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Autore: Ulisse85    18/08/2011    10 recensioni
Sara. Un ultimo maledetto esame con un professore di 70 anni, sadico ex cecchino nell'esercito. Un 28 strappato con coraggio, il meritato riposo in piscina ma... forse non è finita....
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sara finalmente era in vacanza. Aveva dato quell'ultimo maledetto esame di anatomia e ora poteva riposarsi. La forza per resistere fino all'ultimo e affrontare il gran nemico le era stata data dall'odio profondo e viscerale per l'uomo insulso e pelato che aveva avuto la brillante idea di piazzare l'ultimo appello il 31 luglio alle 14.

Era palese per chiunque come la scelta fosse stata un atto di puro sadismo generato dal suo essere vecchio e insignificante ormai. Quel maledetto di Merlini aveva ormai superato i 70 anni, alto e magrissimo, ormai sulla testa aveva esattamente 6 capelli e mezzo.

I 6 capelli erano pettinati perfettamente paralleli tra di loro, infatti non si erano mai incontrati, perennemente incollati alla testa dall'olio che utilizzava inutilmente. Il mezzo capello rimanente era il più lungo e formava un forzato tirabaci sulla fronte eccessivamente alta dell'uomo.

Sembrava uno dei cattivi di un qualche romanzo di Dickens, pronto a seviziare l'orfanello di turno; solo che lui volava alto con la cattiveria e si dedicava direttamente agli universitari, forte del fatto che nessuno aveva il coraggio di scalzarlo dalla sua cattedra.

La sua assistente aveva ormai 56 anni e, durante le spiegazioni di lui, si notava nei suoi occhi una luce fissa e tremolante.

Molti ingenui studenti del primo anno la avevano presa per ammirazione nell'ascoltare il “grande vecchio”, in realtà era la felicità della donna nel fantasticare su centinaia di modi per ucciderlo.

Ma se c'era qualcuno che aveva ucciso veramente, era il Professorone.

Questi era infatti un ex cecchino. Secondo alcuni in Iugoslavia, secondo altri in Libia. Secondo molti in Crimea. Si sussurravano voci sulla Prussia.

 

Ma Sara lo aveva affrontato e sconfitto.

Aveva sudato molto per farcela e non in senso metaforico.

Ora era finalmente in piscina, sdraiata sul lettino con il suo cappellino colorato in testa per tenere fermi i capelli e all'ombra il suo tenero nasino che altrimenti finiva sempre scottato.

Davanti a lei, a pochi metri, la vasca olimpionica, i ragazzi che facevano i tuffi, alcuni ragazzi del liceo che facevano i pagliacci per farsi notare dalla bella ragazza in bikini di turno che però era molto più interessata alla tintarella che a loro. O quantomeno era più presa a sembrare interessata ad altro perchè si guardava quel bel ragazzo dell'università che aveva notato la mattina in treno, che però era preso a badare alle ragazze che aveva accompagnato in piscina ma che non se lo filavano di pezza perchè troppo prese a mandare sms e a collegarsi a facebook mobile per parlare con delle amiche che stavano facendo lo stesso al mare o in qualche agriturismo in Toscana.

In tutto questo caos, Sara era placidamente distesa a godersi i riflessi dell'acqua, il venticello fresco che ogni tanto soffiava gentile, il verde che circondava a perdita d'occhio la piscina e il sole che le bruciava delicatamente la pelle.

Si addormentò.

 

Quandi riaprì gli occhi la piscina era deserta e le luci fioche delle lampade illuminavano solo parzialmente la piscina e il verde circostante immersi totalmente nel buio.

Era notte inoltrata.

Sara sentì dei movimenti dietro le siepi. Saltò immediatamente in piedi, guardandosi attorno circospetta. Cosa era stato? Vide delle ombre correre dietro gli ombrelloni chiusi vicino l'entrata.

Era in trappola.

Alcune delle luci si spensero. Loro non ne avevano bisogno, avevano gli infrarossi come tutti i militari d'assalto.

Allora puttanella lo vogliamo confermare il 28 ?

Quella voce Sara la conosceva. Era Merlini. Il maledetto la aveva seguita anche in piscina.

E' ora della prova finale...

Non capiva di cosa stesse parlando quel pazzo furibondo. Non c'era alcuna prova finale che lei sapesse: il 28 era stato giusto, equo e, soprattutto, già verbalizzato.

Ho lo statino.. me lo ha firmato! Provò ad urlare Sara

Io me ne fotto del tuo statino... adesso c'è la prova finale... rispose urlando sadico Merlini

Sara allora tirò fuori dallo zainetto il cedolino dell'esame firmato e lo sventolò verso la luce per far vedere che lo aveva con sé.

Un lampo.

Un colpo di fucile aveva trapassato e distrutto il verbalino.

Un secondo colpo la ferì di striscio alla gamba bruciandole molto.

Professore, ma è impazzito, che c... Non fece in tempo a finire la frase che un secondo colpo le bruciò anche l'altra gamba e Sara cadde a sedere sulle mattonelle umide e fredde del bordo vasca.

Allora puttanella come si chiamano le parti del corpo dove ti ho colpito? Che arterie ci sono lì vicino con cui potrei ucciderti?

Sara si rese conto che Merlini faceva sul serio. Cercò di concentrarsi per rispondere.

Ma esitò un attimo di troppo: un altro colpo le trafisse il piede facendole emettere un urlo soffocato.

Troppo lenta signorina, se ci devi pensare così tanto vuol dire che non lo sai... Merlini era vecchio ma i suoi colpi erano precisi.

Sara però aveva individuato da dove sparava. Era accampato sul tetto della palestra dietro alla siepe di ingresso. Aveva visto chiaramente il bagliore del suo fucile all'ultimo sparo.

Doveva mettersi al riparo ma... dove?

Due bagliori da quel punto. Due spari. Entrambi sull'altro piede.

Stavolta l'urlo di Sara esplose acuto e dolorante.

 

Si ritrovò sul lettino a bordo vasca con tutta la gente che la guardava.

Un bagnino preoccupato le si avvicinò e dopo aver capito che doveva aver fatto un brutto incubo le suggerì di mettersi all'ombra dopo una bella doccia perchè si stava ustionando le cosce e i piedi.

Sara, imbarazzata come non mai nella sua vita, eseguì le istruzioni del bagnino.

Doccia, e poi velocemente sotto l'ombrellone, cercando di non fare caso agli sguardi di tutti che controllavano le sue mosse come fosse una pazza pericolosa.

Tornò a sdraiarsi sotto l'ombrellone e non poté fare a meno di andare con lo sguardo al punto dove sarebbe dovuto essere il Professore cecchino, sopra la palestra, dietro la siepe.

Un riflesso strano proveniva proprio da lì sopra.

Un lampo fu l'ultima cosa che vide.

   
 
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