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Autore: Memento    29/04/2006    8 recensioni
Un momento appena prima dell'addio di Misty, appena dopo il tramonto, così surreale da sembrare un sogno.
Ed i sogni si dimenticano con il tempo.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ash/Misty
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un frammento dell'addio tra Ash e Misty. Ho fatto un paio di piccole modifiche: Misty riceve la bici a Pallet (non chiedetemi perchè), c'è lo scontro tra i due dove lei scappa (come nell'anime) ma poi tutto si risolve in una festa di commiato a casa Ketchum (Brock non và via, forse O__o)


***

UPON A FADING MEMORY



– Allora… te ne vai. –
Parole sussurrate al vento notturno e subito affievolite nell'aria fresca, come un pensiero segreto, che dopo essere stato espresso non si vorrebbe mai averlo pronunciato - per paura che possa avverarsi.
– Beh … – tentennò un attimo lei, il battito del suo cuore scandiva i secondi del tempo troppo velocemente, al ritmo di un sentimento indefinito e familiare.
– … A quanto pare si, stupido. –
Stupido.
Tutti gli insulti ed i pugni che gli aveva dispensato negli anni senza alcuna remora di ferirlo, in quel momento non gli erano mai sembrati così ben voluti, desiderati quasi con una smania che aveva un qualcosa di disperato.
Perchè lei lo lasciava.
La promessa che era stata un tempo così importante e che aveva consentito quella bellissima e fin troppo breve avventura, ora non gli pareva altro che una questione d'orgoglio infantile, pronta a svanire con l'arrivo di una nuova consapevolezza.

" Restituiscimi la bici, Ash Ketchum!
Giuro che ti inseguirò fino a quando non avrai sborsato anche l'ultimo centesimo per ripagarmela!"

… E adesso se ne andava, portandosi con sè i ricordi di un bel viaggio e forse anche qualcos'altro.
Non una lacrima, non UNA lacrima, si impose, i veri uomini non piangono. Anche se lui non ci aveva davvero mai creduto, in fondo.
– Non dici niente? –
Voltò gli occhi probabilmente a disagio.
Nel giardino dietro la sua casa si distinguevano chiaramente musiche insensate ed allegre, cantate in coro dai loro amici e compagni. Festeggiavano e ridevano, in attesa dell'indomani, forse un po tristi perchè quella festa per lei non era stata organizzata al fine che restasse.
Misty.
Nervosamente, addocchiò il prato sotto i suoi piedi. Pikachu era addormentato poco distante e non poteva infondergli coraggio, silenziolamente aggrappato alla sua spalla.
– Cosa dovrei dire? –
Lei tremo un po' ma lui lo notò solo lievemente, occupato a cercare le parole per un addio che non era un davvero addio, si disse.
Non è un addio, perchè non è vero che non ci vedremo più. Lei sarà semplicemente una spettatrice occasionale, e non più parte della mia vita. Il mio obbiettivo si realizzerà lo stesso; anche se lei lo abbandonava lui non avrebbe mandato all'aria tutto nel tentativo di riprendersela. Ma questo non poteva confessarlo, così non sapeva proprio cosa dire. E se lei aveva freddo, lui non avrebbe mosso un dito, consapevole che abbracciarla non avrebbe portato alcun giovamento a quella vaga sensazione che gli suscitava l'averla vicino.
Dopotutto, ha ragione a darmi del codardo.
– Magari… magari, dimmi semplicemente che vuoi rivedermi presto, eh? – diceva, e anche lei guardava per terra con quei suoi occhi insopportabili: freddi, infastiditi, irati; non gli aveva mai rivolto uno sguardo che non provocasse una ferita. E quando non era così, lui non poteva davvero accertarsene, ma non era colpa sua, si ripeteva, perche lei sfuggeva sempre la sua vista.
Misty.
– Lo sai che non voglio che te ne vada. Non sono di certo io che mi voglio liberare di te…! – scherzò, allora lei alzò lo sguardo. E lui pensò che era stupido sul serio.
Non è che non me l'aspettassi.
Non credeva veramente che lei tenesse a lui, ed a questa … cosa che c'era tra loro. Perchè sapeva, che c'era qualcosa. Un legame silenzioso ed intimo, quasi nascosto, ma come si poteva ignorare ogni volta quella scarica elettrica?
Lei alzò gli occhi, e lui ci vide dentro odio.
– Ah, si…? – prese a parlare, anzi, si corresse. Ad accusare: – Perchè non mi sembrava fossi tanto spiacente di vedermi andare via, prima…! – tremava, e non era per il freddo. Però adesso tremava anche un po' anche lui, ed era troppo impegnato a non farglielo notare, per pensare al suo.
Non essere scema!
Per una volta sarebbe stato giusto, per non dire gratificante, insultarla a sua volta. Ma non avrebbe aiutato, certo. Non voleva litigare in questa occasione. Il problema era che non sapeva proprio cosa voleva.
Ma non se lo domandò seriamente, per paura che forse, forse, qualcosa sarebbe potuto cambiare davvero.
Misty.
– Sai che non è… – si inumidì incosciamente le labbra, lo sguardo adesso cercava furiosamente un appiglio che non fosse il suo viso, – … Così. Per me, io… –
Lei torceva il suo cappello che aveva raccolto da terra, quando era caduto? ad un colpo di vento.
Non si capacitava di come avesse potuto dimenticarlo così, nonostante fosse tanto importante per lui. Si chiese se sarebbe accaduto anche con Misty. Scacciò quel pensiero che avrebbe certamente lenito il dolore, col tempo. Guardò di nuovo il suo adorato cappello. Per un momento non lo riconobbe quasi, stretto com'era al suo petto. Ma pensò che fosse carino che lo tenesse lei.
– Tu cosa? – lo esortò; le guace rosse per la rabbia, i capelli di fuoco e le labbra bellissime. Ash dimenticò il monito che si era silenziosamente fatto e, quasi con timore reverenziale, fissò i suoi occhi.
Lui realizzò che non avrebbe mai potuto dirle altro che la verità.
– Intendo che mi mancherai… –
Tanto, tanto, tanto, così tanto che mi sembra quasi di impazzire.
Più dei miei pokemon e dei miei amici, più di mia madre, di Brock e di qualsiasi altra cosa, giuro, più del sole in un'eterna nottata buia

– … molto. – completò la frase in un verso strozzato, maledicendosi per la sua imbranataggine.
Comunque, non sarebbe cambiato niente lo stesso.
Tuttavia quello aveva aiutato almeno un poco, perchè adesso lei era più tranquilla; di riflesso rilassò le spalle.
Tu sei importante, Mistysei davvero importante, voleva aggiungere.
Però aveva timore di scoprire quanto. Perchè, ammise, per la prima volta sincero con sè stesso, forse tutto questo è così difficile perche io lo so già. Non era pronto ad accettare che cosa avrebbe voluto, potuto fare, se solo lo avesse ammesso davanti a lei.
Per lei.
Ho atteso così tanto per realizzare la mia ambizione, non potresti aspettate ancora un poco tu, che sei
E sopratutto, non era pronto ad accettare che lei avrebbe potuto distruggerlo solo con una parola.
Perciò non fece e disse niente.
Ma lei, Misty, che era sempre stata più sveglia… lei era molte cose più di lui … forse lo aveva capito. Ma preferiva lo stesso andarsene. Però con quella gentilezza agognata per anni da lui, e magari un po' strana perchè lei non era così, perchè lei brillava tanto da fargli male; ma quella dolcezza la percepiva, e proveniva dal suo cuore.
Era bastato così poco? Una sua frase, per confortarla? Un accenno alle migliaia di parole che avrebbe voluto dirle in realtà e che invece, codardo, faticava persino a prendere fiato…?
Ancora una volta, forse non si era mai
preoccupato
di avvedersi cosa Misty fosse veramente, perchè ciò che più gli premeva era se sè stesso ed il suo obbiettivo. Era un convinto protagonista dello stravagante mondo che aveva attorno: gli eventi cedevano il posto ad altri più divertenti ed avventurosi. Le emozioni rimbombavano nella mente paripasso col cuore. C'era tristezza, si, ma poi tutto passava. Alcuni personaggi si eclissavano; lui no.
Tutto era raggiungibile, tutto era palesemente in sua attesa. Perchè avrebbe potuto averlo. Averla, soltanto stendendo la mano.
Si sbagliava.
Ma, poche ore prima dalla notte tanto strana da sembrare un sogno, dalla festa, dal tramonto, all'annuncio di ciò che la loro promessa spezzata conseguiva… quella volta, quando ciò che contava davvero era rendersene conto, non lo comprese.
Ed ormai l'aveva persa.
– Ascolta… – mormorò però Misty, con quell'inflessione nella voce così sconosciuta per lui, che regalava un conforto alla sua tristezza. Anche se sarebbe stato solo alla fine, nell'addio avrebbe sofferto insieme a lui. Era un regalo, forse. E forse anche lei desiderava qualcosa.
– Posso… tenere il tuo cappello fino al nostro prossimo incontro… Ash? –
Fino a quando lei non avesse deciso di seppellire il loro sogno.
Ma non era lui che scappava ora, gli sarebbe piaciuto bisbigliarle nell'orecchio.
– Si, si, naturalmente… puoi tenerlo finchè vuoi… – finchè non se ne sarebbe andata e magari anche dopo, magari per sempre, immaginò di rispondere.
Ma lei sorrideva, adesso, e lui con un sussulto al cuore si dimenticò tutto.
Non piangere, non piangere, non piangere, si ordinò.

Misty.

Lui non sapeva, guardandola - spiandola, bramandola - andarsene via quella notte; non sapeva se con il suo addio lei gli avesse sottratto anche il primo amore, ma sapeva, invece, che quella ladra…
l'unica che aveva mai rubato qualcosa in fondo, che sia pure un sentimento
… Lei si era portata con sè anche le sue lacrime.

  
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