21/08/2011
2 recensioniUna bambina esile,abbronzata.
Indossava un costume rosa con dei fiocchi azzurri sui fianchi.
Capelli castano scuro lasciati sciolti, ricci, in balia del vento.
Salterellava sul posto in attesa di qualcosa,come solo i bambini sanno fare.
Non prestava attenzione ne ai giochi intorno a lei ne agli altri bambini.
Attendeva un gesto e delle parole che dovevano essere pronunciate.
-Tieni. Non scegliere quello a fragola, che sei allergica
-ok.
Gridò correndo via,senza ciabatte, verso il bar della spiaggia.
- Prendete appunti. Non voglio errori. Deve essere tutto perfetto…
Era lì che impartiva ordini senza segni di cedimento. Ormai erano settimane che organizzava quell’evento.
Non sembrava stanca,ma ciò non significava che non lo era.
Indossava una semplice maglia di filo, rosa antico.
Lui la detestava.
Un pantalone nero, che scendeva largo nascondendo i tacchi vertiginosi che ogni giorno si costringeva a mettere.
I suoi piedi non ce la facevano più.
I capelli sciolti e ricci.
Li adorava.
Immaginò il loro profumo, la morbidezza.
Lei che si imbronciava ogni volta che glieli toccava.
Furono pochi secondi.
Lui non respirò.
Alzò la testa e lei era lì a fissarlo.
Come aveva fatto a …nessuna domanda.
Era il motto di quella giornata.
-Andiamo!
-Dove?
-Un vecchio film diceva “dove ti porta il cuore”
-Dove ci porta il cuore?
-Lontano da qui.
Lei non disse ‘non posso, devo lavorare’ , non fece nessuna smorfia di disappunto.
Lo prese per mano.
In quel momento tutto era permesso, anche tenersi per mano in pubblico.
Salirono in moto e andarono. La spiaggia, il mare, il tramonto, la salsedine che rendeva tutto più romantico.
Loro.
Si strinsero in un abraccio come avevano sempre desiderato.
Stettero in silenzio tutto il tempo, si concessero solo sguardi immensi, sorrisi accennati, la delicatezza di carezze leggere, quasi inesistenti.
Solo le onde rumoreggiavano.
Il loro era un rumore ritmato e calmo.
- Un ghiacciolo
- che gusto?
- non a fragola la mamma ha detto che sono allergica
-limone.
-si
Prese il suo ghiacciolo e si allontanò di qualche passo. Si girò verso di lui. Lo osservò attentamente.
- mi ricordo di te
lui, in silenzio, finse uno sguardo confuso.
- ciao!
Lo salutò e poi andò via correndo, cercando di aprire la confezione.
-mamma, lo apri?!?
Lo aprì distrattamente. Stava cercando qualcosa in borsa.
Un tubetto di crema solare.
-mettiamo questa per proteggerti la pelle.
La bimba si avvicinò per permettere alla madre di cospargerla di crema.
Il gelato in una mano e l’altra sulla spalla della donna che s’era seduta al suo fianco.
-mamma!
-dimmi.
-ho visto un tuo amico. L’ho riconosciuto dopo tanto tempo.
-chi?
-mmm…Hook?!...no…Horse?!
-House?
-si! Ti ricordi quando…
Alzò immediatamente la testa rivolgendola verso il bar.
S’aspettava di vedere un uomo invecchiato seduto su uno degli sgabelli di legno all’ombra del grande ombrellone fatto di palme secche.
Barba ispida e capelli brizzolati rasati.
E in mano un cocktail alcolico.
Non c’era nessuno.
La bambina continuava a parlare. A raccontare storie che ormai credeva dimenticate,ma lei non ascoltava.
Lui non c’era.