Un giorno comune a Ikebukuro. Del resto, è noto che in questo luogo accade di tutto ma è come se non succedesse nulla.
Simon è al suo posto, ad urlare chissà quali slogan sulla bontà del Russia Sushi.
Anche Shizuo-chan è in giro: ho appena visto un distributore volare dall' altra parte della strada. Quell' animale è davvero scontato. Eppure non lo è, perché sfugge ad ogni definizione e previsione.
Mikado-kun e Kida-kun sono insieme a Anri-chan. E' divertente osservarli: vivono ignorando i problemi di ciascuno, fingendo di essere felici e semplici. Come se il capo dei Dollars, l' ex shogun dei Turbanti Gialli e la madre dei Laceratori possano essere l' emblema della felicità.
Ho anche udito il suono della moto di Celty. Chissà se sta andando a svolgere il suo ruolo di Dio della Morte.
E poi ci sono io.
Io, che osservo. Io, che pianifico. Io, che mi diverto.
Io, che amo.
Definire cosa amo risulta un po' difficile, semplicemente perché ciò di cui sono innamorato è l' intera umanità.
E' affascinante e bella. Allo stesso tempo è mutevole e semplice. Basta che io giochi un po' perché fanno ciò che vogliono.
E va bene così. Perché amo questa sua fragilità.
O forse no.
Forse mi piace solo l' idea di poterli dominare come formiche, di essere io il capo della loro vita e dei loro sentimenti.
Per questo odio Shizuo-chan, perché mai farà ciò che io desidero.
Per questo odio Anri, perché ha quel potere che io desidero così ardentamente.
Continuo a provare odio e amore, così potenti e divertenti da farmi stare male.
Continuo ad osservare e a sorridere.
Mi nascondo dietro questa città che è comune come molte altre e diversa da tutte.
Del resto è un giorno comune, a Ikebukuro.