Titolo:
Yesterday, today, always
Fandom:
RPF Bandom
Personaggi/Pairing(s):
Avril Lavigne/Evan Taubenfeld; hints Deryck Whibley/Avril
Genere:
Introspettivo, Angst-fluff
Avvertimenti:
flashfic, het, insensataggini, IO BOH NON LO SO
Note
iniziali: io ci tengo a
specificare che
se state leggendo questa
roba orribile è tutta colpa di _olly_
, che ha rebloggato una foto
di questi due individui su tumblr e me li ha fatti shippare random. E
poi “no, ti prego,
scrivimi una Evan/Avril!”
e io “OMG
non so assolutamente nulla di questi tizi, non mi piacciono nemmeno
musicalmente e boh io ma cos-...Vabbè #tantoormai”
e ottenne
l'infausta promessa che ci avrei provato. Basta, vado a scavarmi una
buca.
(Ieri,
oggi, sempre.)
Evan
porta ancora una miriade di pacchiani orecchini ad anello, di quelli
che andavano di moda negli anni novanta o giù di
lì, e su quel
pensiero Avril tira un sorriso triste, avvicinando il viso al
microfono.
Anche
Deryck li portava, chiaro, ma non è questo il punto.
Il
punto è che lei, quegli orecchini, li aveva sempre trovati
orrendi e
non ne aveva mai fatto mistero.
"Quand'è
che te ne libererai?” domandava ad Evan, tirandoglieli uno
dopo
l'altro, scherzosamente.
Lui
ridacchiava, rotolando sul materasso e nascondendo il viso dietro un
cuscino per proteggersi dai suoi dispetti.
"Quando
la smetterai di chiedermelo” ribatteva divertito, in un
ritornello
continuo.
La
verità è che per quanto quegli orecchini
potessero essere osceni,
ad Avril in qualche modo piacevano proprio perché li
indossava lui -
e in fondo gli stavano anche bene.
Perciò
lo diceva così, tanto per fracassargli un po' le palle,
prenderlo
per il culo, farsi notare.
Perché
voleva essere il centro del suo universo, a tutti i costi e in ogni
momento.
(Ieri,
oggi, sempre.)
Guardami,
Evan pensa, adesso che lui non
è più il suo satellite e i loro
cuori sono distanti anni luce, come appartenenti a galassie diverse.
Guardami
adesso, pensa più
forte, mentre lui imbraccia la chitarra e
sorride al pubblico.
Basterebbe
solo che Evan la guardasse per un secondo – ma la guardasse
davvero,
in quel modo speciale che riservava solo a lei.
Come
se tutto intorno non ci fosse stato nulla di più
irrimediabilmente
tenero, stupido, bello e importante di Avril.
Guardami,
ti prego.
E
poi succede.
Cominciano
a cantare insieme – le voci che si sfiorano carezzevoli, nel
tempo
troppo breve di una canzone malinconica – e Avril
può vederlo,
finalmente, quello sguardo dimenticato, desiderato, amato, di cui
aveva disperatamente bisogno.
(Ieri,
oggi, sempre.)