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Autore: Bea_chan    24/04/2006    2 recensioni
[sequel di "Amicizia"] *Lei* è morta. Crudele ma incontrovertibile verità che Yuri, ancora disperatamente innamorato, deve accettare. Tuttavia, oscure forze che sembravano perdute tornano a farsi vive, in un turbine di complotti e apocalittiche Profezie che, ancora una volta, i nostri bladers dovranno affrontare, senza potersi tirare indietro. Ma *lei*, che sembrava ormai perduta, è più immischiata di quanto non si crederebbe... Unitevi a loro in questo inesorabile viaggio verso l'abisso. Perchè lo scontro tra Eros&Thanatos, purtroppo, è ormai cominciato...
Genere: Avventura, Dark, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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…In principio fu Chaos…
…e poi si generò Eros, l’amore primordiale, la forza pura e generatrice…
…e Thanatos, la morte, tra le Dodici Astrazioni, fratello di Ipno e Karma e Nemesi…
[Teogonia, 1-5-16, Esiodo]


***



Amore.
E Morte.
Due cose opposte, incompatibili, che non possono stare sullo stesso piano.
Punto e a capo.
Ma cosa succederebbe se queste due entità si incontrassero?
Conseguenze terribili potrebbero accadere…
Ma se la forza di Eros è tale da sopraffare Thanatos, allora niente è impossibile.
Sto per raccontarvi la storia di un ragazzo che sfidò la morte di colei che amava…
…Di Eros che sfidò Thanatos…


***


Sono passati 12 mesi dalla sua morte…
Un anno.
Tsk, sembra buffo, detto così, ho sopportato periodi di tempo molto più lunghi senza alzare un sopracciglio. Ma questa volta è diverso…
Ogni singolo secondo, ogni minuto è stato logorante, estenuante.
Perché un pensiero affollava la mia mente, lacerandomi…
-E’ colpa tua… Solo colpa tua…- quella martellante vocina mi rimbalza ancora in testa.
Perché è davvero colpa mia…
Colpa mia se Ayumi è morta.
Colpa mia, che non sono nemmeno riuscito a fermarla. L’ho vista gettarsi in quel laghetto, senza che un nervo del mio corpo si muovesse…
Fermo, dannatamente fermo, come una statua di cera.
Sono colpevole…
colpevole


-Yuri Ivanov!-
Una brusca voce scosse il ragazzo da suoi pensieri. Si guardò intorno, spaesato, notando la figura del professore, i banchi, i suoi compagni di classe.
La scuola…
-Vorresti cortesemente prestare attenzione alla mia lezione?- chiese in tono autoritario l’uomo.
Yuri non rispose, fissandolo imperturbabile come al solito, con i suoi occhi gelidi.
L’uomo sospirò, tornando a scrivere nuovamente alla lavagna, facendo ripiombare la classe in quello strano silenzio, rotto solo dal ticchettio del gesso sull’ardesia.
Di fianco a Yuri, un’altra figura lo fissava con la coda dell’occhio, le braccia incrociate al petto, dondolandosi su due gambe della sedia.
-Se stai pensando quello che credo, sappi che non è così, Kei…-
-E chi dice niente- rispose stizzito il russo dagli occhi rossi, tornando a guardare davanti a se.
Yuri respirò a fondo, poggiando poi la testa sul banco, la fronte a contatto con il duro legno del tavolo. Era così stufo…
Stufo della scuola, degli sguardi perforanti di Kei…
Della vita…
Proruppe in un risolino scettico, ricordando ancora una volta le parole di Ayumi, “Ci vuole vita, per amare la vita”. Si sarebbe arrabbiata, se solo l’avesse sentito anche solo pensare il contrario del suo consiglio…
-A che serve… Lei non è qui per ricordarmelo…- si disse cupo, alzando la testa verso il professore, che ancora spiegava un concetto da lui totalmente ignorato.
Non prestava più attenzione alle lezioni all’incirca da un anno.
Prima ci provava, diciamo che cercava di prendere almeno la sufficienza nelle materie fondamentali, giusto per non rischiare di essere rimandato. Ora aveva dimenticato ogni cosa inerente alla scuola, la mente perennemente persa in chissà quali pensieri…
In più, sotto vera e propria “costrizione” da parte dei suoi amici, seguiva due volte alla settimana una terapia psichiatrica, l’elaborazione del lutto.
Non perché fosse malato, questo no. Solo che…
Mentre tutti si impegnavano nel dimenticare la morte di Ayumi, di uscire dal dolore che avevano provato, Yuri si rifiutava di capire, si rifiutava di accettare, chiudendosi sempre più in se stesso, sprofondando nella spirale dei suoi pensieri…
Si sa quali scherzi possa provocare la mente umana, se sottoposta ad un grande trauma. Il ragazzo era diventato ancora più silenzioso, più chiuso e taciturno, sparendo a volte per giorni, tornando senza raccontare dove fosse stato e con chi.
Kei cercava di aiutarlo, gli era stato molto vicino, in questi ultimi tempi…
Ma più l’amico si avvicinava, più Yuri lo fuggiva, orgoglioso. Anche Kei non sapeva più come fare per far capire al russo che la morte della ragazza era stata una disgrazia.
Già…
Perché Yuri non l’aveva mai detto a nessuno che era stata la stessa Ayumi a gettarsi nel lago di sua spontanea volontà, non perché fosse scivolata o altro… E non aveva mai raccontato le parole disperate che sempre lei gli aveva urlato tra le lacrime, di come si fossa resa conto, dopo l’incontro con la madre, che aveva sbagliato tutto, dimostrandosi in tutto e per tutto uguale alla donna…
Era un segreto che celava nel suo cuore, nella sua testa, nella sua anima… E che mai nessuno sarebbe riuscito ad estirpare.
Ma così facendo, il senso di colpa che avvertiva il ragazzo, si era trasformato in un peso opprimente, radicato a fondo nelle membra di Yuri, svuotandolo pian piano della sua linfa vitale, mettendo in circolo nelle sue vene solo l’odio e la rabbia verso se stesso…
Si guardò i polsi, slacciando senza farsi vedere i polsini della camicia.
Su entrambi c’erano delle cicatrici che si snodavano sinuose lungo tutto l’interno dell’avambraccio, alcune più spesse, altre più sottili, bianche ancor più della pelle diafana del ragazzo, segni indelebili del suo gesto estremo e disperato…
Ricordò ancora quel liquido purpureo scorrere sul pavimento, bagnando le sue ginocchia poggiate a terra, macchiando la purezza della sue pelle nivea. E ancora, quella sensazione d’oblio, come mille bollicine intrappolate nella sua testa, lo sguardo che piano piano si annebbiava, scivolando dolcemente nel buio eterno…
Si era svegliato in un letto d’ospedale, non ricordando niente di quello che era successo, con il volto di Kei piantato dritto in faccia, un’espressione furibonda mista ad ansia scritta negli occhi.
E si era beccato un pugno… Dritto in faccia, da parte di Kei, trattenuto a stento da Takao.
Yuri sapeva che ciò che aveva fatto aveva fatto soffrire nuovamente i suoi amici, certo… Ma non riusciva a spiegare loro che la sua vita, senza Ayumi, non aveva più senso…

-Per la prossima volta leggetevi il capitolo successivo… Buona giornata- il prof congedò i suoi alunni con un leggero inchino, mentre la campanella risuonava per tutto l’edificio.
Yuri rimase seduto al suo banco, ignorando il persistente cicaleccio dei suoi compagni…
Ma una cosa che proprio non riusciva ad ignorare era lo sguardo di Kei, che sentiva puntato dritto nella guancia sinistra.
Si girò verso il compagno con un sospiro esasperato
-Ora mi spieghi che diamine hai da fissarmi…-
Kei sbattè le palpebre, alzandosi lentamente. Fissò Yuri, che questa volta non fuggiva il suo sguardo indagatore.
-Se non la smetti di pensarci, ti rovinerai con le tue mani- sibilò velenoso, andandosene dall’aula, seguito dagli sguardi ammirati delle ragazze.
Il rosso sbuffò infastidito
-Sempre la stessa storia…-


***


-Allora, Yuri… Vogliamo fare quattro chiacchiere?-
Era il suo secondo incontro, quella settimana, e anche lì era stato portato a viva forza da Kei e Boris, che ora aspettavano fuori dallo studio dello psicologo.
Il russo cambiò appoggio dal piede, incrociando indisponente le braccia
-Non credo di averle niente da dire, signore…-
-Sei proprio sicuro…?-
Yuri si accigliò. Odiava quel modo di fare da saccente che aveva lo psicologo…
Ma decise di stare al suo gioco… Cosa mai avrebbe ipotizzato quella settimana?
-D’accordo, dottore… Di cosa vuole che parliamo?- si sedette sulla poltrona di cuoio davanti all’uomo, accavallando le gambe.
L’uomo sembrò soddisfatto
-Beh, per esempio del perché sei qui… Se non ci fosse davvero niente di cui parlare, non credo che i tuoi amici ti “trascinerebbero” qui contro la tua volontà…- disse calmo, sistemandosi gli occhiali sulla punta del naso.
Un sorriso ironico stirò le labbra del ragazzo
-E se le dicessi… Che non c’è assolutamente niente che le dovrebbe interessare di me?-
-Ti sei tradito da solo, Yuri…- lo interruppe lo psicologo.
L’espressione strafottente abbandonò il volto di Yuri, sul quale si impresse una smorfia di disappunto. Cosa diamine intendeva dire, quel dottore da strapazzo?
-Non credo di capire…-
-Hai detto due negazioni, in una frase… Grammaticalmente, due negazioni si rafforzano, ma secondo la mente umana, due negazioni si annullano, indicando di conseguenza un volere- spiegò l’uomo a Yuri.
Questo boccheggiò come un pesce fuor d’acqua. Quello psicologo era più in gamba degli altri…
-E’ ridicolo. Non c’è proprio nient…-
-Lo stai rifacendo, vedi?-
Yuri stava cominciando ad irritarsi. Dette un’occhiata nervosa all’orologio. Mancavano ancora 25 minuti alla fine di quella settimanale tortura…
25 lunghissimi ed interminabili minuti…
-Proviamo in un altro modo, ok? Che ne dici se mi parli un po’ dei tuoi amici? O della tua famiglia, se preferisci- chiese discreto lo psicologo.
Il russo si appoggiò allo schienale di pelle
-Famiglia degenere, amici impiccioni…- minimizzò con voce acida.
Il dottore sfogliò il fascicolo di Yuri, interessato.
-A quanto mi risulta, hai passato l’infanzia in un… Monastero, se non sbaglio- lesse attraverso gli occhiali- e hai partecipato a parecchi campionati del mondo di Beyblade… Quindi pratichi questo sport, giusto?-
-Evidentemente…- rispose svogliato, tamburellando le dita sul bracciolo della poltrona.
-Vediamo… Per quanto riguarda gli amici, leggo che ne hai parecchi, soprattutto questo… Kei, di cui si parla…- Yuri guardò annoiato gli occhi dell’uomo scorrere su tutta la pagina.
Era almeno la decima volta che leggeva il suo fascicolo…
Tuttavia si fermava sempre due pagina prima della fine, proprio dove si parlava di Ayumi, con grande sollievo del ragazzo. Quel giorno, però, il dottore decise di andare avanti nella sua lettura, arrivando anche alle pagine che Yuri non voleva che leggesse.
Lo sguardo dello psicologo si illuminò
-Guarda, guarda… Qui si parla di una certa Ayumi Kiyo, deceduta un anno fa… E sembra, sempre stando a quello che si dice qua, che tu e questa ragazza eravate *molto* amici- riferì quello a Yuri.
Questo si bloccò.
Dannazione… Adesso sarebbe stato costretto a raccontare almeno qualcosa di Ayumi…
-Si beh… Diciamo che era una ragazza che ho conosciuto al Monastero, nient’altro- disse, agitandosi a disagio sulla sedia, facendo gemere la pelle scura dell’imbottitura.
Il dottore inarcò scettico un sopracciglio -E basta?-
-Esatto. Eravamo diventati amici, molto amici… Ma per il resto…-
-E com’è morta?-
Ecco. Quella dannata domanda che Yuri temeva…
-E’ caduta in un laghetto, è affogata- disse freddo, evitando di guardare negli occhi lo psicologo.
-Sei davvero sicuro che non ci sia altro?-
Il rosso strinse gli occhi azzurri
-Non insinuerà che so qualcosa che non voglio dire…- sibilò rabbioso, stringendo i pugni.
Il teso silenzio che era sceso tra i due si interruppe dal suono sommesso di una sveglia.
Il dottore guardò il quadrante
-Peccato, il tempo a nostra disposizione è già finito… Yuri, anche per questa settimana ti saluto qui. Ci vediamo martedì alla stessa ora, d’accordo?-
Il russo non si premurò di rispondere.
Uscì rapido dalla stanza, raggiungendo i suoi due amici, seduti sulle scarne sedie della sala d’aspetto dello studio.
Kei lo guardò di striscio, aspettando che fosse Boris a parlare.
Il compagno si alzò. Era leggermente più alto di Yuri e aveva corti capelli grigi e profondi occhi verde scuro.
-Allora Yuri? Com’è… andata?- chiese titubante.
Il rosso lo fissò acido -Come al solito… Un inutile-
-…Spreco di tempo. Lo sappiamo, Yu, lo dici tutte le volte… Stai diventando ripetitivo, sai?- lo interruppe Kei, alzandosi e avviandosi all’uscita. Si fermò, squadrando Yuri da dietro le spalle
-Sai, pensavo che avresti smesso di fare il pazzo- disse velenoso -…Lei non avrebbe voluto che tu ti riducessi in questo stato-
Kei se ne andò, lasciando Boris spiazzato da quell’affermazione.
Yuri abbassò il capo, lasciando che i rossi capelli gli ricadessero disordinati ai lati del viso, carezzandogli le guance.
-Sai… Io non credo che Kei la pensi così, è solo preoccupato per te…-
-Lo so, Boris… Lo so benissimo-


***


Un infinito, eterno candore…
Era un grande spazio bianco, sospeso chissà dove nel tempo, libero da schemi, legami, costrizioni… Semplicemente puro.
C’era un pavimento trasparente, fatto di cristallo luccicante, tuttavia liquido ed impalpabile al tatto, liscio e freddo…
Ed in fondo, seduta su una grande poltrona di tessuto bianco, c’era un figura.
Che stava aspettando qualcuno…
Una porta si aprì nella parete nivea, facendo entrare all’interno della stanza una ragazza. Aveva lisci capelli ramati, che spiccavano ma nel contempo si armonizzavano con il candore circostante, sciolti lungo la schiena.
Un sorriso malizioso increspava le labbra purpuree, due occhi furbi brillavano sotto il lungo ciuffo e delle lentiggini color caffelatte punteggiavano il nasino e le guance.
Quella attraversò la strana inconsistenza del pavimento, arrivando davanti all’occupante della poltrona, leggermente sopraelevato da terra.
Si inchinò, reggendo un lembo del vestito che portava. Assomigliava tanto ad una sottoveste, di colore azzurro pallido e molto leggera.
-Mi avete fatto chiamare?-
-Si Ayumi Kiyo, ho richiesto la tua presenza, malgrado sia vietato ai suicidi uscire dal limbo…-
-Deve per forza ricordarmelo…?-chiese svelta la giovane. Si morse la lingua, dannata la sua insolenza…
La figura si rabbuiò
-Non sfidare la mia pazienza, Ayumi Kiyo… E’ per pura mia grazia che ti trovi nel limbo, senza scontare le infinite pene dell’inferno…- detto così indicò il pavimento sotto di sè.
Ayumi lo fissò, notando che sotto la sua superficie trasparente apparivano immagini sfuocate, fiamme e grida di dolore… Un brivido le percorse rapido la schiena.
-Chiedo venia, signore, perdoni la mia impudenza…- si scusò, profondendosi ancora in un umile inchino.
La figura agitò la mano e il pavimento tornò trasparente
-Naturalmente, Ayumi Kiyo, perdonare fa parte dei miei compiti… Ma è un altro il motivo per il quale ti ho fatto convocare…-
La ragazza sembrò interessata -Chieda signore, sono a sua disposizione-
La figura sulla poltrona agitò nuovamente la mano…
Questa volta, le immagini sotto il pavimento erano di luoghi terrestri e di persone a lei ben note… Fin troppo…
-Ma… Ma questo è…-
-Yuri Ivanov, Ayumi Kiyo, proprio lui-
La ragazza si inginocchiò a terra, studiando la figura del giovane russo, che era affiancato da Boris. Evidentemente stavano tornando da qualche posto in cui erano stati… Ma le espressioni dei due erano tristi, ansiose… Quella di Yuri, poi, era persa nel vuoto…
Ayumi carezzò la liscia superficie, increspando con tanti piccoli cerchi quello strano liquido, che si diffusero in tutta la stanza.
-Non toccare, Ayumi Kiyo, non è permesso alle anime violare le visioni dell’Oltre- la redarguì ferma ma dolce la figura, facendo sparire all’improvviso le immagini dei due ragazzi.
-Cosa sta succedendo, signore? Cosa c’entra Yuri con il mio compito?- chiese impaziente la giovane, il respiro affannoso come dopo una lunga corsa.
Che stava accadendo a Yuri?
-E’ semplice, Ayumi Kiyo… Tutto ciò che devi fare è convincere questo ragazzo a dimenticarti… Altrimenti il suo spirito non avrà mai pace…- spiegò chiara la figura.
Ayumi si morse un labbro
-Ma come, signore? Sono proprio la persona meno adatta, se solo mi vedesse comprometterei la situazione in modo irrimediabile!- esclamò.
La figura la fissò, immobile
-Questa è la mia parola, Ayumi Kiyo, senza discussioni- e all’improvviso la giovane si trovò fuori dalla stanza, a fissare il nulla davanti a sè.
Mise il broncio, incrociando le braccia
-Belle maniere, uno sta parlando e viene sbattuto fuori così…- borbottò tra sè.
Si sedette in terra, sul prato che copriva tutto quello spazio anch’esso infinito, sdraiandosi tra i fiori e sentendo l’erba solleticarle le parti che scopriva la leggera sottoveste.
-E così… Sembra proprio che Yuri abbia bisogno di me… Beh, potrebbe essere interessante- ridacchiò divertita la ragazza -…dopotutto non mi ha detto come aiutarlo, no?-
Si alzò, stiracchiandosi.
Doveva prepararsi se voleva farlo quella stessa sera. O notte. Insomma, l’ora che era sulla terra secondo il tempo normale…

...to be continued...

***

Ed eccomi qua, con il tanto atteso (se, come no xD) sequel di "Amicizia" ^-^
Festeggiando il ritorno (questo davvero tanto atteso xD) di EFP, vi siete gustati questo capitolo per lo più introduttivo, sperando che vi sia piaciuto...^^;
Al momento, sono impegnata nella stesura del capitolo 13, quindi direi che c'è parecchio tempo xD
Gradirei sentire un vostro importantissimo parere, nyah *^^*...
Rimango, miei signori, la vostra umile fan-writer U_U
Alla prossima XD

 

  
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