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Autore: Natalja_Aljona    26/08/2011    2 recensioni
Russia Siberiana, 1832.
Nikolaj, giovane ussaro e pianista mancato, i suoi sogni li ha lasciati in Polonia, tra la neve del sobborgo in cui è cresciuto, nella casa di Varsavia.
E Baykla, la ragazza che vive sul confine di Forradalom, il quartiere dei Rivoluzionari, il cuore della periferia della siberiana Krasnojarsk, un po' gliela ricorda, Varsavia.
Sono bugie del tempo, Nikolaj Zirovskij e Baykla Zalievič.
Forse, quando il tempo dirà loro la verità, si rivedranno.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ragazza, noi siamo bugie del tempo

Occhi di cenere e sorriso di Varsavia


Tu non sai che peso ha

Questa musica leggera

Ti ci innamori e vivi, ma

Ci puoi morire quando è sera

Io di voce ce ne avrei

Ma non per gridare aiuto

Nemmeno tu mi hai mai sentito

Mi son tenuto il mio segreto

Tu sorda e io ero muto

(Uno su mille ce la fa, Gianni Morandi)



Un pugnetto di neve tra le mani.

Occhi di cenere, troppo sognanti, forse, per Forradalom.

Sposta il cielo di Siberia, col sorriso.

Lei cammina sul confine, non li sente, gli spari.

Ti ricorda il movimento delle nuvole invernali, in quell'aria un po' spezzata dal Maestrale dei Carpazi.

Ti ricorda la Polonia, la tua bianca Varsavia, squarciata dai colpi dei fucili francesi.

Non la vedi, Varsavia, non la vedi, da lì.

Hai il fumo negli occhi, tossisci, la cerchi, la cerchi col tuo sguardo grigiazzurro e non la trovi.

Ha le tue stesse paure, un Paese che le manca, una Patria da sognare?

Il reggimento dislocato sul confine polacco in cui tornare, in memoria il fumo della fine di Austerlitz, un Dio che non esiste, forse, da pregare?

La Russia, la Siberia, il pianoforte che hai lasciato sotto il cielo di Varsavia e le lacrime asciugate col tuo ultimo spartito.

E tu un giorno spacchi tutto, tiri un sasso alla finestra e la porti a Varsavia.

E tu un giorno perdi la testa, getti il fucile nello Dnestr e non importa quanto dovrai camminare, strappi la divisa da ussaro e quasi non la senti, la pioggia fine che ti salta sulle mani, le acque chiare dei suoi occhi non possono essere lontane.

Guardi la strada infinita, la sconfinata steppa siberiana, il cuore di pietra e di sangue della periferia, sostieni il suo sguardo mentre ti cava gli occhi con la luce e con la polvere, con il fumo delle fabbriche, con il fuoco dei fucili.

E' tutto quello che ti resta, ormai, Forradalom, briciole d'anime straziate, miseria da piangere impotenti, ingenue speranze da cercare nelle mani degli amici.

E' la Russia dei poveri, Forradalom, dove lo zar non arriva, dove le luci di Pietroburgo si vedono solo dagli occhi del sogno, dove la sera si bruciano sorrisi sul fuoco, come castagne e promesse di vita, dove si muore e si cresce per la Rivoluzione.

Ti gridano dietro, i tuoi compagni, i teppistelli in piedi sulle trojke, i tuoi vicini di casa ungheresi, miserabili, delinquenti, evasi, uomini disperati, gli angeli di Forradalom.

Ti dicono "fermati", non lo farai.

Ti manca il tuo triste sobborgo polacco, il cielo grigio che diventava azzurro all'orizzonte, ti manca la casa di Varsavia, ti manca tuo padre impiccato, Decabrista, ti manca tua madre occhi d'angelo, schiava bambina.

Ti manca la cugina che non hai salutato, quello scricciolo siberiano che viveva d'illusioni, accendendo fiammiferi nella notte, scalando il cielo con gli occhi persi, Natal'ja, la ragazzina bionda a cui vuoi bene da morire, troppo ardita, troppo fragile.

Ti manca gente che non tornerà, paesaggi e case che non rivedrai, ti manca il coraggio di far fronte alla certezza che anche se torni a Varsavia oggi, non sarà quella che hai lasciato.

Ti manca il mondo che stringevi tra le mani da bambino, vuoi lasciare l'esercito, vuoi tornare in Polonia, vuoi tornarci con la ragazza che bruciava il confine coi suoi passi leggeri, braci spente negli occhi, mani sottili e carezze d'ombra, addormentata sui gradini di casa.

Ma lei c'è, Dio, non è un'illusione, non è uno scherzo del tempo che passa e che corre beffardo e non torna, non è la bugia che t'è pesata tra le mani quando sei uscito dicendo "aspettatemi", sapendo che chi hai amato aspetterà un fantasma, sapendo che hai giurato da Giuda impietoso.

Dov'è lei, cielo santo, benedetto, cielo d'angeli irriverenti, cielo che se me la vuoi ridare sorriderò per ogni giorno che mi rimane, se si può, se questa vita è ancora mia, se il suo ricordo non è sepolto a Varsavia, sotto il cilindro del pianoforte, insieme ai sogni che ho abbandonato.

E poi la vedi, la vedi, ragazzo, la vedi e sorridi, Nikolaj, è davvero il tuo sogno che cammina leggero, è Varsavia bambina dagli occhi di stella, è la tua Patria pianta nelle ore più scure, è lei che si muove, fiocchi di neve tra i chiari capelli e occhi ridenti, è lei, è lei, è lei che esiste, sorridi e non ci credi, sorridi e hai vinto, per una volta, la tua guerra, sorriso di soldato, mancato pianista, sorriso incosciente, quel sorriso che da bambino, a Varsavia, era la chiave del mondo, era l'ombra sfuggente degli scarabocchi a matita in fondo agli spartiti di Mozart, gli spartiti che suonavano tua nonna e tua madre e che poi ti porgevano dicendo "tocca a te, Niko".

Assomiglia alla ballerina austriaca che ti piaceva tanto, Nikolaj?

Scuoti la testa e sai già la risposta, infili le mani in tasca, batti i denti e il vento aumenta, vento di Siberia, Paese di tuo padre, neve a valanghe da morirci sotto, un freddo che hai imparato negli inverni varsaviani, clima polacco gelido quanto una lama, ma questa è la Russia, sei un uomo e non sei ancora pronto, il calore che ti difendeva allora è svanito nell'aria bagnata di neve, se n'è andato col destino ingiusto d'una gioventù crollata.

Guardi lei e capisci tutto, chi se la ricorda la frivolezza d'un balletto in cui credevi d'esserti innamorato?

Quella Fanny Elssler che hai visto a Berlino non ha la metà del carisma silenzioso di Occhi di cenere e sorriso di Varsavia, la ragazza che stringe le tue stelle nelle mani, di cui forse non sai ancora il nome.

Si chiama Baykla, abita sul confine.

Guardala, Kolja, bambina distratta nel suo vestito troppo corto, scarpette leggere e uno scialle sulle spalle, uno scialle che, chiediglielo, dev'essere stato di sua madre, sua madre ch'è una Contessa decaduta e ti guarda sempre con un cipiglio severo, ma che t'importa, sua figlia è vera, e che t'importa se da quel momento ti costerà cara, la sincerità?

Guardala, Kolja, come ti s'avvicina incerta, si sistema lo spillone tra quei capelli lunghi e folti che t'appaiono poco più chiari del sole, lei, riflessa tra i bagliori dell'Enisej ghiacciato, ti sorride e ti sembra più grande del bruno cielo di Krasnojarsk.

E non puoi che dedicarle quella tua burbera tenerezza, parlarle di quella tua cuginetta, la piccola Natal'ja, che un giorno t'ha detto: "la nonna m'ha insegnato a far la cioccolata, se rivedi quella ragazza che vive sul confine, invitala, se vuoi, ma non lasciare noi".

Ridi un po' e le spieghi ch'è capace di bruciarla, la cioccolata, Natal'ja, e neanche la nonna la fa tanto bene, sono tutte delle ragazzacce, le donne di casa, ma ci puoi provare tu.

Le dici che se le piace la cioccolata, quella bruciata e un po' amara che preparano ridendo a casa tua, può venire quando vuole, sarai contento, tu.

Il cielo si spoglia, nuvole e sole, briciole di stelle come pioggia e neve, neve a fontane e sorrisi a zampilli, ora ti volti e lei non c'è più.

Ti sfida, Nikolen'ka.

Seguila, tu.


Per amore, solo per amore

Di quel viso che non può tornare

Della stella che non può cadere giù

La tua mano che non sa tenermi più

Per amore, solo per amore mio

Ho giocato sempre a strabiliare

Per amore, solo per amore mio

Dietro un velo che non puoi arrivarci tu

Per amore, solo per amore mio

(Per Amore Mio, Roberto Vecchioni)




Note



Krasnojarsk: Città della Russia Siberiana Centrale.

Enisej: Fiume su cui sorge Krasnojarsk.

Dnestr: Fiume al confine con la Polonia.

Carpazi: Catena montuosa che attraversa gran parte dei Paesi Slavi, tra cui Polonia e Russia.

Forradalom: In ungherese Rivoluzione, quartiere della periferia di Krasnojarsk di mia invenzione.

Kolja, Nikolen'ka: Vezzeggiativi di Nikolaj.

Ussari: Soldati della cavalleria leggeria.

Trojka: Traino a tre cavalli per carrozze o slitte, tipicamente russo.

Cilindro: Coperchio del pianoforte.

Fanny Elssler: Ballerina austriaca, una delle più famose dell'Ottocento.


Nikolaj e Baykla sono due personaggi della mia Long, Sic Volvere Parcas.

Natal'ja, la cuginetta siberiana nominata verso la fine, è la protagonista della storia, ma in questa one-shot rimane sullo sfondo.

I protagonisti sono Nikolaj Zirovskij e Baykla Zalievič, in questa one-shot, in questo missing-moment.

Non ho mai scritto di Nikolaj e Baykla, non così.

Nikolaj, il cugino polacco di Natal'ja, giovane ussaro e pianista mancato, con la nostalgia di Varsavia e della Polonia viva e pungente nel cuore, e Baykla, la ragazza un po' nobile un po' di strada, che vive sul confine di Forradalom, quartiere di mia invenzione, il quartiere dei Rivoluzionari, “capitanato” dai fratelli Desztor, i vicini di casa ungheresi nominati una volta in questa storia.

Sono così, sono Nikolaj e Baykla.

Se qualcuno se lo fosse chiesto, in questo capitolo, ambientato nel 1832, Nikolaj ha diciannove anni, mentre Baykla uno in più.

Il titolo è una citazione di Per Amore Mio di Roberto Vecchioni.

Spero che vi sia piaciuta, davvero.

A voi la parola, dunque! ;)

Marty



  
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