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Autore: Little Shinedown    18/08/2011    2 recensioni
-Mi ha spezzato il cuore!- Cominciò
-Non è un buon motivo!-
-Dai Enri non complicarmi la vita!-
-Ludo, io non ti sto complicando la vita. Sei tu, che con la tua bravata te la sei complicata! Hai idea di quello che può succedere? É in mare aperto!-
-Non ci sono mica gli squali a Forte dei Marmi! ribatté Ludovica , piuttosto seccata, prendendo a giocare con una ciocca di capelli biondi.
One-shot scritta a quattro mani con la cara Eloyse Vermeer
{Iscritta al concorso estivo: one shot dell'estate}
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Non ci sono mica gli squali a Forte dei Marmi

 
 
 
Qualcuno bussò alla porta con un colpo secco, e poi un altro, deciso e poi una sequela, seguita da un imprecazione e da un singhiozzo spezzato a metà prima che Enrico si alzasse e andasse ad aprire la porta. Con sua enorme sorpresa, una sorpresa fatta di un batticuore improvviso e di un eccitazione insolita, era Ludovica. Ma non la Ludovica a cui era abituato.
Nessuna traccia della Ludovica perfetta e implacabile, misteriosa e brillante. Si appoggiava con un braccio sottile allo stipite della porta, cercando di riprendere fiato, di respirare lentamente. Quando alzò il viso su di lui il trucco sbavato e gli occhi gonfi dissero molto di più di quanto non fece la sua bocca contratta in una smorfia di angoscia.
-Avevi ragione tu.- sussurrò quell’apparizione stravolta. La voce mielosa era ora rotta dal pianto.
Enrico fece un passo avanti per sorreggerla, come un soprammobile fragile che stesse per cadere ma Ludovica si ritrasse bruscamente. Lei non aveva bisogno.
Lei era caduta ma si sarebbe rialzata.
Enrico la guardò con un misto di pena e soddisfazione. –Entra.- sussurrò lui.
 
La ragazza raggiunse il divano senza la solita naturalezza, si accoccolò in un angolo in mezzo ai cuscini, mettendo senza remore i saldali alla schiava su uno di questi prima di ricominciare a piangere.
Enrico la guardò serio e distaccato, per un secondo, senza lasciare che tutti i sentimenti che provava per lei si confondessero con il suo vero ruolo.
Mise su il tè verde, l’unica bibita che la ragazza bevesse, e poi le si sedette vicino.
Ludovica lo guardò con occhi vacui. Lui immaginò che stesse rivedendo davanti a lei, ancora una volta, tutto ciò che l’aveva sconvolta, come un macabro rewind play, che lentamente la stava uccidendo.
Enrico cercò di ignorare il panico montante nel vederla così mal ridotta.
Non era la ragazza che amava, quella.
 
-Cosa è successo?- chiese con delicatezza.
-Li ho visti…Daniele e quella…- disse aggiungendo un gesto rabbioso. –Si stavano baciando sul molo.- aggiunse con precisione. Per un secondo nei suoi occhi filtrò di nuovo la lucidità della Ludovica di sempre.
Ma il suo viso perse di nuovo colore. Una tristezza profonda la attraversò e tremò stringendo le mani al petto a proteggersi.
Enrico rimase in silenzio per un eterno secondo, incerto se ascoltare il suo cuore in tumulto, in festa, o la sua testa, sinceramente e decisamente sofferente per quello che Daniele era riuscito a fare.
Tradirla ancora.
 
-Vieni qui, Ludo.- si decise a dire con un sorriso triste, allargando le braccia e invitandola ad avvicinarsi.
La ragazza si asciugò una lacrima con il polso e muovendosi aggraziata sul divano andò a sistemarsi fra le braccia di lui. Si aggrappò al suo petto con le unghie affondandoci il viso per nascondere uno scoppio di pianto. Enrico poteva sentirla aderire con tutto il suo corpo e sentirla tramare sopra di lui.
Era così fragile in quel momento.
 
Al limite della sopportazione la invitò a scendere dalle sue braccia. Lei lo guardò con fare dolce.
-Tu ci sarai sempre per me, vero Enrico? Tu non mi tradirai mai, vero? Gli amici non dovrebbero farlo mai…- chiese in una supplica.
Lui scosse la testa benevola. Era il suo migliore amico.
Si alzò e le porse una tazza di tè verde bollente. Ludovica lo sorseggiò lentamente e mentre lo faceva e sospirava il suo sguardo sembrava riprendere quella freddezza e quella lucidità che la contraddistinguevano. Asciugò un ultima lacrima prima di poggiare la tazza vuota.
Non c’era più dolore nel suo sguardo, o rammarico, solo una rabbia sottile.
Se Enrico non avesse potuto vedere chiaramente e desiderare anche, quel corpo da dea e quella sua fragilità e dolcezza rara, avrebbe detto che Ludovica era un uomo.
Metodica e cinica, quando voleva.
Lei si alzò e sensualmente si leccò le labbra.
-Grazie mille. Comunque la gita di domani non è annullata. Ci vediamo al molo.- disse sorridendo.
Enrico avrebbe giurato che non era più la stessa Ludovica entrata mezz’ora prima dalla stessa porta.
Lei uscì scuotendo la chioma e lasciando una scia del suo profumo sottile.
Enrico inspirò forte e sorrise. Le cose non potevano che migliorare.
 
Il mattino dopo, sul presto, Ludovica era già seduta su una pietra del molo. Con il cappello panama calato bene sul viso perché non si era ancora messa la crema solare e sinceramente non aveva la minima intenzione di ustionarsi.
Enrico arrivò dopo poco e la vide così: una stupenda sirena seduta con un’espressione decisamente indecifrabile.
Ludo lo vide e gli parlò senza salutarlo. –Cominciamo a salire.- disse mentre lasciava a terra la borsa e con poche falcate eleganti raggiungeva lo yacht di suo padre ormeggiato poco più in là.
Salì a bordo e cominciò a rassettare, poi accese il motore. Enrico, seduto su uno dei divanetti di coperta, la guardava curioso. –Cosa hai intenzione di fare?-
Ludovica, al riparo, gettò via il cappello e lisciò i capelli con le dita. –Voglio fare la gita che avevamo programmato.- sussurrò.
-Quindi non gli hai ancora detto che l’hai visto…- riprese lui.
Ludovica scrutò l’orizzonte con qualche flebile traccia di nuvole. –Non so se voglio farlo.-
-Come? Lui ti tradisce e tu vuoi anche fare finta che non sia successo nulla…- gridò Enrico alzandosi dal divano improvvisamente. Lei, indiscutibilmente amava quel fesso tanto da perdonarlo.
-Shh.- sussurrò Ludovica posandogli un dito sulle labbra. –Starà arrivando.-
 
Infatti un secondo dopo comparve sotto coperta Daniele. Occhiali da sole a specchio, sorriso da padrone dell’universo. Non degnò di uno sguardo Enrico, che d’altronde era abituato ad un simile trattamento.
-Ciao amore.- disse semplicemente con quella sua voce cadenzata che faceva venire i brividi a Enrico.
Ludovica gli si fece incontro e lo baciò teneramente.
Come se non l’avesse visto baciare un'altra, come se nulla fosse.
 
Ludovica prese il timone con leggerezza e maestria, Enrico l’aveva sempre adorata, da quando erano ragazzini. Adorava la sua bellezza intangibile, la sua sensibilità, persino quel cinismo, così lontano dal suo carattere. Adorava quel modo di essere indiscutibilmente ricca e potente ma con naturalezza, la stessa con cui maneggiava abilmente lo yacht di suo padre, senza però vantarsene.
E dopo che ebbe lasciato il timone e impostato una velocità di crociera si era tolta la  canotta e la minigonna di san gallo, per rimanere in un costume dorato, Armani, molto probabilmente. Dorato, perché era il suo colore preferito.
Poi, non senza che Enrico emettesse un sospiro si era sdraiata a fianco del suo fidanzato e lì non aveva smesso un secondo di civettare con lui, di ridere e baciarlo a fior di labbra. Aveva persino dimenticato che esistesse Enrico. Si chiese che senso avesse avuto partecipare a quell’incontro, in cui evidentemente c’erano solo Daniele e Ludovica, lui era la penosa cornice.
 
Ludovica si era accoccolata in quello che fino al giorno prima era il suo luogo preferito, fra le braccia di Daniele. Il sole li lambiva entrambi, la brezza le scuoteva i capelli furiosamente, ma le piaceva così.
Dopo un bel bagno sarebbero stati comunque da stirare.
Chiuse gli occhi, cercando di dimenticare, chiuse gli occhi, strizzandoli, quasi, come quando era bambina e aveva paura e pensava che se chiudeva gli occhi beh, il buio non le avrebbe fatto del male.
Cercò di immaginare come sarebbe stato perfetto quel momento se lei non avesse visto Daniele baciare un’altra. Probabilmente sarebbe stata la ragazza più felice sulla terra.
Ma non poteva dimenticare, al limite poteva scegliere se dargli o meno una seconda, e ultima possibilità.
 
Ad un certo punto il telefono di Daniele squillò. Lui si alzò e rispose. Poche sillabe sussurrate poi si ritirò in cabina. Ludovica, seguì con gli occhi tutto il suo tragitto, cercando di indovinare chi fosse l’interlocutore.
Rimase immobile nella vana speranza che il vento portasse a lei, seduta a prua, qualche parola di quel dialogo. Dopo qualche minuto di fitta conversazione Daniele emerse dalla cabina, troppo in fretta, malamente e stupidamente, come al solito. Emerse mentre ancora parlava al telefono, o meglio più che parlava, gettava un bacio nella cornetta. Un bacio che poteva essere diretto ad una persona sola e quella non era la legittima Ludovica.
Poi lui tornò a sdraiarsi, come se non avesse appena fornito un’inconfutabile prova del suo tradimento.
 
Ludovica si sedette mentre la sua rabbia e il suo dolore si rimescolavano in lei, incerti se fluire uno nell’altro. Non sarebbe nemmeno riuscita a dare un nome, coerente a quel calore al centro del petto, come un artiglio ben affondato nel cuore, rabbia o dolore?
Cercò di passare in rassegna ogni minuto e ogni secondo della loro storia breve ma intensa, una storia da fotoromanzo, eppure che l’aveva fatta stare bene, per un secondo.
Sapeva di non essere perfetta, di essere spocchiosa a volte, ma Daniele lo era più di lei e questo, in qualche modo le dava un contegno, le insegnava la misura. Allo stesso modo in cui faceva Enrico che però spocchioso non era affatto ma lo faceva con il suo affetto innato e sincero, profondo.
 
Ludovica tremò mentre rivedeva la scena del molo. Daniele e una sgualdrina qualunque in un intrico di braccia e lingue inscindibile.
Tremò mentre ripensava a quante volte aveva fatto lo stesso con lei, nello stesso luogo anche.
Tremò mentre pensava che poco prima l’aveva posseduta sulla loro barca, promettendole un futuro eterno.
E poi aveva siglato fine con altrettanta velocità e leggerezza.
Se c’era una cosa che Ludovica non poteva sopportare era che le venisse portato via qualcosa di suo.
Per questo, con un sorriso sottile e il cuore che batteva forte per l’emozione, si alzò e si ravviò i capelli.
Daniele aveva desiderato il doppio di quello che aveva, troppo.
Avrebbe avuto niente.
 
Il mare era calmo e pulito, tanto che dalla barca si potevano scorgere branchi di pesciolini, nuotare veloci in superficie e più la barca avanzava, più i gruppi diventavano numerosi. Ludovica, le mani ferme sul timone, la testa alta e i capelli al vento, di tanto in tanto lanciava qualche occhiata furtiva a Daniele che non sembrava volersi staccare dal cellulare. Impugnò il timone con rabbia e ripensò al suo piano, ormai mancava poco.
 
- Guardate come sembra sottile la costa da qui! Gridò, quando si furono allontanati abbastanza.
-è vero!- Esclamò Daniele che ripose velocemente il telefono in tasca.
-Perché non facciamo il bagno?- Propose Ludovica.
-Io non vengo! Disse prontamente Enrico.

  • Dai Dani, buttati tu per primo! Io ti seguo!- Lo incitò lei.
Daniele non se lo fece ripetere due volte. Si sfilò rapidamente i pantaloni e la canottiera ma prima di tuffarsi dall'apposito trampolino, si avvicinò con fare sornione a Ludovica.
-E il costume?- Le sussurò lui..
-Il costume, che cosa?- Chiese lei, realmente confusa.
-Lo togli?-
Lei gli rispose con un sorrisetto malizioso che significava tutto e niente.
-Se non ti tuffi non lo saprai mai!- Gli disse ad un passo dalle sue labbra.
-Ti aspetto.- Rispose lui, baciandola delicatamente.
Un ultimo sorriso prima di tuffarsi in quell'acqua fresca e limpida. Ludovica lo osservava dal corrimano.
 
-è calda?- Chiese.
-Caldissima! Dai, buttati!-
 
Anche da lassù poteva percepire quanto Daniele fosse eccitato.
 
-Solo un secondo!- Gridò per farsi sentire da lui, e sparì dentro la barca.
 
Enrico che aveva osservato tutta la scena, rientrò.
 
-Ludo, non avrai mica intenz... Non fece in tempo a finire la frase quando vide l'amica smanettare con il timone, in quella che sembrava essere un'inversione. “Ludo che stai facendo?”
-Tornò indietro!- Ribatté l'altra sudando.
-E Daniele?-
 
Ludovica non rispose e in quel momento Enrico capì.
 
-Cioè, tu vuoi lasciarlo lì?-
-Beh, mi sembra il minimo.-
-Tu sei completamente fuori di testa, vado a chiamarlo!-
-Ormai ho fatto inversione e stiamo già tornando indietro, non riusciresti a rintracciarlo.-Disse lei, improvvisamente calma.
-Hai idea di quello che hai appena fatto?-
-Enrico ma da che parte stai, eh? Quello stronzo mi ha spezzato il cuore, mi ha tradito con un altra e questa è la mia vendetta, se non ti sta bene, esci di qua e vai a riprenderlo!-
-Tu sei tutta pazza!- Disse, infine, sedendosi su un divanetto, cercando una soluzione.
 
Durante il viaggio di ritorno nessuno dei due proferì più parola, entrambi troppo arrabbiati per riuscire ad evitare una discussione, ma quando la barca giunse al molo Ludovica non riuscì più a trattenersi
 
-Mi ha spezzato il cuore!- Cominciò
-Non è un buon motivo!-
-Dai Enri non complicarmi la vita!-
-Ludo, io non ti sto complicando la vita. Sei tu, che con la tua bravata te la sei complicata! Hai idea di quello che può succedere? É in mare aperto!-
-Non ci sono mica gli squali a Forte dei Marmi! ribatté Ludovica , piuttosto seccata, prendendo a giocare con una ciocca di capelli biondi.
Enrico roteò i piccoli occhi chiari, in segno di disperazione davanti alla noncuranza dell'amica.
-No che non ci sono!- disse dopo averli ripuntati su di lei.
-Ma può venirgli un crampo, un attacco di panico o può svenire per il caldo! Come lo spiegherai alla polizia che la tua doveva essere solo una vendetta innocente, quando troveranno il suo cadavere?-
-Per favore Enrico, non esagerare adesso!- Disse lei, con voce improvvisamente più tremula.
-Non sto esagerando, invece! Può succedergli di tutto laggiù e noi... cioè tu ne saresti la responsabile. Credi davvero che quel gradassone te la farà passare liscia una volta che tornerà a riva... sempre se ci tornerà mai?-
Ludovica spalancò gli occhi e solo in quel momento realizzò di non aver pensato alle conseguenze del suo gesto nel suo disegno vendicativo. Probabilmente l'orgoglio ferito di Daniele non si sarebbe accontentato solo di una denuncia contro di lei ma avrebbe fatto di tutto per infangare il buon nome di tutta la sua famiglia.
-Credi l'abbia fatta tanto grossa?- Chiese la ragazza, fissando il mare.
-Io non credo che tu l'abbia fatta tanto grossa –  rispose Enrico con dolcezza – Credo che tu abbia fatto la più grande cazzata della tua vita! Continuò cambiando radicalmente tono di voce.
-Io volevo solo fargliela pagare a quel porco!- Piagnucolò lei.
Lui la guardò severamente mentre cercava di sopprimere i singhiozzi, ormai cosciente di ciò che aveva fatto. In realtà, comprendeva Ludovica e tutto il suo risentimento e mai come in quel momento avrebbe voluto aiutarla. Improvvisamente l'abbracciò, come aveva fatto tante volte nell'ultimo periodo. La scarica che gli provocò la sua testa bionda contro il suo petto, lo fece leggermente sussultare. Il cuore iniziò a battere velocissimo e lui si ritrovò a sperare che il rumore dei suoi singhiozzi coprisse quello dei suoi battiti.
 
-Lo so, Ludo, lo so. Vedrai che sistemeremo tutto... forse questo non è stato il metodo adatto per fargliela pagare!- Disse, accarezzandole la nuca.
-Cosa vuoi dire?- Si incuriosì lei, alzando gli occhi gonfi e incrociando quelli di lui.
-Dico solo che, forse, avresti potuto vendicarti in un altro modo, magari ripagandolo con la stessa moneta!-
 
Ludo arretrò di un passo e lo guardò con espressione indecifrabile. Fu quando sorrise, e di un sorriso consapevole e birichino, che Enrico capì che aveva capito.
E che non le sarebbe affatto dispiaciuto.

  
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