Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Sasotta    25/08/2011    2 recensioni
Per dieci secondi buoni rimanemmo abbracciati, ridendo e solleticandoci a vicenda. Sentivamo la nostra pelle toccarsi, ognuno percepiva il calore e il profumo dell’altro.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Spazio dell'autrice:
Ciao a tutti!!!Avevo questa idea nella testa, e appena ne ho avuta l'occasione mi sono buttata e ho scritto questa piccola One-Shot!
E' una storia che parla di un ragazzo ed una ragazza, che si sono conosciuti in vacanza grazie ai loro amici. La storia inizia con lei che va nella camera di lui. Spero vi piaccia!! ;) Adesso vedo se aggiungere una seconda One-Shot o se lasciare solo questa! Lo deciderò appena saprò se ne vale la pena! Grazie mille a chi lascerà una recensione!! Un saluto!!
Sara

 



Kevin mi aprì la porta, ed entrai nella loro stanza cercando lo sguardo di lui. Solo in boxer, era lì, davanti a me, che si stava facendo il caffè.
Appena mi vide cambiò sguardo.
Sorrise dolcemente.

C’era anche Martina lì con loro, accanto a Giovanni e a Kevin, che si era rimesso a sedere, e stava facendo vedere ai due il suo nuovo computer
appena acquistato. Qualche secondo dopo di me arrivò Sergio, in pigiama e ciabatte.

Lui, Daniele, venne vicino a me, e mi diede due pizzicotti leggeri sui fianchi: sapeva che erano i miei punti deboli, ed infatti saltai di mezzo metro.
Mi misi a ridere, e iniziai a fargli il solletico. Lui non lo sopportava. Iniziammo una lunga lotta, sembravamo due bambini, tutti ci guardavano
ridendo tra di loro, ma a noi non importava. Finimmo tutti e due sul divano letto, ridendo come due stupidi.
Io mi arresi, e lui tentando di stuzzicarmi mi buttò addosso tutti i cuscini del divano.

Rimasi immobile, fino a quando non sentii lui alzarsi dal divano, dopodichè mi tolsi quei cuscini pesanti da dosso.
Tutti e due avevamo un sorriso stampato sulle labbra. Feci finta di non essere interessata a lui, e mi misi anche io a guardare il computer di Kevin.
Ma in realtà la mia mente viaggiava…pensavo a lui, che si mise proprio di fronte a me con un sorriso beffardo, mentre beveva il suo caffè ormai freddo.

Ci spostammo tutti in camera da letto. Lui riniziò a stuzzicarmi, e quando vide che mi dimenavo come una pazza, mi prese e mi buttò sul letto,
dove erano sdraiati tutti gli altri.

Per dieci secondi buoni rimanemmo abbracciati, ridendo e solleticandoci a vicenda. Sentivamo la nostra pelle toccarsi,
ognuno percepiva il calore e il profumo dell’altro. Restammo così fino a quando gli altri non ci buttarono giù dal letto.

Ci buttammo sull‘altro, e di nuovo ci facemmo il solletico. Era una specie di gioco per tenerci in contatto, nessuno voleva smettere di toccare l’altro.
Feci finta di cadere due volte, così che lui mi prendesse con le sue braccia e mi riportasse sul letto. Mi sentivo stupida, ma era più forte di me stargli vicino.
Volevo sentire le sue mani su di me; il suo tocco mi calmava, e mi rassicurava. Finito il nostro sciocco gioco lui andò sul balcone a fumarsi una sigaretta.
Mentre scendeva dal letto mi guardai. Avevo i capelli arruffati, la canottiera storta che mostrava mezzo reggiseno e i pantaloni leggermente abbassati.
L’elastico delle mutande era visibile. Mi misi a posto e lo raggiunsi sul balcone. L’odore del fumo, che non mi era mai piaciuto, mi avvolse.
Guardai lontano. Le luci della città illuminavano il cielo. La luna e le stelle erano visibili; non c’era nessuna nuvola ad oscurarle.

Mi appoggiai alla ringhiera, e lasciai che il vento mi muovesse i capelli. Lui mi era a fianco.
Anche se non lo stavo guardando sapevo che aveva gli occhi puntati su di me.
Lo percepivo.

Tentavo di non guardarlo, anche se la tentazione era tanta. Era nudo, in boxer. Ed aveva un fisico perfetto; volevo appendermi al suo collo e baciarlo.
Volevo farmi stringere da lui, sentire la sua pelle morbida attaccata alla mia.

Rientrammo in silenzio. I ragazzi erano andati tutti nelle loro rispettive camere a dormire. Nel lettone erano rimasti Giovanni e Martina.
Stavano già dormendo.


< Rimani a dormire con me? > mi chiese Daniele. Accettai subito.
Ci coricammo.
< Ancora domani e poi mercoledì si parte… > iniziò lui.
< Già…non ho per niente voglia di tornarmene a casa. Voglio rimanere qui. >
< Anche io. > chiusi gli occhi.
< Hai sonno? > mi domandò.
< Un po’.>
< Mi dispiace signorina…questa notte non dormirà! La terrò sveglio io! >
Ridacchiammo. Erano le 3 della mattina, avevo voglia di dormire, ma lui continuò a tenermi sveglia facendomi le domande più disparate.
Iniziò ad accarezzarmi i capelli.
< Mi piacciono i tuoi capelli…sono belli da accarezzare… > mi sussurrò. Gli sorrisi, sperando che nel buio vedesse il mio sorriso.
Mi abbracciò. Ci mettemmo vicini; la mia testa sul suo petto, le nostre gambe intrecciate. Sentivo i battiti del suo cuore.
Ad un certo punto saltò un battito. Riprese a battere lentamente.

< Caspita! > dissi.
< Cosa? >
< Il tuo cuore…batteva veloce, ma poi di botto si è fermato ed ha ricominciato a battere lentamente… > gli dissi in un intruglio di parole.
Ci staccammo da quel dolce abbraccio. Misi di nuovo la testa sul cuscino. Lui mi cercò di nuovo.
Mi abbracciò, ma questa volta fu lui a mettere la testa sul mio petto. Piano piano lo sentii salire.
La sua faccia era a qualche centimetro dalla mia. Sentivo il suo respiro sulle guance. Il suo profumo di sigaretta mi fece contorcere lo stomaco.
Stava per baciarmi, e in quel momento mi passò per la testa una domanda.

< Tu non hai la morosa? > lui sembrò non capire.
< Cosa? >
pensai che stesse prendendo tempo.
Molto probabilmente aveva la ragazza, ed ora stava per baciarmi…mi sentii in dovere di fargli quella domanda.
Volevo sapere se aveva la morosa o no. Se l’aveva, non mi sarei fatta baciare.

< Chiedevo…tu hai la morosa. > finalmente rispose.
< No…ce l’avevo, ma abbiamo litigato…è da più di un mese che non ci sentiamo.>
mi sentii sollevata, anche se non sapevo se mentiva o no.

< E tu hai il tipo? >
< No. Ci siamo lasciati ad aprile. > i suoi occhi finirono di nuovo a guardare i miei.
< Perché mi hai fatto questa domanda? > mi chiese.
“ Perché sono interessata a te e mi piacerebbe stare con te. Volevo sapere se mi stai solo usando per divertirti o se anche tu vuoi qualcosa di più come me”
avrei voluto rispondergli.

< Così. > finii per dirgli.
< Secondo me c’è un motivo. > mi sussurrò avvicinando il suo viso ancora di più al mio.
Le nostre labbra si toccarono. Il cuore sembrò uscirmi dal petto tanto batteva forte. Avevo paura che lui sentisse che ero così emozionata,
ma da una parte, speravo se ne accorgesse.

Dopo qualche secondo, lo abbracciai. Lo baciai con più foga. Esplorai con la mia lingua la sua bocca, e lui fece lo stesso. I nostri respiri divennero sempre più affannati.
Lui era proprio sopra di me. Finalmente la sua pelle contro la mia; peccato che ci fossero i miei vestiti a separarci. Gli accarezzai il collo, il viso.
Lui intrecciò la sua mano tra i miei capelli. Quando ci staccammo, tutti e due respiravamo forte. Lui appoggiò la sua testa di nuovo sul mio petto,
ma questa volta più vicino al seno. Iniziò a darmi dei deliziosi baci, salendo piano piano sul collo, e poi le sua labbra toccarono di nuovo le mie.
Passammo tutta la notte tra baci, carezze, abbracci. Tutto mi sembrava magico…ma poi mi ritornò in mente un pensiero.

Con lui avrei passato ancora un giorno.
Soltanto uno.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Sasotta