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Autore: claws    26/08/2011    2 recensioni
Il lavoro è la dignità dell'uomo.
Questo Sūriyya lo sa bene.

[OC!Siria][Due drabble, 110 parole ciascuna]
Genere: Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Storie della Storia'
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Note Autrice:

Ho spostato le note a inizio storia, sperando di non avervi confuso :)

Qui le informazioni che vi consiglio di leggere prima di dare un'occhiata a queste drabbles. Non sono molte, e se siete di stomaco delicato alcune potrebbero urtarvi - basta avanzare di una foto per poter leggere la notizia.

Non vorrei mai far politica - mi dicono sempre che non devo farla. Però penso che sia giusto dedicare una storia ai giovani della Siria, benché le mie non siano parole degne della ribellione in atto. So che si parla della Libia, in questi giorni, e forse è proprio perché non voglio dimenticarmi di Damasco che ho scritto questi due brevi racconti.

Sūriyya è la traslitterazione di Siria.

Altre note a fine pagina.

Grazie per aver letto.

claws_Jo













Dignità Dalle Mani




Il lavoro è la dignità dell'uomo.

Questo Sūriyya lo sa bene.

Sa che tutti quei giovani riversatisi nelle piazze gridano perché sono stati calpestati dall'avidità dei potenti che governano il loro amato Paese.

Siria sa che le sue mani e quelle di Ali Farzat sono state spezzate perché venisse tolta loro la dignità di esseri umani.

I polpastrelli, le mani stesse non rispondono più agli impulsi elettrici del cervello.

E a Sūriyya quelle mani non fanno più male, perché non le sente più. Dolgono, invece, le lacrime che lambiscono i riccioli neri, le preghiere che rimasero inascoltate nella moschea, e il fiume di cadaveri colmo di sangue come lo Scamandro. [1]





«Primavera Araba.»

Guardava Farzat, guardava il figlio dell'uomo, e infine le proprie mani.

«Primavera.» Siria si soffermò sulla parola, assaporò il gusto delle sillabe sulle sue labbra, ruvide e secche. «Anche il gelso si tinse del sangue degli uomini. [2]»

Nella stanza d'ospedale solo la sua voce strisciava tra le crepe dei muri, come una serpe in cerca di un riparo.

«Non riesco a vedere al di là dei morti e dei manifestanti.» Continuò Sūriyya, scuotendo la testa e con essa i boccoli onice. «Non riesco a sentire altro, oltre allo strazio delle madri e delle mogli, alla paura mista alla determinazione dei ribelli.»

Fu un silenzio assordante.


















[1] Lo Scamandro era il fiume, citato nell'Iliade, che si infuriò con Achille, poiché l'eroe aveva ucciso molti giovani nemici lungo le sue rive.

[2] Riferimento a Piramo e Tisbe.

  
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