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Autore: StefanoReaper    24/08/2011    5 recensioni
Una esasperante sensazione di morte mi offusca i sensi. Sento l'adrenalina salire e scorrere veloce nelle vene. La paura, mista all'adrenalina e al sapore metallico del sangue che sento in bocca, mi esorta a reagire.
Genere: Horror, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
- Questa storia fa parte della serie 'Tra Libido e Delirio Onirico.'
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"Non c'è un come, non c'è un perché"


Che bella serata. Sono a pezzi, ma è stata proprio una bella serata.
Tutta la sera a bere cambiando di pub in pub, a ridere con gli amici, e con quella tipa che ci sta, è chiaro, ma non vuole darlo a vedere troppo..
Apro la porta di casa facendo un gran fracasso. Saranno le 2, forse le 3 di notte.. Che bello avere la casa tutta per me! Meno male che i miei sono partiti, così posso finalmente darmi alla pazza gioia!
Chiudo la porta con un gran botto che si riversa in una profonda eco nella tromba delle scale e nel silenzio che segue sento un tonfo, molto ovattato, seguito da dei passi felpati..
-Ciao Gatto..- sussurro nel buio, facendo non so perché attenzione a non alzare troppo la voce.
Quel gatto non aveva mai risposto ai richiami, ma mi piaceva comunicargli la mia presenza in casa anche con la voce.
Attraverso il buio corridoio e entro in bagno, accendendo tutte le luci, sia quella principale sul soffitto, sia quella più piccola sullo specchio. Rimango per qualche secondo accecato e, immobile, aspetto di riacquistare la vista. L'alcool che mi scorre nelle vene mi convince a non impegnarmi troppo nella pulizia personale, dunque mi do solo una lavata veloce ai denti. Esco spegnendo le due luci e entro in camera, mi spoglio e mi butto sul letto.
Mi giro su un fianco e vedo di aver lasciato aperta la porta. Mi alzo controvoglia e la chiudo sbattendola. Lo so, è un po' ridicola questa mia fissa, ma non riesco a dormire bene se c'è la porta aperta. Mi rimetto a letto e mi copro con le coperte fin sopra la testa.
Mi sento girare tutto intorno, e ho come l'impressione di stare legato a una ruota che gira e gira, e intanto casca nel baratro, sempre più giù nel limbo..
Mi salta addosso.
Lo sento pesarmi addosso e dimenarsi con le zampe. Mi dimeno anch'io, ma il peso della creatura mi schiaccia e sento soffocarmi. Le zampe lacerano la coperta e una esasperante sensazione di morte mi offusca i sensi. Sento l'adrenalina salire e scorrere veloce nelle vene.
La paura, mista all'adrenalina e al sapore metallico del sangue che sento in bocca, mi esorta a reagire.
Con uno sforzo animalesco porto in alto le braccia e tento di constringere la creatura nell'ammasso di coperte, tento di intrappolarla. Poi un dolore lancinante, e sento i suoi affilatissimi denti penetrarmi a fondo nella carne del braccio, fino a raggiungere l'osso e a spezzarmelo.
Urlando di dolore strappo via con uno scatto spontaneo il braccio dalle fauci del mostro. La mia carne è lacerata e brandelli di muscolo mi pendono dalla ferita, col sangue caldo che cola a fiotti. Ormai in preda al panico e alla paura di una morte così orrenda, inaspettata e incomprensibile, con un ultimo sprazzo di lucidità salto in piedi e avvolgo come in un fagotto la creatura dimenante, resa ancora più feroce dall'odore del mio sangue, sparso su tutto il mio corpo e su tutte le lenzuola che lo avvolgono. Sollevo di peso l'immondo fagotto insanguinato, che a mala pena resiste alle feroci lacerazioni della bestia, e lo avvicino all'entrata della camera.
Noto, non so con quale criterio logico, che la porta che avevo con così tanta premura chiuso era spalancata. L'immondo fagotto dimenante nelle miei braccia mi impedisce comunque di badare troppo a questo particolare e, con uno sforzo sovraumano, del quale non mi credevo capace, con il braccio che mi urlava di dolore, col sangue misto al sudore, viscoso, su tutto il corpo, lancio il fagotto lontano, in fondo alla camera, e velocemente attraverso l'uscio della porta.
Mi volto per chiuderla e vedo la bestia che già corre verso di me e si prepara al balzo finale.
Chiudo la porta.
Lo schianto della bestia sulla porta mi fa cadere a terra, ma velocemente mi rialzo e tengo in tensione la maniglia.
Per qualche secondo c'è silenzio, tanto che penso che possa essere tutto finito. Ma un gran botto mi riporta alla realtà. La bestia ha sfondato con una zampa il legno della porta e dimena i suoi affilati artigli nel buio del corridoio. Non resisterà molto.
Giro la chiave nella toppa e mi allontano correndo lungo il corridoio.
Sento con i piedi nudi il pavimento appiccicoso e scivolo su una pozza di un liquido viscoso, sbattendo la testa al muro.
Senza perdere lucidità, ancora per terra, allungo una mano sul muro fino all'interruttore e accendo la luce del corridoio.
Rimango accecato, e mentre riprendo a vedere capisco che quello su cui sono scivolato è sangue, ancora fresco. Mi allontano scalciando, preso dal panico, da quella scena tremenda e la mano mi va a finire su qualcosa di morbido, peloso, tiepido.
Mi volto a vedere e l'unica mia risposta a quella scena non è che un urlo. Un urlo di terrore, paura e disgusto. Quello che un tempo era il corpo del mio gatto è steso per terra, circondato dal sangue, quasi irriconoscibile da quanto è lacerato.
Tengo fissi gli occhi su quella scena e neanche il rumore di legno rotto proveniente dal fondo del corridoio mi distrae.
Sento la bestia camminare lentamente verso di me. Sente la mia paura.
Si ferma. Mi è talmente vicina che sento il suo alito fetido sul collo.
Alzo gli occhi e lo guardo.
Dietro di lui, dalla finestra in fondo al corridoio scorgo l'alba.
Nel buio riconosco della bestia solo gli occhi.
Gialli. Irrorati di sangue, di morte.
Come il sole all'alba.
   
 
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