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Autore: Jaded_Mars    19/08/2011    2 recensioni
Due ragazze inglesi nella Los Angeles del 1985,l'incrocio delle loro vite con quelle di cinque ragazzi e musicisti fuori dal comune, i Guns n' Roses,e una valigia da preparare per seguire il tour di una delle più oltraggiose band del momento, i Motley Crue.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Era più di mezz’ora che Bea stava fissando la tazza vuota della sua colazione. Delle bricioline fini di biscotti al cioccolato erano sparse tutt’intorno come a formare una bella corolla di cacao. Stava ancora male, anche se non ai livelli dei giorni scorsi, forse oggi si sarebbe potuta muovere senza portarsi un cestino perennemente appresso. Per terra c’erano ancora i residui del bicchiere che Andrea aveva travolto e fatto infrangere in mille pezzi in preda alla fretta di uscire di casa. Era mortificata dal ritardo e ansiosa di non avere dimenticato nulla di importante, nulla che non potesse essere comprato in viaggio. La sua filosofia, che poi era anche la migliore, era che si doveva portare via solo lo stretto indispensabile, tutte le cose superflue e non avrebbe avuto tempo di prenderle strada facendo, così gli spostamenti sarebbero stati meno difficili.

‘Non imparerà mai’ sorrise Bea mentre si figurava nella testa l’immagine dell’amica impegnata in una corsa disperatissima verso ‘il suo gruppo’. Immediatamente si rattristò all’idea che avrebbe dovuto esserci anche lei ad accompagnarla in quella corsa. O forse, quel ritardo nemmeno ci sarebbe stato se anche lei fosse stata in forze tali da poterla seguire in quell’avventura di cui originariamente era componente. E invece era ancora lì alle 11 del mattino in tenuta da notte avvolta nel suo bel maglione nero oversize e pantaloncini, coi capelli spettinati.

“Beh avrò la mia occasione un’altra volta” si disse risoluta, tornando di buon umore mentre si alzava dalla sedia. Quella del pensiero positivo era una qualità che l’aveva sempre caratterizzata, era una combattiva. Posò la sua tazza nel lavandino immacolato e si chinò a raccogliere i vetri rotti sparsi per terra, attenta a non tagliarsi le mani o i piedi scalzi. In quel momento una voce familiare la interruppe.

“Hey ciao B … ehm … posso entrare?” le chiese gentilmente Duff affacciato alla finestra. Da quando stava con Andrea era solito scendere da loro a fare colazione, pranzo o cena, o tutti e tre a seconda della presenza delle ragazze a casa e soprattutto delle risorse che lui ed Izzy avevano nel loro frigorifero, che di solito erano alquanto scarse se non nulle. Quasi sempre anche Izzy si univa a quei pasti conviviali che erano diventati una bella abitudine. Ovviamente l’assenza di Andrea non avrebbe cambiato la routine, a detta di Andy, in fondo i due ragazzi erano diventati buoni amici anche con Bea, però Duff aveva un po’ di remore ad irrompere in casa senza la presenza della sua ragazza.

“Duff! Mi chiedevo quando ti saresti palesato! Ma ovvio che puoi entrare, me lo chiedi anche?”

“Beh ecco … sai pensavo fosse un po’ sfrontato entrare in casa così, senza chiedere visto che …”

“… visto che non c’è Andrea?” completò Bea. Le faceva un po’ strano che un ragazzo come Duff si facesse delle riserve del genere, anche se tutto sommato lo poteva capire perché lei per prima si sarebbe fatta dei problemi se fosse stata al suo posto.

“Sì… sì visto che non c’è Andy. Lei aveva insistito con me e a Izzy perché continuassimo a venire tranquillamente come sempre, però non avendo mai parlato con te di persona, non sapendo come la pensassi, non volevo irrompere così in casa come un buzzurro. Sei d’accordo se continuiamo come prima?”

“Ma certo che sono d’accordo, tu e Izzy siete sempre i benvenuti qui, lo sapete! Dai vieni! C’è ancora un po’ di caffè caldo se vuoi.” Disse al ragazzo indicando il fornello con la vecchia caffettiera bruciacchiata ancora in bella vista.

Duff girò nervosamente davanti al tavolo qualche secondo prima di sedersi al posto che aveva appena occupato Bea, munito di caffè e biscotti che iniziò a inzuppare silenziosamente. Era ancora un po’ stanco e assorto nei suoi pensieri. Era la prima volta che Andrea partiva per un più di qualche giorno e si sentiva disorientato. Continuava a muovere nervosamente la gamba sulla sedia, sembrava essere stato appena morso da una tarantola. Era così abituato a vederla sempre che ora già le mancava, anche se sapeva perfettamente che era un comportamento irrazionale, aveva smania di averla lì con lui. ‘Dai cazzone sono solo 15 giorni non 15 anni! Stai diventando un mollaccione!’ se lo diceva anche da solo, stava diventando un mollaccione, non era un modo di fare degno di lui ma di un bambino che era stato privato del suo giocattolo, ‘Solo che qui si tratta della mia ragazza’. Continuava a rigirare il suo biscotto nel caffè, tanto da ridurlo in una poltiglia immangiabile che gli ricadde con un piccolo tonfo nella tazza, sporcandolo. In quel momento una parola gli balenò in testa: geloso. “Hey Duff, non sarai mica geloso?” gli aveva detto Slash scherzando, quando durante una pausa dalle loro prove, avevano parlato dell’intervista e lui si comportò in quello stesso modo isterico davanti al riccio. “Geloso? Chi io? Di quei quattro là? Ma figurati!” aveva liquidato l’amico così, fingendo noncuranza e spavalderia, anche se la realtà era che avrebbe voluto urlargli contro “Sì Slash, cazzo! Sono geloso! Sono stramaledettamente geloso!”. Anche ora mentre sproloquiava sommessamente contro quel biscotto sciolto, era stato assalito da una voglia urlare a tutti quanto non sopportava quella situazione. Se la sera prima con Andy si era semplicemente comportato come ogni bravo ragazzo preoccupato avrebbe fatto, per non risultare troppo opprimente, ora era libero di perdere il controllo. ‘Se la sfiorano, insinuano o pensano anche solo di fare qualcosa li ammazzo, li taglio a pezzi con le mie mani.’ Gli stavano passando in mente scene turpi con protagonisti i volti di Vince Neil o Tommy Lee martoriati e lui con le mani grondanti del loro sangue.

“Duff tutto bene?” gli chiese Bea perplessa vedendolo così strano. Era da un po’ che lo stava osservando da lontano e gli sembrava alquanto isterico.

“Sì sì tutto a posto! È questo stupido biscotto che si è sciolto e mi ha spruzzato addosso il caffè!” sbottò lui.

“Il biscotto?”

“Sì sto stronzo si è spezzato a metà ed è caduto!”

“Ok i biscotti si ribellano al tuo volere e ti sporcano, la gamba si muove istintivamente e tu sembri percorso da una scarica elettrica. Senti, ma proprio sicuro di non volere parlarne? Magari ti tranquillizzi se esprimi i tuoi pensieri no? Li razionalizzi un po’” gli suggerì la ragazza che era tra il preoccupato e il divertito per quella reazione ridicola. Però era anche intenerita dall’atteggiamento del biondo, lo trovava molto dolce, non tutti si sarebbero presi così a cuore una situazione del genere o sarebbero stati pronti a saltare sulla prima macchina in autostop per correre dalla propria ragazza. ‘Bambi sei fortunata ad avere un ragazzo come Duff’. Un rumore di passi interruppe la loro pseudo conversazione. Duff si girò, fece appena in tempo a dire

“Ah Izzy! Eccoti finalmente!” che balzò su dalla sedia con uno scatto felino e braccò Izzy che era appena entrato dalla finestra. Il moro si trovò davanti il suo amico ansiolitico che in men che non si dica lo ricoprì di domande in pieno stile interrogatorio.

“Allora come sta? L’hai accompagnata? L’hai vista che andava da quelli? Che han fatto? Le han parlato? L’han toccata?!”

“Hey! Hey! Duff ma che ti piglia?! Lasciami respirare!” gli fece Izzy scrollandosi l’amico di dosso. In silenzio prese posto intorno al tavolo, vicino a Bea e si bevve del caffè che Duff nemmeno aveva toccato.

“Allora ti siedi?” gli fece Izzy lanciandogli un’occhiata al di sopra della tazza, vedendolo ancora in piedi irrequieto.

Il biondo obbedì e si rimise al suo posto, in punta di sedia e proteso verso il chitarrista, in procinto di ricominciare con le domande, ma Izzy lo anticipò

“L’ho lasciata all’ingresso dell’aeroporto, l’ho solo salutata e vista correre via come un razzo, perciò non so che cosa sia successo poi, ma immagino che sì le avran parlato e sì l’avran toccata. E… oh santo dio, ma vuoi darti una calmata?! Mi sembri rincoglionito tutto d’un botto!” si interruppe vedendo che la  gamba dell’amico aveva ricominciato a tremare fuori controllo.

“Duff ascolta, devi fartene una ragione, Andy con quelli ci deve passare due settimane, giorno e notte, è normale che ci parlerà e passerà del tempo con loro al di là dei minuti contati dell’intervista, che ci riderà, ci scherzerà e sì, li toccherà, proprio come succede quando sta con noi. Non sarà la fine del mondo, è grande e vaccinata e sapeva badare a sé stessa ancora prima che tu entrassi nella sua vita. Quindi per favore, finiscila con quest’ansia e tranquillizzati!” Izzy cercò di fare ragionare il biondo che dal canto suo si sentiva quasi come messo in castigo.

“Ma…”

“Niente ‘ma’ Duff! Se non vuole che qualcosa succeda non succederà stanne certo! Essere gelosi va bene, ma perdere il controllo è da stupidi e del tutto inutile.” a parlare questa volta era stata Bea. Si trovava d’accordo con Izzy e aveva cercato per quanto poteva di rasserenare il ragazzo.

“OK?” gli fece Bea mettendogli una mano sulla spalla.

Duff annuì con la testa, fu capace di farfugliare “Ok”  anche se la fronte corrugata dava segno che non fosse del tutto convinto di quella promessa e si fece trasportare via dai suoi pensieri.

“Speriamo che si calmi o non dura fino al ritorno di Andy, i nervi gli salteranno prima.” Sussurrò la ragazza ad Izzy che intanto stava continuando a bere il suo caffé.

“Massì, vedrai che gli passa. È solo che è sempre stato lui quello che lasciava a casa le ragazze per andare  a suonare e stavolta viverla al contrario gli fa tutto un altro effetto. Senti ma tu come stai invece?”

“Un po’ meglio grazie, certo non sono ancora carica al cento per cento, però entro un paio di giorni sarò di nuovo in pista.”

Dopo quella frase tra i tre calò il silenzio. Tra Izzy che non era un ciarliero di natura e Duff preso da chissà quali congetture nella sua testa, Bea era in difficoltà.

“Vuoi ancora del caffè Izzy?”

“Senti visto che è saltato il tuo servizio con Andrea, ora saresti libera da impegni imminenti giusto?” le chiese contemporaneamente il moro.

“Cosa? Oh beh sì. Sì non ho altri incarichi per ora.” non capiva l’improvviso interesse di Izzy per il suo lavoro.

“Ottimo. Perché stavo pensando che, sempre che tu voglia, potresti seguire noi in tour. Cioè una volta che ci sarà un tour ovviamente. Per ora quello che abbiamo da offrirti da immortalare sono i concerti sullo Strip, se ti interessa.”

“Izzy ma parli sul serio?”

“Sì.” Rispose lui laconico.

La ragazza era sorpresa da quella proposta e allo stesso tempo estremamente contenta che gliel’avesse fatta. Tutti i ragazzi del gruppi erano suoi amici ed andava orgogliosa di loro, sapeva che avrebbero fatto grandi cose, così come lo pensava Andy, e se tutto andava per il verso giusto, avevano le carte in tavola per diventare super star. Quella avrebbe potuto essere un’ottima opportunità. E in caso contrario, avrebbe comunque passato del tempo facendo scatti di concerti e divertendosi.

“Sarebbe un piacere.” Disse infine sorridendo. “Certo, sempre che gli altri siano d’accordo!”

“Ma certo che sono d’accordo, ti conoscono, sanno che sei brava e che ci si può fidare, non diranno mai di no! Vero Duff?”

“Uh…sì certo, ovvio!” rispose lui quasi automaticamente, dando la chiara impressione di non avere ascoltato una parola di quello che avessero detto.

“A che stai pensando?” gli chiese Bea.

“Chissà che starà facendo Andy…” disse Duff più a sé stesso che a loro, con lo sguardo perso nel vuoto.  

I due ragazzi alzarono gli occhi al cielo davanti a un caso disperato come quello, sperando che l’amico si riprendesse presto. 

   
 
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