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Autore: kiara4thebest    21/08/2011    6 recensioni
"-“Lo sai? Ho sentito che le femmine non sono belle quando piangono”- le disse sorridendo e prendendo da una tasca della giacca, che indossava, un fazzoletto e porgendoglielo.
La bambina, che sembrava avere appena cinque anni, lo accettò smettendo, definitivamente, di piangere e asciugandosi le lacrime; quando ebbe finito gli sorrise.
-“Perché stavi piangendo?”- le chiese aiutandola ad alzarsi.
-“Mi...mi sono persa...”- rispose. "
[YuseixAki]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Yusei x Aki'
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Un bambino, sui sette anni, stava camminando per le strade, semi distrutte, del Satellite, sembrava cercare qualcuno, forse un suo amico.
-“Ma dove sono finiti Jack e Crow?”- si chiese.
Questo ragazzino, che aveva i capelli corvini con dei riflessi biondi che sembravano dei piccoli fulmini, si era allontanato dai suoi amici per un po’ e, quando cercò di raggiungerli, li aveva persi di vista, così si era messo a cercarli. Era uno dei tanti bambini che avevano perso i propri genitori e che, poi, erano finiti in orfanotrofi, anche i suoi amici, che stava cercando, erano orfani. Dato che dopo l’esplosione, di circa sei/sette anni prima, aveva completamente distrutto quella cittadina, non c’erano molti adulti e, spesso, anzi, sempre, molti bambini andavano a giocare per strada senza che qualcosa o qualcuno li potesse disturbare. Se erano fortunati, riuscivano a farsi un deck con le carte che trovavano per terra e giocare al famoso Duel Monsters.
Yusei, questo era il nome del fanciullo, gironzolava di qua e di là senza riuscire a trovare i suoi amici.
Improvvisamente, si fermò, davanti c’era una scena che lo intenerì molto, una bambina dai capelli rossi stava piangendo ed era inginocchiata verso il suolo, non si era ancora accorta di Yusei, che si avvicinò a lei e le tese la mano come per aiutarla. Lei smise di piangere, per qualche secondo, osservandolo, ma non riuscì a trattenere le lacrime e lui si chinò verso di lei.
-“Lo sai? Ho sentito che le femmine non sono belle quando piangono”- le disse sorridendo e prendendo da una tasca della giacca, che indossava, un fazzoletto e porgendoglielo.
La bambina, che sembrava avere appena cinque anni, lo accettò smettendo, definitivamente, di piangere e asciugandosi le lacrime; quando ebbe finito gli sorrise.
-“Perché stavi piangendo?”- le chiese aiutandola ad alzarsi.
-“Mi...mi sono persa...”- rispose.
-“Dove devi andare?”-
-“Io... non lo so...ho perso il mio papà...”- disse cercando di trattenere le lacrime.
Il bambino rimase un attimo in silenzio, poi la tranquillizzò dicendo che l’avrebbe aiutata, ricevendo così un sorriso da parte di lei.
Cominciarono a camminare.
-“Sai qualcosa su dove dovevi andare con il tuo papà?”-
-“No... so solo che ha qualcosa a che fare con una macchina chiamata reattore...”-
Lui ci rifletté qualche secondo e accennò alla ragazza che sapeva dove era suo padre. Mentre camminavano verso quella macchina chiamata reattore, parlarono del più e del meno.
-“A proposito non ti ho ancora chiesto come ti chiami”-
-“Mi chiamo Aki”- disse timidamente lei.
-“Aki... bel nome! Il mio nome è Yusei”- disse lui sorridendo e facendo arrossire, di conseguenza, la bambina al complimento.
-“Sai... sono un po’ invidioso...”- disse il bambino.
-“Perché?”-
-“Perché tu hai ancora i genitori... io... li ho persi...”- disse rattristandosi.
-“Mi dispiace tanto... tu abiti qua?”-
-“Si, perché, tu dove abiti?”-
Quando la bambina pronunciò la parola “Nuova Città di Domino”, il piccolo non poté far altro che sorprendersi tanto e dirle che era molto più che fortunata, quella città era leggermente ricca, ma sicuramente più bella e vivibile del Satellite. Continuarono a parlare finché non arrivarono al posto e Yusei indicò un uomo chiedendo se era quello suo padre. Lei disse di si molto contenta e ringraziò il suo nuovo amico dell’aiuto. Aki corse da suo padre in lacrime che la riabbracciò preoccupato del fatto che pensava l’avessero rapita. Yusei guardava la scena con invidia e felicità, invidia perché era invidioso di Aki, lei poteva provare quella sensazione di vedere i genitori e abbracciarli, cosa lui non aveva mai provato in vita sua; felicità perché era contento di essere stato d’aiuto verso la sua nuova amica e perché lei era riuscita a ritrovare suo padre. Yusei sorrise e diede un’ultima occhiata ad Aki, ancora tra le braccia di suo padre, prima di andarsene, ma non si accorse che lei lo aveva seguito con lo sguardo finché non scomparì, del tutto, dalla sua vista.
Passarono ore da quando, i due, si erano separati, Yusei aveva, finalmente, ritrovato i suoi amici e Aki stava osservando il tramonto del sole vicino all’elicottero che l’avrebbe riportata a casa. Suo padre aveva detto che dovevano stare lì, al Satellite, per ancora un po’ e lei non sapeva cosa fare; voleva rincontrare Yusei, almeno un’ultima volta prima di andare via perché sapeva che in quell’isola non ci sarebbe più tornata presto.
Aki  decise di allontanarsi dall’elicottero cercando, però, di ricordarsi la strada per tornare indietro, ma non dovette andare tanto lontano, anzi, aveva appena fatto qualche passo che si ritrovò davanti con il fiatone, forse dovuto alla corsa, la persona che stava cercando, Yusei. Gli chiese cosa ci faceva lì.
-“Volevo...darti una cosa”- le disse ancora ansante per la corsa fatta per raggiungerla.
Le porse un omino d’argento con su scritto il suo nome con un buchetto per far passare un filo così da trasformarlo in un ciondolo; Aki non poté far altro che accettare sorridendo e ringraziandolo del pensiero.
-“Così ti ricordi di me”- disse sorridendo il bambino.
-“Già, con questo, non penso che mi scorderò di te tanto facilmente”- disse lei ancora felice del regalino.
-“Forse un giorno di incontreremo di nuovo...”- ipotizzò speranzoso il bambino.
-“Stanne certo”-
Detto questo, rimasero immobili a fissarsi negli occhi senza dire una parola, forse, era per godersi quel momento prima della partenza di Aki oppure perché, nessuno dei due, osava rompere quel silenzio, gradevole da sentire, che si era creato. A volte il silenzio esprimeva più di mille parole. Forse, un giorno, si sarebbero veramente rincontrati e magari non si sarebbero neanche riconosciuti, ma erano, entrambi, felici di essersi incontrati. Quel momento, si spezzò solo quando si sentì la voce del padre di Aki, che la stava chiamando per tornare a casa.
-“Allora... questo non è un addio vero?”- chiese timidamente lei.
-“No... questo è un arrivederci”- disse scuotendo il capo alla parola “No”.
-“Allora... arrivederci”- disse.
Prima di andare Aki diede un piccolo bacio sulla guancia a Yusei che, al gesto, arrossì vistosamente osservando la sua amica che andava sorridente, per la sua reazione, dall’uomo che la stava aspettando per salire sull’elicottero che, appena tutti salirono, partì verso Nuova Città di Domino.
Il ragazzino guardò il velivolo andare verso la grande città, sorrise mentre due bambini, uno più grande di un anno e biondo, l’altro della stessa età di Yusei e con i capelli arancioni, lo stavano raggiungendo con il volto divertito.
-“Ehy Jack... non pensi che il nostro amico...”- disse il bambino da capelli arancioni spuntando da dietro Yusei.
-“Si sia preso una cotta, Crow? Io credo proprio di si”- disse prima di scoppiare a ridere insieme all’amico.
Yusei sbuffò maledicendo la stupidità dei suoi amici, forse avevano ragiona, ma non l’avrebbe sicuramente rivista molto presto, però non aveva, neanche,  perso la speranza di rivederla, questo era sicuro.
E se non si sarebbero più rivisti, c’era una cosa che, comunque, li univa da quella grande distanza tra di loro: quel ciondolo di Yusei che aveva regalato ad Aki.
Un giorno... ci rivedremo Aki... te lo assicuro!

Bene... sono pronta a ricevedere pomodori e affini! Questa one shot non è un granché...accetto anche critiche "fai schifo datti all'ippica!" ...
Beh.. lascio a voi  giudicare questa burtta one shot....

   
 
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