Molti lo festeggiavano quel giorno, molti erano felici quel giorno.

Ma lei no.

A lei veniva da piangere ogni qualvolta qualcuno le porgeva degli auguri.

20 anni erano passati da quel lontano 25 agosto. Solo 20. Eppure a lei sembrava un eternità.

Ricordava ogni minimo particolare. 

Ed ogni minimo particolare la faceva soffrire solo di più.

 

 

25 agosto 1991.

 

Guardò fuori dalla finestra davanti a cui si era fermata.

Le foglie dell'albero davanti erano mosse da un leggero vento.

Sembrava strano anche a lei che il generale inverno ogni estate lasciava spazio a quelle giornate un poco più calde delle altre, dove potevi uscire anche in maniche corte.

Ma lei no, lei aveva addosso la pesante divisa militare, di quel tessuto ruvido e verde.

Gira il volto, guardando il corrido della grande villa, arredato con mobili così decorati che quasi stonavano con la tristezza della bielorussa.

Strinse le mani che aveva intorno al foglio, il foglio che le avrebbe cambiato la vita.

Perchè il suo popolo voleva essere indipendete?

Perchè lei doveva sempre soffrire?

Riprese a camminare, lenta, per quel corridoio, che l'avrebbe portata verso il suo destino.

Ogni passa l'avvicinava all'obiettivo, che lei odiava.

Ogni passo rimbombava nella sua testa.

Aveva voglia di scappare, di andarsene, eppure, eccola davanti alla pesante porta di legno.

Bussa, con forza.

Doveva sembrare convinta di quello che faceva.

Una voce dall'interno. Seria, ma cristallina allo stesso tempo, simile a quella di un bambino.

Entra e osserva la poltrona, girata verso la finestra. 

Poteva vedere anche da lì quei fiori gialli, così simili al sole, appoggiati sul davanzale.

 

<< Ivan.... Voglio l'indipendenza>>

 

Dice, cercando di non far trapelare la tristezza dai suoi occhi, dalle sue stesse parole.

Osserva il fratello girare sulla poltrona. La guarda. Anche gli occhi di lui sono tristi.

Quegli occhi viola..così triste. Aveva voglia di abbracciarlo, di prottegerlo.

Ma invece se ne stà lì, buona. Immobile. 

Osserva il russo alzarsi dalla sedia, e andare verso di lei, prendendola per le spalle e scuotendola.

 

<< Sestra! Avevi promesso che saresti stata per sempre con me! 

Non voglio che te ne vada anche tu come Ucraina! >>

 

Quegli occhi violetti erano spaventati, spaventati dalla solitudine che sarebbe venuta da lì a poco.

Ma sapeva che Ivan non poteva più niente per fermarla. Gli prese le mani, e gli mise la lettera in esse. Non poteva parlare. Se avesse lasciato trapelare soltanto una parola, le lacrime che spingevano sugli occhi di ghiaccio della bielorussa, sarebbero uscite come una piena.

Ivan prese una penna e la firmò. 

Non poteva far del male alla sorella. Dopo che lei gli era sempre stata vicino. No. Non poteva.

La bielorussa prese il foglio dalle mani del fratello, ma prima che se ne potesse andare fu stretta in un abbraccio, un abbraccio caldo, l'abbraccio del fratello.

No. PErchè la feceva soffrire anche di più?

Perchè?!

Si divincola, correndo fuori dalla stanza, dalla casa.

Via, correva, correva il più velocemente possibile.

Le lacrime che scendevano sulle sue guance, nel silenzio più profondo della ragazza.

 

25 Agosto 2011.

 

Sentì il cellulare vibrare. 

Lo prese in mano, osservand la schermata illuminata. 

Un messaggio da Alfred.

Lo aprì.

 

Happy birthday, Natalia!

 

Chiuse il cellulare velocemente, mentre appoggiava la schiena al muro, e le lacrime le scendevano capiose sulle guance già arrossate.

Odiava quel giorno. 

Lo odiava con tutto il cuore.