Fanfic su artisti musicali > Escape the Fate
Ricorda la storia  |      
Autore: G u i l l o t i n e    24/08/2011    1 recensioni
Max gli faceva dimenticare tutto, Max era la felicità fatta persone solo per lui. Max era il suo metadone personale.
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Max Green , Ronnie Radke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
La dedico ad Anzu, perché  so che le piacciono le fic con la droga di mezzo. Spero ti piaccia!
Il titolo. Ecco, non sono sicura che sia corretto.
Poi basta, perché in effetti sono amareggiata.
Chi finisce di leggere tutto si merita un premio, un monumento, come minimo.
cherrybomb

 
 
 

There’s no sympathy for anyone.

 
Entrarono nell’appartamento, uno che si sorreggeva all’altro. In realtà, nessuno dei due era in rado di sostenere qualcosa, non dopo tutto l’alcol che avevano ingerito.
« Ron.» La voce strascicata del più piccolo fece voltare il cantante. S’accorse subito della muta richiesta negli occhi dell’altro, ma ci mise un po’ ad accontentarlo. Quella sera si sentiva particolarmente masochista – e sadico. Dopo qualche minuto, nemmeno lui riusciva più a resistere e si accasciarono a terra, appena dietro la porta d’ingresso. I baci si fecero subito violenti e caldi, oltre che profondi.
La voglia di Ronnie cresceva, istante dopo istante, ma non sapeva dire se era voglia di possedere Max come mai aveva fatto prima, o se era il suo corpo che reclamava il veleno che si iniettava ormai quasi regolarmente. Forse era un mix di entrambe le cose.
Ronnie si appoggiò con la schiena al muro, le labbra erano una cosa sola con quelle di Max. Lo fece mettere sulle gambe, le cosce di lui che gli stringevano la vita.
Le lingue si accarezzavano, ballavano una danza vorticosa – ora lenta, ora più veloce -, si cercavano continuamente. Le mani di uno erano perse sul corpo dell’altro. Vagano sul petto, sugli addomi, stringevano forte le braccia.
Poi, le magliette scomparirono e i palmi delle mani vibrarono di felicità al contatto con la pelle nuda. Correvano ancora più veloci: attorno ai capezzoli, facevano su e giù sulla schiena, fino al fondoschiena. E quando una mano di Max attraversò il basso ventre del compagno, questo fu totalmente accecato dalla voglia di lui – sì, era sicuro. Lo fece sdraiare sul pavimento; la lingua vorticò sul collo bianco, sui tatuaggi e poi sulla pelle diafana dell’addome fino all’ombelico. Si sbottonarono i jeans, si accarezzarono le loro eccitazioni da sopra la stoffa dei boxer.
Ronnie si tolse i suoi e quelli del compagno, ma non perse altro tempo e lo prese subito in bocca. I gemiti di Max sotto di lui lo eccitavano, non vedeva l’ora di farlo suo.
Se la sua vita fosse stata una scopata continua con Max, avrebbe avuto la metà dei problemi. Quando stava con lui – dentro di lui – tutto il resto spariva: la droga, la band, i debiti con gli spacciatori. Erano solo alcuni – e dei meno seri -  dei problemi che affliggevano il cantante a quei tempi. Max gli faceva dimenticare tutto, Max era la felicità fatta persona solo per lui. Max era il suo metadone personale.
Quando lo sentì irrigidirsi, intuì che stava per venire, staccò la bocca dall’eccitazione del compagno guadagnandosi dei grugniti da parte del piccolo.
« Mi farai morire così.» Commentò col fiato corto. Sulle labbra di Ronnie si disegnò un piccolo sorriso mentre gli alzava le gambe e se le portava alla vita. Guidò il suo membro fino all’apertura calda e stretta di Max e, senza forzarla troppo, entrò. Riuscì a capire quando fermarsi e quando continuare solamente guardando le espressioni del piccolo.
Le spinte furono subito profonde, le urla seguirono i gemiti e poco importava se avrebbero sentito.
Tanto meglio, pensò Ronnie. Tutti devono poter sentire la sua voce mentre viene.
Le spinte rallentarono quando Ronnie si avvicinò pericolosamente al limite – non voleva che tutto finisse così presto o il mondo avrebbe di nuovo fatto la sua comparsa -, ma quando l’orgasmo di Max lo colpì non poté far altro se non soffocare un grido e venire dentro il compagno.
I respiri mozzati riempirono l’aria, e se prima erano stanchi o affaticati, adesso erano quasi morti. Ronnie ebbe giusto la forza di uscire da Max, per poi accasciarsi sul pavimento accanto a lui.
Ancora pochi sguardi silenziosi e mani intrecciate tra loro, poi Ronnie si sarebbe addormentato per la spossatezza. Il viso di Max era incastrato alla perfezione nell’incavo del collo del grande – chi ha ancora il coraggio di dire che non sono fatti l’uno per l’altro? -  serviva a ricordare a Ronnie che il piccolo ci sarebbe stato, sempre.
« Ti amo, Maxie.» Sussurrò con voce impastata, ormai quasi addormentato. In risposta ricevette un mezzo pugno sull’addome.
« Solo le checche dicono ‘ste cose dopo aver scopato.» Ridacchiò piano.
« Hai ragione. Però mi sembrava una cosa carina da fare.» Chiuse lentamente gli occhi e si abbandonò alla stanchezza.
 
Due mesi dopo.
 
Ronnie non ce la faceva più. Erano mesi che lo tartassavano tutti.
« Ripulisciti o sei fuori.»
« Mi vergogno di avere un figlio come te.»
« Dove cazzo sono i soldi? E’ meglio se non ti fai più vedere in giro da queste parti o ti buco la testa!»
Una band che lo ripudiava, un padre che si vergognava del figlio, degli spacciatori che gli stavano addosso per farsi dare i soldi che lui non aveva e che, soprattutto, non sapeva come trovare.
Era per questo che aveva deciso di farla finita. Ma non da solo. Così aveva chiamato Max. Sperava soltanto che accettasse.
Sentì la copia delle chiavi di Max girare nella toppa della porta.
« Ronnie?»
« Sono in camera.» La porta si richiuse, dei passi si avvicinarono.
« Cosa succede?!» Max sgranò gli occhi alla vista degli oggetti che erano sul letto, accanto al più grande. Siringhe, lacci emostatici, cucchiai e della carta di alluminio ripiegata che sicuramente non conteneva orsetti gommosi.
« Voglio… andarmene.» Proclamò a bassa voce Ronnie, aspettando la reazione di Max.
« Ma che cazz..?! Tutta questa merda ti ha bruciato il cervello!» Le urla del piccolo erano acute e incrinate dalle lacrime imminenti.
« Voglio farlo con te. Voglio…» S’interruppe alla ricerca di coraggio.« Voglio che ce ne andiamo insieme.» Max all’inizio non disse nulla; aveva gli occhi fissi sull’attrezzatura vicino Ronnie. Il più grande continuò.
« Tu…tu non ti sei mai fatto, con poco andrai in overdose. Quello che avanza sarà troppo anche per me.»
Max ci mise minuti a rispondere, tanto che Ronnie aveva paura che rifiutasse e che gli sarebbe toccato morire da solo.
« Mi assicuri che…non sopravvivrò? Non voglio stare senza te.»
« Te lo assicuro. Te lo giuro. Fidati di me.»
Ronnie preparò il tutto. Si posizionò di fronte a Max sul letto. Poi gli legò il laccio al braccio e uno al suo. Gli porse la siringa cercando di tranquillizzarlo con gli occhi. Le posizionarono sulle vene e, senza bisogno di cenni o segnali, abbassarono all’unisono lo stantuffo.
Il respiro rallentava, le immagini diventavano sfocate e confuse.
Buio. Il più bel buio di sempre.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Escape the Fate / Vai alla pagina dell'autore: G u i l l o t i n e