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Autore: Resistance    25/08/2011    0 recensioni
"All'improvviso un bus si para davanti ai nostri occhi. Un bus ricoperto di graffiti. Un bus targato New Jersey. Un bus con il portellone posteriore spalancato a mostrare una batteria e diverse chitarre.
Il bus dei My Chemical Romance."
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti :D Questa fanfiction è stata scritta a quattro mani, ed è la prima che scrivo, seppur collaborando.
Che dire, spero vi piaccia! E, per quanto riguarda le diverse incongruenze che troverete.. Beh, passateci sopra.
I personaggi non mi appartengono e tutto è solo un'enorme sega mentale del mio cervello malato messo alla prova da notti di insonnia.
Si comincia!
Milano, 2005. Sono le sei meno un quarto di un pomeriggio anche troppo caldo per i miei gusti. Io ed Emiliana siamo in fila davanti all’Alcatraz da ormai.. umh.. quanto? Mezz’ora? Tre ore? Cinque? Non saprei… A me sembra un’eternità e so solo che non vedo l’ora di entrare nella famosa discoteca e cantare con loro ogni singola canzone. Già.. loro. I My Chemical Romance. Se ripenso a tutte quelle volte che mi hanno aiutato inconsapevolmente, con le loro canzoni, mi vengono i brividi. Tutte quelle volte in cui stavo male da morire e quella continua fitta al petto mi torturava; o tutte quelle migliaia di volte in cui ero sul punto di mollare tutto, di lasciare tutto lì com’era e fuggire, andare lontano dove nessuno sarebbe potuto venire a trovarmi... Loro erano lì. Erano sempre lì, pronti a confortarmi con le loro canzoni piene di speranza e se oggi sono qui, in questa dannata fila a sudare freddo, è anche grazie a loro.
Ma ora non devo pensare al passato. Quella è una storia chiusa, e devo solo pensare a quando questa dannata porta si aprirà.
Ecco. Finalmente il suono che speravo tanto: si stanno aprendo gli enormi cancelli dell’Alcatraz e le grida dei fan elettrizzati si diffondono come un’onda comune che parte dal capo della fila e arriva fino infondo. È tutto così confuso. Vedo Emiliana con la coda dell’occhio: è ferma, immobile come impaurita da tutta quella folla. Le sorrido. Lei ricambia forzatamente; capisco che non è a suo agio. Io riesco a leggerla come una strega legge i fondi del caffè. Non so… Succede solo con lei. Riesco a capire cosa pensa non appena i miei occhi si posano sui suoi. È sempre stato così, e sono sicura che sempre lo sarà. Continuo a sorriderle ma ora non riesco più a comandare il mio corpo: continuo a salterellare da tutte le parti urlando come se stesse per arrivare la fine del Mondo ed Emi sta diventando sempre più rossa.

-Vale? Vale? VALENTINA! CALMATI! Respira e smettila altrimenti ci cacceranno pensando che sei fatta!

-Ma cosa dici, Emi? Sei sempre la solita rompiscatole! Smettila TU per una volta di essere così timida e lasciati andare. Non c’è mica niente di male, sai, se per una volta ti diverti non curandoti degli altri?

Credo di essere stata troppo dura questa volta… Lei è così fragile e ho paura di averla ferita… Ahia! Qualcuno mi ha appena gridato nell’orecchio. Mi giro per vedere chi è stato e con mia grande sorpresa noto Emiliana con il volto rosso che inizia ad agitarsi come non mai. È impazzita. Sembra come indemoniata. Oh mio dio. Morirà, me lo sento. Ora le scoppia il cuore. “BOOOOOM!” Cazzo, le è scoppiato sul serio! Ho paura a girarmi per vedere com’è ridotta, ma lo faccio per amor suo: sta bene, o perlomeno non le è scoppiato il cuore, non ancora. Ora è lì ferma che mi fissa con aria intontita. Si starà chiedendo certamente cos’è stato, come del resto sto facendo io e un altro migliaio di gente che compone la lunga fila. Mi alzo in punta di piedi, anche se la mia nanezza (sono più bassa di Frank Iero, ho detto tutto) non aiuta e nemmeno il tizio davanti a me che più che un ragazzo, sembra essere un albero. Decido di chiedere a lui cosa sia successo e lui, molto gentilmente ci spiega che hanno aperto del tutto le porte e stanno facendo entrare gruppi di venti persone ogni due minuti.

-Vale, Vale! Morirò, lo sento. Non ci arriverò alle porte dell’Alcatraz. Non vedrò mai com’è fatta dentro e, soprattutto, morirò senza vedere i My Chem live. VALENTINAA! STO PER MORIRE! Ti prego, solo  una cosa: goditi il concerto anche per me e, semmai dovessi incontrarli, digli quanto sono stati importanti nella mia vita! TI PREGO DIGLIELO VALE!

-Ma che cazzo stai dicendo Emi? Non puoi essere seria. Voglio dire, l’anno scorso mio nonno è voluto venire al concer…

-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH! TOCCA A NOI ENTRARE DOPOOO!
 
 
 
All'interno dell'Alcatraz, le seguenti ore di attesa sono solo un minestrone di sensazioni. Le mie urla, il nervosismo di Emiliana, il baccano che ci circonda e la vaga consapevolezza che, anche se non li vedevamo, i nostri idoli erano a pochi metri da noi si mescolano tutti insieme, e non riesco più a distinguere i minuti dai minuti, i secondi dai secondi. E all'improvviso le luci si spengono. Dalla folla si alza un lungo boato che inizia ad echeggiare per tutta la discoteca.
Le luci si riaccendono, ma ora sono rosse, blu, viola e verdi. Seguono la chitarra che snoda il ritmo di quella che sarà la canzone di apertura dello show.
La riconoscerei su mille: è Honey, this mirror isn’t big enough for the two of us. Ora le luci del palco illuminano tutti e cinque i ragazzi. Canto. Canto a squarciagola senza pensare a altro che cantare fino a quando la canzone finisce. Passano giusto due minuti nei quali Gerard ringrazia noi fan italiani. Lui che ringrazia noi?
Questa sì che è una cosa curiosa…
Il concerto procede ancora per un’ora e mezza. Un’ora e mezza di felicità, di grida, di emozioni, di pianti e di ricordi. Tutto è meraviglioso e sembra un sogno. Ma come ogni fottuto sogno che si rispetti, sta finendo. Infatti ora le luci si spengono di nuovo per poi riaccendersi in tristi neon da quattro soldi.
Ecco, ora è tutto finito. È stato fantastico ma è finito.
Io ed Emiliana andiamo fuori, ancora con l’adrenalina a duemila. Stiamo fuori sotto il cielo coperto di Milano che ora rende tutto più freddo, nella vana attesa di poter incontrare i nostri idoli, ma ovviamente di loro non c’è nemmeno traccia.

-Vieni Emi. Adesso è meglio se andiamo… Si sta facendo troppo tardi e questa non è una bella zona in cui passeggiare di sera.

Giriamo attorno all'edificio ancora pensando al concerto, e all'improvviso un bus si para davanti ai nostri occhi. Un bus ricoperto di graffiti. Un bus targato New Jersey. Un bus con il portellone posteriore spalancato a mostrare una batteria e diverse chitarre.
Il bus dei My Chemical Romance.


  
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