C'è ancora speranza.

Fare parte di una famiglia delle volte poteva essere alquanto faticoso. Specie per quanto riguarda i rapporti di parentela.

Mycroft  lo sa bene, e sa con altrettanta perfezione quale sia il suo ruolo in quanto fratello maggiore.

Ruolo che doveva ricoprire destreggiandosi dai suoi numerosi impegni lavorativi.

Peccato che suo corrispettivo minore, Sherlock era tutt’altro che incline a lasciarsi controllare.

Instabile, altamente incline alla noia, con un ego altrettanto smisurato causato dalla sua intelligenza. Una bomba in procinto di esplodere da lì a qualsiasi istante, quella sua mente doveva essere impiegata in qualcosa. Assolutamente.  

Era stato lui a far si che suo fratello diventasse un consulente per la polizia, mettendo una buona parola con Lestrade, convincendolo con molta costanza a far collaborare Sherlock.

Peccato che anche le indagini col tempo diventarono una semplice routine.

“Vedrai Mycroft, prima o poi tuo fratello riuscirà a sorridere, c’è ancora speranza”

La prima volta che udì quelle parole da sua madre, le sopracciglia di Mycroft si incurvarono in una chiara espressione dubbiosa. Ma non disse nulla per contraddire sua madre, l’amava troppo per distruggere quella che era un’evidente mera illusione.

Perché lui sapeva.

Sherlock non era capace di sorridere, era capace di assumere quella connotazione muscolare che poteva essere intesa come un “accenno di sorriso”, ma nulla più, perché i suoi occhi  glaciali rimanevano sempre gli stessi.

Ed era in quel preciso istante che decise per la prima volta di alzare il livello di sorveglianza.

Fu allora che comparve quello che poteva essere inteso come un’incognita.

Tale John Watson, ex medico militare d’istanza in Afganistan, affetto da stress post-traumatico. Celibe e attualmente disoccupato.

Questo era quello che diceva il suo fascicolo.  Stando all’ultimo aggiornamento del rapporto i due avevano preso in affitto un appartamento al 221b di Baker Street.

Dunque il suo fratellino si era trovato un coinquilino, peccato che sarebbe durata poco quella convivenza, una persona come lui avrebbe reso la vita del dottore un vero inferno.

Eppure eccoli lì, chiacchierare e scherzare, con suo fratello che aveva un'espressione ironica su quel suo volto, contagiando anche quei suoi occhi di ghiaccio. Dopo che il dottore gli aveva appena salvato la vita.

-Signore andiamo? – chiese la sua assistente.

- Davvero interessante quel soldato, per mio fratello potrebbe essere la soluzione oppure la rovina definitiva. Ad ogni modo sarà il caso di alzare il livello di sorveglianza a livello tre- le rispose Mycroff osservando John Watson con rinnovato interesse.

- Mi scusi signore quale sorveglianza?-

- Di Sherlock Holmes e del dottor Watson -  disse risalendo in macchina seguito dalla sua assistente.

E mentre li osservava allontanarsi, spalla a spalla  si disse che l’indomani avrebbe fatto una telefonata a sua madre, per dirgli che sì

C’era ancora speranza.

Dunque, intanto ben arrivati alla fine di questo delirio di storia, non avrei altre parole per definirla. Quello che volevo fare era solamente descrivere l'inizio delle avventure di Sherlock e John, con gli occhi del quasi omniscente Mycroft Holmes. Per cui prendetela per quello che è, un piccolo spaccato di quelli che secondo me potevano essere i suoi pensieri, di fronte alla svolta inaspettata della vita del fratello.

PS il dialogo finale è preso dal primo episodio della serie, la storia è quindi tutta da collocarsi prima  del colloquio tra John e Mycroft saltando poi direttamente nel finale di episodio.

Detto questo vi ringrazio per essere passati a leggere e se vorrete lasciare un commento posso assicurarvi una pronta risposta.

Cristie