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Autore: giulina    18/08/2011    11 recensioni
Un treno, Caterina e un bambino.
Un treno che va a Poggio Rapollo, Caterina che piange ed un bambino che la osserva dal sedile davanti al suo.
Dov'è Poggio Rapollo e chi sia quel bambino, Caterina non ne ha la minima idea.
"-Il mio fidanzato mi ha tradita-
E metà del vagone numero 9 esplode in un "Oh" sopreso.
-Con mia sorella- finisce di parlare Caterina con un sospiro sconsolato.
-No!-
-Non ci credo!-
-Che porco-
-Un classico!-
-Castralo!!!-"
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa One-shot partecipa al concorso "One-shot dell'estate".

 

 

 

 

 

Un treno, Caterina e un bambino.

Un treno che va a Poggio Rapollo, Caterina che piange ed un bambino che la osserva dal sedile davanti al suo.

Dov'è Poggio Rapollo e chi sia quel bambino, Caterina non ne ha la minima idea.

Sa solo di essere salita sul primo treno che si è fermato alla stazione deserta e di aver iniziato a piangere non appena ha toccato il sedile dal tessuto blu rovinato e pieno di macchie.

La sua camicetta bianca puzza di sudore ed è macchiata di mascara, colato dalle sue lunghe ciglia.

Gli occhi sono appannati come il parabrezza della sua Panda verde acqua durante i temporali di fine novembre, quando anche il riscaldamento non serve a niente.

Guarda fuori dal finestrino sporco di polvere e pieno di scritte colorate, il mare che sfiora la costa.

La spiaggia colma di persone in costume da bagno e ciambelle colorate, che prendono il sole o leggono Novella 2000 sotto l'ombrellone comprato a basso prezzo ad un supermercato.

Riesce ad immaginarsi sdraiata su quella sabbia fine e chiara, con il suo bikini rosso fuoco che ha comprato in saldo da Cuccuini e un cappello di paglia che copre i capelli del colore delle more a fine agosto.

Può percepire le sue mani affondate nell'acqua limpida e trasparente, mentre due braccia forti la stringono a sè, protettive.

Una diga fuoriesce dai suoi occhi quando la sua mente le ricorda che lei, due braccia forti, non ce l'ha più. E nemmeno il costume di Cuccuini, se è per questo.

I singhiozzi fuoriescono dalle sue labbra screpolate, attirando l'attenzione degli altri passeggieri. I loro sguardi sono preoccupati e sopresi.

 L'operaio che legge la Gazzetta dello Sport qualche sedile più avanti, ha gli occhi alzati verso il cielo e maledice di non essere sordo come suo padre.

Caterina continua a piangere e un sottile lamento spezza il suo respiro quando si accorge che i fazzolettini nella sua borsa sono finiti.

-Signora?-

Si sente chiamare da una voce piccola piccola e alza gli occhi azzurri verso il bambino che siede davanti a lei e le sta porgendo un fazzoletto di carta stropicciato.

-Papà dice che ne devo portare sempre uno dietro. Sa, mi cola spesso il naso-

Caterina non riesce nemmeno ad inorridire al pensiero che quel piccolo batuffolo di capelli biondi possa aver depositato il suo muco su quel pezzo di carta.

Glielo prende dalle mani e con un sorriso se lo passa sugli occhi arrossati.

-Grazie-

-Non c'è di chè. Papà mi dice che bisogna essere gentili con le persone anziane- risponde con sincerità.

Caterina alza lo sguardo dal suo fazzoletto coperto da macchie nere, fulminando il nanetto con gli occhi.

-Ti sembro una persona anziana?-

-No, ma lei piange come mia nonna Maria quando le sente l'ernia al disco. Lei si che è vecch-anziana, ha novantatre anni!-

Caterina sta di nuovo per mettersi a piangere. è possibile che stia per strangolare, con la cinghia della sua borsetta, un bambino innocente che la crede matusalemme?

-Ho ventisette anni-

-Come la Chiabotto!-

Caterina odia la Chiabotto e il suo grasso invisibile su cosce e pancia. La bottiglia della Rocchetta gliela ficcherebbe tranquillamente su per il cu...

-Anche Valeria Marini ha ventisette anni..- dice pensieroso il bambino portandosi l'indice alle labbra.

-Si, vent'anni fa e dodici operazioni prima! Senti Alfonso Signorini, io sto cercando di piangere e disperarmi in santa pace, potresti andare a fare un girett...-

-Papà dice sempre che non bisogna lasciare le persone da sole, soprattutto se stanno piangendo- la interrompe Paolo, il biondino occhi svegli, incrociando le braccia al petto e dondolando le sue gambine che sfiorano appena il pavimento grigio coperto da gomme da masticare spiaccicate.

-Ma tuo padre per caso è il Dalai Lama?-

-No, si chiama Sergio Brunetti-

Caterina alza gli occhi al cielo e osserva il sorriso di una ragazza dai lunghi capelli biondi vicino a lei, che sta seguendo la scena divertita.

-E ora dov'è il tuo papà?- sorridere e mostrarsi amorevole.

-Seduto al suo posto. Accanto a noi però c'era un uomo a cui puzzavano l'ascelle e l'altro che aveva un milione di Tic che mi hanno fatto venire l'ansia-

Caterina si porta una mano al volto, strofinando l'indice e il pollice sulla fronte.

-Ma forse ti sta cercando, no?-

-No. Ma ora parliamo di lei, perchè è disperata?- Paolo sorride entusiasta di aver conosciuto una nuova amica. Bè è anziana, ma non si può avere tutto dalla vita, no?

Caterina fa un bel respiro e si gira verso il finestrino che da su una scogliera dove l'acqua si infrange creando della schiuma bianca e densa.

Intanto, intorno a lei, la ragazza dai capelli biondi, un avvocato in giacca e cravatta nel sedile dietro il suo e una donna delle pulizie brasiliana con un turbante colorato in testa, aspettano trepidanti la sua risposta. Come si suol dire, la gente non si fa mai i caz..

-Il mio fidanzato mi ha tradita-

E metà del vagone numero 9 esplode in un "Oh" sopreso.

-Con mia sorella- finisce di parlare Caterina con un sospiro sconsolato.

-No!-

-Non ci credo!-

-Che porco-

-Un classico!-

-Castralo!!!-

Diverse opinioni provengo dai sedili posizionati vicino al suo e Caterina non può che girarsi sopresa ad osservare tutta quella gente che assiste alla sua confessione.

Paolo intanto la sta guardando con gli occhi verdi spalancati. Tiene le mani strette a pugno e osserva le lacrime ormai scomparse dal viso della donna che siede davanti a lui.

-Anche la mia mamma ha tradito il mio papà- esordisce con voce calma, mentre tutti i passeggeri puntano i loro sguardi curiosi sul piccoletto.

-Io ero piccolo e non mi ricordo niente ma papà mi diceva sempre che gli faceva tanto tanto male qui- e si indica il cuore da sopra la camicia azzurra a maniche corte.

Un altro coro di dolci ed emozionati "Oh" si leva dai passeggieri del treno per Poggio Rapollo.

Caterina guarda Paolo con un piccolo sorriso che sfiora le sue labbra.

-E poi come gli è passato quel dolore?-

-Giocando a Poker e bevendo Whisky...- Il treno cade in un silenzio tetro e gli occhi di tutti i passeggeri sono puntati sui loro piedi, anche quelli di Caterina.

-Ma sto scherzando! Sono stato io a guarirlo, mi dice sempre, anche se non so bene come ho fatto- Sorride Paolo con un'espressione pensierosa sul volto dolce e delicato.

Il vagone numero 9 scoppia in una sonora risata di gruppo e il sorriso rimane stampato sui loro volti anche quando la voce gracchiante dell'altoparlante annuncia l'arrivo alla stazione di Poggio Rapollo.

Alcuni passeggieri si alzano traballanti dai loro sedili e avanzano verso le porte d'uscita. Caterina rimane al suo posto e Paolo fa lo stesso.

Un uomo sui trent'anni dai riccioli scuri, entra trafelato nello scompartimento e scandaglia ogni posto a sedere.

Una mano è tra i capelli sudati e l'altra sul cellulare che tiene in mano.

-Papà!- urla Paolo muovendo entrambe le braccia in direzione di suo padre che lo guarda serio e preoccupato allo stesso tempo.

-Paolo! Ma cosa ti salta in mente? Mi sono svegliato e tu non c'eri più! Mi hai fatto prendere un colpo-

Sergio si inginocchia davanti al figlio e gli passa le mani tra i capelli biondi così diversi dai suoi.

-Sono andato a fare una passeggiata e poi ho incontrato questa gentile signora. è simpatica, lo sai?-

Caterina e Sergio fanno incontrare i loro sguardi e il sorriso si fissa sulle loro labbra umide.

-Ora andiamo campione, la nonna ci sta aspettando-

-Non si metterà mica a piangere per l'ercia vero?-

-Ernia, Paolo. Comunque no, il nonno l'ha imbottita di sonnifero-

Paolo scende con un saltello dal suo sedile e si gira verso Caterina che si è alzata lentamente in piedi e si sta sistemando la gonna blu.

-Arrivederci Signora!- la saluta, agitando la mano prima di voltarle le spalle e seguire suo padre fuori dal vagone.

-Paolo!- In un attimo di follia, la voce di Caterina è uscita da sola dalla sua bocca e ha pronunciato il nome di quel bambino.

-Si?- Lui si gira e aspetta che parli. è bella quella signora, anche se è anziana. Gli piacciono soprattutto i suoi capelli del colore della terra bagnata.

-Non mi fa più male qui- dice indicandosi il cuore sopra la camicetta- ed è merito tuo-

Gli sorride e scende dal treno più leggera.

Paolo raggiunge suo padre, che sta prendendo le valigie pesanti da sopra il portabagagli, e si aggrappa alle sue gambe fasciate dai jeans.

-Papà papà!-

-Che c'è, Paolo?-

-Ma secondo te sono un Supereroe? Ho dei poteri magici? Sono come Spiderman?-

-Se anche tu lo fossi, ti prego di non arrampicarti sui muri a casa di tua nonna. Soffre di cuore, lo sai-

 

 

 

 

   
 
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