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Autore: Shari Deschain    24/08/2011    15 recensioni
«Ho scelto Vegeta. Fattene una ragione, Yamcha»
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta, Yamcha | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Vegeta (Big Damn Table)'
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Disclaimer: Vegeta appartiene interamente a Toriyama, e Toriyama è l’unico a venir pagato per disquisire su Vegeta. Così va il mondo.
Note: Sa il cielo da quanto tempo ho questa storia nel pc, e sa il cielo anche quanto poco ancora mi convinca, ma amen e così sia.

Scritta per la BDT, prompt 042. Triangolo @ fanfic100_ita



Litigio a tre





Fin da bambina Bulma non è mai stata una persona paziente, e nonostante i luoghi comuni di sua madre, non lo è diventata neanche crescendo.
In particolare non le riesce di essere paziente con chi si ostina a volerle imporre il suo punto di vista, come se lei non avesse un cervello perfettamente funzionante - e perfino decisamente sopra la media, modestia a parte.
«Basta così!», urla quindi ad un certo punto, esasperata, sbattendo le mani sul tavolo così forte da far sussultare il suo interlocutore. «Ne abbiamo già parlato decine e decine di volte, sono stanca di questa conversazione. Non cambierò idea»
Nonostante cerchi di tenere il tono più pacato possibile, dentro di sé la donna sente la rabbia ribollire come un vulcano in eruzione.
Vorrebbe tanto chiedere a tutti loro perché sono così convinti di avere il diritto di dover farla ragionare, e soprattutto perché diamine pensino che lei stia sragionando.
Vorrebbe chiedere che cosa ne sanno loro della sua vita, delle motivazioni che stanno dietro alle sue scelte. Pensano forse che sia una sprovveduta? Eppure la conoscono.
Dovrebbero conoscerla.
«Bulma, senti...», riprova ancora l'altro, alzando le mani come a voler difendersi da un eventuale attacco fisico. Possibilità che la stessa Bulma non esclude affatto.
«No, non voglio sentire nient'altro», sibila lei, furiosa. «Ho scelto Vegeta. Fattene una ragione, Yamcha», aggiunge, con la consapevolezza di essere ingiusta e di fargli del male in modo totalmente gratuito, dal momento che l'altro è probabilmente animato dalle migliori intenzioni.
Ma non le importa.
Vuole solo che la lascino in pace.


Yamcha si irrigidisce e fissa la donna con un'espressione sorpresa e ferita allo stesso tempo.
Come può dire una cosa del genere?
«Io− non c'entra niente, lo sai», borbotta, imbarazzato e offeso.
Questo non ha nulla a che fare con lui o con quello che c'è stato tra loro: non è andato lì per riprendersela, ma per salvarla. Da sé stessa, e soprattutto da quell'altro.
Bulma è sempre stata ossessionata da quest'idea del principe azzurro, Yamcha lo sa bene. Per molto tempo ha creduto di essere lui il suo uomo perfetto, il suo cavaliere scintillante. Ma non è andata così, nonostante lui ci abbia davvero provato ad essere un buon fidanzato.
Ormai si è rassegnato al fatto che tra loro non funziona e non funzionerà mai. Sul serio.
Ma non si rassegnerà a lasciare che Bulma si rovini la vita a causa di uno stupido sogno infantile. Come possa poi aver identificato quel− quel− quello come il principe azzurro dei suoi sogni, è una cosa che non capirà mai.
Non capirà mai come può guardarlo e non vedere il sangue che gli cola a fiumi dalle mani. Come può baciarlo e non sentire il sapore della morte sulle sue labbra. Come può toccarlo e...
Yamcha arresta i suoi pensieri, turbato e disgustato dalla direzione che stavano prendendo. Non vuole immaginarli in quel contesto.
«Ti sta usando!», riprende, con più foga. «Per lui non sei altro che−»
«Che cosa?», urla Bulma, ancora più furiosa. «Che cosa sono, Yamcha? Dimmelo!»
Lui indietreggia, cercando di trovare una risposta che non finisca per farlo ammazzare lì sul posto. Non riesce a pensare a nulla, e lei riprende la sua sfuriata, insultandolo in tutti i modi che le vengono in mente.
Yamcha subisce in silenzio, senza neanche provare a difendersi.
Vorrebbe solo dirle che per quello lei non sarà mai ciò che è stata per lui.
Ma non può farlo.


Vegeta sente le loro urla fin dalla Gravity Room, nonostante questa sia fatta da pareti di puro acciaio spesse più di venti centimetri. La voce stridula di lei e le patetiche repliche di lui gli urtano i nervi come neanche Kakaroth al suo peggio.
Ringhiando contro quel fastidioso cianciare di sottofondo, Vegeta interrompe il suo allenamento e decide di andare a vedere di persona cosa diamine abbiano da urlare la donna e il babbeo terrestre. E di zittirli anche definitivamente se necessario.
Li trova in cucina, uno di fronte all'altro, a distanza di non più di un palmo di naso, entrambi paonazzi in volto ed ancora intenti ad urlare, tanto che si accorgono della sua presenza solo dopo un paio di minuti buoni.
Lui li osserva con un sopracciglio leggermente inarcato, unica traccia di espressione sul suo volto altrimenti granitico. Non si scompone nemmeno quando Bulma si volta a guardarlo con occhi di fuoco.
«Be'? Che cosa vuoi?», domanda la donna, con un tono quasi di sfida.
«Silenzio», risponde il saiyan.
Il suo sguardo passa dal volto irritato di Bulma a quello contrariato del terrestre, che lo fissa con non meno astio della donna.
«Vattelo a cercare da un'altra parte, allora», sibila lei, in risposta «Nel caso te ne fossi dimenticato questa è casa mia, e ci faccio quel che mi pare»
Vegeta sta per ribattere che per continuare a fare quello che le pare deve essere viva, condizione che dà forse un po' troppo per scontata, ma lei non gli lascia nemmeno il tempo di prendere fiato.
«E che incredibile faccia tosta, poi!», riprende, allontanandosi dal terrestre e puntando dritto verso di lui. «Soprattutto considerando che questa è tutta colpa tua!»
Il saiyan non ha la minima idea di cosa esattamente lei lo stia accusando, ma non ne è particolarmente turbato. E' talmente abituato alle sfuriate della donna, che ormai non ci fa quasi più caso.
«Voglio silenzio», ripete semplicemente. «Altrimenti vi ammazzo»
Ghigna quando con la coda dell'occhio nota il terrestre irrigidirsi immediatamente, ma Bulma non batte ciglio di fronte alla minaccia di morte, e anzi gli si fa più vicina, spingendo con forza un dito contro il suo petto.
«E io voglio essere lasciata in pace», ribatte, ancora furiosa. «Altrimenti tu», e si volta appena ad indicare il terrestre «Farai una brutta fine, e tu», continua, mentre il dito torna a battere contro i suoi bicipiti. «Ti ritrovi senza vitto e alloggio. Soprattutto senza vitto!», lo minaccia.
Poi, dopo aver gettato un'ultima occhiata di fuoco sia a lui che all'altro, marcia velocemente fuori dalla stanza, continuando a borbottare improperi.
Vegeta si ritrova da solo con il terrestre, che guarda il punto in cui è sparita Bulma con un'espressione talmente beota e meravigliata da fargli quasi venire voglia di ridere. Quasi.
Ma quando l'altro torna a voltarsi verso di lui, sul suo volto non c'è più alcuna traccia di stupore, ma solo un cupo cipiglio.
«Bé?», domanda Vegeta, imitando inconsciamente il tono di Bulma.
Non capisce proprio cosa ci faccia quell'individuo in casa loro, a parte provocare crisi isteriche alla donna.
«Io se tu se solo provi...», balbetta il terrestre, con i pugni stretti e un'aria che forse vorrebbe essere minacciosa. Poi si ferma un attimo, prende un respiro profondo e lo fissa dritto negli occhi. «Se le fai del male te la vedrai con me. Ricordatelo», sputa fuori alla fine, quasi ringhiando.
Vegeta ghigna, allettato dalla prospettiva di un vero combattimento anche con quel bamboccio, sì, e anche senza una motivazione valida, visto che non ha alcuna intenzione di fare del male alla donna, a meno che lei non gli dia troppo fastidio (e anche se non lo ammetterebbe mai nemmeno sotto tortura, il suo livello di sopportazione si è decisamente alzato nell'ultimo periodo, e sembra innalzarsi verso nuove vette ogni giorno di più, cosa che forse dovrebbe preoccuparlo, e che invece lo lascia perlopiù completamente indifferente).
«Davvero?», si limita a replicare il principe dei saiyan, incrociando le braccia al petto.
«Davvero», conferma l'altro con voce molto più ferma, facendo un passo avanti.
La sua calma e la sua determinazione sono sorprendenti, si ritrova a pensare Vegeta, divertito, soprattutto considerando chi ha appena sfidato.
I due uomini rimangono fermi a fissarsi per un lungo momento, entrambi con i muscoli tesi e pronti allo scontro, ma prima che la situazione degeneri, un vassoio di pasticcini si frappone tra i due guerrieri, sconcertandoli totalmente.
«Oh, che cosa romantica, due pretendenti che combattono per l'amore della mia Bulma», chioccia la signora Brief, spuntata da chissà dove. «Un dolcetto, ragazzi?»
Vegeta si chiede per la novecentosettantaseiesima volta circa, perché, dopo mesi di convivenza con lei e i suoi dolcetti, non abbia ancora ucciso quella donna, e per la novecentosettantaseiesima volta circa, non riesce a darsi una risposta soddisfacente.
Così, mentre il terrestre preso in contropiede e in palese imbarazzo di fronte a quell'apparizione improvvisa e sorridente , si affretta ad afferrare un biscotto e a balbettare scuse e ringraziamenti allo stesso tempo, il saiyan, vista sfumare la prospettiva di uno scontro, e soddisfatto perlomeno del reintegrato silenzio, volta le spalle ai due e si dirige di nuovo verso la Gravity Room.
In fondo, si dice per consolarsi mentre aziona il dispositivo di controllo della gravità, non solo non sarebbe stato un gran combattimento, ma se avesse macchiato la cucina di sangue, Bulma avrebbe di sicuro ripreso ad urlare, cosa che lui davvero non sopporta.



   
 
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