sole, con il loro candore, in grado di rischiarare la notte. La luna, proprio colei che dava nome alla cittadina, era celebrata una volta all'anno con una grande festa, quasi come fosse una dea.
Tuttavia c'era chi amava la luna più degli altri. Su un lato della collina, quello opposto a dove risiedeva il letto del fiume, c'era una vecchia casa fatta di mattoni in pietra; un tempo una reggia, adesso era soltanto una vecchia dimora dai muri scoloriti ed dall'un tempo incantevole giardino ridotto ad una steppa.
Lì abitava la ragazza che osservava la luna. Era solita ranicchiarsi davanti la finestra con una calda coperta, la mano poggiata al vetro e lo sguardo sognante.

Quella ragazza si chiamava Blair Waldorf.

A modo suo Blair era una sognatrice, ma i suoi sogni non erano per niente come quelli delle altre ragazze, no, Blair guardava al mondo con occhi smaliziati, occhi di chi ha visto e di chi sà. Quindi Blair non perdeva tempo in inutili fantasticherie, si limitava a desiderare una vita più facile, per esempio una vita che non l'avrebbe costretta ad alzarsi ogni mattina all'alba.

Oh, c'erano stati tempi nei quali la vita era più facile, quando lei era bambina e la casa ancora una reggia.
Blair era nata nella bambagia; di nobili origini, talmente radicate nel tempo da essere ormai un inutile motivo di vanto, i Waldorf erano una delle famiglie più ricche del paese.
Lei era una bambina viziata, servita e riverita, ed il cui unico cruccio era quello di scorazzare con più leggiadria possibile per il giardino dietro casa, stando attenta a non rovinare i meravigliosi vestitini colorati che sua madre, un tempo sarta del paese che dopo aver sposato suo padre si dilettava a cucire per sollazzo, creava per lei.
La favola ebbe fine quando Blair aveva poco più di sette anni, e la morte di suo padre lasciò lei, sua madre, e sua sorella sul lastrico.
Sua madre fu costretta a riprendere il lavoro di sarta, mentre lei si occupava della casa e cresceva sua sorella.
Blair non era una ragazza come le altre; lei era più sveglia e determinata, decisamente più furba ed intelligente di chiunque altra. La vita era stata dura con lei e questo l'aveva resa più forte, perlomeno all'apparenza.

Blair era anche la più bella del villaggio; la sua bellezza era pura quanto rara, la pelle candida le conferiva un aspetto regale, e le gote sempre rosee la facevano sembrare una bambola di porcellana. Le labbra rosso sangue, talmente carnose e a forma di cuore da sembrare disegnate, creavano insieme alla folta chioma di boccoli castani, un piacevole contrasto con l'argenteo colorito.
Tuttavia ciò che colpiva guardandola erano i suoi grandi occhi da cerbiatta; castano scuro fondente, talmente scuri da non possedere riflessi, ma di una tonalità così calda da irradiare intensità.
Le labbra sanguigne, il rubino che portava con costanza al dito, ed il nastro di raso rosso che spesse volte le adornava i capelli, le erano valsi il soprannome di "Bella in rosso".

Il connubio tra bellezza ed intelligenza le permise molto presto di spogliare la sua migliore amica Serena da titolo di più desiderata del villaggio.
Serena, la sua controparte spontanea ed ingenua, era sempre stata al centro dell'attenzione grazie al suo sorriso smagliante e la risata contagiosa; tuttavia Serena era ormai storia vecchia, più grande di Blair di quattro anni, era ormai sposata e fuori dal radar. Serena era splendida come sempre, ma ovviamente, un marito geloso e marmocchi strillanti sempre al seguito avevano fatto scemare se non completamente annichilito l'interesse degli uomini nei suoi confronti.
Quindi adesso, quando le due ragazze passeggiavano per le strade, gli occhi erano tutti rivolti su Blair; vero, il suo sorriso non era ampio e solare come quello dell'amica, ma lei, con un delizioso curvamento di labbra, che tenevano celata la perfetta dentatura, riusciva a catturare l'attenzione come nessun'altra. Gli uomini venivano rapiti dallo scintillio malizioso di quel sorriso, da queqli occhi pieni di mistero che sembravano celare chissà quali segreti.

Blair era una contraddizione vivente, una contraddizione che andava ben oltre labbra rosse su colorito candido. Quegli sguardi maliziosi, quei segreti impronunciabili, facevano da netto contrasto alla sua pulita e perfetta immagine di brava ragazza; per quanto il suo tono fosse quasi sempre allusivo, mai una parola fuori luogo usciva da quella perfetta bocca. Blair era l'emblema delle buone maniere, e la sua grazia e morigeratezza la distinguevano e sopraelevavano dagli altri.
Sarebbe stata la moglie ideale, e tutti gli scapoli del paese inseguivano lo scintillio nei suoi occhi come i marinai seguivano le stelle per orientarsi in mare aperto; i poveri illusi però non riuscivano a fare i conti con il fatto più ovvio di tutti, ovvero che gli occhi di Blair si illuminavano per un uomo ed uno soltanto: Chuck.
La prima volta che s'incontrarono Blair aveva otto anni mentre Chuck ne aveva dieci.
Nonostante suo padre fosse morto solamente qualche mese prima, Blair era già stata costretta a smettere i panni di bambina viziata; a quei tempi sua sorella era ancora troppo piccola e sua madre doveva rimanere a casa ad accudirla, quindi era lei che munita di secchio doveva andare a prendere l'acqua al pozzo che si trovava dall'altro lato della collina.

"Mi raccomando," le diceva sua madre "prendi la via principale, e ricordati di non dare confidenza agli estranei." Ma la piccola Blair, troppo sveglia per una bambina della sua età, reputava stupido prendere la via principale che girava intorno alla collina, quando poteva prendere il sentiero che la tagliava direttamente e per questo tre volte più corto.
Fu passando vicino l'orfanotrofio che si trovava nei pressi della collina che Blair incontrò Chuck; lui era uno sconosciuto, e la mamma l'aveva avvertita a questo riguardo, ma la mamma le aveva anche proibito di prendere il sentiero, no?
E così da quel giorno in avanti Blair avrebbe passato il tempo che le avanzava prendendo il sentiero in compagnia di Chuck.
A Blair e Chuck piaceva giocare, oh, loro amavano giocare, ma i loro giochi non erano come quelli dei bambini della loro età, Blair e Chuck giocavano diversamente.
Sin da quand'era bambina a Blair era piaciuto comandare gli altri, quando suo padre era ancora in vita e lei era ancora una principessina viziata, le bambine del villaggio facoltose come lei, che formavano un piccolo gruppo, erano sempre state al suo comando, le sue piccole ancelle, che le pulivano le scarpine quando giocando si sporcavano di fango, o che le portavano da bere quando aveva sete. Purtroppo, una volta morto suo padre, quelle mocciose insurrezionaliste si erano ribellate contro la loro regina; ora la chiamavano povera e si vendicavano del modo in cui erano state trattate dalla piccola dittatrice.
Fu qui che entrò in scena Chuck, che resosi conto della situazione si mise a spiare le bambine; a che pro? Scovare i loro segreti naturalmente. C'era chi si metteva le dita nel naso, chi disubbediva ai genitori, chi calunniava l'amica e via dicendo.
Erano passati tanti anni, ma quelle bambine, ormai cresciute, erano ancora le fedeli ancelle di Blair... fedeli si fa per dire; ancora si chiedevano come facesse a ricattarle costantemente con nuove indiscrezioni sul loro conto; era inquietante.
Era così che giocavano Chuck e Blair.
Lui si sarebbe nascosto dietro un muretto, e l'avrebbe guardata mentre in tutto il suo splendore ricattava le sue tirapiedi grazie alle informazioni che lui le aveva appena fornito, e lei lo avrebbe guardato a sua volta, rivolgendogli un diabolico sorriso pieno di complicità e gratitudine, e lui avrebbe ricambiato con lo stesso sorriso diabolico che Blair aveva imparato da lui, o forse lui da lei... e sarebbe stato orgoglioso, orgoglioso di lei e di se stesso, perchè essere la ragione dietro quel sorriso era la gratificazione più grande di tutte.

Chuck era sempre stato un ragazzo solitario, i suoi genitori erano morti e non gli rimanevano altri parenti; lo sguardo tenebroso e quell'aria di mistero che lo avvolgeva avevano fatto si che la gente gli attribuisse l'etichetta di "ragazzaccio"; Chuck non era un santo, ma no era neanche cattivo, era semplicemente incompreso. Aveva rabbia dentro di se; ce l'aveva col mondo, ma soprattutto ce l'aveva con i suoi genitori, incosciamente incolpandoli di essere morti e di averlo abbandonato.
Blair era l'unica a comprenderlo, lei aveva sofferto come lui e riusciva a capire il suo dolore.
Così i due ragazzi, uno incompreso e solo al mondo, l'altra orfana di padre e con una madre tiranna, e con entrambi un lato oscuro, si ritrovarono ad essere uno la famiglia dell'altro.
Chuck e Blair divennero inseparabili.
I due crebbero insieme, e con gli anni, quel legame indissolubile si tramutò in amore. Forse era proprio l'amore il sentimento che li aveva da sempre legati, ma fu l'adolescenza a portare la realizzazione con se.

Ormai Blair e Chuck avevano rispettivamente venti e ventidue anni, e dopo aver trascorso gran parte delle loro esistenze l'uno accanto all'altra, erano diventati una cosa sola; nessuno li avrebbe o avrebbe mai potuto dividerli.



Era notte fonda, e Blair si trovava nel foro cittadino, in un angolo appartato, ed appogiata ad un pilastro, mentre aspettava il bel moro dagli occhi penetranti.

E' vero, le brave ragazze non dovrebbero vagare per la città a quest'ora della notte, ma da quand'erano bambini, Chuck aveva sempre saputo come farle infrangere le regole.
Lo vide avanzare verso di lei con la sua solita camminata felina, gli occhi che la squadravano dall'alto in basso in segno d'apprezzamento.

"Vedi qualcosa che ti piace, Bass?" Chiese Blair maliziosamente passandogli una mano sul petto.
Chuck la osservò attentamente, cercando di decifrare il suo comportamento.
"Sembri di buon umore," Azzardò lui, anche se qualcosa gli diceva che non lo era affatto. "Non te l'hanno ancora detto?"
A quel punto Blair fece crollare la maschera e sbuffò. "Intendi dire, non mi hanno ancora detto che mia madre mi ha promessa in sposa al primo che capita come fossi merce di scambio? ... Eleonor ottiene sempre ciò che vuole, e ciò che ha sempre voluto sono i soldi."
"Non esattamente al primo che capita," Rispose Chuck mentre la osservava girare intorno al pilastro, la piccola mano di lei che strisciava sulla ruvida pietra. "ma ad un Vanderbilt, e non un semplice Vanderbilt, ma quello che ha sempre desiderato metterti le grinfie addosso; a quanto pare da questo scambio ne risulterebbero tutti vincitori..."
"Cosa proponi di fare al riguardo?" Chiese Blair continuando a camminare nervosamente intorno al pilastro.
"Non saprei," Rispose Chuck in tono pragmatico. "Tu vuoi sposarlo?"
Blair si fermò per guardarlo. "Hai davvero bisogno di chiederlo?"
"Perchè non dovresti?" Chiese lui con un alzata di spalle. "E' lo scapolo d'oro del paese, è ricco, avvenente, di buona famiglia ed altrettante buone maniere. Perchè non dovresti volerlo come marito?" Concluse in tono serio, ma Blair sapeva che non era serio per niente. Dal suo solito ghigno appena accennato e dallo scintillio di sfida nei suoi occhi, poteva dedurre che si trattava di uno dei loro soliti giochetti nei quali si stuzzicavano a vicenda.

"Vuoi sapere perchè?" Chiese Blair avvicinandosi a lui e portandogli una mano dietro il collo per accarezzargli i capelli; poi usò la stessa mano per portare il viso di Chuck più vicino al suo, e guardandolo dritto negli occhi, in un respiro sussurrò. "Perchè voglio solo te."
Chuck le fece il suo sorriso, quello con solo un angolo della bocca sollevato, ovviamente soddisfatto dalla sua risposta.
Poi all'improvviso, prendendola alla sprovvista, la spinse all'indietro finchè la schiena di Blair non fece collisione con il pilastro. Le mani di lui che le cingevano i fianchi, bocca così vicina da poter sentire il suo caldo respiro sulla pelle, la vicinanza del suo corpo talmente intossicante da farle perdere cognizione di se stessa.
Era sempre stato così tra loro; la tensione che che elettrizzava l'aria, la passione che li bruciava ancora prima del contatto, e l'amore che leggevano l'uno negli occhi dell'altra.

"Davvero?" Sussurrò lui trascinandole due dita lungo la vena carotidea,  giù lungo il collo, intenzionato ad arrivare alla clavicola.
"Sai che è vero..." Sibilò Blair il cui respiro era sempre più elaborato.
Chuck sorrise compiaciuto, poteva sentire l'eccitazione di Blair aumentare con con ogni singolo istante che passava, i battiti del cuore che si facevano sempre più rapidi; aveva letteralmente la prova sotto mano, poteva sentire la vena pulsare, il battito accellerare...
Chinò la testa in avanti e sostituì la propria mano con le labbra, depositando languidi baci sul collo di Blair fino a farla tremare tra le sue braccia.
"Dimostramelo." Sussurrò in fine Chuck tra un bacio e l'altro.
Blair era talmente in estasi che le venne difficile connettere i pensieri, tuttavia conosceva quelle parole talmente bene che la risposta venne automatica.
"Come?"
Chuck spostò le sue attenzioni sull'altro lato del collo, dirigendosi subito verso il piccolo spazio appena sotto l'orecchio, quello che sapeva l'avrebbe fatta impazzire e lo mordicchiò e succhiò finchè Blair vide fuochi d'artificio scoppiettare dietro le palpebre serrate per via del piacere lancinante. Poi Chuck spostò la bocca di qualche centimetro in sù, e sfiorandola con le labbra le sussurrò il suo caldo respiro nell'orecchio. "Vieni via con me."
Quelle non erano certamente le parole che Blair si sarebbe aspettata; gli spostò la testa così da poterlo guardare negli occhi, doveva essere certa che non fosse una delle sue solite provocazioni.
"Dici sul serio?"
"Mai stato più serio in vita mia." E dai suoi occhi Blair non aveva dubbi che fosse sincero.

Quando Blair Waldorf voleva una cosa era disposta a tutto pur di ottenerla, ed in questo momento, in questa vita, o in un'altra, la cosa che desiderava più di tutte era stare con Chuck, e se questo significava scappare, l'avrebbe fatto senza esitazione.
"E dove andiamo?"
"Che importa dove; l'unica cosa che conta è stare insieme." Le rispose Chuck carezzandole amorevolmente la guancia.
Blair esitò a rispondere per qualche istante, volendo assaporare il più possibile la sensazione. "Allora, quando si parte?" Disse in fine.
Chuck le sorrise teneramente, come un bambino speranzoso il giorno di Natale.
"Sei sicura? Lasceresti la tua casa, la tua famiglia, la tua vita, per stare con me?...Saresti disposta a lasciare tutto?"
"Tu sei tutto per me, sei tu la mia famiglia; la mia casa è dove sei tu." Rispose Blair, e il suo cuore non potè fare a meno di contrarsi dolorosamente nel petto vedendo gli occhi di Chuck scintillare di felicità.
Le posò un dolce bacio sulla fronte che dopo premette contro la sua.
"Qui, domani, mezzanotte. Ci sarai?" Le chiese nonostante conoscesse già la risposta.
Blair gli sorrise maliziosamente e per convincerlo una volta per tutte delle sue intenzioni gli rispose con una domanda altrettanto retorica.
"Mi ami?"
Chuck la guardò a lungo negli occhi, quei bellissimi occhi scuri, e l'unico pensiero che gli balenò in mente fu quanto avrebbe desiderato potersici specchiare per il resto della sua vita. La sua voce era roca quando le si avvicino per sussurrarle l'unica certezza che avesse mai avuto.
"Sai già la risposta." E le loro labbra erano tanto vicine da sfiorarsi, mandando ondate di piacere attraverso entrambi.
"Allora dimostramelo." Mormorò Blair, labbra curvate in un deliziosamente diabolico sorriso e voce rotta dall'anticipazione.
Chuck imitò la sua espressione e rispose nell'unico modo possibile.
"Come?"
"Baciami." Sussurrò lei in fine.
Chuck non se lo fece ripetere due volte; attaccò fervidamente le labbra scarlatte di lei, il dolce sapore della sua lingua che gli inebriava i sensi, gli erotici gemiti che risuonavano nei suoi timpani come la musica più dolce.
Blair gli afferrò i capelli, i polpastrelli che sensualmente massaggiavano il cuoio capelluto e sentì il suo corpo accendersi di desiderio, bisogno viscerale, e qualcosa di più profondo, talmente profondo  da annaspare per rimanere a galla, talmente profondo da scavarle una voragine dentro ed essere consapevole che Chuck era l'unico in grado di colmarla.
Questo momento... questo momento era perfetto. Blair ne era sicura, il suo posto era lì tra le sue braccia, e lì in quel momento sigillando con un bacio la promessa di un futuro insieme, Blair era sicura come mai prima d'ora: Era sua.






  
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