“Buongiorno
ragazzi”
“Buondì
prof.”
“Ragazzi
volevo presentarvi Asia. Anche se non è periodo di trasferimenti è appena arrivata da noi da Palermo. Mi raccomando, fatela sentire a suo agio. Asia vedi il banco lì
in fondo a destra? Puoi sederti là, vicino a Michele.”
La
ragazza si diresse dove il professore gli aveva indicato. Gli sguardi dei suoi
compagni erano tutti su di lei. E’ normale. L’arrivo di una nova ragazza fa
sempre questo effetto; e comunque lei era ormai
abituata. Quante volte si era dovuta trasferire a causa di
suo padre. A causa del suo lavoro. Non aveva mai avuto
un posto fisso per più di quattro mesi, non aveva mai avuto amici e
neppure un ragazzo. Eppure non era brutta. Aveva dei
bellissimi capelli castani che scendevano sciolti sulla sua schiena. Delle
gambe lunghe e snelle, e delle curve al posto giusto… Un piccolo particolare:
era cieca. Ma questo per lei non era un problema. Viveva
tranquillamente con la sua “imperfezione”, come la chiamava sua
madre. Ma spesso per gli altri non era solo un
particolare, ma un vero e proprio problema. Non vi era ragazzo che non si allontanava
da lei quando veniva a conoscenza del suo problema. Pochi
erano stati i ragazzi che le si avvicinavano
tranquillamente, ma lei li allontanava sempre. Sapeva che in fondo a quei
ragazzi lei faceva solo pena. Non vi era un solo ragazzo che stesse
con lei tranquillamente, trattandola da persona normale.
“Ciao
io sono Michele” il ragazzo si voltò verso la giovane.
“Ed io Asia.”
La
ragazza si sedette e appoggiò un oggetto per terra e solo allora il compagno
notò il bastone.
“Scusa,
ma a che ti serve il bastone?”
La
giovane si voltò verso il ragazzo che solo allora notò i suoi occhi
chiarissimi.
“Scusami, non mi ero accorto che tu…”
“Che fossi cieca? Stai tranquillo, non sei il solo che non te
ne accorgi. Scommetto che nessuno dei tuoi compagni se
ne è accorto.”
Tra
i due giovani calò un silenzio imbarazzante ed entrambi
i giovani cominciarono a seguire la lezione di italiano. Il prof sta leggendo “I
ragazzi che si amano “ di Jacques Prevert.
La mora si perde nei suoi pensieri:
I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell'abbagliante splendore del loro primo amore
I ragazzi che si
amano. Lei non avrebbe
mai provato quello che viene descritto nella poesia. Non
avrebbe mai tenuto nessuno per mano, non avrebbe mai baciato, non avrebbe mai
fatto l’amore… Non avrebbe mai potuto fare quelle cose che per tutti gli altri
sono normali, abituali.
Una lacrima scese dal suo occhio per concludere poi il
suo percorso nelle labbra della giovane. Accanto a lei il suo compagno la stava
osservando. Non capiva il motivo, ma era incuriosito da quella ragazza così
particolare. Così dura fuori, ma sicuramente molto sensibile dentro. Da qualche
parte aveva letto “Ci vuole 1 minuto per notare una persona speciale, un’ ora per apprezzarla, un giorno per volerle bene, ma
poi tutta una vita x dimenticarla” Non
sapeva perché, ma aveva la sensazione che quella giovane gli avrebbe cambiato
la vita.
Al suono della campanella che
segnava la ricreazione Michele tentò di intraprende
una conversazione con la nuova arrivata, ma lei rispondeva solo con
monosillabi. Era come se lei si fosse creata una corazza per proteggersi da
qualcuno.
La ragazza intanto aveva preso il suo Mp3 dallo zaino e si era immersa nella
musica. Oltre i libri, solo quella la faceva stare bene. Era una
specie di medicina contro tutti i mali. Ricordava i primi tempi dopo l’incidente
che le aveva segnato la vita per sempre. Veniva sempre derisa per il suo “difetto” e i primi tempi
era difficile sopportare tutto. Ma la musica risolveva
sempre tutto. Le faceva dimenticare tutto e tutto si
risolveva. Come se venisse coccolata da
qualcuno. La musica era la sa salvezza. Dopo l’incidente,
dove aveva perso la madre, aveva dovuto fare tutto da sola. Il padre spesso era
assente e lei era cresciuta troppo in fretta.
Ripresero le lezioni e la situazione tra i due giovani non cambiò. Il ragazzo
non riusciva a capire perché la situazione fosse così insostenibile. Spesso si
era trovato accanto ragazze con cui non aveva
instaurato rapporti, eppure con lei voleva che accadesse il contrario…voleva
parlarle, conoscerla…Ma per accadere questo bisognava essere in due, e così non
era.
Alla fine della lezione la giovane si alzò, prese il suo zaino e il suo bastone e si allontanò dalla classe. Michele la osservò
e decise di seguirla, tanto non avrebbe mai potuto
vederlo. La seguì per almeno dieci minuti fino a quando:
”Senti tu, mi pare che ti chiami Michele, mi spieghi perché mi segui da quando
siamo usciti da scuola? Che vuoi da me? “
Michele la guardò stupefatto. Come cavolo aveva fatto a vederlo.
”Sai noi ciechi non avremo la vista, ma sviluppiamo
bene gli altri sensi. Ho riconosciuto il tuo odore e il rumore dei tuoi passi. Ora mi spieghi che cavolo vuoi?”
Bhè per adesso finisco qua…fatemi
sapere se vi piace. Se sì la continuerò, altrimenti…bhè
lascerò perdere…