The Hard Truths Of RJ Clevering
La tana era un bel posto dove
stare: silenzioso, solitario e tranquillo. Ma purtroppo quando un posto diventa
famoso la tranquillità cessa di esistere. RJ aveva imparato quella lezione in
terza media, quando la madre, convinta che il figlio facesse chissà cosa
rinchiuso là dentro, entrava in continuazione nella sua stanza.
Linkin Park sparati a palla, blog
aperto e aggiornato al minuto, soda in bocca e Dungeon and Dragons al pc:
questo era RJ Clevering, un diciassettenne non particolarmente muscoloso, gli
occhi castani nascosti da un paio di occhiali da nerd, in fissa con i giochi di
ruolo, ma con una buona reputazione a scuola.
Se l’era guadagnata riparando i
computer di più di un membro della squadra di football e adesso tutti si
rivolgevano a lui per qualsiasi cosa appartenesse al mondo cervellotico
dell’informatica.
La dura verità era che nessuno lo
picchiava perché gli faceva comodo e perché suo fratello era nella squadra di
hockey. La cannuccia provocò un fastidioso
rumore di risucchio, segno che la soda era finita, e RJ si alzò per prenderne
un’altra.
In cucina trovò il fratello maggiore
impegnato nell’esplorazione approfondita della bocca di una povera ingenua
ragazza, che non appena sentì RJ arrivare si scostò da Harry e fece finta di
guardare la televisione. RJ scosse la testa ridendo e si diresse verso il
frigo.
Afferrò la sua amata soda e se ne
tornò in camera sua, ma non era più da solo.
Davanti al pc, seduta con le
ginocchia piegate, c’era una graziosa ragazza dai capelli scuri, legati in una
lunga treccia. RJ poteva vederne soltanto la schiena, ma sapeva già chi era.
Blair Stacey aveva la sua
stessa età ed abitava nel suo stesso quartiere. Era una ragazza affascinante
con i capelli scuri, gli occhi azzurri e freddi come il ghiaccio, un fisico non
male e un sorriso che avrebbe steso chiunque. Popolare, ricca, simpatica,
intelligente, brava con il computer, astuta, Blair era l’ultima ragazza che si
poteva immaginare nella stanza di RJ.
Avevano passato i primi anni
dell’infanzia insieme, poi, quando nell’adolescenza RJ aveva cominciato ad
interessarsi alle ragazze da poster completamente rifatte e Blair non era tutta
la perfezione che era adesso, si era allontanati.
La pubertà ha fatto un ottimo lavoro con lei, si ritrovò a pensare
RJ guardandola.
Poi era avvenuto quel piccolo
incidente.
«Non sai qual è la password. Non
ci arriverai mai.» disse RJ scacciando quel ricordo. Blair stava armeggiando
con la tastiera del computer, in cerca di quest’ultima.
«Sai, all’inizio credevo fosse un
algoritmo di Dungeon and Dragons. Poi ho pensato che fosse così ovvio, che non
lo avresti mai usato. Quindi ho inserito la tua data di nascita.» rispose Blair
con un’aria da saputella. RJ spalancò la bocca. «Ho appena scritto sul tuo blog
che Blair Stacey è la regina del mondo. Non ti dispiace, vero?»
RJ lasciò la soda sulla scrivania
e scansò la sedia girevole su cui era seduta Blair, che per poco non cadde.
Controllò sul proprio blog se Blair avesse mentito, ma questo succedeva
raramente. Cancellò l’ultimo post (che aveva già ricevuto numerosi commenti e
risate) e si voltò a fissare la ragazza che beveva la sua soda.
«Sei impazzita?» chiese.
«Mai sfidare una Stacey.»
rispose lei, riportando la cannuccia alle labbra. La dura verità era che la
famiglia Stacey era una delle più ricche della città e che le sorelle
Stacey era molto competitive, quindi era impossibile sfidarle. RJ le levò la
lattina dalle mani e ne prese un sorso. La cannuccia sapeva del lucidalabbra
all’albicocca di Blair, quello che un tempo gli era piaciuto tanto, ma fece
finta di non farci caso.
«Posso fare qualcosa per te,
regina?»
«Mi piace quando fai
l’accondiscendente per liberarti di me.» rise Blair. «La mammina non te lo ha
detto?»
«Cosa avrebbe dovuto dirmi la mia
mammina?» chiese spaesato.
«Allison “la prediletta”
quest’anno comincia il college» disse parlando della sorella «mio padre parte
per qualche strano seminario sulla chirurgia plastica e sua moglie va con lui
per tenerlo d’occhio. Quindi…»
«Oddio, non dirmelo. Tu resti qui
finchè non tornano perché i tuoi non si fidano a lasciarti da sola.»
Blair sorrise e applaudì. «Non
sono proprio i miei. I miei hanno divorziato. Comunque non sei contento?»
«Ero contento quando avevamo tredici
anni, tua zia morì e i tuoi ti lasciarono qua, ma soltanto perché speravo di
vederti le tette.»
«Quando hai finito di blaterare
sul mio seno, scendi giù e prendi le mie cose. Lo chiederei ad Harry, ma è un
pochino impegnato in questo momento.»
Il rapporto tra RJ e Blair era
sempre stato un po’ ambiguo. Poi quell’estate era successo quello che nessuno
dei due aveva mai pensato sarebbe successo: erano andati a letto insieme. E
l’errore si era ripetuto anche una seconda volta. Per un po’ non si erano
visti, ma poi Blair si era fatta viva per una mega festa di fine estate e
avevano ricominciato a parlarsi, ma senza fare accenno a quel che era successo.
Per RJ era stata la prima volta e non si poteva certo lamentare, anzi, dire che
era andato a letto con Blair Stacey era un vanto che solo lui e l’attuale
ragazzo di Blair potevano esibire. Peccato che RJ fosse costretto a mantenere
il segreto.
Era agosto, un torrido ed afoso agosto, e RJ e Blair se ne stavano in
camera di lui, distesi sul letto a cantare a squarciagola. Quella sera per lo
meno entrava una leggera brezza dalle finestre spalancate e la stanza era densa
del profumo dell’oceano. Il ragazzo di Blair aveva dato una festa (da cui erano
tornati tutti ubriachi) e lei lo aveva scoperto a baciare un’altra. Si era
scolata qualche bicchiere (di troppo) ed era tornata con RJ a casa per farsi
consolare da lui. La canzone finì e RJ si alzò per cercare un altro CD. Blair,
ancora sbronza e delirante, decise di andare a prendersi un caffè al piano di
sotto, ed RJ, un po’ meno sbronzo ma non completamente lucido, si offrì di
accompagnarla. Blair si mise in piedi, ma inciampò immediatamente nel tappeto
rosso e cercando un appiglio, tirò giù con sé anche RJ. Caddero ridendo come i
pazzi e, come succede spesso nei film, appena le risate finirono si ritrovarono
a guardarsi negli occhi e a baciarsi.
Tutto il resto erano immagini
confuse per RJ, intrise di piacere, profumo di mare e del sapore alle
albicocche delle labbra di Blair. Ancora adesso non riusciva a mangiare uno di
quei frutti senza pensare alla sensazione delle labbra carnose della ragazza
sulle sue. Blair però non le piaceva, era soltanto ossessionato dalle sue
labbra e dal loro sapore. Ed era stato proprio quello a portarli a commettere
quell’ errore una seconda volta, sempre nella sua camera, nel suo letto,
decisamente più lucidi. Tra loro c’era soltanto una forte attrazione fisica, ma
riuscivano a controllarsi se non stavano per più di venti minuti nella stessa
stanza. Ricordandosi improvvisamente di quella tacita regola che entrambi si
erano dati, Blair si alzò e uscì dalla stanza. Un secondo dopo la sua testa
scura sbucò di nuovo dallo stipite della porta.
«Le mie cose.» ribadì. RJ sbuffò
e spense il computer, seguendola. Quella sarebbe stata un lunga giornata.
Blair se ne stava stravaccata sul
divano, rigirandosi una ciocca di capelli scuri attorno al dito. RJ faceva
zapping, poco lontano da lei, con i piedi poggiati sul tavolino. Ogni tanto si
scoccavano un’occhiata fugace e poi tornavano a guardare davanti a loro. Blair
sbuffò e si mise a sedere.
«Quindi?» chiese.
«Cosa?» rispose RJ.
«Che facciamo? No, perché, sul
serio, mi sto annoiando.»
RJ scese i piedi dal tavolino e
si guardò intorno. «Proposte?»
«No.» sbuffò di nuovo Blair.
«Allora resta lì, a rigirarti i
capelli tra le mani, in silenzio.»
«Sei proprio odioso.» disse Blair
incrociando le braccia al petto.
«Che vuoi che faccia?! Sei tu
quella che si annoia.» protestò RJ.
«Baciami.» fece lei sorridendo.
«Eh?!» RJ strabuzzò gli occhi,
saltando verso l’alto, in bilico sul bordo del divano.
«Hai sentito.» disse Blair sicura
e convinta.
«Mi stai sfidando?»
«Forse.»
«Blair, smettila.» fece serio e
infastidito.
«Perché? Perché poi non
riusciresti a fermarti?» lo stuzzicò Blair.
«Certo che no! Posso baciarti e
basta. Mi so controllare.» rispose il ragazzo infastidito ulteriormente da
quella battuta acida ma vera. Sapevano entrambi che con alte probabilità non si
sarebbero fermati ad un bacio.
«Allora fallo.»
«Continui a sfidarmi,Stacey.
Piantala.»
«Non hai le palle per baciarmi,
Clevering? Paura che Mitchel ti spacchi la faccia?» Blair si mise meglio a
sedere e sorrise antipatica e provocatoria.
«Io non ho paura di quel demente
che hai per ragazzo.» sbuffò RJ. Certo, c’era da tenere in conto che Mitchel
Land era il più popolare ragazzo della scuola, non che capitano della squadra
di football e noto per i suoi scatti di ira. Beh, forse RJ aveva un po’ paura.
«Lui però può baciarmi quando
vuole. E dove vuole.»
RJ si avvicinò al viso della
ragazza, tanto che si sfiorarono i nasi. Incatenò lo sguardo di Blair nel suo e
la prese per le spalle. «Lui però non sa cosa è successo mentre lui si faceva
un’altra che non eri tu.» Blair si allontanò, minimamente toccata da quella
provocazione.
«Anche io mi sono fatta un altro
o sbaglio?»
«E anche più di una volta.» Blair
alzò un sopracciglio sorridendo. «Dimmi la verità» continuò RJ. «Chi è stato il
tuo primo ragazzo?»
«Perché lo vuoi sapere?» scattò
sulla difensiva lei.
«Curiosità.»
«Harry.» rispose lei sprofondando
nel divano.
«Mio fratello?» RJ non era poi
così sorpreso. C’era stato un periodo in cui lei ed Harry si vedevano e si
lanciavano strane occhiate. Poi Blair lo aveva mandato a quel paese.
«Si. È stato terribile, ma non
dirglielo.»
«Come è stato con me?» chiese RJ
terribilmente curioso.
«Ti rispondo se prometti di non
dirlo a nessuno.»
«Promesso.»
«A parte incredibilmente
inaspettato, è stato… fantastico.»
Non appena finì la frase RJ la
prese per il mento e l’avvicinò a sé. «Perché non me lo hai mai detto?»
«Noi non ne parliamo mai,
ricordi? Non riusciamo a stare nello stesso divano per più di dieci secondi
senza stuzzicarci e arrivare al punto dove siamo adesso.»
«Se vuoi che smetta di fare così
basta dirlo.» la provocò nuovamente RJ passandole un dito sul labbro inferiore.
«Non hai ancora cominciato a fare
niente.»
«Ti piacerebbe.» Blair non fiatò
e RJ lo prese come un consenso. Lentamente si avvicinò e la baciò con
trasporto, come aveva fatto un tempo. Quando si allontanò per prendere fiato rimasero
entrambi immobili per qualche secondo, poi Blair fece scivolare la propria mano
su quella di RJ, quella che le teneva ancora il mento. Con delicatezza scostò
la mano del ragazzo e la fece intrecciare alla propria, senza staccare gli
occhi da quelli scuri di RJ. Sorrise, un sorriso appena accennato, quasi
sconsolato e sbuffò, con quella sua espressione tipicamente infastidita.
«Blair, devo dirti una cosa.»
sbottò all’improvviso RJ. Blair si tirò in piedi, come se fosse stata punta da
un’ape e la puntura dolesse terribilmente.
«Non farlo, non voglio saperlo.»
disse aggrottando le sopracciglia. Sapeva che cosa RJ le volesse dire, perché
in fondo avrebbe voluto farlo anche lei. RJ si rese conto che Blair gli
piaceva, gli piaceva più di quanto non credesse. Mentre arrivava a questa
spaventosa conclusione, non riusciva a staccare gli occhi dalle sue labbra, la
sua ossessione. Le conosceva a memoria. Sapeva che il labbro superiore era
impercettibilmente più piccolo di quello inferiore; sapeva che il loro colore rosso e vivace era naturale;
sapeva che si arricciavano quando Blair era contrariata; sapeva che avevano un
gusto per lui proibito ed affascinante.
E sapeva che non sarebbero mai state sue. Un'altra dura verità.