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Autore: LivingTheDream    24/08/2011    2 recensioni
"Lui ti attacca e ti uccide lasciandoti in piedi, senza pietà e senza risparmiare nessuno. Non esistono alleati. Ci sono solo due muri da abbattere, e due persone che tenteranno di nascondersi. Lui diventa il tuo nemico personale, si concentrerà solo su di te fin quando non avrà vinto.
Ma la mia battaglia è impari."
Spesso combattere una guerra diventa l'unico modo per uscirne.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Questa storia è stata betata, letta ed approvata da Jolly Camaleonte.
-Diffidate delle imitazioni, solo le originali possiedono il bollino!-

 

Nda: questa storia è ispirata – tanto per cambiare – ad una canzone dei Vocaloid, il cui titolo è appunto Love is War, Kaito version.

 

 

Ah, controllate se avete il volume delle casse troppo alto, prima. Diciamo che, beh, urla un po'! xD




Sono in guerra. Di nuovo.

Ma mi serve un momento di pausa, adesso – devo medicarmi le ferite. Bruciano, fanno male. Nemmeno l'Afghanistan mi ha lasciato cicatrici del genere.

Eppure ora non sono in quelle terre di guerra. Ora sono stato catapultato in un campo di battaglia ben peggiore, contro la mia volontà, contro un nemico nuovo e sconosciuto, anche se non totalmente. Qualcosa so di lui, e sto archiviando quelle poche informazioni nella mia mente.


Lui ti attacca e ti uccide lasciandoti in piedi, senza pietà e senza risparmiare nessuno. Non esistono alleati. Ci sono solo due muri da abbattere, e due persone che tenteranno di nascondersi. Lui diventa il tuo nemico personale, si concentrerà solo su di te fin quando non avrà vinto.


Ma la mia battaglia è impari.

Normalmente le persone posso vantare armi potenti e differenti tra loro. Io no. Il mio avversario è furbo, forte, spietato. Io no. Le sue armi sono diverse ed avanzate. Le mie no.


Il mio nemico ha un esercito proprio, ed i suoi soldati sono tanti, tentatori ed avvenenti, racchiusi in file dense e nere come la pece. Prima che tu te ne accorga, ti sarai perso tra le loro fila. E non si torna indietro nemmeno implorando pietà. Il tuo sguardo verrà rinchiuso in quella prigione nera prima che tu possa rendertene conto. Perché qui è tutto buio?


I suoi proiettili sono chiari – di diamante infrangibile, anche se mani esperte, premendo nei punti giusti, riuscirebbero a forgiarlo. Rigidi e inesorabili, non penetrano solo la carne, ma anche l'anima; scavano a fondo tra i tuoi pensieri, trapassano lo stomaco e ti lacerano il cuore. Sono solo due, ma sa come usarli. Ti bloccano, ti paralizzano, annientano le tue difese, e in un attimo il nemico sa tutto di te. E quel diamante sembra gelido, ma appena viene a contatto con la pelle questa prende fuoco, il proiettile incendia, affonda e lascia carne viva scoperta al suo passaggio. Non è freddo, è ghiaccio – ghiaccio artico. Così forte che brucia. E non ti lascia altro che un fievole respiro. Solo uno. Ed io l'ho quasi terminato.


Il mio nemico coglie di sorpresa. Lancia granate - rare, ma devastanti. Luminose, veloci, inarrestabili. Trentadue componenti per volta. Non te lo aspetti, ed invece ti ritrovi seppellito da quell'attacco, senza possibilità di uscirne. Puoi solo rimanere fermo a fissare quella pesante neve che è lì per soffocarti. Non hanno un perché quegli attacchi, ma, anche se pericolosi, condizionano ogni tua capacità di scelta, e ti ritrovi ad aspettarli(gli attacchi sono maschili, quindi “ad aspettarli”). A sperare che arrivino. A sperare che ti colpiscano. A sperare di morire senza soffrire sotto uno di quel dolci, fatali colpi. Qualcuno mi porti via da qui sotto.


I suoi macchinari sanno stordire. Un'arma innovativa, senza dubbio; un suono caldo, basso ma deciso, che ammalia, illude, rende schiavi e crea dipendenza. Affascina, tenta, addirittura ti ride in faccia. S’insidia nelle orecchie e cattura il cervello, bevi quel suono a metà tra una voce ed una macchina - che ti parla di argomenti incomprensibili e fuori dal mondo. Poi ti volti - insomma, dovrai pur vivere - ma non puoi scappare. Morirai in ogni caso, o per mano sua, o consumandoti nella beatitudine di quel suono. Ma preferirai la seconda, come succede a me.


Il campo di battaglia gli è sempre stato favorevole; lottando dall'alto di pallide, diafane, montagne scolpite ha avuto la meglio su un esercito di pianura. Nascondendosi in bianche trincee è riuscito a scampare agli stentati attacchi del nemico. Si cela in paesaggi meravigliosi e complicati, che non ti stancheresti mai di osservare, contemplare, ammirare stupito. Gioca sulla bellezza, sulla natura, su valli profonde e colline scoscese. Ed infatti io mi ritrovo ad osservare quelle stupende forme senza avere il coraggio di distruggerle.


E mi osserva compiaciuto, sa di star vincendo.
Perché è questo, in fondo. Una gara a chi vince, una lotta a chi cade per primo, una sfida a chi fa breccia nella difesa dell'altro.
Ma purtroppo sono stato io a crollare. Aveva un'altra arma, un virus. Lo aveva sparso su tutto il mio esercito, agli inizi della battaglia, ed ora sta facendo effetto.
Le difese stanno cedendo, lente ma inarrestabili, sento come se mi stessi consumando dall'interno.
Ed ora è la fine. È il momento fatale, in cui questo virus ha raggiunto il cuore. Il mio cuore.

 

E alla fine sono entrato nel suo mirino con le mani in alto.

 

Ma nell'unico suo breve momento di distrazione, mi sono gettato in trincea.
Ho tentato di imbracciare un fucile, l'ultimo, in un disperato tentativo di farcela, di non lasciar scoperto solo il mio, di muro. E ho trovato il punto debole. Quasi per caso, era lì, e l'ho colpito. La sua difesa è in parte crollata, e i miei proiettili limpidi sono andati a segno. Eppure mi ha catturato. Ma non sono demoralizzato, anche se dovrei. Forse sono solo impazzito.


Quindi ho capito di aver perso tempo prezioso ad abbandonare lo sguardo nei suoi capelli, mentre lui marciava verso di me. Sono caduto sotto il ghiacciato calore di quegli occhi meravigliosi, che mi hanno lacerato organi ed anima. Mi sono esposto al suo sorriso, che mi veniva puntualmente lanciato addosso senza darmi il tempo di realizzare cosa stesse succedendo. Non riesco ad allontanarmi dalla fonte dalla sua voce, che mi ammalia con maestria, e mi sono arreso a respirare solo ad ogni suo respiro.


Ma almeno mi sono reso conto di una cosa.
Mi sono reso conto di aver perso la guerra.
Mi sono reso conto di essermi innamorato di Sherlock Holmes.

E, soprattutto quando si parla di lui, credetemi se vi dico che l'amore è guerra.

Una guerra logica e sottile, quasi discreta, ma pur sempre una guerra. Solo che stavolta abbiamo vinto entrambi.


 

 

Nda: a questa storia tengo davvero molto. Diciamo che è stato un parto, più che una stesura, e soprattutto devo ringraziare la mia beta occasionale, perché senza di lei davvero tutto questo sarebbe stato solo un immondo ammasso di frasi confusionarie.

Mi sa che devo cercare di capire chi si nasconde dietro quel nome, giàgià. Grazie mille, Mò, sei grande!

Spero che la storia sia chiara a tutti.

Ah, e approfitto anche per dire che questa è la mia seconda storia nel fandom, dopo Esperimenti Non Autorizzati, anche se non so se quella si può definire “storia”. Quindi, salutate la mia prima storia seria nel fandom.

Grazie per l'attenzione,

Dream.

   
 
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