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Autore: Elisir86    24/04/2006    2 recensioni
A casa non tornò nemmeno per le vacanze natalizie.
Ma questo è il dopo.
E per raccontare la fine, bisogna iniziare dal principio...
...E nonostante il principio sia Narnia...
Questa storia inizia con l’estate precedente al mio diploma.
Genere: Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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1.      Edmund

 

 

Quando si cresce, si sa, si cambia.

Si devono prendere delle decisioni, ed essere responsabili.

Ma la mia strada non mi era ancora chiara. Tra Susan e mia madre che mi dicevano d’evitare di andare al college, e mio fratello Edmund che mi esortava a fare ciò che più ritenevo giusto per me.

Lui, invece, aveva già deciso cosa fare. Sarebbe diventato un grande avocato. E finita l’estate sarebbe partito per Manchester in una facoltosa università.

Non sarebbe tornato se non per le vacanze natalizie.

Ma in quel momento. Quando l’estate era appena iniziata non pensavo alla sua partenza.

Non lo trovavo importante...o meglio ero troppo disorientata nei miei problemi che tutto il resto mi sembrava inutile.

Come quel giorno... Quando tutto iniziò...

Edmund quel giorno stava seduto in cucina, con il capo chino su un libro particolarmente grosso e complesso.

Stava studiando per arrivare al college almeno un po’ preparato.

Io stavo di fronte a lui con aria stanca. La matita che ondeggiava tra l’indice e il medio e gli occhi fissi sulla finestra.

Ero stanca per davvero, la notte avevo constanti incubi che mi facevano dormire poco e male. Non ne avevo parlato con nessuno dei miei fratelli. Non lo trovavo giusto e comunque erano delle sciocchezze.

Però ad Ed era difficile nascondere qualcosa.

Era di un anno più vecchio di me, e talmente intuitivo che non si poteva far altro che abbassare gli occhi e sperare di non fargli sapere ciò che t’inquietava. Era diventato così da quando fu proclamato re a Narnia.

Edmund il giusto, veniva chiamato così.

Poi eravamo tornati a casa. Nel nostro tempo, ancora bambini, con tutta la vita davanti a noi.

E lui era rimasto così sempre.

Ogni tanto, lo devo ammettere, perdeva le staffe, come quand’era durante la guerra.

E anche quel giorno, nonostante i lunghi capelli che gli scivolavano davanti gli occhi, e il capo chino mi capì.

“Cosa c’è che non va?” Mi chiese.

Mi voltai di colpo, mi ero dimenticata della sua presenza.

Teneva le mani diafane sul tavolo. Senza muoverle. Erano nascoste da maniche lunghissime di una larga camicia bianca.

“Nulla...” avevo sussurrato spostando la mia attenzione sul libro di matematica.

Lui non si mosse e non disse nulla.

Alzò solo lo sguardo penetrante, che chiunque poteva vedere dietro la nera frangetta. Sentivo i suoi occhi su di me...o meglio sulla matita che ancora giocava tra le mie dita.

Non so dirvi quanto passò, ma per me fu tanto.

Poi la sua voce matura mi destò dal mio tentativo d’ignorarlo.

“Andiamo a fare due passi.”

E così senza che accettassi, nel giro di pochi minuti mi ritrovai affianco a mio fratello sul sentiero che portava al fiume.

Edmund si era portato la frangetta dietro le orecchie, liberando il suo bel volto. La camicia gli ricadeva comunque sul corpo esile come stropicciata, e i lunghi pantaloni color cenere sembravano usciti da un campo di battaglia.

Nonostante il carattere cambiato, mio fratello aveva comunque tenuto la sua aria trasandata e infastidita.

I suoi passi sembravano annoiati.

Non parlava molto, da qualche anno. Da quando Narnia ci aveva chiamato l’ultima volta.

Ma gli dava un senso di mistero che alla mia cara amica Winnifred piaceva tanto.

Arrivati al lago ci fermammo.

Peter stava lì con un suo caro amico e Susan.

Non ci avevano invitati proprio per evitare di dare fastidio ai loro grandi discorsi...e perché l’amico di Peter non sopportava Ed.

Nostro fratello ci notò.

Come sempre vestito in maniera impeccabile.

Come sempre con i corti capelli e fisico da nuotatore.

Salutò con la mano, esitante.

Edmund invece gli diede le spalle.

Forse tanto saggio non è... Pensai così quel giorno. Non avevo capito che nel suo gesto, che mi sembrava scortese, c’era tutta la sua buona fede per non fare un torto a Peter.

E quando vidi Ed ritornare sui suoi passi, capii che la passeggiata era finita.

Lo seguii mesta e quando entrammo a casa, mio fratello entrò nella proprio stanza. Per il resto del giorno non lo vidi.

Edmund era fatto così.

Era strano.

 

  
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