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Autore: FlyChick    24/08/2011    4 recensioni
[Ipotetico SPIN-OFF della mia precedente "Do You Really Want? Do You Really Want Me?"]
Dal primo capitolo:
"...Buon viso a cattivo gioco.
Ci aveva provato. E c'era quasi riuscito.
La stava portando via dalla danza.
Le stava strappando l'anima.
Quanto era stato facile per lui..."
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1.Taking Back My Love
NOTE INIZIALI: ciao a tutti/e! Come avrete già letto nell'introduzione questa storia da pochissimi capitoli vuole essere un ipotetico 'spin-off' della mia precedente 'Do You Really Want? Do You Really Want Me?'. Stessi protagonisti. Stessa situazione; o meglio, il seguito. :) Questa volta rating arancione, perchè anche qui c'è un tema abbastanza forte, ma nulla di +18. Si può leggere anche senza aver letto l'altra storia (ehm, credo...o.O), anche se qualche riferimento a ciò che è successo prima è inevitabile. Per qualsiasi chiarimento chiedetemi pure :) Vi lascio alla lettura, spero di leggere vostri commenti :) Baci, Flychick.
PS. come nell'altra storia le ispirazioni sono state la musica dei 30stm ed il Cigno Nero; e viaggiamo di nuovo nel futuro! xD

-This Hurricane's Chasing Us All Underground-

 Taking Back My Love

Cinque anni dopo il loro primo incontro...

Le sue braccia si aprirono con grazia, come le ali di un cigno.
Un cigno nero.
L'applauso del pubblico.
Un brivido lungo la schiena.
Il cuore che batteva a mille.
Niente l'avrebbe mai emozionata come tutto questo. Niente.
E nessuno.
Si mosse di pochi passi e fu fuori di scena.
Corse dritta nel suo camerino.
Si struccò e si cambiò velocemente, prese la borsa, le chiavi ed uscì nel corridoio cercando di essere il più possibile anonima.
Ma era del tutto impossibile.
Guardò il cellulare. Menomale, sua madre non aveva chiamato, era andato tutto bene.
Quando uscì venne ricoperta di flash. E questo grazie a lui.
Non guardò in faccia nessuno, semplicemente si chiuse in macchina e si diresse a casa.
Non aveva certo tempo da perdere.
Quanto lo detestava. Buon viso a cattivo gioco.
Ci aveva provato. E c'era quasi riuscito.
La stava portando via dalla danza.
Le stava strappando l'anima.
Quanto era stato facile per lui...
Si, l'avrebbe assecondata. E poi l'avrebbe stregata.
La stava facendo diventare come lui voleva che fosse. Muovendola come una pedina.
Lei veniva sempre dopo la musica dopotutto. Ok, questo l'avrebbe accettato senza opporsi, ma stava diventando una minaccia troppo grande per lei.
E non soltanto per lei.
Ma ora era sola. O meglio, lei e la danza di nuovo insieme...
Che cosa c'era di più perfetto dell'amore che sentivano l'una per l'altra?
Niente.
Il resto erano solo sciocchezze.
Ipnotizzata, ammaliata e schiavizzata da quegli occhi.
La stava strappando da ciò che era, riducendola ad essere sua succube.
Doveva decidere sempre lui. Il che all'inizio la divertiva e la faceva sentire al sicuro.
Doveva sempre avere lui l'ultima parola. Ma come ci riusciva? Era sempre stata lei quella che traeva le conclusioni!
Doveva essere sempre lui a dirle dove andare, cosa fare. La voleva con sé, ma la stava distraendo da ciò che il destino aveva scelto per lei.
Destino? Destino?? Il destino era soltanto quella stramaledetta cosa che li aveva fatti incontrare! La danza non era il suo destino. Era la sua vocazione, la sua ispirazione, la sua vita.
La sua condanna.
L'unica cosa alla quale non avrebbe mai rinunciato.
Mai.
Una delle sue due primissime priorità...
E lui non era la seconda.
"Avevo ragione. Sei veramente diventata lo specchio di quello che ero io."
-Lo specchio? No, io credo di no. Credo di non riuscire a riflettere per intero un maschilista con un orgoglio talmente grande. Non pensi ad altro che a te, a te ed ancora a te. Tu non eri così. Tu sei così.-
Non l'aveva del tutto dimenticato, uno come lui di certo non si scorda facilmente doveva ammetterlo, ma ogni giorno che passava ripensando a ciò che avevano vissuto accresceva il suo disprezzo ed il suo risentimento.
Quanto era stato facile per lui sbatterle la porta in faccia...
Quanto era stato facile per lui negare tutto quanto...
Quanto era stato facile per lui dire 'no' davanti ai suoi stessi occhi...
Non riusciva a credere che in quei cinque anni fossero successe così tante cose.
Non riusciva a capire il perchè di tutte quelle cose.
Cinque anni di litigi. Litigi che avevano costituito un apparente equilibrio.
E per i giornali erano una coppia turbolenta ma felice, appassionata.
No. Assolutamente, no.
Scese dall'auto e salì in ascensore.
Sola.
Ma in realtà non era del tutto sola.
E forse era meglio così.
O forse no.
Non sapeva giudicare.
Sapeva soltanto che mai l'avrebbe perdonato per avergli fatto questo.
Si è vero, quando si è una coppia bisogna cercare sempre un compromesso, dialogare, trovare una soluzione pacifica. Ma non loro. Testardi. Impuntati sulle loro convinzioni.
E' vero, si era promessa di tentare, di lasciare che fossero i sentimenti a comandarla, ma non c'era riuscita.
E nemmeno lui voleva farlo.
Non voleva prendersi questa responsabilità.
Ora capiva perchè per lui era sempre stato così facile perdonare.
Che senso aveva non farlo, se poi la fine sarebbe dovuta essere questa?
Nessuno.
Nessun senso.
Quello era veramente il punto di non ritorno.
Mai l'avrebbe perdonato.
Mai.

Ok. Alcune cose per ora possono non apparirvi del tutto chiare, ma non preoccupatevi! Scoprirete tutto nei prossimi capitoli! Il titolo è una canzone di Enrique Iglesias e Ciara. Baci, Flychick.
  
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