Knocking on Death’s door
Morire.
Tu
avevi sempre avuto la paura di morire.
O almeno,
l’avevi sempre avuta prima di provare la droga.
La
droga, la tua migliore amica, sempre pronta ad accoglierti a braccia aperte.
In
fondo non chiedeva molto in cambio, no?
Tu
gli davi soldi, tempo e vita, e lei ti dava il mondo.
Il
tuo mondo.
Ed
era sincera, tremendamente sincera.
Ti
aveva fatto capire che la morte non è un evento, ma un processo.
La
gente muore a gradi, tappe.
Magari
si potesse morire così, con un bel colpo
sordo.
Invece
la morte ti fa diverse visite, prima di invitarti a casa sua.
Tu
ne avevi già ricevute un paio, forse eri alla quarta o quinta tappa, ma non
importava.
Ciò
che ti preoccupava realmente non era la tua morte, ma quella altrui.
Hai
sempre avuto la malsana abitudine di donare tutto o niente.
Solo
per la soddisfazione di un secondo, quel secondo in cui vedevi pezzi del tuo
cuore incastrati nei loro sorrisi.
E li
sentivi battere, forti come non mai e veniva da sorridere anche a te.
Ti
sentivi immortale.
Cosa
poteva fare la morte contro quei sorrisi?
Vorresti
non averlo mai scoperto.
~
Ah, Susan, Susan…
Quanto è bella la tua Susan?
È bella anche mentre ti ordina di muovere le chiappe e
andare a cambiarti.
«Agli ordini, mia signora!» gli rispondi ridacchiando e
corri, seguito da uno sguardo fintamente perentorio, in camerino.
Dopo esserti cambiato, ti dirigi nella sala trucco-strucco.
Odi stare lì a farti pasticciare e questa volta non c’è
neanche Jude con cui chiacchierare.
Sbuffi e prendi una rivista a caso lì vicino, tanto per
passare il tempo.
«Rob, sono venuto a farti compagn—oh ma se sei occupato…»
Ti giri, già più felice, riconoscendo la voce.
C’è Jude, oramai in vesti moderne, che ti sorride cattivo
con lo sguardo puntato sulle tue mani.
Solo allora il tuo sguardo cade sulla rivista che reggi.
“Bau
Bau. Per un cane sempre IN”.
La tua faccia parla da sé e Jude scoppia a ridere.
Ed eccole, le vedi brillare.
Tante
piccole schegge del tuo cuore.
Le truccatrici ti ordinano di smetterla subito di
agitarti, o Robert Downey oggi interpreterà un clown.
Sbuffi per la milionesima volta e Jude si siede accanto a
te.
Ti prende la mano e tu senti il calore risalirti per
tutto il corpo.
«Tranquillo. Se morirai qui, me la sposo io Susan.»
«Oh, grazie ma— EHI!»
Gli tiri un colpo sulla spalla, cercando di sembrare
arrabbiato, ma fallisci perdendoti in un sorriso.
Scoppiano a ridere anche le truccatrici, smettendola per
un attimo di torturarti.
Non si accorgono, però, che la mano di Jude non si è mai
spostata dalla tua, anzi la stringe più forte.
Lo guardi negli occhi, restituendo la stretta.
Ed ecco un altro pezzo del tuo cuore che se ne va.
Dritto
tra quelle dita intrecciate.
Finalmente ti calmi e trovi un’occupazione degna di
questo nome: fissarlo.
E non vi dite niente ed è strano, strano per gli altri.
Ma a cosa serve parlare, quando ci si sente così vicini
che il suo cuore ti rimbomba nelle orecchie?
«Rob, hai finito?»
La tua Susan apre la porta, sbirciando.
«Non ancora, signora Downey, ma se suo marito stesse
fermo…»
Lei scuote la testa, guardandoti con quel misto di
rimprovero e di divertimento che riserva per queste situazioni, sa come sei
fatto.
«È Jude che mi distrae!»
Ti difendi, scaricando la colpa su Jude.
Come
al solito.
«Io!? Susan, io ero venuto solo per tenergli compagnia,
pur sapendo quanto è rompiscatole mentre lo struccano!»
Contrattacca alzandosi in piedi e lasciando lentamente la
tua mano.
Ma tu hai ancora un asso nella manica.
«Suzieee…»
Ti lagni facendo il labbruccio e vedi entrambi voltarsi
verso di te.
Lo stesso desiderio negli occhi.
Ma
non la stessa possibilità.
Susan ridendo si abbassa e ti ruba un piccolo bacio a
fior di labbra.
Vedi Jude che impercettibilmente sposta lo sguardo.
Un
gelido sorriso sul viso.
Lo vedi mentre si rinchiude dietro il suo muro.
Vedi i suoi occhi urlare, vedi le sue nocche sanguinare,
mentre sbattono contro quel muro.
Lo vedi mentre si accascia a terra con la testa tra le
mani, mentre ripete il tuo nome e ti chiede perché.
Perché
lei?
-Basta lagne, Bob! Dai, se fai il bravo bambino dopo
avrai una sorpresa…-
Gli occhi di lei maliziosi, gli occhi di lui assenti.
Dove
sono finite le schegge del tuo cuore?
Sono a terra e Jude le sta calpestando, ferendosi i
piedi, e le stringe tra le mani, graffiandosi pur di non lasciarle scivolare,
pur di non perderle.
E le frantuma, le uccide con quel sorriso che proprio ora
vi sta rivolgendo.
Quel sorriso che fa sempre quando si sente solo, a
disagio, triste.
Un
sorriso congelato.
E tu non puoi fare niente.
Un fottuto niente.
Susan esce, serrando la porta alle tue spalle e tu chiudi
gli occhi e sospiri.
Maledizione,
Jude!
Corri
via!
Corri
via da me…
Ma quando riapri gli occhi lui è ancora lì.
Lì che ti guarda.
E tu vedi la Morte brillare in quello sguardo.
No.
No, ti scongiuro.
Non
ancora, non Jude, non…
Tremi e senti che bussa alla tua porta.
[Ti
sono mancata, Downey?]
***Angolino del cambia colore***
Bha, non è niente di che. L’avevo scritta un po’ di tempo
fa e mi ero quasi dimenticata di averla xD poi insospettita dal nome
inquietante (sapete, trovare un file sul PC che si chiama “Bussare alla porta
della Morte” non è esattamente rassicurante) mi sono detta tentiamo!
Bha, che devo dire?
È ovviamente ambientata durante le riprese di SH –il
primo o A Game of Shadows decidete voi- precisamente alla fine di una giornata
lavorativa.
Come avrete facilmente intuito, io non odio Susan Downey,
tutt’altro. Penso che Rob la ami con tutto il suo cuore, e anche qui in questa ff
non ho cambiato i loro sentimenti. E anche Jude lo sa, sa che Rob la ama e
questo non può fare a meno di ferirlo.
Diciamo che non è esattamente slash, magari un pre-slash,
o bromance, o come cacchio preferite xD.
Ringrazio tutti quelli che hanno
letto/ricordato/preferito/recensito la mia precedente ff su questo fandom {Quelle
Giornate.