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Autore: Leenadarkprincess    19/08/2011    5 recensioni
Breve one shot che segue Misa dopo la fine di Death Note
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Light/Raito, Misa Amane, Ryuuk
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel giorno d’inverno, la neve cadeva abbondante. Leggera, volteggiava nell’aria disordinatamente, per poi posarsi a terra senza far rumore, delicatamente. Ben presto, ogni cosa era divenuta bianca.
Attorno ad un lungo, sinuoso viale di cipressi, che proiettavano a terra ombre scure, si snodavano le lapidi di un piccolo, solenne cimitero. Alcune di loro, erose dal tempo, si ergevano non meno eleganti di quelle nuove ma illeggibili, o coperte da edera e rampicanti. Quelle più recenti erano spesso anche le più semplici.
Nell’aria fredda si udirono dei passi squarciare il silenzio, lo scricchiolio della ghiaia sotto a dei passi. Il vento che soffiava forte portò quel rumore ovunque nei paraggi.
La figura era piccola, ma elegante. Una donna camminava con passo sicuro, senza prestare attenzione né al freddo né alla neve. Le folate di vento le scuotevano i capelli, sbattendoglieli in faccia senza ritegno. La ragazza vestita a lutto deviò poi dal viale, per dirigersi tra le tombe. Con lentezza esasperante, puntò verso un’ altura, una piccola collina dalla cui cima era possibile, in un giorno più sereno, vedere non solo tutto il cimitero ma anche la città lontana.
Sulla cima della collina, una piccola lapide nera sembrava giganteggiare, pur nelle sue scarse dimensioni, sulle altre; quasi a dire che chiunque giacesse lì, sotto a quella lapide, era stato al di sopra del resto del mondo.
Attraverso le nubi, parve penetrare un raggio di luce, che colpì la lapide. La ragazza alzò il viso verso l’alto. L’albero di ciliegio, che sovrastava coi suoi rami più alti la tomba, era in fiore. I petali ondeggiavano al vento, coperti di neve bianca, e l’albero pareva voler sussurrare qualcosa.
La ragazza in nero depose una rosa bianca sulla neve. «Ha fatto proprio le cose in grande» disse, parlando tra sé. Si tolse con cura la giacca, e la andò a deporre poco lontano. Rimase con il suo vestito nero, gotico, raffinato e solenne come tutto il resto attorno. L’abito era estivo, e faceva un bel contrasto con l’ambiente.
Si inginocchiò davanti alla lapide nera, e la baciò. «Non devi sentirti solo. Sto arrivando» sussurrò. Alzatasi, si accostò all’alto precipizio subito dietro al ciliegio. Guardò in giù. Oltre le rocce scure, c’era un prato coperto di neve. Nonostante il freddo, ovunque spuntavano le rose bianche.
La ragazza aprì le braccia, assaporando il vento freddo pungerle la pelle, spaccargliela, facendola diventare ancora più pallida di quanto già non fosse. Canticchiando, si sciolse i capelli, si tolse le scarpe e le posò lì accanto, rimanendo a piedi nudi.
E saltò, mentre in lontananza le nuvole si tingevano del rosso del tramonto. Il rosso del sangue.
Il tempo sembrò rallentare. L’ultima immagine che vide, prima di chiudere gli occhi, fu quel tramonto che le nubi lasciavano intravedere. Ad esso si mescolavano i tratti di un volto, il volto di un ragazzo, che la fissò di rimando. Poi tutto diventò buio.
Si udì un fruscio. Dall’ombra dell’albero, apparve una inquietante figura, che non poteva essere umana. L’ombra ripose in una borsa qualcosa che sembrava un quaderno, sospirò, e lanciò un’occhiata alla lapide e al ciliegio. «Il mio regalo d’addio» disse, con un ghigno. Spiccò il volo, e sparì all’orizzonte.
Mentre la lapide nera veniva coperta dalla neve candida, a quella che si posava sull’erba del prato si mischiava il pallore triste di un cadavere. I capelli biondi sparsi attorno alla sua testa, il volto sereno come quello di una persona addormentata, il vestito nero che ancora svolazzava un po’ al vento, il cadavere di Misa sembrava sorridere alla morte, alla quale era andata incontro.
Nell’altro mondo, forse, l’aspettava un Dio, bello ed inquietante, diabolico eppure retto, per creare assieme a lei un altro mondo, per tutta l’eternità.
  
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