In quella stanza.
Un rifiuto, infatti, dopo
quella dolce carezza che le ha causato un sussulto e fatto rabbrividire
da capo
a piedi, una sensazione al contempo strana e magnifica,
perché solo con lui
succede.
Ma invece di allontanarsi
come le è stato chiesto, Ruka, inaspettatamente, decise di
agire.
Aveva il viso a così
poca
distanza dal proprio, tanto che le bastò semplicemente
smettere di fare
pressione con il braccio su quel divanetto per potergli cadere
direttamente
contro il petto, il profumo del Nobile Kaname che per un attimo la
avvolse, e
lei si crogiolò in esso, senza più pensare,
perché lasciare posto alla ragione
dopo quell'attimo di follia le sarebbe stato fatale, e non le avrebbe
permesso
di adagiare le proprie labbra su quelle del vampiro di sangue puro, che
per
quegli attimi non si mosse assolutamente, forse troppo sorpreso per
fare
qualcosa.
Eh già, anche Kaname si
sorprende, ed anche Ruka, nel momento in cui avvertì le
grandi mani del vampiro
stringersi alle sue braccia magre e sottili in una morsa che non
ammetteva
repliche, e per un attimo ebbe paura.
Sto per morire. Solo questo le venne in
mente. Aveva osato violare le labbra del Nobile Kaname, non c'era altro
modo
per lei di espiare quel peccato.
Ma il contatto di labbra
non scemò, anzi, si fece più presente,
più caldo, più magnifico, soprattutto
quando la lingua di lui cercò di farsi spazio nella bocca di
Ruka, e lei, non
incredula, di più, quasi automaticamente schiuse le labbra
per permettergli il
passaggio tra esse.
Da quel momento in poi,
tutto si fece confuso nella mente della vampira. Le sensazioni che le
labbra di
Kaname le stavano donando erano a dir poco afrodisiache, sembrava quasi
di
essere in un sogno. Ma era reale, ne era sicura. Niente era
più reale di quel
bacio, in quel momento, che durò ben più di
quello che avrebbe mai osato
sperare.
Quando, per forza di cose
s'interruppe, lei si ritrovò all'improvviso catapultata
nella realtà, ansimante
- non per il fiato mancato -, non più a sovrastare il
vampiro ma sotto di lui, intrappolata
con la schiena contro quel morbido divano. Gli occhi quasi sgranati
fissi su
quelli dell'altro, che la fissavano calmi, quasi inespressivi seppur
più
intensi del solito.
Le prese una mano, un
brivido violento la colse, e cominciò a leccare con
lentezza, a una a una, le
sue dita, da cui raccolse il sangue che lei aveva avuto intenzione di
offrirgli
poco prima, procurandole flebilissimi gemiti di aspettativa, forse.
Ripulito completamente
l’arto,
Ruka, che non si era persa un solo movimento di lui, fu quasi certa di
vedere
nell'altro l'ombra di un sorriso, prima di vederlo chinarsi
completamente su di
lei e conficcarle con quella che parve gentilezza, i canini in
corrispondenza
della piccola ferita.
Dolore, ed in
contemporanea a questo Ruka inarcò la schiena e il collo
come per offrirsi
maggiormente all'altro, gli occhi lucidi e persi, le braccia che si
dimenarono
per qualche attimo per poi arrendersi a quella presa cui sembrava
impossibile
liberarsi, forse semplicemente perché lei per prima non lo
voleva. Ancora,
sembrò passare una vita.
Ma in realtà fu davvero
poco il sangue che Kaname prese da lei, sollevandosi poi dal divanetto
per
poterla guardare tremante ancora sdraiata lì sopra,
osservare i suoi languidi
occhi che anche un cieco avrebbe potuto decifrare come perdutamente
innamorati.
Devoti. Solo per lui.
«Grazie, Ruka. Mi hai
aiutato molto.» Un cenno del capo, la voce gentile che
bastò a riscuotere la
ragazza abbastanza da farla sollevare di scatto, seppure un po' a
fatica,
tremante, consapevole che ormai i suoi servigi non erano più
richiesti, purtroppo.
«E' stato un vero
piacere, nobile Kaname, non dovete nemmeno ringraziarmi.»
Anche la sua voce
tremava ancora di quell'emozione che, ne era sicura, non sarebbe
scemata tanto
presto. Un cenno del capo, e dopo aver preso quel minimo di
stabilità che le
serviva, una mano posata sul collo a coprire quella ferita
così desiderata e
così cara, in fretta ed a passo leggero raggiunse la porta,
la aprì, ma si bloccò
sull'uscio a causa di qualcosa che proprio in quel momento le
sfiorò i capelli.
Una sua mano.
«Spero potremo rifarlo,
passa una buona notte.» E con il cuore gonfio di
felicità, per Ruka quella fu
davvero una splendida notte, la migliore di tutta la sua vita. Fino
alla sera
dopo almeno, dove ebbe la fortuna di rivedere il suo signore, ancora in
quella
stanza.