From The
World, To the Mafia
Ipoteticamente
parlando, Squalo non sapeva quando
era iniziato il casino.
Sapeva solo che, un giorno appena tornato da scuola, sua padre non
c’era più.
Era
andato in cucina per mangiare e aveva trovato la
madre in lacrime. Lui le aveva parlato con voce tremante.
-Che
è successo?-. La donna l’aveva fissato.
-Squalo,
Squalo .... il mio bambino. Il mio piccolo
bambino. Oh, Dio ....- aveva ripreso a piangere e Squalo
l’aveva abbracciata.
-Dimmi
... che è successo? Dai mamma, per favore,
parlami-.
-Tuo
... tuo padre .... è all’ospedale. In coma. Lui
... Oh, Squalo, non so se ce la farà. Ha avuto un incidente
terribile.
Terribile. Ma perché è ....- I singhiozzi
scossero violentemente la donna.
Squalo
era una statua. Aveva le gambe molli e il
cervello che non funzionava.
Poi, cercò di fare coraggio alla madre.
-Mamma.
Papà ce la farà. CE L’HA SEMPRE FATTA.
Perché non dovrebbe farcela?- chiese innocentemente il
bimbo, convinto che alla
fine il bene avesse trionfato sul male.
La
madre sorrise. Il suo dolore era immenso, ma
Squalo era il solo che riusciva a strapparle un sorriso in ogni
situazione,
nonostante avesse solo 9 anni.
Squalo
l’abbracciò e lei smise di piangere.
Dopo
pranzo, Squalo uscì di casa e andò a piangere
per strada, senza farsi vedere.
Una
settimana dopo
Squalo
era in classe, c’era la lezione di
grammatica, che lui non seguiva assolutamente.
Una bidella entrò a tutta velocità e
andò a parlare con la maestra.
La
donna impallidì. Poi, sorrise debolmente.
-Squalo, puoi andare con la signora? Deve dirti una cosa-.
Il ragazzino si alzò in piedi e avvertì un brutto
presentimento, che ignorò.
La
bidella lo condusse al piano di sopra, dove c’erano
le medie.
Nella segreteria, c’era sua madre. Appena lo vide, corse
verso di lui e gli
sussurrò nell’orecchio.
Papà
e morto, Squalo.
Squalo
fece appena in tempo a sentirlo. Poi, svenne,
e vide solo buio.
Da
allora cominciò l’incubo.
Prima
di morire, suo padre aveva avuto dei debiti da
pagare. Il che aveva diminuito il testamento, che restava a circa 2.000
€. Sua
madre faceva la casalinga e non lavorava.
Si aspettava una cospicua somma dal marito, che era milionario.
La
loro vita cambiò radicalmente: dovettero cambiare
casa e andarono a abitare in un monolocale in affitto. La madre
ipotecò tutti i
mobili che avevano, ricavandone un po’ di soldi, che
però non sarebbero durati
per sempre. La madre di Squalo cominciò a fare la domestica,
lavorando a nero
per 10 ore al giorno.
Ma i soldi non bastavano. Quando Squalo ebbe tredici anni, la madre fu
denunciata ma, per fortuna, non venne arrestata, ma non
lavorò più. Toccò a Squalo lavorare.
Grazie alla Mafia, Squalo lavorava illegalmente in una fabbrica,
scaricando
camion di notte.
Squalo
arrivò la prima sera al lavoro con addosso
stanchezza e sonnolenza. Arrivò al punto di ritrovo che un
ragazzo gli aveva
spiegato telefonicamente.
C’era un uomo, alto, con l’aria arrabbiata. Squalo
si fece coraggio.
-Scusi, chi è Michele qui?-. L’uomo lo
fissò per un secondo.
-Te sei il ragazzino nuovo. Niente seghe, comincia a scaricare quel tir
laggiù-
indicò un tir viola e rosso –Poi, ti diamo i soldi
e tu torni domani alla
stessa ora. Scaricali nel piazzale. Non un lamento o ti spedisco a casa
a calci
in culo-.
Squalo
era incazzato nero, ma ubbidì. Andò al tir
indicato e lo aprì. Dentro c’erano oggetti
imballati e scatoloni.
Squalo cominciò. Uno, due, tre ... ‘Se mi ci
abituo, avrò i soldi, non è
difficile’.
All’improvviso, si sentì toccare la spalla. Si
voltò, e vide un ragazzo.
-Devo scaricare anch’io. Posso?-. Squalo lo fece passare, poi
lo osservò
meglio: il ragazzo aveva i capelli lisci e biondi. Nonostante il caldo
afoso
dei primi di giugno, indossava una felpa nera ed era incappucciato.
Cominciò a
scaricare silenziosamente il camion, poi, sentendosi osservato, si
girò.
I
suoi penetranti occhi grigi travolsero Squalo.
-Mi chiamo Zach. Tu?-.
-Squalo. Perché sei qui?- chiese l’albino senza
preamboli.
-Per soldi, come te credo. Aspetta, ma te sei ... Superbi Squalo?-
chiese incredulo.
Squalo
annuì –Mi hai sentito nominare?-
-Si. Vado nella tua scuola-.
In quel momento si avvicinò l’uomo di prima.
-Non
si parla. Zitti o vi mando a casa. Comando io
qui. Chiamate Sovrintendente-.
I due ragazzi annuirono.
Alle 3 del mattino, Squalo incassò i 400€ previsti
e andò a casa.
Settimane
dopo, a scuola, Zach cercò il nome di
Squalo sugli elenchi appesi fuori da ogni classe.
Lo trovò a ricreazione.
Quello fu il momento più bello della vita di Squalo.
-Squalo!-
Squalo si girò e vide Zach correli incontro.
-Volevo .. sapere una cosa-. Squalo lo fissò.
-Dimmi-.
-Ti
interessa una borsa di studio per una scuola ...
speciale?-
Squalo
lo guardò.
-Parliamone-.
Zach
si lanciò in una descrizione di una scuola per
mafiosi dove ti insegnavano a combattere e a gestire una Famiglia.
Squalo
ascoltava incantato.
-Io
domani vado a una specie di .... test per
vincere le borse di studio. Vieni con me?-
Squalo ci pensò: diventando un mafioso avrebbe avuto la vita
lussuosa di prima
e il sorriso sul volto della madre.
Soldi,
fama, potenza ...
-Vengo
con te. Cosa serve?-
Zach sorrise. –Sai usare una spada? O un’ arma?-
Squalo lo guardò. Certo che sapeva usare una spada. Da
piccolo aveva fatto
scherma, poi aveva conservato la spada e si esercitava da solo.
Era l’unica cosa che avesse mai alleviato il suo dolore.
Squalo
annuì.
-Allora, domani pomeriggio vieni da me e si va a fare il test. Ok?-
Squalo
passò la notte insonne. Ne parlò alla madre.
Lei sorrise, anche se spaventata.
-Ti proteggeranno?-
-Si, mamma-.
Un
mese dopo
Squalo
aprì la lettera e lesse alcune righe.
‘... lei riceve la seguente borsa di studio per ....
congratulazioni .... verrà
nella nostra scuola il ..... fra due settimane....’
Squalo
chiamò Zach, e scoprì che aveva anche lui una
borsa di studio.
Così, Superbi Squalo aveva finalmente un posto nel mondo. O
meglio, nella
Mafia.