17/08/2011
2 recensioniIt's
only natural
La prima volta che accade, Sissel non capisce.
Il suo muso ha già strofinato diverse volte contro l'orlo dei calzoni rossi, lungo la sagoma delle scarpe, in cerca di cibo e di una carezza. Ancora nessuna voce risponde; dall'alto, negli arti, non c'è movimento. L'uomo si limita ad occupare la poltrona, la cornetta del telefono penzolante al suo fianco.
Nell'attesa di una minima reazione, Sissel emette un quieto miagolio, secondo i suoi riti di animale domestico. Il padrone non lo sente, e le dita, ostinate, non scendono a sfiorarlo né a spingerlo via.
Non è un comportamento abituale per Yomiel. Nel sole o nell'ombra, in qualunque tempo, lui non attende mai; calibra ogni gesto in pochi attimi, deciso, rapido e pronto.
Questo non era mai successo prima – questo è qualcosa di diverso. Diverso da tutto il resto.
Sissel non ha mai visto uomini immobili. Certo, però, di esperienze simili ne conosce – ha visto i topi paralizzarsi con uno schiocco fra le sue unghie, ha visto cani malati uggiolare e crollare nella discarica, sfiniti, per non muoversi mai più.
Non ha idea di cosa significhi; tutto ciò che sa è che è già passato un tempo troppo differente da quelli a cui Yomiel l'ha abituato. L'attesa non termina.
Sissel gli salta in grembo e chiama, chiama forte, raccoglie tutto il fiato che ha e lo riversa sul tessuto della camicia nera. La tela si lacera, la pelle ignora gli artigli, lontana dal dolore – lui prova innumerevoli volte, radunando le più remote energie per riscuotere il suo uomo.
Solo molto tempo dopo, fra tentativi sempre più deboli e radi, Sissel si ferma. Questo lo capisce anche lui, semplice gatto – sta attendendo qualcosa che non può arrivare.
Non sa, invece, che alle sue spalle un piccione si è appena posato sul davanzale, portando con sé proprio il rapido moto di quel qualcosa.
Sotto la luna appena nata, dopo aver realizzato un altro frammento del proprio piano, l'uomo ha raggiunto di nuovo casa. Pervaso di euforia, lo spirito di Yomiel lascia libero l'uccello e corre verso il corpo.
Un attimo prima di completare il ritorno, dal pannello della finestra, ode un delicato pianto, nascosto dietro una poltrona solo a pochi oggetti di distanza.
Quando Yomiel riprende possesso di sé e sbatte le palpebre, si trova addosso una giacca dilaniata dai graffi e un gatto rannicchiato in grembo. Il respiro dell'animaletto è stanco e affannoso, i suoi occhi semichiusi carichi di domande.
Senza bisogno di altro, l'uomo capisce, lo issa e lo prende in braccio, in una stretta affettuosa.
“Non devi spaventarti,” lo ammonisce, accarezzando il musetto nero e i baffi frementi. “Per me è normale.”
Nel buio dell'appartamento, il silenzio diffonde la voce più dolce di cui Yomiel è ancora capace; il suono lo culla e lo calma, in una quieta litania di sussurri che si addicono solo alla vita e alla paura
“Non succederà più,” mormora, e già il suo sguardo scorre gli scaffali, a inseguire la sagoma di una vecchia borsa.“D'ora in poi ti porterò con me. Sempre.”
***
E cosa sarebbe successo, mi sono detta, se in una delle prime losche investigazioni Yoms avesse lasciato lì a casa il gattino e se ne fosse andato a farsi gli affaracci suoi?
Vi chiederete: perché il telefono? In realtà, da nessuna parte si dice che Yomiel possa usare le linee telefoniche come Sissel. Nello spiegare i propri poteri Yomiel non menziona quest'abilità, anche se sappiamo che è in grado di possedere gli oggetti, ma non manipolarli. Potrebbe essere semplicemente la sequenza di gesti telefona a qualcuno - se ne va - fa qualcosa - torna, o potrebbe essere che se ne sia andato di lì via telefono. Ad ogni modo, possedendo gli esseri viventi si può fare proprio qualunque cosa.
Un abbraccio a tutti e, a proposito, la mia copia di Ghost Trick compie un mese oggi!